tag:blogger.com,1999:blog-19435821507441437132024-03-05T20:44:23.831+01:00Cronache bianconereThomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.comBlogger765125tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-74532060515294116592015-03-07T13:26:00.000+01:002017-08-02T22:14:41.528+02:00Duncan Edwards e i Busby Babes <div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP37gUb3Hkw8dsgzNPtqNkjbY3mqsTn9wu_UZvIzHyb7hTBNmLRO3cyXSkalxBHcMm8Rw0tvhs48K6yOvLbU1XQkhEkLicIEdnWOGcMByy9QTMLovQBvrFDMZi5VgMcuvBD5NKu5NuRt1z/s1600/BUSBY-BABES.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="175" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP37gUb3Hkw8dsgzNPtqNkjbY3mqsTn9wu_UZvIzHyb7hTBNmLRO3cyXSkalxBHcMm8Rw0tvhs48K6yOvLbU1XQkhEkLicIEdnWOGcMByy9QTMLovQBvrFDMZi5VgMcuvBD5NKu5NuRt1z/s1600/BUSBY-BABES.jpg" width="400" /></a></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;">Il giorno dopo la sua morte, avvenuta il 21 febbraio del 1958, il 'Daily Mirror' gli aveva dedicato un articolo titolato “<i>Un ragazzo che giocava come un uomo</i>”. Nel tracciarne il profilo Robert 'Bobby' Charlton ha ripetuto più volte che '<i>è stato l'unico giocatore che mi abbia fatto sentire inferiore</i>'. Jimmy Murphy, il coach del settore giovanile del Manchester United nonché vice dell'allenatore Matt Busby, anni dopo la sua scomparsa lo aveva ricordato usando queste parole: '<i>Quando sentivo Mohammed Alì dire al mondo che lui era il più grande di tutti mi veniva da sorridere. Vedete, il più grande di tutti fu un calciatore inglese chiamato Duncan Edward</i>s'.<br /><br />In un pomeriggio di inizio febbraio del 1958 l'aereo che avrebbe dovuto riportare i Diavoli Rossi di Manchester in Inghilterra, al termine di una gara europea disputata a Belgrado contro la Stella Rossa, prese fuoco a Monaco di Baviera. Il velivolo si era fermato in Germania per effettuare un rifornimento. Le difficili condizione metereologiche avevano impedito il nuovo decollo del mezzo per ben due volte. Alla terza era riuscito finalmente a spiccare il volo, per poi perdere subito quota e andare a schiantarsi poco distante la pista.<br /><br />Perirono sul colpo ventidue persone, sette delle quali erano giocatori del Manchester United. Duncan Edwards, la stella più luminosa della squadra, era riuscito a sopravvivere anche se le sue condizioni apparvero subito gravi. In un raro momento di lucidità aveva domandato ai medici quante possibilità avesse di prendere parte alla successiva partita di campionato della compagine inglese. Il 21 febbraio del 1958 la sua breve, intensa vita si concluse definitivamente. </span></span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><br />Matt Busby, il manager scozzese che era riuscito a risollevare dalle ceneri il club e trasformarlo in una società vincente, perse in questo modo un gruppo di giovanissimi calciatori che considerava suoi figli. Tra questi Edwards era sicuramente l'elemento di maggior spicco, destinato ad un futuro calcistico di primissimo livello. Un giorno, mentre ne stava descrivendo le qualità in presenza di alcuni cronisti, Busby disse: “<i>Eravamo soliti osservare i ragazzi allenarsi, per trovare qualche punto debole su cui potessero concentrarsi di più. Guardammo Edwards e ci arrendemmo nel trovare pecche nel suo gioco</i>“.</span></span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_dGYSemojaAEnO15QulvGIl8Ijn3kwEDZl_QSM4xozsj6gEWQkujCDhYQSEFQnKWyU2LXOWmYhpjeIvZ9q0017G5QPFt8HlLpymLmI2J98aCdMB0rxaxSb4JiIafr70oFpX6iLZ18_ZPS/s1600/dunccanedewards.jpeg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh_dGYSemojaAEnO15QulvGIl8Ijn3kwEDZl_QSM4xozsj6gEWQkujCDhYQSEFQnKWyU2LXOWmYhpjeIvZ9q0017G5QPFt8HlLpymLmI2J98aCdMB0rxaxSb4JiIafr70oFpX6iLZ18_ZPS/s1600/dunccanedewards.jpeg" width="157" /></a></span></span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-family: "helvetica neue" , "arial" , "helvetica" , sans-serif;"><span style="font-size: small;">Regista difensivo, prototipo antenato dei futuri 'calciatori totali', tuttocampista... Edwards era un condensato di classe e sostanza, fumo e arrosto, a seconda delle circostanze e delle esigenze sapeva usare tanto la sciabola quanto il fioretto. A soli ventuno anni si era piazzato terzo nella speciale graduatoria del pallone d'Oro stilata da France Football, proprio nel momento in cui il Manchester United iniziava ad assumere un ruolo di primo piano anche in Europa dopo aver vinto tre campionati in patria in soli cinque anni (1952, 1956, 1957).<br /><br />Così come la tragedia di Superga del lontano 1949 ha segnato la vita del Torino, che sino ad oggi non è stato più 'grande' come in passato, quanto successe nel 1958 a Monaco di Baviera rischiò di fare altrettanto con quella del Manchester United. In realtà bastarono esattamente dieci anni per rivedere gli inglesi protagonisti in Europa. Nel 1968 fu lo stesso Matt Busby a condurre i Diavoli Rossi alla vittoria della loro prima coppa dei Campioni. Mattatore assoluto della finalissima fu Bobby Charlton, autore di una doppietta esattamente come era accaduto a Belgrado nella partita che aveva preceduto il disastro aereo.<br /><br />Una coincidenza, esattamente come quella capitata il 26 maggio del 1999 allorquando il Manchester United riuscì a vincere nuovamente il massimo trofeo continentale superando il Bayern Monaco grazie ad una rimonta straordinaria che si era concretizzata negli ultimi minuti di gioco. Proprio quel giorno, infatti, Matt Busby avrebbe dovuto compiere novant'anni. Si era spento il 20 gennaio del 1994, raggiungendo così i suoi ragazzi in cielo per assistere in loro compagnia al successo dell'amato club contro la fortissima squadra tedesca.<br /><br />Una squadra di Monaco di Baviera. Una coincidenza. Un'altra ancora...</span></span></div>
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Articolo pubblicato su <a href="http://www.lettera43.it/blog/calciostory/campioni-passato/duncan-edwards-e-i-busby-babes_43675161624.htm" target="_blank" title="Lettera43"><img alt="Lettera43" border="0" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5413669158435009314" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSN2b4MK6j3jQeGMKUo0t2MaoDSM5mPY2gP40mwPD0AcJlrdw37qCClrtePHSFx59PAVHwEAt4zNAOVAdgydFnbV_Sgy0BeaOoHuXoC9wDNrIwmdDpM4boPh681ewNYq7pDA0oDwwoi6B4/s200/Lettera43-logo.png" style="cursor: hand; height: 30px; width: 150px;" /></a>
<iframe width="420" height="315" src="https://www.youtube.com/embed/VjOMWY4ZdF8" frameborder="0" allowfullscreen></iframe>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-68103891081819005242014-10-28T20:45:00.002+01:002017-08-02T22:17:33.992+02:00Juve e Roma, continua il dualismo in serie A<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwDm_pv0piqLbdl5ItYcku16mbK2gd5cYDKC5k5EGV995YexLbIlTi_FJL99RR-vhOFuhtbkRBWZp3pxebZCOVC9CC7E2YTJsbwnBdwKWm7xOtOieSuKooOMUF6uOChkJRA_nRZYBx89mD/s1600/Juventus+Roma.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhwDm_pv0piqLbdl5ItYcku16mbK2gd5cYDKC5k5EGV995YexLbIlTi_FJL99RR-vhOFuhtbkRBWZp3pxebZCOVC9CC7E2YTJsbwnBdwKWm7xOtOieSuKooOMUF6uOChkJRA_nRZYBx89mD/s1600/Juventus+Roma.jpg" height="266" width="400"></a></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Unite dalle difficoltà incontrate in campo europeo, Juventus e Roma si sono momentaneamente allontanate in classifica nel campionato di serie A. E' ancora troppo presto per parlare di fuga bianconera, mentre a questo punto della stagione sembra francamente inutile discutere di una possibile crisi giallorossa. I risultati dell'ultima giornata di Champions League pesano come macigni sull'umore dei rispettivi ambienti, ed evidenziano ulteriormente – ammesso e non concesso che qualcuno ancora non se ne fosse accorto – la differente caratura tra il calcio nostrano e quello di paesi come Inghilterra, Germania e Spagna.<br /><br />In Europa, quindi, siamo alle solite: il pareggio esterno ottenuto contro il Manchester City aveva illuso chi credeva in una Roma alla quale l'Italia sembrava addirittura stare stretta; la Juventus di Allegri – per ora – sta attraversando le stesse difficoltà vissute nel recente passato, quando sulla panchina bianconera sedeva Antonio Conte. Il campo, giudice supremo e indiscutibile, ha bocciato le rivali rimandandole ad occuparsi delle loro piccole faccende quotidiane. <br /><br />In attesa di tempi migliori Juventus e Roma hanno ripreso a battagliare in Italia, dove Madama – a differenza della Roma, fermata a Genova - è riuscita a regolare il Palermo grazie alla quinta vittoria consecutiva negli ultimi scontri avvenuti in campionato con i rosanero.<br /><br />Genova, ancora lei (questa volta sponda rossoblù), potrebbe rappresentare il crocevia della prima parte del torneo. Se gli uomini di Gian Piero Gasperini riusciranno a fermare la Vecchia Signora è altamente probabile che Totti e compagni le torneranno alle calcagna. Viene difficile, infatti, pensare che il Cesena (un punto soltanto in quattro trasferte) possa impedire alla Roma di conquistare altri tre punti davanti al proprio pubblico.<br /><br />Il prossimo turno infrasettimanale sembra meno favorevole a Madama, comunque fortunata - sino ad ogggi - negli scontri diretti con Gasperini: undici gare, tra serie A e B, nelle quali ha raccolto ben otto vittorie, due pareggi ed una sola sconfitta (l'ultima, peraltro, patita per mano del Genoa), datata 11 aprile 2009.<br /><br />Numeri e statistiche che rendono più interessante la giornata che sta per cominciare. A riportare i piedi per terra e a ricordare al mondo intero la povertà di contenuti del nostro campionato hanno pensato le inutili e, francamente, infantili polemiche divampate proprio in questi giorni tra i maggiori esponenti del movimento calcistico. Al di là dei fatturati, degli stadi vecchi e deserti e via discorrendo, questo è in assoluto il vero male del football italiano. Il pesce, come recita un vecchio detto, puzza sempre dalla testa. </span></span></div>
