domenica 26 giugno 2011

Dopo l'aumento di capitale, ora inizia la campagna acquisti...


La data di giovedì 23 giugno 2011 verrà ricordata nell’emisfero juventino come quella nella quale milioni di tifosi bianconeri attesero il tanto decantato CdA straordinario del club con la calcolatrice in mano, pronti a capire (e a calcolare con precisione) una volta per tutte a quanto ammonta il tesoretto a disposizione di Marotta in questa sessione di calciomercato estivo.

Da oggi, domenica 26 giugno, all’inizio del prossimo campionato di serie A (28 agosto), mancano due mesi e pochi spiccioli di ore. L’evoluzione della passata stagione ha portato Madama a ridurre il distacco dalla prima in classifica (Milan adesso, Inter in precedenza) da "meno ventisette" a "meno ventiquattro", mantenendo inalterata la settima posizione finale ottenuta dall’ultima creatura di Jean Claude Blanc ed eguagliando la Juventus di Maifredi e Montezemolo nel riuscire a farsi estromettere dalle competizioni europee.

Stando alle promesse degli ultimi giorni, per la Vecchia Signora migliorare questi numeri dovrebbe risultare un compito abbastanza agevole. La parte difficile, viceversa, sarà quella di tornare a primeggiare. Quest’obiettivo non si potrà raggiungere soltanto attraverso l’ennesimo cambio di allenatore e con l’arrivo di alcuni ottimi calciatori (Pirlo a parte), bensì portando a Torino i campioni di cui tanto si parla ma che ancora, ad oggi, devono indossare la maglia bianconera.

Per riuscire nell’intento occorrerà aggiungere al denaro liquido, ora nelle mani della dirigenza, i proventi delle cessioni dell’artiglieria pesante (soprattutto) di centrocampo e attacco: Melo, Sissoko, Amauri, Iaquinta e via discorrendo. Muscoli ed ingaggi in quantità che adesso andranno sostituiti con la qualità ed i contratti a rendimento.

Il primo tra questi, una novità nel mondo del pallone nostrano, venne fatto firmare a Marco Motta al momento del suo passaggio alla Juventus. "Vorremmo che si arrivasse a far combaciare i risultati aziendali con il trattamento economico dei giocatori", disse Andrea Agnelli nel corso di un’intervista rilasciata ai microfoni di Sky Sport nel settembre del 2010. Visto come sono andate a finire le cose, al netto di un riscatto del cartellino del calciatore dall’Udinese basato su una stretta di mano e deciso da tempo, diventa facile pronosticare un futuro lontano da Torino tanto per il difensore quanto per chi ha offerto prestazioni simili alle sue nella scorsa stagione.

Aguero o non Aguero, il mercato di Madama adesso dovrà necessariamente subire un’accelerazione, per evitare di complicare ulteriormente il lavoro di Conte e del suo staff aspettando gli ultimi giorni di mercato per consegnare loro le assi (e gli assi) portanti della rosa del futuro.

Così come accadde nel passato con gli acquisti di Krasic e Quagliarella, ufficializzati in prossimità della partenza del campionato 2010-11 (rispettivamente il 21 e il 27 agosto 2010) nel contesto di una situazione particolarmente difficile: il passaggio di consegne tra la vecchia e la nuova gestione societaria, considerando i momenti in cui solitamente si gettano le basi per la costruzione delle squadre per l’anno successivo, avvenne nei tempi sbagliati.

Partita in ritardo (e scelta la via di una "rivoluzione", mascherata col termine di "evoluzione"), Madama dovette far fronte anche all’insensato varo del provvedimento della Figc sulla riduzione degli extracomunitari tesserabili da ogni società (da due a uno): già in quei giorni (dal 2 luglio 2010 in poi) si era capito che si sarebbe trattato di un "fallimento nel fallimento" (la spedizione italiana ai mondiali sudafricani). Le attese per le dimissioni di Abete partorirono questa fregatura per quei club (Juventus compresa) che videro saltare in aria i propri piani proprio quando le loro trattative stavano iniziando a prendere corpo.

L’ultimo giorno di mercato (tra i vari affari conclusi sul filo di lana) consegnò Robinho al Milan, Kaladze al Genoa, Rinaudo alla Juventus e Borriello alla Roma (con una formula discutibile al momento, e discussa poi). L’immensa platea di tifosi bianconeri si ritrovò incredula alle 18.02 del 31 agosto ad ascoltare l’annuncio da parte della società giallorossa dell’approdo del centravanti ormai ex rossonero (diventato uno degli obiettivi di Madama) nella capitale.

Poco meno di dodici mesi dopo la situazione è radicalmente cambiata: i soldi non mancano, lo stadio nuovo è quasi pronto all’uso, il tempo per programmare le principali operazioni c’è stato. Non rimane che aspettare, curiosando tra le mosse delle rivali in campionato e gustandosi alcune tra le dichiarazioni rese sotto l’ombrellone dai personaggi del circo del pallone.

Perso il Chelsea per un soffio (Villas-Boas) e sfumata l’Inter (Gasperini), Zdenek Zeman ripartirà adesso da Pescara alla ricerca dei suoi sogni di gloria svaniti più volte, negli anni, per colpa di Luciano Moggi.
Tolto di mezzo lui, la strada adesso è spianata. Anche qui, non resta che aspettare.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

sabato 25 giugno 2011

Considerazioni di inizio estate


Non sono mai stata brava a far di conto. Infatti ieri, leggendo gli articoli che riguardavano l’assemblea del CdA della Juventus, poco ho compreso di tutte quelle cifre rovesciate in poche righe.

Aumento di capitale, piano quinquennale, ripianamento del debito, prestito oneroso. Ho cercato di capire quanti fossero i denari a disposizione per il rafforzamento della squadra e mi è sembrato che non siano poi così tanti.