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Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13439" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;"></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-80932489196286814132014-10-09T21:17:00.000+02:002014-10-09T21:17:10.010+02:00Oronzo Pugliese, il mago di Turi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh8uQ6HyQzzSgNL6oeshAhfqfGgC_Qk1_QZGdebMNgEBlZzxs-IzMmXxW8BE5SY57BPOImAxu7qW-fQzS4c1uQ83l6SF43RXf6KJlLH9-Zi5lmQWa3qP2Bsg4iaRJaxXnqSyjn8762WpGs/s1600/oronzo-pugliese-herrera.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjh8uQ6HyQzzSgNL6oeshAhfqfGgC_Qk1_QZGdebMNgEBlZzxs-IzMmXxW8BE5SY57BPOImAxu7qW-fQzS4c1uQ83l6SF43RXf6KJlLH9-Zi5lmQWa3qP2Bsg4iaRJaxXnqSyjn8762WpGs/s1600/oronzo-pugliese-herrera.png" height="293" width="400" /></a></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Claudio Olindo De Carvalho, in arte Nené, una volta raccontò un curioso aneddoto che gli era capitato durante una partita del campionato di serie A: '<i>Un giorno, a Roma, scatto sulla fascia e vado via veloce. Il loro allenatore, Oronzo Pugliese, si mette a correre al mio fianco, lungo la linea, urlando: 'A me, passala a me...'. La scena è molto divertente, la gente dell'Olimpico applaude, è stato bellissimo. Ma io non mi sono fatto incantare: ho passato il pallone a Riva e lui ha fatto un gran goal. Come sempre</i>'.</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Quel tecnico istrionico era da tempo conosciuto come il 'mago di Turi'. In contrapposizione con un altro mago del mondo del calcio nostrano, il ben più celebre Helenio Herrera, che lo stesso Pugliese era riuscito a sconfiggere il 31 gennaio 1965 nella precedente esperienza da allenatore del Foggia. All'epoca dei fatti l'Inter campione d'Italia, d'Europa e del mondo si era presentata allo stadio 'Zaccheria' con i tutti i favori dei pronostici. Fu proprio in quell'occasione che, inaspettatamente, l'allenatore originario di Turi, il piccolo comune in provincia di Bari, mise a segno un piccolo miracolo sportivo. I nerazzurri, passati in svantaggio per due reti a zero, riuscirono a raddrizzare temporaneamente la gara grazie ad una rabbiosa reazione d'orgoglio. Che non impedì loro di soccombere a causa della rete decisiva messa a segno dal rossonero Nocera, autore – quel giorno - di una doppietta.</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Da giocatore aveva vissuto una carriera lontana dal calcio che conta, nella veste di tecnico – invece - Pugliese era riuscito a crearsi uno spazio importante. '<i>Ho ottenuto più soddisfazioni di dieci allenatori messi assieme</i>', aveva confidato a Gianni Brera verso la fine degli anni sessanta. Non era riuscito a vincere competizioni importanti, ma si era costruito con fatica l'immagine di 'uomo dei miracoli'. Così lo aveva definito anche il popolare attore Lino Banfi, che nel 1984 aveva recitato il ruolo di Oronzò Canà nel film 'L'allenatore nel pallone', ispirato proprio alle gesta di Oronzo Pugliese. '<i>Era davvero un grande allenatore - disse di lui Banfi —. Isterico, si arrabbiava come il sottoscritto, ed oltre a dirigere la mia squadra preferita era pugliese come me. Una vita piena di 'casini', la sua: bistrattato da tutti, sballottato da una panchina all'altra, colpevolizzato se una compagine non funzionava</i>'. Gianni Brera, ancora lui, lo aveva definito '<i>un mimo furente di certe grottesche rappresentazioni di provincia</i>'. Il figlio Matteo amava ricordare che '<i>era un po’ il Nereo Rocco del Sud. Rocco parlava triestino, mio padre barese</i>'.</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">La 'doppia zona' di Pugliese era diventata lo spunto per la ben più conosciuta 'bi-zona' di Oronzo Canà. Ridurre la competenza calcistica e la figura sportiva di Pugliese ai soli aspetti esilaranti, a volte comici, che lo riguardano è sbagliato. In fondo si parla di un tecnico capace di vincere il prestigioso Seminatore d'oro nel 1964, di condurre il Foggia a compiere un incredibile balzo dalla serie C alla A in soli quattro anni, di ottenere credibilità nelle numerose piazze (tra le quali Foggia, Roma, Firenze, Siena e Bologna) nelle quali ebbe modo di farsi apprezzare.</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Alcui di questi episodi, però, meritano di essere raccontati. Pugliese pensava che '<i>l'uomo è uomo se si sa adattare a tutti gli ambienti</i>'. In un solo proverbio amava racchiudeva la sua tattica: '<i>tu ti stai/io mi sto/me la chiedi/non te la do</i>'. Gli scontri dialettici con Helenio Herrera erano stati frequenti. Alla domanda '<i>Don Oronzo, come ci si sente ad avere avuto la meglio sulla psicologia vincente del ‘mago’ Herrera?</i>”, un giorno rispose che “<i>la psicologia è roba da ricchi, la grinta è roba da poveri</i>”. Gli veniva spesso rimproverato un eccessivo attaccamento ai soldi, lui che come primo stipendio da allenatore, nel 1939 a Lentini, aveva ricevuto una cassetta di arance.</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Come tecnico del Bari, prima di sconfiggere la Roma guidata dallo stesso Herrera aveva promesso di fare dieci giri di campo in caso di vittoria. Vinse, ma non mantenne l'impegno: '<i>Non l'ho fatto perché ho perso troppo fiato nel gridare dalla panchina...</i>'. Il personaggio del 'mago di Turi' era diventato a mano a mano sempre più popolare. E Pugliese, ovviamente, di questo ne era contento. Spiava abitualmente i propri giocatori in ritiro. Uno di loro, una sera, lo scoprì disteso a terra. Gli chiese cosa stesse facendo in quella posizione. '<i>Stavo facendo un pò di flessioni</i>', rispose. In realtà stava controllando dalla fessura della porta alcuni suoi calciatori.</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Ai tempi della sua permanenza alla Roma, Peiró un giorno ammise di andare d'accordo con Pugliese. Senza nascondere, comunque, un problema di fondo: '<i>Non sempre riuscivo a capire quando parlava. E considerate che io l'italiano l'avevo imparato bene...</i>'. Portava i giocatori al cinema, accertandosi poi che non fumassero. Una sera di quelle si accorse che Bruno Pace stava fumando. Di nascosto, nel buio della sala, durante la proiezione era riuscito a strisciare sino alla sedia posizionata dietro quella di Pace. All'improvviso si alzò per mollargli uno schiaffo, con tanto di rimprovero. Peccato che aveva sbagliato i calcoli, colpendo – di conseguenza - un ignaro spettatore...</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Era solito spiegare ai suoi uomini le tattiche e gli spostamenti da fare sul campo utilizzando bicchieri sistemati su un tavolo. Alcuni di questi erano pieni, altri vuoti. '<i>Tu devi scartare così, il difensore te lo devi bere!</i>'. Per essere più convincente, e dare alla spiegazione un senso di teatralità, si scolava i bicchieri pieni. Un giorno la lezione si prolungò oltre il dovuto, con conseguenze facilmente intuibili...</span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span></div>
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<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">A fine carriera gli venne proposto di diventare il commissario tecnico della Grecia. Rifiutò, pronunciando questa frase: “<i>mogli, soldi e buoi dei paesi tuoi</i>”. Meglio così. Forse, come disse una volta Peiró, non avrebbero capito sino in fondo la vera natura di Oronzo Pugliese. Il mago di Turi.</span></span></div>
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Articolo pubblicato su <a href="http://www.lettera43.it/blog/calciostory/allenatori/oronzo-pugliese-il-mago-di-turi_43675143685.htm" target="_blank" title="Lettera43"><img alt="Lettera43" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSN2b4MK6j3jQeGMKUo0t2MaoDSM5mPY2gP40mwPD0AcJlrdw37qCClrtePHSFx59PAVHwEAt4zNAOVAdgydFnbV_Sgy0BeaOoHuXoC9wDNrIwmdDpM4boPh681ewNYq7pDA0oDwwoi6B4/s200/Lettera43-logo.png" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5413669158435009314" style="cursor: hand; height: 30px; width: 150px;" /></a><br />
<br />Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com11tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-168787733012317642014-09-28T09:57:00.000+02:002014-10-28T19:30:10.624+01:00La Juventus di Allegri ora vola in Spagna<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiydumaX8OOAoR5SL692faUEVGMkSKc4kKStp91V7Pdox5dn9kSo-YetI7Ez0y_ndcwmDWvYfPUAqxLVRRM0jmIxtlbB8ISPEdHHqeEHE-QKAGM8JSgSuYyB8doCSORo2vUB4IeKgvXnlQ-/s1600/Tevez+Atalanta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiydumaX8OOAoR5SL692faUEVGMkSKc4kKStp91V7Pdox5dn9kSo-YetI7Ez0y_ndcwmDWvYfPUAqxLVRRM0jmIxtlbB8ISPEdHHqeEHE-QKAGM8JSgSuYyB8doCSORo2vUB4IeKgvXnlQ-/s1600/Tevez+Atalanta.jpg" height="208" width="400" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-size: small;">Un complimento a destra, uno a sinistra, il rischio di avere la pancia piena già ad inizio stagione... Prima di pensare all'Atalanta, la Juventus che ha espugnato Bergamo doveva innanzitutto cercare di dimenticare gli elogi che in settimana le sono piovuti da ogni dove, per poi concentrarsi soltanto sulla gara da affrontare allo stadio “Atleti Azzurri d'Italia”.<br /><br />Se per Pierpaolo Bisoli lo scontro infrasettimanale tra il suo Cesena e la Vecchia Signora era paragonabile ad una sfida tra una Ferrari ed uno scooter 125, per Antonio Conte la rosa attuale della Juventus è addirittura più abbondante e competitiva dell'anno scorso. Un bel carico di responsabilità sulle spalle di Allegri, non c'è che dire. Aiutato – in questo senso - dal cammino in campionato della Roma, paragonabile a quello della propria squadra, il tecnico è riuscito però a trasmettere all'ambiente bianconero quella tranquillità necessaria per mantenere alta la guardia.<br /><br />Per cadere dalle stelle alle stalle a volte si impiega un attimo. Basta un passo falso, anche mezzo, per vedere i complimenti trasformarsi in critiche feroci. Non ci voleva un esperto di calcio per capire che Juventus e Roma avrebbero fatto il vuoto in Italia. Queste prime giornate di serie A hanno soltanto certificato quanto veniva considerato scontato durante l'estate appena conclusa. <br /><br />Adesso, però, è arrivato il momento di alzare l'asticella, di provare a crescere ancora per trasformarsi da grande a grandissima squadra. La partita che mercoledì sera vedrà impegnata Madama in Spagna contro l'Atletico Madrid potrebbe garantire agli uomini di Allegri, in caso di vittoria, quell'ulteriore salto di qualità che consentirebbe loro di essere realmente competitivi persino in Europa. Anche un pareggio, in realtà, potrebbe servire all'uso. Ma soltanto a giochi fatti. <br /><br />Se la Juventus dovesse affrontare questa delicata trasferta con una mentalità sparagnina il risultato rimarrebbe comunque fine a se stesso. Il triennio di Conte ha consentito alla Vecchia Signora di tornare a dominare in Italia. Ambiziosa come non le accadeva da tempo, Madama ha ripreso a vincere scudetti conquistando il primo della serie senza perdere neanche una gara. <br /><br />Quella stessa sfrontatezza le sarà necessaria anche in Champions League per provare a scalare, gradualmente, i gradini che ancora la separano dalle corazzate tedesche, inglesi e spagnole. E' inutile perdere tempo a parlare sempre e solo di budget, di possibilità economiche e di fatturato. Quelli sono handicap con i quali le squadre italiane dovranno convivere per diverso tempo ancora. Possono giustificare le difficoltà, non trasformarsi in alibi per qualche brutta figura. <br /><br />L'Atletico Madrid di Simeone che lo scorso anno ha stupito il mondo rappresenta un esempio che la Juventus, in questo suo particolare momento storico, deve cercare di seguire. Occhio, però: mercoledì sera sarà proprio quella squadra a voler mettere i bastoni tra le ruote della corazzata bianconera.</span></span></div>
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Articolo pubblicato a breve su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13386" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-56286635555052439362014-09-21T09:57:00.001+02:002014-09-28T09:54:57.537+02:00La nuova Juventus sbanca "San Siro"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn19OEWfwQ_P5_8N59UFSkS4ar9I3_PNLIzS0yTqXA1GEZELs3kdqxyLq4AHxjJQkRqLfF8RU4xxiWaSuvQ9NoVK-bawjG7F2zyL9_nkt49rDLCSqOfyV1PXGGFW0DtRTPmEuFKclDtzgn/s1600/Tevez+Juventus+Milan+1-0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhn19OEWfwQ_P5_8N59UFSkS4ar9I3_PNLIzS0yTqXA1GEZELs3kdqxyLq4AHxjJQkRqLfF8RU4xxiWaSuvQ9NoVK-bawjG7F2zyL9_nkt49rDLCSqOfyV1PXGGFW0DtRTPmEuFKclDtzgn/s1600/Tevez+Juventus+Milan+1-0.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif; font-size: small;">La Juventus sbanca “San Siro” e spiana la strada per poter arrivare allo scontro diretto con la Roma (5 ottobre) a punteggio pieno in classifica. I prossimi ostacoli, nel suo percorso di avvicinamento allo scontro diretto, si chiamano Cesena (in casa) e Atalanta (in trasferta). Per la Vecchia Signora non saranno certo delle passeggiate di salute (soprattutto la gara di Bergamo), però non è utopistico immaginare che la banda di Allegri possa accumulare altri sei punti in centottanta minuti di gioco.<br /><br />Sono rimaste molte tracce del lavoro di Antonio Conte in questa nuova Juventus. Adesso, però, si inizia a vedere anche la mano di Allegri. Se Madama sino alla scorsa stagione mostrava sul campo un atteggiamento aggressivo, simile a quello del tecnico che la guidava dalla panchina, ora sembra aver assorbito la calma dell'ex tecnico rossonero.<br /><br />Quella ammirata a Milano è una Vecchia Signora consapevole della propria forza, per nulla intimorita dai titoli dei giornali che la avvisavano di una nuova, possibile pretendente allo scudetto capace di anestetizzare la gara prima di infierire il colpo di grazia al Diavolo. Tre titoli di fila, d'altronde, non si vincono per puro caso.<br /><br />La programmazione della Juventus, per ora, sta producendo i frutti sperati. Verso la fine del mese di giugno del 2013 in molti si erano scandalizzati quando era stato deciso di assegnare la maglia numero dieci a Tevez. Adesso, con ogni probabilità, le stesse persone che allora gridarono allo scandalo saranno costrette ad ammettere che l'argentino indossa con una naturalezza impressionante una casacca così importe per i colori bianconeri. “<i>È un onore per me, ma la responsabilità non mi spaventa, perchè nel Boca avevo ereditato la maglia di Maradona</i>”, aveva detto l'Apache nel corso della sua presentazione alla stampa torinese. Ecco, è anche da questi particolari che si giudica un fuoriclasse.<br /><br />Pereyra in grado di sostiture Vidal, Coman che non sfigura all'esordio in serie A, i lampi di classe mostrati da Morata nei pochi minuti giocati sino ad ora, la corsa fluida di Romulo, i piccoli segnali di miglioramento di Ogbonna, i cross di Evra... Tanti piccoli segnali che fanno pensare ad una Juventus più forte di quella della scorsa stagione. In panchina, poi, siede un tecnico che in poco tempo è riuscito a guadagnarsi la stima e il rispetto dei suoi calciatori. Quando si entra in un nuovo ambiente, nel mondo del calcio, il primo passo da compiere è quello. Se dovesse continuare in questo modo, ben presto arriverà anche l'apprezzamento dei tifosi.</span></div>
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Articolo pubblicato a breve su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13368" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-40573058345924690762014-09-21T09:53:00.001+02:002014-09-21T09:53:21.776+02:00Quali sono i 10 momenti che hanno caratterizzato la mia vita associata al calcio?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLAwOpClfm7CWe-WKeJpxu3clbom5jq6eYXavs0oq0FZrjD_gOduqdAjVI43BtPkrkT3UN6xIwCsM72UiaryOdCsdP45tyTkzuWC7UbMMiVjHVqdNuOTlJyQY_QXpo5rIgeSOkwRDTIQGC/s1600/Thomas+alle+Maldive.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLAwOpClfm7CWe-WKeJpxu3clbom5jq6eYXavs0oq0FZrjD_gOduqdAjVI43BtPkrkT3UN6xIwCsM72UiaryOdCsdP45tyTkzuWC7UbMMiVjHVqdNuOTlJyQY_QXpo5rIgeSOkwRDTIQGC/s1600/Thomas+alle+Maldive.jpg" height="300" width="400" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Qualche giorno fa, attraverso il mio profilo su Facebook, ho risposto a Giovanni Augugliaro, un amico "virtuale", che mi domandava (dopo aver esposto i suoi) quali fossero i 10 momenti che hanno caratterizzato la mia vita associata al calcio.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br />Ho deciso di pubblicarli anche qui, sul blog.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Eccoli:<br />1. La volta che ricevetti la foto autografata da Gaetano Scirea, con tanto di dedica. Chi la fece avere a mio padre gli raccontò un aneddoto: “<i>Eravamo sugli spalti di un piccolo stadio per guardare una partita di ragazzini. Ce n’erano alcuni bravi e altri meno. Per lui no, non era così. Aveva una parola buona per tutti. Era semplicemente unico</i>”;<br />2. La vittoria dell’Italia nel mondiale del 1982. Per me, come per molti juventini, quella è stata un’edizione indimenticabile;<br />3. La sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro l’Amburgo. In quel preciso momento ho capito che puoi perdere anche se sei indiscutibilmente, incredibilmente più forte del tuo avversario;<br />4. La maledetta finale di Bruxelles. Non scrivo altro, anche perché scadrei nella retorica;<br />5. Quando Platini si sdraiò sul prato verde di Tokyo. In un solo gesto aveva riunito tutte quelle caratteristiche che, ai miei occhi, lo rendevano meraviglioso. Ah, per essere precisi: pochi istanti prima aveva realizzato un goal mostruoso, poi ingiustamente annullato;<br />6. L’esordio di Del Piero con la maglia della Juventus. Tra me e lui ci sono pochi giorni di “distanza”, siamo coetanei. In quel momento avevo intuito che quel ragazzino avrebbe accompagnato tanti momenti felici della mia vita;<br />7. La finale di Champions League vinta contro l’Ajax. Perché si è trattata di una gioia immensa, condivisa con la nonna materna che non c’è più;<br />8. Il gesto sportivo di Pessotto nel corso della gara persa a Perugia, nella risaia che aveva sostituito il campo di gioco. Quello, per me, è lo stile Juve;<br />9. Lo scudetto vinto il 5 maggio 2002. In quel preciso istante mi trovavo alle Maldive. Pochi minuti prima dell’inizio delle gare un colpo di vento ruppe l’antenna centrale. Tutti nella hall, quindi, per seguire via internet gli aggiornamenti. Al primo goal segnato dalla Lazio stavo per sedermi su una panchina di legno. Decisi di rimanere in quella posizione, scomodissima, per quasi un’ora e mezza, intervallo compreso. Scaramanzia, of course. Poi, come promesso ad un conoscente interista prima di partire per la vacanza (“<i>Non succede, ma se succede… </i>“), mi feci dare un bicchiere di latte per poi andare da solo sul pontile, a ballare come fece Leonardo Pieraccioni in “Fuochi d’artificio”. Tornato in camera, scagliai i cuscini a destra e a manca. Spesi 18 dollari per chiamare in Italia, mia madre mi disse che aveva ricevuto almeno 12 telefonate di amici che le chiedevano cosa cazzo ci facessi alle Maldive in quel momento;<br />10. La serata nella quale conquistammo matematicamente il primo scudetto dell’era-Conte. Dopo tanti anni passati ad accumulare rabbia, a domandarmi come avrei reagito in futuro di fronte alla prima vera gioia, ho fatto la cosa che meno mi aspettavo: ho stappato una birra e l’ho bevuta con calma, guardando i giocatori in televisione che festeggiavamo all’impazzata. Stavo piangendo. Di gioia, ovviamente.</span></span></div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-52095378490721781162014-09-15T20:25:00.000+02:002014-09-21T09:54:45.034+02:00Allegri e la Juventus: buona anche la seconda<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiDnzs5edDKEOgeHpSJwGXjZZqyxMtyhItWkHRO-jEGPzdWfHv5v7N_vAjg5s6dwFBGLP5-sM_Qbr5DugfpP3M5EfF66VAYmvmGvpn18H3tdAWzGRdo-QFfOLiXqIu7Y-cCTnpiJ65kYOO/s1600/Juventus+Udinese+2+-+0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiDnzs5edDKEOgeHpSJwGXjZZqyxMtyhItWkHRO-jEGPzdWfHv5v7N_vAjg5s6dwFBGLP5-sM_Qbr5DugfpP3M5EfF66VAYmvmGvpn18H3tdAWzGRdo-QFfOLiXqIu7Y-cCTnpiJ65kYOO/s1600/Juventus+Udinese+2+-+0.jpg" height="253" width="400" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Se guidare la Juventus in questo particolare momento storico rappresentava già un compito arduo per Massimiliano Allegri, va detto che l'ottimo avvio in nazionale di Antonio Conte, nella nuova veste di commissario tecnico, non ha certo facilitato il lavoro dell'allenatore livornese. Nonostante tutto Allegri ha superato brillantemente il primo vero esame della stagione: l'impatto dell'esordio allo "Juventus Stadium", di fronte a quei tifosi bianconeri rimasti improvvisamente orfani del tecnico che ha riportato lo scudetto a Torino dopo tanti anni di digiuno.<br /><br />Neanche il tempo di rifiatare ed ecco che Madama si riaffaccia nuovamente all'Europa, il vero tasto dolente dell'era contiana. Il sorteggio dei gironi della Champions League ha sorriso ancora alla Juventus: così come le era capitato nella scorsa stagione, anche quest'anno l'obiettivo del raggiungimento degli ottavi di finale della manifestazione non appare impossibile.<br /><br />Stesso schema utilizzato, con qualche piccola variazione rispetto al passato in fase di possesso palla: la Juventus di Allegri rispecchia quasi fedelmente quella che l'ha preceduta, anche se la mano del tecnico inizia a intravedersi in qualche situazione di gioco. Proprio in questo frangente, comunque, è venuta fuori l'intelligenza del nuovo allenatore bianconero: accantonate momentaneamente le sue idee, ha saggiamente deciso di continuare il lavoro iniziato da Conte. Il momento dei cambi arriverà presto, testarli con la pancia piena di punti e vittorie aiuterà certamente i calciatori ad assimilare altre tattiche di gioco.<br /><br />Se l'Udinese, sconfitta lo scorso sabato, non si può (ancora) considerare un'avversaria in grado di tarare il livello di competitività di questa Juventus, il Chievo - battuto all'esordio in campionato - probabilmente non era così debole come sembrava a prima vista. La questione, comunque, è un'altra: Madama nel corso dell'estate si è ulteriormente rinforzata rispetto alla scorsa stagione. Durante il calciomercato estivo avrebbe potuto fare sicuramente meglio, ma già così come è stata costruita dispone di una rosa migliore.<br /><br />Resta da capire se la Roma sarà in grado di compiere un ulteriore salto di qualità. In caso contrario la Vecchia Signora staccherà nuovamente il gruppo per puntare solitaria alla conquista di un nuovo tricolore. In questo momento, oltretutto, non si intravedono altre serie pretendenti al titolo.<br /><br />La scorsa stagione la Juventus vinse le prime due gare del campionato pareggiando poi a Milano, contro l'Inter, la terza partita del torneo. Nella prossima giornata di serie A Madama andrà nuovamente a "San Siro", stavolta contro il Milan, per disputare un incontro che riscalderà sicuramente il cuore di Allegri. Se dalla contesa dovesse scaturire un altro segno "X" il tecnico bianconero potrà stare comunque tranquillo: i 102 punti in classifica sarebbero ancora alla portata della sua squadra. <br /><br />Allegri, d'altronde, lo sa benissimo: i paragoni col passato non finiranno mai. Ma basterebbe un altro scudetto, meglio ancora se unito al raggiungimento degli ottavi di finale della Champions League, per zittire buona parte della critica.</span></span></div>