Intanto l’aumento di capitale copre un lungo periodo e servirà per gli acquisti anche delle prossime stagioni. Non dimentichiamo, innanzitutto, che c’è già un bel debito da ripianare. E poi 37 milioni sicuramente andranno via - scaglionati nei prossimi 3 anni - per pagare i prestiti con riscatto obbligatorio contratti la scorsa stagione. 10 milioni sono già stati spesi per Lichtsteiner, anche se 3 sono rientrati grazie a Giovinco (un po’ pochini, no?). Almeno altri 15 serviranno per Diarra (o Inler o Vidal o comunque per un centrocampista di peso).

I benefici dello stadio di proprietà, non credo si potranno sentire immediatamente, un po’ perché non è stato costruito con i risparmiucci tenuti nel materasso, ma con i soldi delle banche, che certo non fanno beneficenza, ed anche perché la sua manutenzione non è gratuita.(A proposito, ma si è trovato lo sponsor che gli darà il nome?)

Quindi solo l’ingresso sistematico in Champions League potrà portare una effettiva serenità nel bilancio societario e…. anche nel cuore dei tifosi. Certo si spera, per fare cassa, che nel frattempo si riesca anche a cedere qualcuno. Iaquinta, Amauri, Melo, Sissoko (?) forse ci potrebbero far incamerare circa una trentina di milioni.

E con questo siamo tornati alla campagna acquisti in corso. Vediamo un po’ a che punto siamo.

Per il ruolo di portiere titolare è confermatissimo Buffon. Ora si dovrà decidere se tenere in panchina il più che affidabile Storari oppure un giovane, nell’eventualità che Marco decida di giocarsi le sue carte in un’altra squadra.

La difesa probabilmente non vedrà altri arrivi. Sistemato, a quanto pare, il problema terzini con l’arrivo dei titolari della nazionale svizzera, i 3 centrali dello scorso anno saranno coloro che ogni domenica si giocheranno i due posti disponibili.

Per l’attacco si sta cercando il famoso top-player da 20-25 gol che, aggiunto a Matri, Quagliarella, Del Piero e Toni (sempre sperando che Amauri e Iaquinta riescano ad accasarsi altrove), dovrebbe essere più che sufficiente per una squadra che deve giocare solo il campionato.

La zona centrale di centrocampo - nonostante l’addio ad Aquilani (e questo personalmente mi dispiace molto) - al momento è piuttosto affollata, visto che si sono aggiunti anche Pirlo e Pazienza e si sta cercando un’ulteriore elemento.

Secondo me, invece, ciò che manca ancora a questa squadra sono gli esterni alti, essenziali per gli schemi di Conte. Considerando che per ora Bastos (che pare Conte consideri troppo difensivo) e Vucinic (che sembra essere uno che si irrita a giocare esterno e correre sulla fascia, come si sente dire qui a Roma) sono solo rumors, veramente Martinez, Pepe e Krasic dovrebbero essere il fulcro del gioco della nuova Juve?

A meno che non si sia chiamato il guru del 4-2-4 e gli sia stato chiesto di giocare con il 4-3-3!

Comunque è ovvio che ora è ancora presto per formulare giudizi, quindi le prossime considerazioni in merito le tengo per la fine dell’estate.



P.s. Avete visto l’intervista che John Elkann ha rilasciato ieri dopo il CdA?

E’ stata un’impressione tutta mia, o anche per voi le domande erano concordate e le risposte - scritte da chissà chi - imparate a memoria, battutina finale compresa? E poi alla fine - con alle spalle una scenografia perfetta! - quella faccetta da bimbo sorridente con lo sguardo interrogativo del “sono stato bravo, vero?”. Personalmente mi sono cadute le braccia!

Articolo pubblicato su Juvenews.net

Questo articolo è di Roberta. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Una signora in bianconero


domenica 19 giugno 2011

Adesso vediamo questo piano ambizioso...


Dalla "Gazzetta Sportiva" del 12 giugno sino ad arrivare a quella della data odierna sono trascorsi otto giorni: in questo arco di tempo per ben sette volte la prima pagina del quotidiano rosa è stata dedicata (quasi) interamente all’Inter.
Non che sussistessero dubbi sull’interesse del giornale in questione per le vicende nerazzurre, però passare dal famoso detto "tre indizi fanno una prova" ad un filotto simile ce ne passa.

L’inizio venne riservato a Wesley Sneijder, innamorato dell’Inter ma in attesa di sapere dal buon Dio se il suo futuro professionale sarà ancora a Milano oppure in un’altra città del continente europeo.
L’anticipazione di un’intervista in esclusiva a Gianluigi Buffon, ormai prossimo a sposarsi con Alena Seredova dopo aver confermato la solidità del legame che lo unisce alla Vecchia Signora, anticipò la "bomba" di martedì 14 giugno: nel corso del week end precedente Massimo Moratti aveva contattato telefonicamente Marcelo Bielsa, ex commissario tecnico di Argentina e Cile.

E perché mai avrebbe dovuto farlo? Bastava attendere un giorno per saperlo con assoluta certezza: Leonardo ha deciso di lasciare la panchina dei nerazzurri, attratto dall’offerta lavorativa del nuovo proprietario del Paris Saint Germain, lo sceicco Tamim Al Thani, con buona pace dei tifosi milanesi di entrambe le sponde del Naviglio.

Da quel momento in poi ha avuto inizio il "casting" di Moratti per la panchina dell’Inter: abbandonata immediatamente la pista Bielsa, quella più affascinante sembrava portare a Villas Boas. La clausola rescissoria che blinda il tecnico al Porto ammonta a 15 milioni di euro: pagare per credere, e per farlo arrivare a Milano. Le parole pronunciate oggi da Branca chiudono - di fatto - ogni scorciatoia per arrivare al nuovo oggetto del desiderio. Sono passati, ormai, i tempi in cui la società nerazzurra erogava a Benitez una cifra pari a 5,3 milioni di euro netti per meno di duecento giorni di lavoro (tra stipendio, premi e buonuscita). Almeno, questo è quello che si aspettano di vedere gli amanti del fair play finanziario.

Detto di Buffon, la settimana bianconera che si sta per concludere era cominciata con una dichiarazione d’amore (un’altra) di Melo alla Vecchia Signora, condita - però - di qualche dubbio in merito alla sua permanenza sotto la Mole: "Io voglio restare, amo la Juve, voglio vincere con questa maglia… Diciamo che la Juve non mi sta rispettando. O meglio, ho questa impressione… Perché vedo il mio nome inserito in ogni trattativa e non sento smentite da parte della società".