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Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13356" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-65717968507939426992014-08-31T09:55:00.000+02:002014-09-15T20:23:15.403+02:00Juventus e Roma, esordio vincente<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1aZQ3N_-waXajU6P-m7J90rN9FgBroUn4cJgCOCjtxVB3HRJttRT-CcGRNFlOU-kMRivaLO6r2bJJkXfT0ov6j9W9aTu1L0tkTsv2s82oanbfaQwZl08vSLuZfspMkMkCnbYKRqEBBRno/s1600/Chievo+Juventus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg1aZQ3N_-waXajU6P-m7J90rN9FgBroUn4cJgCOCjtxVB3HRJttRT-CcGRNFlOU-kMRivaLO6r2bJJkXfT0ov6j9W9aTu1L0tkTsv2s82oanbfaQwZl08vSLuZfspMkMkCnbYKRqEBBRno/s1600/Chievo+Juventus.jpg" height="240" width="400" /></a></div>
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<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Molta acqua, del gas butano, piccolissime dosi di surfactante e di altre sostanze. Ecco la composizione della bomboletta spray che da questo campionato di serie A servirà agli arbitri per prevenire e combattere gli atteggiamenti di quei calciatori che, una volta sistemati in barriera, cercano di avvicinarsi al pallone camminando come i pinguini. Il primo direttore di gara ad utilizzarla, durante l'incontro tra i campioni d'Italia della Juventus ed il Chievo di Eugenio Corini, è stato Carmine Russo.<br /><br />Juventus e Roma hanno rispettato i pronostici, vincendo entrambe la prima partita ufficiale della stagione. E' difficile prevedere ad agosto quanto potrà accadere sino al prossimo maggio, ma è realmente arduo trovare in Italia, al momento, altre squadre in grado di competere fra loro per la conquista dello scudetto. Il calciomercato estivo, ormai prossimo alla chiusura, potrà riservare ancora sorprese, ma per stravolgere l'attuale griglia di partenza della serie A quest'ultime dovranno essere realmente grandi.<br /><br />Nello scorso mese di gennaio Buffon aveva definitivamente incoronato il talento del francese Pogba con parole al miele rivolte al proprio compagno di squadra: "<i>Pogba? È uno di quei giocatori che ti lasciano a bocca aperta. Dopo il terzo, quarto allenamento con noi, ci siamo chiesti se al Manchester United ci vedessero bene...</i> ". Nella pancia dello stadio “Bentegodi” il portierone juventino ha parlato di un altro giovanissimo calciatore transalpino, Kingsley Coman, recentemente strappato dalla Vecchia Signora ai ricchissimi proprietari del Paris Saint-Germain: "<i>E' un ragazzo con qualità fuori dal comune, ha umiltà e testa di chi vuole fare strada</i>". I numeri mostrati sul campo pietoso di Verona (altro che professionismo... ) fanno ben sperare, senza dimenticare che il neo bianconero ieri correva tra le maglie della difesa avversaria in stato febbricitante.<br /><br />Allegri ha deciso di non snaturare la Juventus, proseguendo il lavoro eccezionale svolto da Conte negli ultimi tre anni. Alla fine del mese di luglio aveva promesso una “rivoluzione soft”, ora si può dire che è stato di parola. La preparazione estiva di Madama, in giro nel mondo per incontrare squadre obiettivamente deboli nell'intento di promuovere il proprio marchio, non ha lasciato strascichi. Anzi, per certi versi ha aiutato il nuovo tecnico a prendere contatto con la realtà bianconera senza particolare assilli che potessero complicargli il lavoro. E lontano, oltretutto, dalle polemiche che hanno accompagnato l'addio di Conte da Torino.<br /><br />Dopo aver vinto tre campionati di fila l'Italia stava stretta tanto alla Juventus quanto al suo ex allenatore. E se per il tecnico leccese si sono aperte le porte della nazionale azzurra, per Madama questa potrebbe diventare la stagione del riavvicinamento alle grandi potenze europee. Dalle parti di Torino il vero obiettivo, adesso, è quello.</span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13329" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-34922113238457910062014-07-16T21:39:00.004+02:002014-08-31T09:50:41.566+02:00Conte, un addio amaro alla Juventus<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEium-CGFpy6w9iZax_snRLrnSBB68RTX7mxv8lgW0OSBWV4K4pPkYq1O_Wvnft8itGixs2GNgowHSzICW52YLGmVJjCgQ9T5EWzgLT-tzvne90ocosLptjdFuJ6wILe23GPiJQ6-pgHvn3u/s1600/Antonio+Conte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEium-CGFpy6w9iZax_snRLrnSBB68RTX7mxv8lgW0OSBWV4K4pPkYq1O_Wvnft8itGixs2GNgowHSzICW52YLGmVJjCgQ9T5EWzgLT-tzvne90ocosLptjdFuJ6wILe23GPiJQ6-pgHvn3u/s1600/Antonio+Conte.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Sull'addio di Conte alla
Juventus è stato detto e scritto tutto il possibile in un lasso di
tempo ristretto, della durata di poche ore, iniziato dal momento
stesso del diffondersi della notizia sino alla presentazione del
nuovo allenatore di Madama. L'uomo Conte è sanguigno, verace,
focoso. Ama così tanto la vittoria da attribuire alla figlia quello
stesso nome. Il suo approccio al lavoro è diretto, appassionato,
difficilmente riconducibile alla figura di un tecnico dalla mentalità
"aziendalista". E' capace di mollare tutti e tutto in un
amen, all'improvviso, senza farsi assalire da dubbi o ripensamenti di
ogni genere.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">La brusca interruzione
del rapporto d'amore con la Vecchia Signora, d'altronde, ne è la
riprova. Si è trattato di un amore ricambiato, sfociato in un
matrimonio felicissimo durato tre anni. Il secondo tra le parti in
causa, visto e considerato il passato bianconero del tecnico leccese
nella doppia veste di giocatore e capitano.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ora che la cronaca ha
lasciato spazio alla storia si può anche riflettere con calma sulla
situazione che si era delineata in casa bianconera negli ultimi
tempi: Conte aveva manifestato i propri dubbi in merito alla sua
permanenza a Torino in due occasioni differenti nell'arco di soli tre
anni, non aveva ancora firmato il rinnovo del precedente contratto e
mostrato più volte insofferenza verso la mancanza di competitività
economica del club in rapporto al potere d'acquisto di altre grandi
società europee. Più il tempo trascorreva, quindi, e maggiori erano
i suoi disagi.
</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Conte e la Juventus si
sarebbero lasciati comunque al termine della prossima stagione
sportiva. Considerando quanto è accaduto in queste ore non è
escluso che la rottura sarebbe potuto avvenire anche prima, ripetendo
- a distanza di anni - lo stesso percorso di allontanamento dalla
Signora già visto in occasione della fine del primo ciclo di
Marcello Lippi a Torino.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Il rapporto tra l'ormai
ex tecnico juventino e l'ambiente bianconero è stato denso di
emozioni forti, di successi costruiti col lavoro, di una fiducia
reciproca nata sin dal primo giorno e mantenuta nel corso di questi
anni. Le sue Juventus sono state imbattibili, prima, e semplicemente
le migliori dopo. Questo almeno in Italia. In Europa, invece, la
squadra ha mostrato ripetutamente lacune sia dal punto di vista
caratteriale che tattico. La mancata qualificazione agli ottavi di
finale dell'ultima edizione della Champions League ha pesato
notevolmente nelle casse del club bianconero, ben più di una
successiva eliminazione nelle sfide ad eliminazione diretta.
All'allenatore leccese non era stato chiesta la vittoria del massimo
torneo continentale, bensì di compiere quel percorso minimo
necessario per rimpinguare i conti economici.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Come ebbe modo di
scrivere nella sua autobiografia, era stato lo stesso Conte ad andare
a casa di Andrea Agnelli, tre anni fa, per proporsi e proporre al
presidente della Juventus il suo calcio. “<i>La Juve gioca come una
provinciale</i>”, gli aveva detto. A quel punto fu Agnelli a passare al
contrattacco, domandandogli: “<i>Tu cosa faresti se fossi il nuovo
allenatore della Juventus?</i>”. La risposta di Conte durò tre ore,
sino a quando il padrone di casa non dovette assentarsi per qualche
minuto, richiamato dalla moglie.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Si lasciarono, poi, con
l'impegno di risentirsi al più presto. A distanza di qualche giorno
Conte venne presentato alla stampa a Vinovo. Agnelli lo prese da
parte prima di sbrigare la pratica: “<i>Antonio, ti ricordi la nostra
prima chiacchierata a casa mia, quando mia moglie era scesa in salone
ed ero andato là con lei per qualche minuto? Mi ha chiesto chi fosse
quel signore con cui parlavo da tre ore. E io gli ho risposto che in
salone c'era il nuovo allenatore della Juventus</i>”.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Adesso la palla passa tra
le mani di Allegri. Il compito che gli spetta è veramente arduo.</span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13280" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-52478293107483641592014-07-09T19:37:00.000+02:002014-07-11T20:13:07.792+02:00La Germania umilia il Brasile<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiAQzy4gRF7euARM9M7twzf_st-UWZjPDsNgxJBa_XUO3q8JYNAkpDUmbOro60QTkzbJAcpIgwnLSDoV6GEnvMbBDzwDXeihnpbfEOBAScDpB8IUBJF4cOLmwRWE6_FfTTxnAr2mEJGY-X/s1600/Brasile+Germania.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgiAQzy4gRF7euARM9M7twzf_st-UWZjPDsNgxJBa_XUO3q8JYNAkpDUmbOro60QTkzbJAcpIgwnLSDoV6GEnvMbBDzwDXeihnpbfEOBAScDpB8IUBJF4cOLmwRWE6_FfTTxnAr2mEJGY-X/s1600/Brasile+Germania.jpg" height="280" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Tutto era cominciato con
Didì, Vavà e Pelè. Poi venne la volta di Garrincha, Amarildo,
Rivelino e via discorrendo, sino ad arrivare ai giorni nostri. Al
solo sentire pronunciare il nome "Brasile" sono tantissimi
gli appassionati di calcio che visualizzano immediatamente, da tempo
immemore, l'immagine di un calciatore sudamericano mentre si diverte
ad accarezzare con i piedi un pallone, accompagnato da una musica che
ispira allegria.</span></span></div>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Questo è accaduto sino a
quando i terribili ragazzi tedeschi di Joachim Löw sono riusciti ad
abbattere il loro mito in soli novanta minuti di gioco. Gli inglesi
hanno inventato il football, è vero, ma poi a vincere sul campo
hanno pensato gli altri. Con i brasiliani, appunto, in testa alla
compagnia. E' curioso notare come nelle uniche due occasioni nelle
quali questi ultimi hanno organizzato un mondiale in casa siano
riusciti ad ottenere le sconfitte più umilianti della loro storia.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Nel 1950 erano stati gli
uruguaiani a rovinare la loro festa in quella partita alla quale
affibbiarono il nome di "Maracanazo". A distanza di
sessantaquattro anni, e con cinque stelle portate orgogliosamente sul
petto (simboli dei trionfi conseguiti nelle varie edizioni del
torneo), sono riusciti a fare addirittura di peggio.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Il Brasile ha smesso di
divertire e di divertirsi da quando ha iniziato a prendere come
esempio il calcio troppo muscolare e poco fantasioso praticato da
alcune nazionali europee. La Germania, viceversa, ha ripreso a
diventare temibile per le avversarie da quando ha raccolto i
risultati della crescita di una nidiata straordinaria di talenti
capaci di dare del "tu" al pallone. Seguendo, in questo
modo, lo stesso percorso intrapreso qualche anno prima dalla Spagna.