Il Real Madrid improvvisamente vira le proprie attenzioni sul giovane talento brasiliano Neymar, mollando la presa sull’argentino Aguero e riaprendo i discorsi per un futuro del calciatore lontano dalla capitale spagnola. Madama intanto blocca Lichtsteiner, corteggia Vucinic, presenta Pazienza e pubblicizza il suo nuovo stadio alla stazione Centrale di Milano con un enorme manifesto dove campeggia l’immagine di Milos Krasic.

La Commissione Disciplinare della Federcalcio decide per la radiazione di Luciano Moggi, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini e la loro preclusione da qualsiasi incarico nel mondo del pallone, ora finalmente pulito e onesto sino a prova contraria. Quella che potrebbe arrivare dal processo penale in corso a Napoli, dove dall’aula 216 del Tribunale nel prossimo mese di settembre (se non si dovesse ripartire nuovamente da capo) dovrebbe arrivare l’annunciata sentenza.

E così, mentre Abete "auspica" che venga fornita una risposta alla revoca richiesta dalla Juventus dello scudetto assegnato a tavolino all’Inter entro il prossimo 30 giugno, nella giornata di giovedì prossimo si terrà l’ormai celebre Cda straordinario di Madama, dove verrà definito il piano industriale del club con annesso aumento di capitale.

Lo scorso 7 maggio, in occasione della partenza della "Fight for pink" (la pedalata vip che precede il Giro d’Italia), John Elkann parlò di un piano ambizioso per la Juventus del futuro che sarebbe stato presentato a fine giugno. "Sosterremo questo piano, se ce n’è bisogno", disse in quell’occasione.
Dalle parole ai fatti: sì, ce ne sarà sicuramente bisogno, anche perché senza Europa e con una squadra attesa da un’altra ricostruzione partendo dalle sue fondamenta, per attirare i campioni promessi serviranno motivazioni importanti che vadano oltre le semplici parole.
Al netto di tutte le considerazioni che accompagneranno i momenti successivi a quella giornata, ciò che conterà maggiormente sarà l’effettivo arrivo di veri fuoriclasse alla corte della Vecchia Signora.
In caso contrario, aumento o non aumento, si tratterebbe di un nuovo fallimento. Stavolta (ancor più) annunciato.

Per una serie A che accoglierà il ritorno del Novara dopo un’attesa di 55 anni, c’è una serie B che saluta Emiliano Mondonico: messo in salvo l’AlbinoLeffe dalla retrocessione in Lega Pro Prima Divisione, adesso l’allenatore originario di Rivolta d’Adda dovrà affrontare una battaglia ancora più importante, quella per la sua sopravvivenza.
In poche parole: in bocca al lupo, mister.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com


Ringrazio Rafael, nuovo amico brasiliano, per avermi inviato questa foto. Che inserisco volentieri nel blog

sabato 18 giugno 2011

Dal progetto alla realtà


"Colpite tutto quel che si muove a pelo d’erba. Se è il pallone, meglio...".
Hai voglia di far credere ai tifosi che il calcio vada trattato come fosse una scienza, dove la perfezione non esiste, ma con un "progetto" vero e attendibile non è detto che non si possa ottenere pure quella.
Ai tempi di Nereo Rocco e della (sua) famosa battuta appena citata, si parlava di meno pensando al sodo. E agli stinchi degli avversari di turno.

In Italia oggi vanno di moda i "progetti", appunto: quelli di cui sembrano innamorarsi perdutamente i giocatori e che finiscono con lo spostare uomini e capitali da un club ad un altro.

Cos’è un progetto? Quando applicato al mondo del pallone, spesso e (mal)volentieri è la strada migliore per arrivare al fallimento della pianificazione di una stagione calcistica da parte delle società.
E’ la prosecuzione delle "scelte di vita" delle quali erano piene le pagine dei quotidiani sino a non molti anni fa, il modo più semplice utilizzato dai dirigenti sportivi per spiegare nelle interviste rese agli organi di informazione un "qualcosa" di nuovo, che ha inizio oggi e per il quale non si possono chiedere risultati immediati. Ci vuole pazienza, per capire: con quella, e con il tempo, si potranno raccogliere i frutti delle decisioni attuali.

Poi arriva il momento di giocare, i progetti entrano in campo, le pressioni esercitate delle piazze (e dalle curve) sono sempre maggiori e, tutto ad un tratto, si finisce con il sostituirli in corsa, in cambio di altri.
La scadenza dei nuovi? E chi lo sa.

Un po’ di numeri, presi a caso, possono rendere meglio l’idea. Scorrendo la classifica dell’ultima serie A e rimanendo tra le prime otto posizioni, si può notare come soltanto quattro squadre nel prossimo campionato avranno lo stesso allenatore sulle proprie panchine rispetto a quello appena concluso: Milan, Napoli, Udinese e Lazio.

Nell’ambito di questo quartetto non va dimenticato il "caso Mazzarri": dopo aver strizzato l’occhio alla Vecchia Signora e rischiato di rimanere a spasso nonostante la cavalcata trionfale dei partenopei verso la Champions League, volente o nolente continuerà la sua attività all’ombra del Vesuvio. Nei mesi a venire si potrà vedere chiaramente se quella che a fine maggio venne definita da molti una "sceneggiata napoletana" avrà comportato (anche) il verificarsi di qualche strascico negativo all’interno della società di De Laurentiis.

Passando in rassegna gli altri club, la Roma americana parlerà spagnolo (Luis Enrique) mentre il Palermo di Zamparini ripartirà da Pioli. Rimangono Juventus e Inter, per le quali esistono due storie per ognuna di loro: quelle prima e dopo il 2006.

Anche qui si possono "usare" gli allenatori come traccia per riassumerle brevemente. D’altronde, quando le cose vanno male sono proprio loro i primi a saltare; viceversa, finiscono spesso (non sempre) per rimanere nella storia delle società quando riescono a conquistare qualche trofeo. Fermo restando che senza calciatori di valori non si va da nessuna parte.

Dal 1976 (nel momento dell’arrivo a Torino di un giovanissimo Trapattoni) al 2006, la Juventus ha avuto soltanto sette allenatori, due dei quali (lo stesso Trapattoni e Marcello Lippi) sedettero sulla panchina bianconera in due periodi distinti tra loro.
Nello stesso arco di tempo (trent’anni), i nerazzurri hanno cambiato il tecnico per ventuno volte. Suarez, Hodgson e Castellini presero in mano le redini della squadra - pure loro - in due riprese.

La differenza principale tra i due club? La competenza e - a conti fatti - le vittorie, la loro naturale conseguenza.
Dopo l’estromissione dal calcio di Moggi, Giraudo e Mazzini, in un mondo del pallone finalmente "pulito" (c’è da scommetterci), le cose sono cambiate, anche se - risultati alla mano - non si sono completamente invertite.

Sotto la Mole sono passati sette allenatori in sei anni, compreso il prossimo che verrà (Antonio Conte); l’Inter, nonostante i recenti successi conseguiti, da un anno a questa parte di tecnici ne ha avuti già tre. Ed ora, dopo l’addio di Leonardo, è alla ricerca del quarto. "Aspettavo un qualcosa che mi facesse alzare dal letto e dire di sì, e quella cosa è arrivata: non so se altre proposte mi avrebbero fatto ripartire con tanta convinzione", disse il brasiliano nel momento della sua presentazione alla Milano nerazzurra. Lo sceicco Tamim Al Thani, nuovo proprietario del Paris Saint Germain, a quanto pare sembra sia riuscito a toccargli le corde giuste.

Nel calcio italiano litigioso, frenetico e confuso, si crea tanto e si distrugge moltissimo alla velocità della luce: colpa delle scelte sbagliate, ma a volte anche della mancanza di quella pazienza che spesso viene demandata ai tifosi.
Tutto questo mentre Sir Alex Ferguson, dal 1986 al Manchester United, lo scorso 28 maggio ha sfidato a Wembley il Barcellona per aggiudicarsi la Champions League nella finalissima del torneo continentale. Proprio quei catalani che sono diventati maestri nel costruire il loro futuro nella rinomata "cantera".
Pensare che il divario che separa le squadre italiane dai club europei di prim’ordine dipenda esclusivamente da una minor disponibilità economica vuol dire crearsi un alibi per i fallimenti di questi anni.
Forse ora, tolto Moggi dalla circolazione, le cose cambieranno.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

Organizziamoci: noi al fianco di Moggi







Con la decisione di radiare Moggi e Giraudo, Organizziamoci prende atto che:

La FIGC, rappresentata dal “fantoccio” dei poteri che dal 2006 controllano il calcio italiano, precipitato da Berlino a Johannesburg, ha perso una buona occasione per tentare di andare oltre farsopoli. Anche perchè il Presidente Federale cui era affidato il compito di decidere sulle radiazioni di Moggi e compagnia è riuscito, con una serie di artifizi giuridici, a scaricare l’incombenza sullo stesso Procuratore Federale che cinque anni fa formulò le accuse: Palazzi, appunto, che mai avrebbe ammesso di essersi sbagliato.

Lo stesso Palazzi che in passato ha “salvato” dirigenti condannati dalla giustizia ordinaria per aver contraffatto documenti, al fine di aggirare le norme sportive. Lo stesso Palazzi che non ha richiesto di processare la società colpevole di reati come pedinamenti e intercettazioni abusive, facendo cadere il tutto nell’oblio della prescrizione. Lo stesso Palazzi che di concerto con i vertici federali ha evitato di radiare un presidente sorpreso in flagranza di reato con una valigetta piena di soldi. Lo stesso Palazzi che però, nell’occasione delle radiazioni, è stato inflessibile, ignorando le evidenze di un processo ordinario che ha completamente stravolto i presupposti su cui era basata farsopoli.

Le istituzioni del calcio hanno quindi mandato un segnale preciso. Per loro, “calciopoli” si è chiusa inequivocabilmente nel 2006 e a niente servono nuovi processi. La loro convinzione non sarà scalfita da nessun fatto nuovo, per quanto clamoroso. E per rafforzare questo principio, i giudici della Commissione disciplinare hanno addirittura rincarato la dose aggiungendo nelle motivazioni, alle farneticazioni di Palazzi, concetti come “allarme sociale"o “comportamenti altamente inquinanti”.

Alla luce di quanto avvenuto per le radiazioni, pare oggi scontato anche l’esito sull’esposto presentato dalla Juve da oltre un anno. Con gaudio dei media che dopo un lungo silenzio hanno ripreso fiato. Perché a decidere, sarà sempre lo stesso Palazzi: anche in questo caso, infatti, Abete si è “pilatescamente” tirato fuori.

Possiamo quindi affermare che la FIGC ha un presidente che non decide, ma è abilissimo a demandare ad altri scelte che richiedono un minimo di attributi.

MA NOI DI ORGANIZZIAMOCI NON CI STIAMO E RISPONDIAMO:

anche per noi tutto è fermo al 2006. Esattamente al 14 di maggio, quando la Juventus ha conquistato sul campo il suo VENTINOVESIMO scudetto. Tutto quanto è avvenuto dopo, non lo riconosciamo. Perché i risultati degli ultimi anni sono falsi e frutto di una mistificazione organizzata tavolino. Chiunque abbia beneficiato di questa situazione è solo oggetto del nostro disprezzo e mai sarà accettato come avversario.

Noi saremo al fianco del nostro Direttore e della Juve, indipendentemente da quello che deciderà la società. Accompagneremo Moggi con la nostra azione in tutte le sedi, a partire da quella dell’appello sulla radiazione. Se sarà necessario, promuoveremo iniziative anche forti come pubbliche manifestazioni o boicottaggi di massa in grado di provocare, quelli si, “allarme sociale”.