L'arrivo a Monaco di Baviera di Guardiola ha migliorato, se
possibile, questo processo di trasformazione.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Le assenze di Neymar e
Thiago Silva non devono trarre in inganno: la Germania non ha
soltanto messo a nudo le debolezze di una nazionale, bensì quelle di
un intero sistema calcistico. Il Brasile aveva iniziato la propria
leggenda nel lontano 1958, in Svezia, esattamente due edizioni dopo
il "Maracanazo". L'attesa non fu breve, ma la gioia di
vedere giocare quei campioni formidabili con il sorriso sulle labbra
aveva ripagato un popolo che elesse ben presto i loro beniamini al
rango di eroi.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Avevano nomi o soprannomi
che nel nostro paese ispirarono anche una filastrocca musicale: Didì,
Vava, Pelè. E potevano giocare a pallone senza pensieri nella testa.
Quelli, tutt'al più, erano loro a crearli agli avversari.</span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13261" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>
</div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-83386261015211106732014-06-28T12:31:00.003+02:002014-07-09T19:33:41.573+02:00L'Italia torna a casa fra l'indifferenza generale<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBYAovUDDxV_AsWmYUG0VoE9miA_4SYI0nxUQhEqI_osBfz6te3BGjU5U3EFPV3oWZqrA1mgugWi9DvgF59p1yQbMhEVqaoBEgRx_cVXulJVlG_tqkwUkTRPuJmT_ASsIS2f9Mo-4GJjX-/s1600/Italia+Uruguay.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgBYAovUDDxV_AsWmYUG0VoE9miA_4SYI0nxUQhEqI_osBfz6te3BGjU5U3EFPV3oWZqrA1mgugWi9DvgF59p1yQbMhEVqaoBEgRx_cVXulJVlG_tqkwUkTRPuJmT_ASsIS2f9Mo-4GJjX-/s1600/Italia+Uruguay.jpg" height="208" width="400" /></a></div>
<br />
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Tra le molteplici
reazioni che gli appassionati italiani potevano mostrare nei
confronti dei calciatori azzurri rientrati con largo anticipo dal
mondiale brasiliano, l'indifferenza era l'unica difficilmente
prevedibile. Riflettendoci a mente fredda, poi, si è rivelata anche
la più efficace. A cosa sarebbe servito, in effetti, sprecare soldi
per comprare ortaggi da scagliare contro quei ragazzi nel momento
stesso in cui sarebbero scesi dalle scalette dall'aereo? Una volta,
in casi simili, si usava fare così. Ma i tempi sono cambiati, ora
risparmiare qualche soldo è un'impresa. Perché, quindi, sprecarli
in quel modo? I conti, oltretutto, Prandelli e i suoi uomini li
avevano già regolati tra loro durante la pausa della gara giocata
contro l'Uruguay.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Uno dei principali
obiettivi dell'ormai ex commissario tecnico era quello di
riavvicinare gli appassionati di calcio italiani alla propria
nazionale. A ragion veduta si può dire che ha fallito nel suo
intento. Ovviamente non tutto il lavoro svolto è da buttare via, ma
un atteggiamento troppo tenero degli addetti ai lavori - forse - non
si è rivelato utile neanche a lui. Delle tremende e feroci polemiche
che hanno accompagnato le epopee dei vari Lippi, Bearzot, Sacchi,
Zoff e via discorrendo in questi quattro anni non si è vista neanche
l'ombra. Le qualificazioni agli europei del 2012 e ai mondiali
tutt'ora in corso sono state sin troppo agevoli, ottenute contro
avversari obiettivamente deboli. Lo stesso europeo, viceversa, si era
trasformato in una bella esperienza.
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">I campanelli d'allarme,
però, erano suonati da tempo. Si è semplicemente fatto finta di non
ascoltarli. C'è una sostanziale differenza tra il cambiare ogni
tanto le proprie idee, sintomo di una mentalità aperta e pronta a
cogliere ogni segnale buono per migliorare, e lo stravolgere la
propria mentalità. Prandelli ha impostato per due anni un certo tipo
di lavoro, poi di fronte alle tensioni provocate dalla prima
importante manifestazione alla quale ha partecipato (l'europeo,
appunto) lo ha poi azzerato quasi totalmente per trovare una
soluzione meno rischiosa (il 3-5-2 che aveva dato garanzie, in serie
A, ai vari Conte e Mazzarri). Terminato il torneo è ripartito dal
progetto iniziale, per ripetere successivamente lo stesso errore in
Brasile.
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Marcello Lippi,
massacrato dalla critiche in Sudafrica per non aver portato con sé
Balotelli e Cassano, non aveva sbagliato le scelte operate per
l'attacco. L'unico errore evidente che aveva compiuto, ammesso dallo
stesso allenatore con obiettività, è stato quello di aver lasciato
a casa Giuseppe Rossi. A distanza di quattro anni, siamo sicuri che
anche stavolta non sarebbe servito?
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Non arruolare per il
torneo brasiliano neppure un centravanti abile a muoversi in area di
rigore come se si trovasse a casa sua non si è rivelata un'idea
lungimirante. Il fatto di aver piazzato Chiellini là davanti negli
ultimi minuti della partita giocata contro l'Uruguay, peraltro in
inferiorità numerica, ne è stata la prova più evidente.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Nella rosa a disposizione
di Lippi nel mondiale vinto 2006 figuravano questi attaccanti: Toni,
Del Piero, Totti, Gilardino, Inzaghi, Iaquinta. Quattro anni prima
Trapattoni aveva convocato queste punte per la spedizione azzurra in
Giappone e Corea del Sud: Vieri, Del Piero, Totti, Inzaghi, Montella,
Delvecchio. Fermiamoci qui. In buona sostanza: in Italia non ci sono
più gli attaccanti che germogliavano una volta. Detto questo,
sarebbe bello se anche gli addetti ai lavori che hanno creato il
circo mediatico intorno a Balotelli facessero un bagno d'umiltà nel
riconoscere i propri sbagli. Non si chiedono, in definitiva, le
dimissioni di nessuno: a quello hanno già pensato Prandelli e Abete.
Ma un bagno d'umiltà sì. Almeno quello.</span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13222" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-60399860613992652942014-06-22T17:28:00.001+02:002014-06-28T12:29:30.391+02:00Prandelli, quale schema per l'Italia?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD91hyphenhyphenur9-TSig8OaaBR9gnsiNjNsw7WISPsKcpFS4ynmPUmz5MFOCjXCR389pMqmxfNUv2KFeKkNkcRnPq9e_4egGxokFNk8CzW2CwJiC4ptPEBI64QZfdgitJsty1MFyC-OZf93LAOMS/s1600/Prandelli+dubbi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgD91hyphenhyphenur9-TSig8OaaBR9gnsiNjNsw7WISPsKcpFS4ynmPUmz5MFOCjXCR389pMqmxfNUv2KFeKkNkcRnPq9e_4egGxokFNk8CzW2CwJiC4ptPEBI64QZfdgitJsty1MFyC-OZf93LAOMS/s1600/Prandelli+dubbi.jpg" height="196" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Quale
Italia preferire? Quella che abbraccia la filosofia del palleggio
continuo in mezzo al campo oppure quella che punta alle aree di
rigore avversarie sfruttando le munizioni a disposizione di due
attaccanti? Nelle convinzioni di Cesare Prandelli l'una esclude
l'altra. Si è discusso molto su questo argomento prima che la
comitiva azzurra atterrasse in Brasile per affrontare l'attuale
edizione del mondiale. La diretta conseguenza del voler infoltire la
linea mediana è quella di dover poi tirare la cinghia là davanti,
lasciando il solo Balotelli a sgomitare contro le difese avversarie.
Aiutarlo con l'inserimento di un'altra punta senza impoverire il
centrocampo comporterebbe, invece, il rischio di sguarnire le
retrovie degli azzurri. </span></span>E' un po' il solito
discorso della coperta corta: tiri da un lato, resti scoperto
dall'altro.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">I complimenti piovuti
addosso all'Italia dopo la vittoria contro l'Inghilterra si sono
trasformati in feroci critiche al fischio finale della successiva
gara persa contro il Costa Rica. Peccato di presunzione, il gran
caldo, l'umidità, lo scarso impegno... chi più ne ha più ne metta.
Tanto la sostanza non cambia: l'ultimo match che verrà giocato il
prossimo martedì contro l'Uruguay risulterà decisivo per le sorti
degli azzurri.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Quale formazione
schiererà sul campo Prandelli? La risposta giusta, probabilmente,
verrà svelata dopo che il c.t. avrà deciso lo schema da adottare.
Mai come in questo caso la scelta dello spartito risulterà
determinante per capire quale musica dovremmo aspettarci.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Dopo il fallimento degli
scorsi mondiali, il passaggio da Lippi a Prandelli ha portato la
nazionale ad abbracciare una filosofia calcistica diversa dalla
precedente. Un girone facile facile (Serbia, Estonia, Irlanda del
Nord, Slovenia e Far Øer) aveva aperto le porte degli Europei del
2012 all'Italia. Sino a quel momento il c.t. non aveva ascoltato i
suggerimenti che provenivano dalla serie A, dove la Juventus di
Antonio Conte era riuscita a conquistare uno scudetto da imbattuta
provando e riprovando schemi, sino ad arrivare al 3-5-2 di fine
stagione.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Partito con il 4-2-3-1
nella sua gara d'esordio persa contro la Costa d'Avorio, Prandelli
aveva iniziato la propria avventura mettendo De Rossi e Palombo in
mezzo al campo, per poi piazzare Cassano, Balotelli e Pepe dietro
Amauri, l'unica punta di fatto della serata. La difesa a quattro
resse sino all'Europeo, quando il c.t. cedette all'idea di togliere
un uomo e di schierare la retroguardia della Juventus campione
d'Italia. Ecco la formazione che disputò la finalissima del torneo
contro la Spagna: Buffon, Abate, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Pirlo,
Marchisio, De Rossi, Montolivo, Balotelli e Cassano. Tolto Montolivo
(infortunato), gli altri ragazzi sono tutti in Brasile.