La revoca dello scudetto di cartone non c’interessa, perché noi rivogliamo nella nostra bacheca e nelle nostre casse quanto ci è stato tolto con un’ignobile azione, tesa a colpire solo ed esclusivamente la Juve.

Oggi più di ieri siamo determinati a perseguire l’obiettivo con la nostra azione, che ha anche l’obiettivo di cacciare personaggi come Palazzi e Abete, responsabili del fallimento del calcio italiano in ambito nazionale e internazionale.

Se qualcuno, media compresi, pensa di zittirci con il messaggio delle radiazioni, sappia che ha ottenuto l’effetto opposto. Perché ha rigirato il coltello in una ferita mai rimarginata.

Noi non siamo indignati né sorpresi per quanto capitato, ma semplicemente disgustati perché la farsa continua.

I personaggi che decidono sono sempre gli stessi. E, conseguentemente, le loro scelte fanno diventare la nostra battaglia per la riconquista della dignità, ancora più aspra.

Noi non molliamo!




Juvenews.net

domenica 12 giugno 2011

Le voci su Giovinco e la Juventus di Conte


Dire che di Sebastian Giovinco i tifosi bianconeri si erano quasi dimenticati è una bugia bella e buona: grazie alle tre reti segnate alla Juventus indossando la maglia del Parma nelle due gare disputate contro di lei nel campionato appena concluso, il piccolo centrocampista ha indubbiamente trovato il modo peggiore (o migliore, a seconda dei casi) per farsi ricordare dai suoi vecchi sostenitori.

Ora che ha tinto la propria carriera con l’azzurro della nazionale maggiore, quella dei grandi allenata da Cesare Prandelli, dopo aver fatto la trafila di tutte le minori (partendo dall’under 16 sino ad arrivare a quella Olimpica), le porte del calcio che conta si sono aperte definitivamente anche per lui.

Milanista di nascita (seguendo le direttive della famiglia) e juventino d’adozione, è cresciuto con la Vecchia Signora nella testa e nel cuore con la speranza di recitare un ruolo importante al suo rientro nella casa madre avvenuto nell’estate del 2008, dopo essere stato parcheggiato da Madama a Empoli per una stagione.

Rischiò di finire subito nel pacchetto che portò Amauri sotto la Mole, mentre l’anno prima era entrato a far parte dell’operazione che consentì l’acquisto di Almiron da parte della Juventus. Del centravanti italo-brasiliano è stato compagno di squadra sia a Torino che con i ducali, e - secondo una voce rimbalzata negli ultimi giorni - tra le tante (infinite) ipotesi del mercato estivo stavolta sembrerebbe toccare proprio a quest’ultimo il compito di recitare il ruolo di pedina nello scambio che riporterebbe Giovinco in bianconero.

Sia che si tratti di una semplice bufala oppure di un importante indizio utile a capire una volta per tutte le (reali) intenzioni della Juventus su di lui, resta la notizia che Sebastian è finito nella tribù dei "piccoli" (d’altezza) che potrebbero movimentare voci e trattative nell’estate del pallone che verrà: dai più celebrati (Tevez, Sanchez, Aguero, Sneijder) alle promesse ormai consacrate sulla rampa di lancio (Hazard, Giuseppe Rossi), tanto per fare qualche nome tra quelli che quotidianamente si possono trovare sulle prime pagine di quasi tutti i giornali.

Terminata l’epoca del calcio muscolare negli ultimi anni ha preso il suo posto quella dei brevilinei, dei bassi di statura, tipici di un Barcellona plurivittorioso dal gioco spettacolare espresso sul campo da un gruppo di titolari dall’altezza media di 177 centimetri spalmata in tutti i reparti, compresa la linea mediana dove regnano Xavi e Iniesta (due "giganti", col pallone tra i piedi) e l’attacco composto dai vari Villa, Pedro e Messi, "pulce" di (sopran)nome ma non di fatto.

Le luci della ribalta sono sempre per i più bravi, un po’ come accade a scuola quando chi studia e si applica prende i voti migliori mentre a chi copia di nascosto dallo sguardo dell’insegnante non rimane che la speranza di ottenere il massimo dei risultati con il minimo sforzo.

Pensare che il solo fatto di riprodurre nel proprio club un duplicato di schemi e sistemi funzionanti in un altro possa portare gli stessi frutti è il modo migliore per avvicinarsi ad un fallimento prima ancora di avere iniziato a partecipare a qualsiasi competizione.

In questo senso Josep Guardiola, allenatore tanto umile quanto bravo, negli istanti successivi alla fresca vittoria in Champions League dei catalani sul Manchester United fu esplicito: "Oggi tutto il mondo ha visto che abbiamo vinto giocando bene. Se posso replicarlo in un’altra squadra? Non credo. Se arriva un altro presidente con un sacco di milioni di euro capace di comprarmi il 90% di questi giocatori, forse sì. Ma non credo".

Sia Arrigo Sacchi che Fabio Capello sedettero sulla panchina del Milan in due momenti diversi: nel primo scrissero alcune tra le pagine più belle della storia dei rossoneri, nell’altro collezionarono rispettivamente un undicesimo ed un decimo posto in campionato (dal 1996 al 1998). La società e gli allenatori rimasero gli stessi, furono i giocatori ad essere cambiati: per età, logorio fisico e qualità (dei nuovi) minore rispetto a quella del passato.

La differenza è nella tecnica: le squadre migliori, se ben gestite, a lungo andare non possono che ottenere i risultati sperati.
Difficilmente nella lunga storia della Juventus le vittorie non sono arrivate grazie alle gesta di campioni straordinari rimasti nei ricordi dei tifosi: in questo senso Madama non ha nulla da invidiare (o copiare) a nessun club del mondo.
E’ quello il modello da riprodurre: tornare ad essere se stessi.