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
Viste e considerate le
indecisioni che hanno accompagnato la spedizione azzurra sino al
momento della vittoria sugli inglesi, era proprio necessario
stravolgere il lavoro fatto in precedenza per poi ritrovarsi, con
l'acqua alla gola, a dover rispolverare idee ormai abiurate? Chissà
se anche in questo caso Prandelli ascolterà nuovamente i
suggerimenti provenienti dalla serie A, dove il titolo di
capocannoniere l'ha vinto un certo Immobile...</span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13207" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-3840970316198023682014-06-15T21:42:00.000+02:002014-06-22T17:29:06.264+02:00L'Italia di Pirlo ingabbia gli inglesi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLQsViIKKlkybWx_rfuqDOkpvW0FQwcYGK_QWwPMoxGB-hmOIur-7I0KMuiW0WVXdlwhUHLNNgfsmnaPEguI97WnIux3WVws0tFo03lfD9nGd0zGuxbrq5dtWrHfIvHcoVKwOcH7WBbPH1/s1600/Italia+Inghilterra.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiLQsViIKKlkybWx_rfuqDOkpvW0FQwcYGK_QWwPMoxGB-hmOIur-7I0KMuiW0WVXdlwhUHLNNgfsmnaPEguI97WnIux3WVws0tFo03lfD9nGd0zGuxbrq5dtWrHfIvHcoVKwOcH7WBbPH1/s1600/Italia+Inghilterra.jpg" height="273" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Diavolo d'un Mourinho, vuoi
vedere che anche stavolta azzecca il pronostico sull'Italia?</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Riavvolgiamo il nastro: Europei
2012, la nazionale di Cesare Prandelli è al centro del solito
vortice di polemiche che accompagna tutte le spedizioni azzurre,
indipendentemente dalla loro natura (mondiali o, appunto, europei).
In mezzo allo scetticismo generale spunta la sentenza del tecnico
portoghese: “<i>In questo Europeo l'Italia può arrivare molto
lontano</i>”.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Soltanto riassaporando
l'atmosfera di quei giorni è realmente possibile attribuire il
giusto valore ad un pronostico così difficile da prevedere. </span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Adesso
facciamo un salto in avanti di due anni nel tempo, ed ecco che la
storia sembra destinata a ripetersi: “</span></span><i><span style="font-style: normal;"><i>Dove
può arrivare l'Italia in questi mondiali? Può fare tutto: o finale
o vincere la Coppa</i>”. Dovesse indovinare anche questa, Mourihno si
guadagnerebbe il soprannome che in molti gli hanno affibbiato: il
mago di Setubal.</span></i></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Nel frattempo l'Italia ha
sconfitto l'Inghilterra dopo aver perso sulla strada che portava alla
partita alcuni dei pezzi pregiati della sua argenteria (Buffon,
Montolivo e De Sciglio), senza però smarrire la bussola e
continuando a mantenere i nervi saldi. Dalla sua aveva ben tre
registi contemporaneamente in campo (De Rossi, Pirlo e Verratti), ma
così come non vale la regola che se aumenti il numero degli
attaccanti i goals si moltiplicano, altrettanto vale per chi in campo
ha come compito principale quello di dettare i tempi del gioco.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Vuoi per le assenze, vuoi per le
incertezze esibite nelle ultime gare di avvicinamento al mondiale,
l'Italia di Prandelli ha impiegato quasi un tempo per trovare la
giusta quadratura. Dopodiché, escludendo l'episodio che ha portato
al momentaneo pareggio messo a segno da Sturridge, ha acquisito una
sicurezza che lascia ben sperare anche per il prosieguo del torneo. </span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;"><br /></span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Due anni fa le magie di Andrea
Pirlo erano state fondamentali per il buon europeo giocato dagli
azzurri. All'esordio del mondiale, nuovamente di fronte alla
selezione guidata da Hodgson (già battuta ai rigori lo scorso 24
giugno 2012), il regista juventino ha inanellato l'ennesima
prestazione positiva. Stavolta ha lasciato il “cucchiaio” nel
cassetto, cucinando comunque con una bellissima finta il goal servito
a tavola da Marchisio. Non ci volevano gli inglesi per capire che
fosse un genio del pallone, visto e considerato che sono stati
proprio loro ad aver inventato il football. Nonostante tutto, però,
quando giocano contro Pirlo non riescono proprio a trovare le
contromisure per fermarlo... </span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13192" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-74296332079802787342014-06-07T12:59:00.000+02:002014-06-07T18:20:18.623+02:00Ettore Puricelli, "testina d'oro"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKpJWL9Dx-jTDVQYcKNFtBwdHhQnyy4mDrc5XQH4c8bxhkIbwNQd3J1xE-E7TENm5lLdsNN9ZKOw-lA9fHtzQ2FY-FOIvK6jsJCSASSjcP8W2YDo3an0EoasAMJK9gWD7DTNwjJzkv0L_U/s1600/Puricelli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiKpJWL9Dx-jTDVQYcKNFtBwdHhQnyy4mDrc5XQH4c8bxhkIbwNQd3J1xE-E7TENm5lLdsNN9ZKOw-lA9fHtzQ2FY-FOIvK6jsJCSASSjcP8W2YDo3an0EoasAMJK9gWD7DTNwjJzkv0L_U/s1600/Puricelli.jpg" height="400" width="391" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Gianni Brera lo chiamava 'Ettorazzo', ma gli addetti ai lavori e i
tifosi lo ricordano con il soprannome di 'testina d'oro'. Ettore
Puricelli era arrivato a soli ventuno anni in Italia, a Bologna, nel
1938. Per i tifosi felsinei, che all'epoca dei fatti avevano il palato
fine, quel giocatore lungagnone e sconosciuto rappresentava soltanto un
oggetto misterioso. Niente a che vedere con l'idolo incontrastato di
casa, Angelo Schiavio, che aveva appena chiuso la carriera. Ma il
ragazzino riuscì presto a smentire gli scettici con una serie
lunghissima di prestazioni convincenti e la successiva conquista di due
scudetti, conditi da altrettanti titoli di capocannoniere. Amava giocare
con i calzettoni abbassati, alla “cacaiola”, come amava dire sempre
Brera.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Abituato in Uruguay, il suo paese d'origine, a giocare rasoterra, aveva
cambiato modo di trattare il pallone grazie alla cura di Arpad Weisz,
il tecnico ungherese che lo aiutò a diventare un grande attaccante. Lo
schema era apparentemente semplice: i movimenti continui e i cross dalle
fasce laterali di Biavati e Reguzzoni servivano per armare di munizioni
Puricelli. Così nascevano e finivano le azioni dei bolognesi, che
spesso terminavano con una rete messa a segno dal bomber venuto da
Montevideo. Di testa, appunto. Bruno Roghi, direttore de 'La Gazzetta
dello Sport' in quel periodo, era rimasto talmente impressionato dalla
sua bravura da coniargli la definizione di 'testina d' oro'.
Naturalizzato italiano, aveva giocato una sola gara con la maglia
azzurra, il 12 novembre 1939, contro la Svizzera, mettendo a segno la
rete della bandiera nella sconfitta subita per mano degli elvetici
(1-3).</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Passato al Milan attraverso uno scambio con un altro attaccante
fortemente voluto dal presidente Renato Dall'Ara, Gino Cappello,
continuò a segnare reti a grappoli. A questo proposito resta memorabile
una tripletta realizzata proprio contro la sua ex squadra a Milano, nel
corso di una partita vinta dai rossoneri con il risultato di 4-2 (1
giugno 1947). Una volta appese le scarpette al chiodo cominciò una
seconda carriera, quella di allenatore, guidando le giovanili del
Diavolo. A stagione iniziata era subentrato in prima squadra a Bela
Guttman, il tecnico del famoso anatema scagliato contro il Benfica nel
lontano 1962, conquistando lo scudetto al primo colpo (1954/55). E'
grazie anche al suo intervento che si deve l'arrivo in Italia del grande
Juan Alberto Schiaffino.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Dopo l'esperienza milanese aveva poi girato l'Italia in lungo e in
largo, continuando ad esercitare con alterne fortune quel lavoro per il
quale aveva trovato una curiosa definizione: “<i>Siamo come fagiani in riserva, ci sparano addosso senza pietà</i>”.
Riconosceva l'importanza della scuola degli allenatori di Coverciano,
senza dimenticare di evidenziare un particolare da lui ritenuto
fondamentale: “<i>Serve, eccome. Però occorre il tirocinio, conoscere
anche le amarezze. Coverciano è troppo bello. Ne esci con un sacco di
illusioni</i>”. La sua ricetta per vincere era basata sulla praticità: “<i>Per fare lo squadrone ci vogliono almeno due fuoriclasse. Se madre natura ti dà i due campionissimi, sei a posto</i>”.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">Era bravo ad individuare i giovani di talento. Capitò anche con
Giuseppe Savoldi, come aveva ammesso lo stesso attaccante nel corso di
un'intervista rilasciata nell'aprile del 2012: “<i>Ho avuto fortuna. Va
detto e lo sottolineo. Nella vita ci vuole anche questo, altrimenti non
sarei mai diventato Savoldi. Entro all’Atalanta a 16 anni.
Calcisticamente sono già vecchio, due anni e poi subito in prima
squadra. Mi fa esordire “testina d’oro”, Puricelli. Si rivede in me, mi
fa esordire e faccio subito goal, in Coppa Italia, contro il Verona. A
diciott’anni solo io e Riva siamo già in A</i>”.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
</span></span><span style="font-size: small;"><span style="font-family: "Helvetica Neue",Arial,Helvetica,sans-serif;">
Savoldi e Riva, due grandi campioni. Quelli che di solito fanno grande una squadra.</span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://www.lettera43.it/blog/calciostory/campioni-passato/ettore-puricelli-testina-d-oro_43675131501.htm" target="_blank" title="Lettera43"><img alt="Lettera43" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSN2b4MK6j3jQeGMKUo0t2MaoDSM5mPY2gP40mwPD0AcJlrdw37qCClrtePHSFx59PAVHwEAt4zNAOVAdgydFnbV_Sgy0BeaOoHuXoC9wDNrIwmdDpM4boPh681ewNYq7pDA0oDwwoi6B4/s200/Lettera43-logo.png" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5413669158435009314" style="cursor: hand; height: 30px; width: 150px;" /></a><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13178" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-65234975238764817422014-05-24T15:02:00.000+02:002014-05-24T15:02:33.569+02:00Thomas N'Kono e il campo stregato
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCdqtw6sukL9N80i05b-C1Ebc18KqLjfacicNPFR0gjEWMAQRQdlDMfq9iVam9kf0RDGUPzcu_RPWD1qxD-DZM41m9redaHLyY6ZvTS7j8eR98llg7CgXRJIAjVnxZXtxmnQ8NgSJ1oGIP/s1600/Thomas+N%27Kono.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCdqtw6sukL9N80i05b-C1Ebc18KqLjfacicNPFR0gjEWMAQRQdlDMfq9iVam9kf0RDGUPzcu_RPWD1qxD-DZM41m9redaHLyY6ZvTS7j8eR98llg7CgXRJIAjVnxZXtxmnQ8NgSJ1oGIP/s1600/Thomas+N'Kono.jpg" height="223" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><em>“<span style="font-style: normal;">Quel
portiere ha stregato gli avversari”. A volte capita di ascoltare o
leggere una simile espressione, comunemente usata nel mondo
calcistico. Si tratta indubbiamente di un semplice modo di dire che,
però, in una specifica occasione è stato comunque molto vicino a
rispecchiare la realtà dei fatti.</span></em></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><em><span style="font-style: normal;">Accadde
il 7 febbraio 2002 a Bamako, allo “Stade du 26 Mars”, prima del
fischio d'inizio della semifinale della Coppa d'Africa. Le due
contendenti erano il Mali, padrone di casa nonché paese ospitante
della manifestazione, e il Camerun. In ballo c'era l'opportunità
disputare la finalissima del torneo, già raggiunta dal Senegal. </span></em></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><em><span style="font-style: normal;">Thomas
N'Kono, leggendario portiere della nazionale camerunense del vecchio
secolo e membro dello staff, passeggiando dentro il prato verde dello
stadio aveva lasciato volutamente cadere un oggetto sul campo. Un
amuleto portatore di malocchio. Apriti cielo: mentre gli spettatori
stavano riempiendo l'impianto, un gruppo di poliziotti si gettò
immediatamente sul malcapitato, mettendogli le manette e
allontanandolo dal terreno di gioco. Si era trattato di un arresto
divenuto immediatamente mediatico, col l'ex campione che urlava la
propria rabbia davanti alle telecamere.</span></em></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><em><span style="font-style: normal;">Rilasciato
dopo pochi minuti, anche successivamente alla protesta del tecnico
Winfried Schäfer (che aveva minacciato il ritiro della propria
squadra), poté assistere alla vittoria dei suoi connazionali per
3-0. Seguirono le scuse ufficiali di Alpha Oumar Konaré, il
presidente della Repubblica del Mali che, tuttavia, non placarono
l'ira di N'Kono: “</span></em><em><i>Sono
molto arrabbiato, questi episodi danneggiano gravemente l’immagine
dell’Africa. Riuscite a immaginare Michel Platini, in campo con la
nazionale francese prima di una partita in Spagna, che riceve lo
stesso trattamento? No, perché è impossibile</i></em><em><span style="font-style: normal;">”.</span></em></span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span><div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><em><span style="font-style: normal;">Polemiche
a parte, il Camerun era riuscito ad aggiudicarsi la manifestazioni
sconfiggendo il Senegal. Vinse solamente dopo aver superato con
successo la lotteria dei calci di rigore. Una curiosità: la gara era
stata disputata in quello stesso stadio dove si era verificato –
qualche giorno prima – l'episodio appena raccontato. Sì, è vero,
la stregoneria non c'entra nulla. Però, intanto...</span></em> </span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://www.lettera43.it/blog/calciostory/aneddoti/thomas-n-kono-e-il-campo-stregato_43675130352.htm" target="_blank" title="Lettera43"><img alt="Lettera43" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSN2b4MK6j3jQeGMKUo0t2MaoDSM5mPY2gP40mwPD0AcJlrdw37qCClrtePHSFx59PAVHwEAt4zNAOVAdgydFnbV_Sgy0BeaOoHuXoC9wDNrIwmdDpM4boPh681ewNYq7pDA0oDwwoi6B4/s200/Lettera43-logo.png" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5413669158435009314" style="cursor: hand; height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-39667800399096054772014-05-20T18:44:00.000+02:002014-05-20T21:53:20.661+02:00Conte e la Juventus, il matrimonio continua<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDR6iIZo8eeWd00UdgyHrKItpfACI_XJbzupd75jZbLkZbMQ8zmAlnV04nm4lWJoRKB04NUpFVpTE1s8s4HIvkxc5pGdDgIiGPE8B3qMPt7t2B6fBJa9deXBQfaZVKpfSvPOuB3PJ7XOMS/s1600/Agnelli+Conte+Juventus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgDR6iIZo8eeWd00UdgyHrKItpfACI_XJbzupd75jZbLkZbMQ8zmAlnV04nm4lWJoRKB04NUpFVpTE1s8s4HIvkxc5pGdDgIiGPE8B3qMPt7t2B6fBJa9deXBQfaZVKpfSvPOuB3PJ7XOMS/s1600/Agnelli+Conte+Juventus.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">"<i>La
storia è fatta da chi scrive il proprio nome, gli altri possono
leggerlo</i>". Sfogliando le pagine della biografia di Antonio Conte
(“Testa, cuore e gambe”) all'improvviso compare questa frase,
divenuta ormai un marchio di fabbrica del tecnico leccese. Una
curiosità: è stampata, nero su bianco, sulla pagina centouno del
libro, quasi lo stesso numero dei punti accumulati in serie A da
Madama in questa memorabile stagione.</span></span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Dalla serata di lunedì una
buona fetta del popolo bianconero può festeggiare la notizia della
permanenza dell'allenatore sotto la Mole anche per il prossimo anno.
Mettendo da parte i sentimenti e i sentimentalismi, più passano gli
anni, più si ripetono le stesse scene durante il mese di maggio e
meno si può parlare di scelte dettate dal cuore. Tempo addietro
teatrini come quelli messi in scena a Torino appartenevano
esclusivamente ai calciatori, tanto abili nel monetizzare i risultati
conseguiti sul campo da mettere in discussione gli emolumenti
economici stabiliti con il club di appartenenza e fissati su un
foglio di carta. Quello che una volta, per intenderci, veniva
chiamato contratto di lavoro.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">La pietra miliare della Juventus
vincitrice di tre scudetti consecutivi è stata la scelta, operata
dal club, del tecnico che avrebbe dovuto guidarla. I meriti di Conte
nei successi bianconeri sono notevoli, tangibili, innegabili. E'
inutile stabilire una percentuale di incidenza, basta ricordare che
ci sono e che non sono pochi. Non va dimenticato, però, che uno dei
pilastri fondamentali sui quali costruire una squadra vincente è
rappresentato dal valore del rapporto tra una società ed il suo
allenatore. Se entrambe le parti remano nella stessa direzione,
allora anche le altre componenti finiscono inevitabilmente per
seguire la stessa rotta.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">In caso contrario, e alla
Juventus lo sanno bene (visto quanto è accaduto con Marcello Lippi
nella stagione 1998/99), anche le macchine all'apparenza perfette
iniziano a guastarsi. Poi, come è naturale che sia, esistono anche
le piacevoli eccezioni. Come quella, ad esempio, di Dino Zoff,
accantonato da una nuova dirigenza con largo anticipo ma in grado di
vincere comunque una Coppa Italia ed una Coppa Uefa nel 1990.
All'epoca dei fatti i giocatori juventini si erano stretti intorno
all'ex portiere della nazionale, formando un gruppo granitico in
grado di ottenere risultati incredibili. Soprattutto in
considerazione del reale tasso tecnico di quella rosa.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">La vera notizia, quella che
dovrebbe rassicurare i tifosi bianconeri e preoccupare - di
conseguenza - quelli avversari, è quella che ancora deve venire.
Soltanto quando si capirà chiaramente quanto Conte e la Vecchia
Signora abbiano voglia di continuare a vincere insieme, il futuro in
casa Juventus potrà apparire nuovamente roseo.</span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13147" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a></div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-53324517915163830962014-05-14T19:25:00.002+02:002014-05-16T19:10:23.116+02:00I dubbi di Conte sul suo futuro alla Juventus<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYKNSCBb3cZEmaWHWWuU_mGzVJzTnhd_XfVwxX2lEkv8ajU9-9UsoTfgXiValgOkTvBltT0AEzAQkdXEItGj9fedHWYzljxVpxrykLilrba6DhyphenhyphenWWf7k5ff2kf7jGb5qaPw8cdYeORWaHg/s1600/Antonio+Conte.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiYKNSCBb3cZEmaWHWWuU_mGzVJzTnhd_XfVwxX2lEkv8ajU9-9UsoTfgXiValgOkTvBltT0AEzAQkdXEItGj9fedHWYzljxVpxrykLilrba6DhyphenhyphenWWf7k5ff2kf7jGb5qaPw8cdYeORWaHg/s1600/Antonio+Conte.jpg" height="265" width="400" /></a></div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
</div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Spulciando tra le notizie e le
indiscrezioni all'interno della cronaca quotidiana non si riesce
ancora a capire il nome dell'allenatore che siederà sulla panchina
della Juventus nella prossima stagione. Nel frattempo quest'ultimo
campionato vinto dalla Vecchia Signora è già pronto per entrare
nella storia del calcio nostrano. La quota dei cento punti (e oltre,
Cagliari permettendo) in classifica è ormai a portata di mano, dato
che Madama ha superato quasi tutti gli ostacoli con una velocità
tale da riuscire a battere ed abbattere record su record.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Per i sostenitori bianconeri le
soddisfazioni non sono certo mancate, sceglierne una sola tra le
tante è realmente difficile. Forse risulterebbe più semplice citare
l'ultima in versione cronologico, vale a dire la rete segnata da
Osvaldo contro la Roma nei minuti di recupero della gara recentemente
disputata allo stadio "Olimpico".</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">A mischiare le carte ed agitare
i sentimenti in casa juventina, però, ha pensato la querelle nata
col tecnico leccese. Il contratto stipulato tra Conte e la Juventus
dovrebbe legare le parti ancora per un anno, ma è ampiamente
risaputo che nell'ambiente pallonaro l'unica cosa che conta è la
volontà reciproca, o meno, di proseguire un rapporto di lavoro. </span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Mettendo temporaneamente da
parte le influenze del cuore, ciò che in concreto prevale in casi
simili è la ragione. I dubbi e le esternazioni manifestati da Conte
stonano con il momento estremamente felice vissuto dal pianeta
bianconero, una gioia conquistata dopo una lunghissima serie di
successi conseguiti sui campi di tutta Italia nel corso di questi
ultimi tre anni.</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">I meriti dell'allenatore leccese
sono indubbi, ma anche quelli della società non vanno trascurati.