Nella Vecchia Signora che verrà, quella guidata da Conte, ci potrà pur essere spazio per gli "attributi", il "sudore", il gioco offensivo e la fantasia, ma quello che non dovrà mai mancare sarà la classe.
Andrea Pirlo in questo senso rappresenta un gustoso antipasto, ma non basta. C’è ancora un’estate intera davanti per portare a Torino altri grandi giocatori: alti o bassi che siano, poco importa. Dovranno semplicemente essere forti. Adesso non ci sono più scuse.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

martedì 7 giugno 2011

ORGANIZZIAMOCI scrive ad Andrea Agnelli


CHI SIAMO
Caro presidente, nel corso della manifestazione, organizzata da "Calcio GP", lei ha auspicato una maggiore coesione del popolo bianconero e noi di "Organizziamoci " rispondiamo: presenti!

Le sue considerazioni, sull´evidente divisione dei tifosi con molteplici istanze avanzate in ordine sparso, confortano, il nostro tentativo di trasformare le singole voci in azioni unitarie e per questo, abbiamo deciso di rivolgerci direttamente a lei. Sperando che abbia avuto notizia, vista la sua attenzione per il Web, del progetto oramai noto come "Organizziamoci" che è una federazione di alcune tra le tante sigle che fanno capo ai tifosi juventini, nata per difendere il patrimonio sportivo, rappresentato dalla Juventus. Dando maggiore incisività alla battaglia su calciopoli, affiancandosi, alla società che per ragioni di opportunità non può esporsi più di tanto. E con la quale vorrebbe ricercare un dialogo, su tutti gli argomenti. Fornendo, da tifosi, un contributo anche per programmare il futuro.
Di questo vogliamo parlarle con la presente lettera che, dopo quelle del 10 e 19 maggio, rappresenta la nostra terza iniziativa.
Prima di addentrarci nei dettagli riteniamo, doveroso informarla di chi oggi ha sposato la causa juventina attraverso "Organizziamoci", ma anche di chi con attenzione ne sta seguendo l´evoluzione.


Al momento possiamo dire con un pizzico di orgoglio che siamo la voce di:
http://www.juvenews.net/, http://www.canalejuve.it/, http://juvecentral.it/, http://www.nobiltagobba.com/, http://www.forzajuveblog.com/, http://juvemania.it/, http://www.ilblogdialessandromagno.it/, http://iojuventino.net/, http://cronachebianconere.blogspot.com/, http://calabrone37.blogspot.com/, http://ilpalloneracconta.blogspot.com/, http://juventusthebest.forumcommunity.net/, http://www.juveforever.net/, Blog spot.com, http://ladivinajuventus.wordpress.com/.

Inoltre, alle iniziative di "Organizziamoci" è stato dato ampio risalto sui seguenti siti o blog:
http://www.ju29ro.com/, Tutti pazzi per la Juve attraverso la trasmissione radiofonica, http://smillamagazine.com - http://www.liquida.it - http://calciototale.netsons.org - http://www.socialsport.net - http://www.parrotized.it - http://www.blogcalcio.info - http://www.wikio.it - http://oknotizie.virgilio.it - http://www.testadicalcio.com - http://www.ciaojuve.com



ASPETTATIVE DELUSE
E´ forse superfluo rimarcare che a un anno dal suo insediamento, le attese dei tifosi juventini siano andate del tutto deluse. Abbiamo, però, la presunzione di essere tifosi razionali e, quindi, coscienti delle difficoltà che ha dovuto affrontare per una gestione precedente non proprio felice, in un contesto di crisi generale e con l´aggravante delle nuove norme imposte dall´UEFA. Pur tuttavia, sul piano sportivo è stato fatto davvero poco e non riusciamo a trovare elementi positivi in una stagione che si può, tranquillamente, definire disastrosa. Non ci aspettavamo miracoli, ma, almeno, come probabilmente anche Lei si augurava, un´inversione di tendenza. Prendiamo atto che non c´è stata e guardiamo, comunque, avanti.

LE NOSTRE "LINEE GUIDA"
Da tifosi, ovviamente, sogniamo i grandi nomi, ma come Le dicevamo stiamo con i piedi per terra e comprendiamo quanto sia difficile, oggi, portare a Torino i cosiddetti Top Player, che, in ogni caso, da soli non fanno una squadra. Auspichiamo, perciò, che prima si costruisca un telaio solido, e poi si pensi ai campioni, evitando così l´errore commesso dalle avversarie della grande Juve, che ipotizzavano di colmare il gap, acquistando il Ronaldo di turno.
Sia chiaro che noi i campioni li vogliamo, ma solo se funzionali a una vera squadra, perché solo un solido assetto di partenza è il giusto viatico per tornare grandi.
Questo, presumiamo fosse il vero obiettivo della scorsa stagione e da questo, occorre ripartire.
Continuiamo, ad ogni modo, a fidarci di Lei, convinti che dopo un anno d´esperienza si ponga rimedio a errori evidenti anche se forse inevitabili.
Non ci sembra opportuno, fare nomi e indicare, cosa si possa salvare, perché in questi casi è impossibile avere uniformità di giudizi, ma le prime mosse sembrano andare nella direzione da noi auspicata. Ed è apprezzabile che si sia cominciato, cambiando la guida tecnica che con tutte le attenuanti del caso, ha fallito per tutti gli aspetti che le competevano. L´aver optato, poi, per un giovane emergente ed entusiasta, per il suo passato bianconero, oltre le considerazioni tecniche sempre opinabili, è il segnale che da parte della società vi sia l´effettiva volontà di realizzare un progetto che duri nel tempo con la certezza che non sarà ripetuto l´errore fatto con un´altra icona bianconera come Ferrarra, abbandonata a se stessa.

Vi sono comunque altri aspetti che intendiamo portare alla sua attenzione.
Il primo riguarda la piaga degli infortuni cui in qualche maniera occorre porre rimedio e la preghiamo di valutare attentamente il problema, cominciando dai campi d´allenamento perché la Juventus non può permettersi di ripartire con un handicap simile.
Ciò che, però, ci sta particolarmente a cuore è la difesa della dignità bianconera. Lei, spesso si è rivolto direttamente ai tifosi e di questo la ringraziamo, ma le chiederemmo, semmai, di trascurare noi, riservando la sua attenzione alla difesa della Juventus
QLa nostra è una squadra che ha fatto la storia del calcio italiano che oggi come in passato è presa a bersaglio, ma in più è derisa e sbeffeggiata in modo intollerabile.
Della Juve oramai si approfittano: gli avversari, in campo e fuori, le istituzioni calcistiche e i media e non ci riferiamo solo a calcio poli che per una volta tralasciamo, anche se, qualcosa di più concreto, prima o poi, dovrà dirci.
Presidente la esortiamo a lasciare da parte le parole al miele per gli juventini e a esternare, invece, il risentimento del popolo juventino nei confronti dei troppi detrattori.
Difenda la nostra Juve dopo le partite, quando siamo attaccati, indipendentemente dalla prestazione.
Risponda a tono ai suoi colleghi presidenti che non perdono occasione per gettare fango sulla nostra squadra
Pretenda il rispetto, non favori, da chi come Figc, Lega e mezzi di comunicazione, senza di noi sarebbero costretti a chiudere bottega.
Questo sarebbe il modo giusto, per farci sentire la sua vicinanza e questo, ci aspettiamo da Andrea Agnelli tifoso della Juve.
Volendo adoperare un termine abbastanza abusato, quelle che le abbiamo illustrato, hanno la presunzione di essere le nostre "linee guida" che, converrà, rappresentano solo un indirizzo senza entrare nel merito di questioni che ci appassionano, ma non ci competono
Noi siamo, infatti, per il rispetto dei ruoli e siamo al fianco della Juventus. E Lei?

L´APPELLO
Presidente, non ci abbandoni e continui nel solco tracciato dall´Avvocato e dal Dottore, cui dobbiamo l´orgoglio, di esser tifosi di una squadra unica. Ci aiuti a mantenere viva la nostra passione che prima delle vittorie, chiede che sia ridata dignità ai colori bianconeri.
Noi non molliamo, ma come per gli amanti che si sentono traditi, dopo un periodo di rifiuto della realtà, e tanti tentativi di riprendere il rapporto, potrebbero subentrare, la rassegnazione e il conseguente distacco.

La nuova Juventus tra promesse e realtà


Krasic, Melo, Aquilani e Marchisio: a differenza di quanto accaduto nel recente passato la Juventus sembrava aver trovato verso la fine del 2010 la soluzione giusta ai suoi problemi sulla linea mediana del campo. Corsa, qualità, geometrie: a partire dal 23 settembre 2010, data della sconfitta interna patita contro il Palermo, sino alla chiusura dell’anno Madama riuscì a non soccombere più, subendo soltanto 14 reti nelle successive 18 gare disputate, Europa League compresa.

Leggendo i suoi numeri si poteva facilmente notare come l’attacco fosse in assoluto il migliore della serie A (sia in casa che in trasferta), così come erano confortanti anche quelli relativi alle sconfitte accumulate nelle prime diciassette giornate di campionato (soltanto due). C’era una malattia da curare, la "pareggite", ma grazie all’ormai prossima riapertura del calciomercato, nella sessione invernale, si pensava di riuscire a trovare la medicina per porvi rimedio. Sistemata la terra di mezzo vi era il reparto offensivo da correggere e potenziare (nonostante la sua prolificità), mentre alla difesa, che adeguatamente protetta dal resto della formazione sembrava in grado di reggere l’impatto con i pericoli provenienti dagli avversari di turno, venne aggiunto Barzagli.

Poi arrivò l’Epifania, il ginocchio di Quagliarella fece crac e Melo affondò il piede destro sul viso del parmense Paci, meritandosi l’espulsione immediata e una squalifica per le tre giornate successive. La squadra riprese a perdere uomini, partite e fiducia, retrocedendo in classifica di posizione in posizione sino a confermare il settimo posto conseguito l’anno precedente.

Conclusa la stagione del calcio giocato e cambiato (nuovamente) allenatore, è iniziata la ristrutturazione del parco calciatori, dato che anche le poche certezze che si pensava di aver tirato fuori dal cantiere di Luigi Del Neri hanno finito con l’essere messe in discussione. Così come accadde la scorsa estate (la prima in bianconero per la nuova dirigenza) si è cominciato a lavorare su centrocampo e difesa, lasciando per ultimo l’attacco, il reparto nel quale dover fare la spesa comporta inevitabilmente esborsi onerosi.

"Cerchiamo dei giocatori importanti per il settore offensivo. Aguero, Tevez e Benzema hanno il profilo giusto", disse a fine maggio Giuseppe Marotta sollecitato dai giornalisti in merito ad obiettivi e speranze bianconere per l’anno che verrà, quello che vedrà Madama lontana dai palcoscenici europei.

Prima ancora di guidare la Juventus sui campi di gioco, con l’uso delle parole Andrea Pirlo ha recentemente tracciato la strada che il suo nuovo club dovrà seguire per migliorare lo stato attuale: "Per arrivare al livello delle squadre più forti, bisogna comprare campioni" .

I campioni, sempre loro: i più nominati, i più attesi, ma anche i più cari. Se non si riesce a costruirli in casa (nonostante ci fosse un "progetto" in tal senso dalle parti di Torino, anni fa...), bisogna necessariamente andarli a prelevare da altre società. Costi quel che costi. Se ti chiami Juventus e vuoi essere tale di nome e di fatto, questo non può e non deve rappresentare un ostacolo insuperabile.

"Prima di me sono passati tanti allenatori negli ultimi anni, ma è un problema che riguarda il passato, io guardo al presente e al futuro". Parole e musica ad opera di Antonio Conte, con un invito da lui firmato rivolto al mondo juventino a dimenticare le recenti delusioni e a concentrarsi sulla nuova stagione, evitando di portarsi dietro il pesante fardello dei ripetuti fallimenti.
La benedizione sulla scelta del tecnico leccese alla guida di Madama, poi, è arrivata direttamente da Andrea Agnelli: "Vogliamo vincere, e vogliamo tornare a farlo con Antonio Conte. È lui il primo tassello di un mosaico per ritornare al successo".

Stilare bilanci sull’operato della società ai primi del mese di giugno, con ancora un’intera estate a disposizione per poter lavorare sulla (ri)costruzione della squadra, è obiettivamente prematuro, oltre che privo di particolari significati. La nuova Juventus per ora figura soltanto sugli schemi abbozzati sotto l’ombrellone: non si può avere adesso la certezza sui nomi che comporranno la rosa ad inizio campionato e sulla lista definitiva di arrivi e partenze.

Resta il fatto che focalizzare l’attenzione su alcune tra le moltissime dichiarazioni rese da membri di spicco del club, le più significative, aiuta a preservare nel tempo le intenzioni e le sensazioni della società così come espresse in questo periodo.

Inevitabilmente arriveranno i momenti nei quali si potranno confrontare le promesse con la realtà, le parole con i fatti, le speranze con le certezze: le due prossime sessioni del calciomercato (estiva e invernale) accompagneranno Madama nel percorso che la condurrà sino alla conclusione della prossima stagione. Dove il verificarsi di un eventuale (ulteriore) fallimento stavolta non potrà ricadere soltanto sulle spalle dell’allenatore e dei tifosi.
Viceversa, una Juventus finalmente riportata ai livelli che le competono rappresenterebbe unicamente un ritorno alla normalità.
Sarebbe l’ora.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

mercoledì 1 giugno 2011

Antonio Conte e la Juventus vincente


In quella mattinata di inizio novembre del 1991 Giampiero Boniperti avrebbe dovuto sbrigare due pratiche veloci, utili per correggere i difetti di una Juventus che nel corso dell’estate era stata completamente ridisegnata dopo il recente fallimento sotto la guida di Maifredi e la regia di Montezemolo. Definito il ritorno all’Atalanta di Lamberto Piovanelli, attaccante promettente ma sfortunato, arrivò poi il momento di limare gli ultimi dettagli della trattativa per l’acquisto di Antonio Conte, centrocampista ventiduenne all’epoca in forza al Lecce.

Domenico "Mimmo" Cataldo, direttore sportivo della società salentina, giunto nella sede bianconera di Piazza Crimea in compagnia del ragazzo si lasciò andare ad un breve (e lusinghiero) giudizio nei suoi confronti davanti ai giornalisti presenti sul posto: "Come giocatore è da sette, come uomo da otto".

"Otto" fu anche il numero della sua maglia bianconera, che indossò per la prima volta dall’inizio di una gara nel corso di un’amichevole organizzata nel Principato di Monaco, disputata dalla Juventus contro la squadra locale il 19 novembre 1991. Soltanto due giorni prima aveva debuttato in serie A con i nuovi compagni, entrando al posto di Schillaci quando il derby della Mole si stava ormai avviando verso la conclusione con la vittoria di Madama per 1-0 (il goal venne realizzato da Casiraghi).

Trapattoni utilizzò la trasferta monegasca per vederlo all’opera nel contesto di una linea mediana improvvisata, dove Conte apparve talmente in difficoltà da generare lui stesso la rete della vittoria dei francesi con un errato disimpegno verso Tacconi sul quale si avventò Fofana, la punta dei padroni di casa, abile poi a trafiggere il numero uno juventino.
Uscì dal campo dopo ottantuno minuti di gioco, sostituito da Angelo Alessio, suo attuale collaboratore.
Tra le fila del Monaco militava un giovanissimo Lilian Thuram, che risultò uno dei migliori tra i calciatori scesi in campo.

La timidezza dei primi giorni fece spazio alla grinta di un uomo che finì col diventare nel tempo uno dei simboli delle Juventus vincenti di Marcello Lippi. Dopo tredici stagioni da protagonista abbandonò la casa madre per tornarvi adesso, trascorsi altri sette anni dal momento del suo allontanamento.
Antonio Conte inizia ora un nuovo percorso, e la domanda che tutti si pongono è se riuscirà a vincere da allenatore qualcuno dei trofei conquistati a Torino nelle vesti di calciatore.

Nei primi campionati dal momento del suo ritorno in serie A Madama è passata dal terzo al secondo posto: mandato via Ranieri, concessa (e confermata) la fiducia a Ferrara, è iniziato il lento e inesorabile declino che l’ha portata a piazzarsi stabilmente in settima posizione nei due anni immediatamente successivi, traghettata da Zaccheroni prima e guidata dal "dittatore democratico" Del Neri poi.

A volte i cicli vittoriosi di alcuni club vengono ricordati nel tempo citandone semplicemente l’allenatore, oppure snocciolando i nomi di alcuni tra i giocatori fondamentali per le loro fortune. Viceversa, quando i progetti delle società finiscono col cadere a pezzi a farne le spese nell’immediato sono sempre gli stessi: i tecnici. Si tratta di un giochino che ha una sua scadenza, variabile a seconda del numero dei fallimenti: prima o poi si finisce col puntare il mirino delle critiche molto più "in alto", direttamente alla fonte, laddove nascono quelle decisioni che poi originano trionfi o sconfitte.

Premesse e promesse lasciano il tempo che trovano, e Conte ha dimostrato nelle recenti dichiarazioni rilasciate a mezzo stampa di aver compreso la situazione che attraversa la società che ama, per la quale ha giocato e che adesso proprio lui che siederà sulla sua panchina dovrà aiutare a rialzarsi. Sacrificio, lavoro, sudore sono gli ingredienti giusti per riportare la Vecchia Signora in prima fila tra le candidate alla vittoria finale e per riproporla come protagonista, sempre e comunque.
Le storie si raccontano ogni stagione sino a gennaio, la storia si scrive tra aprile e maggio: l’obiettivo è farsi trovare pronti al posto giusto nel momento giusto.

Quando incontrò la Vecchia Signora per la prima volta, uscito dalla sede di piazza Crimea, disse: "Sono venuto a conoscere i dirigenti della squadra in cui spero di giocare. Boniperti mi ha spiegato che la Juve deve ritornare a vincere subito. Come non essere d’accordo?".
A distanza di poco meno di vent’anni è stato lui a dover rispondere ai cronisti in merito alle domande su quanto dovranno ancora aspettare i sostenitori bianconeri per vedere nuovamente una Juventus vincente: "Chi ha tempo non aspetti tempo".
Nell’attesa: bentornato a casa, Capitano.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com