Era proprio necessario, per Conte, parlare del proprio futuro davanti
al mondo intero senza limitarsi a farlo nel più stretto riserbo con
i soli vertici societari? I "rumori del nemico", che spesso
sente provenire dall'esterno, questa volta provengono dal ventre del
suo club? Oppure l'allenatore ha semplicemente il sentore di non
poter ripetere una simile stagione, avendo fatto il massimo in Italia
e immaginando di non riuscire a percorrere molta strada in Europa il
prossimo anno?</span></span></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
</div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">
</span></span>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Qualunque sia il motivo che ha
creato questa situazione di stallo e nella speranza che - per tutti -
la soluzione positiva arrivi al più presto, l'augurio da inoltrare
alla Vecchia Signora è quello di continuare il percorso di crescita
esponenziale iniziato da tre anni a questa parte. Senza dimenticare
che è anche dalla gestione di situazioni come questa che il mondo
esterno giudica la grandezza di un club. </span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13135" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-10504429435061087062014-05-11T11:04:00.000+02:002014-05-11T11:04:58.257+02:00Laureano Ruiz, il maestro del tiqui-taca<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCi4TJ-Kx6TsG443VGi-fyGOv4jzP4xQyKuJYnvDo6lV4G7H1UAuV27R6sC2XPeA5O0gj-o_aF3mE9cmeey74IIMycSmbXSL-Bc6ZVWhyeEZS6DUgfyBfbgvtC3nCpZBKiXBsA2nMy_0KV/s1600/Laureano+Ruiz.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjCi4TJ-Kx6TsG443VGi-fyGOv4jzP4xQyKuJYnvDo6lV4G7H1UAuV27R6sC2XPeA5O0gj-o_aF3mE9cmeey74IIMycSmbXSL-Bc6ZVWhyeEZS6DUgfyBfbgvtC3nCpZBKiXBsA2nMy_0KV/s1600/Laureano+Ruiz.jpg" height="305" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Al tramonto dell'incredibile sconfitta casalinga del Bayern Monaco
contro il Real Madrid nella recente semifinale di Champions League, in
molti hanno celebrato la fine dell'ormai celebre tiqui-taca. Quello di
origine catalana, s'intende, perché l'idea di sfruttare una fitta rete
di passaggi per mantenere il controllo pallone tra i propri piedi,
piuttosto che andarlo a recuperare in mezzo a quelli degli avversari, è
vecchia quanto il football.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">E' proprio in quella terra che questo stile di gioco negli ultimi anni è
stato utilizzato a livelli intensissimi, quasi esasperanti, con
risultati indubbiamente vincenti. Trasportato in Germania da Josep
Guardiola ha subito invece un tracollo in termini di popolarità proprio
in fondo al torneo continentale più importante, dopo che la conquista
del campionato tedesco per il Bayern Monaco si era rivelata una pura
formalità.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">In quell'occasione la “Gazzetta dello Sport” aveva nuovamente portato
alle luci della ribalta Laureano Ruiz, ovvero la persona che anni fa
trapiantò questa filosofia calcistica a Barcellona. La storia racconta
che alla guida di una squadra di ragazzini sovvenzionata da un marchio
di birra nel lontano 1972 aveva umiliato i pari età blaugrana. Apriti
cielo: il presidente Agustì Montal andò su tutte le furie, per poi
tesserare quell'allenatore che – dopo qualche colloquio – era apparso al
suo nuovo ambiente come un visionario.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Contro ogni previsione i successi arrivarono in serie, uno dietro
l'altro, per un club che a livello giovanile stentava non poco. Strano a
dirsi, guardando la realtà attuale, ma è proprio grazie all'importanza
data a quel ramo societario da Ruiz se adesso il Barcellona può vantarsi
della bontà di quel settore di fronte al mondo intero.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Nato nel 1937, il credo di Laureano Ruiz era basto sul possesso di
palla, su un sistema tattico comune a tutte le squadre (il 3-4-3) e su
un regime di allenamento che mescolava l'aspetto fisico al controllo
tecnico del pallone. Una volta disse: “<i>Mi ricordo di un allenatore
che proibì l'utilizzo della palla in allenamento, perché così il giorno
dopo i suoi giocatori avrebbero avuto più voglia ad usarla...
un'aberrazione!</i>”. Così come era inconcepibile, per lui, che l'attitudine al football dovesse dipendere dall'altezza dei calciatori: “<i>Dicevano
che il calcio era solo per giocatori alti e forti. Grande errore. Nel
corso degli anni è stato dimostrato che questo non è sempre vero, ma
allora non c'era modo di farlo capire alla gente</i>”.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ruiz aveva trapiantato il seme che negli anni è poi germogliato grazie
al lavoro, tra gli altri, dei vari Michels, Cruijff, Guardiola e del
compianto Vilanova. Il 25 novembre 2012, fuori casa contro il Levante,
il Barcellona aveva giocato con tutta la formazione prodotta dalla
scuola del club, la celebre “Masia”. Era accaduto nel momento stesso in
cui Dani Alves si era infortunato, dopo 14 minuti di gioco, per venire
sostituito da Martin Montoya. A fine gara Xavi aveva ricordato che '<i>Van
Gaal (ex allenatore del Barca, ndr) disse una volta che il suo sogno
era vedere in campo insieme 11 giocatori usciti dall'accademia, e oggi
questo è diventato realtà</i>'.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">In realtà quello era stato anche il sogno di Ruiz: “<i>Per me è stata
una soddisfazione massima. Un'enorme soddisfazione. Questo era il mio
desiderio, il mio sogno per il futuro dal primo giorno che ero arrivato
al Barça. Vedere sul prato quel giorno contro il Levante undici
giocatori fatti in casa mi ha ricordato di tutte quelle persone che 40
anni prima mi aveva detto che ero pazzo</i>”. Lo aveva confessato terminando la frase con un sorriso.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Mentre seguiva alcuni provini di giovani calciatori in qualità di
allenatore della scuola catalana Escolapis Sarrià, qualche anno fa, la
sua attenzione era stata catturata da un ragazzino che tirava da solo
dei calci al pallone contro un muro. Si avvicinò a lui, chiedendo che
cosa stesse facendo. Con lo sguardo triste, il ragazzo aveva risposto di
stare attendendo il padre, che lo avrebbe riportato a casa. Ruiz andò
immediatamente dagli altri tecnici chiedendo il motivo della bocciatura
di quel calciatore che a lui – invece – era piaciuto. La risposta lo
fece arrabbiare non poco: per gli altri era bravino, sì, ma non avrebbe
avuto alcun futuro come professionista.</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Alla fine vinse il parere di Ruiz. Quel ragazzino si chiamava Albert
Ferrer, protagonista di una carriera straordinaria al servizio del
Barcellona di Cruyff, del Chelsea e della nazionale spagnola. Mentre
citava il suo nome, concludendo il racconto, sul volto di Ruiz era
comparso un altro sorriso.</span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://www.lettera43.it/blog/calciostory/allenatori/laureano-ruiz-il-maestro-del-tiqui-taca_43675129143.htm" target="_blank" title="Lettera43"><img alt="Lettera43" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSN2b4MK6j3jQeGMKUo0t2MaoDSM5mPY2gP40mwPD0AcJlrdw37qCClrtePHSFx59PAVHwEAt4zNAOVAdgydFnbV_Sgy0BeaOoHuXoC9wDNrIwmdDpM4boPh681ewNYq7pDA0oDwwoi6B4/s200/Lettera43-logo.png" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5413669158435009314" style="cursor: hand; height: 30px; width: 150px;" /></a>
</div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-85371659710604586032014-05-11T10:50:00.003+02:002014-05-11T10:50:42.604+02:00C'era una volta Camin - Lo stile e il genio di Vladimiro CaminitiUn consiglio per la lettura<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV-6cAwyZ3orFj_5dNW0NViCpUn7AFTS793wk0oU4y9YzC46tSXD0rxQcp8XmZyXfIbQtTGla_eRGpRwpRD1qPptgLMDeOJNGmueNb02VxTY0aXA7GqNgxTByTPveL4llVhpuZ0QUhR1wo/s1600/C'era+una+volta+Camin.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgV-6cAwyZ3orFj_5dNW0NViCpUn7AFTS793wk0oU4y9YzC46tSXD0rxQcp8XmZyXfIbQtTGla_eRGpRwpRD1qPptgLMDeOJNGmueNb02VxTY0aXA7GqNgxTByTPveL4llVhpuZ0QUhR1wo/s1600/C'era+una+volta+Camin.jpg" height="400" width="283" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Vladimiro Caminiti se ne andò il 5 settembre 1993, consumato da un
male incurabile. Aveva 61 anni. Fu giornalista, scrittore, poeta.
</div>
<div style="text-align: justify;">
Siculo di Palermo, migrato a Torino, innamorato pazzo del suo
mestiere e del mestiere di don Giovanni, una vita non meno romanzesca
della carriera. Uno, nessuno e centomila: Luigi Pirandello lo avrebbe
riassunto così.</div>
<div style="text-align: justify;">
Camin è stato un caso letterario per come scriveva; la lingua
italiana era la sua religione, ne difendeva il culto dalle invasioni
barbariche con sermoni pittoreschi ma non grotteschi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i style="line-height: 1.3em;">“Causio che si muove in verticale
avanti e indietro, Cuccureddu che sfreccia invano cercato da Bittolo
(che fa l’ha trovato?), Furino che caracolla come il Settimo lancieri, e
Capello sempre impegnato da quel braccio zavorra, con quella testa
alta, per vederci meglio, spunta dove meno te l’aspetti, t’infila il
terzo gol, avvalorando il podismo nerboruto e ragionato di Furino; ed
insomma questi quattro sono i padroni del vapore”.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Questo è un pezzo dell’articolo scritto da Vladimiro Caminiti e
pubblicato su Tuttosport il giorno seguente di una vittoria della Juve
sul Genoa, 3-0, con l’ultimo gol di Capello, colui che correva con il
“braccio zavorra”. Si giocava il campionato 73-74, vinto dalla Lazio di
Wilson e Chinaglia. Da notare l’espressione “braccio zavorra”,
un’istantanea mostruosa che ti visualizza Capello che corre con il
sedere ritto e il braccio destro che esce completamente fuori dal corpo:
era la postura abituale del grande centrocampista friulano.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Roberto Beccantini</b>,<span style="line-height: 1.3em;"> </span><span style="line-height: 1.3em;">bolognese,
ha scritto per «Tuttosport», «La Gazzetta dello Sport» e, dal 1992 al
2010, per «La Stampa». Ha seguito dieci Olimpiadi, nove Mondiali e otto
Europei di calcio. Oggi collabora per «La Gazzetta dello Sport», «il
Fatto quotidiano», il «Guerin Sportivo» ed «Eurosport». È stato giurato
del Pallone d’oro di France Football. Ha pubblicato </span><i style="line-height: 1.3em;">Juve ti amo lo stesso </i><span style="line-height: 1.3em;">(Mondadori, 2007) e </span><i style="line-height: 1.3em;">Quei derby che una Signora non dimentica </i><span style="line-height: 1.3em;">(Priuli & Verlucca, 2007).</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="line-height: 1.3em;"><b>Riccardo Gambelli</b>, </span><span style="line-height: 1.3em;">senese, autore di </span><i style="line-height: 1.3em;">Coriandoli Bianconeri</i><span style="line-height: 1.3em;">, </span><i style="line-height: 1.3em;">Ali per vivere </i><span style="line-height: 1.3em;">e </span><i style="line-height: 1.3em;">Il lisiantus bianco </i><span style="line-height: 1.3em;">editi
da Pascal Editrice. Inoltre, ha partecipato, con i pezzi dedicati a
Franco Causio, Andrea Fortunato, Fabrizio Ravanelli, Paolo Rossi e Marco
Tardelli, al libro collettivo, curato dall’anaj, </span><i style="line-height: 1.3em;">I nostri campioni</i><span style="line-height: 1.3em;">, (Bradipolibri, 2010).</span></div>
<br />
<span style="line-height: 1.3em;">Dal sito della </span> <a href="http://www.bradipolibri.it/sitonuovo/index.php?option=com_content&view=article&id=260:cera-una-volta-camin&catid=18&Itemid=116" target="'_blank'"><b><span style="color: #3366ff;"><i>Bradipolibri</i></span></b></a><br />
<div style="text-align: justify;">
</div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-76099577947464347652014-05-04T19:24:00.001+02:002014-05-05T19:37:02.956+02:00Juventus campione d'Italia per la terza volta consecutiva<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3uC8BEPOqYPTdqAR7qjWtnmx20eEV-o_QkU-4sKwWVfLuc473AacYtHWDxAumAEPGn0ZwJM-xAJLiJw-_uOzAKIAHRrM3arFtUdz6e-saUIR6-6csBpUAcAMnNqmWYVXhuotV4TrF-z83/s1600/Juventus+campione+d%27Italia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj3uC8BEPOqYPTdqAR7qjWtnmx20eEV-o_QkU-4sKwWVfLuc473AacYtHWDxAumAEPGn0ZwJM-xAJLiJw-_uOzAKIAHRrM3arFtUdz6e-saUIR6-6csBpUAcAMnNqmWYVXhuotV4TrF-z83/s1600/Juventus+campione+d'Italia.jpg" height="266" width="400" /></a></div>
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span>
<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Sembra ieri, eppure è
passato esattamente un anno dal momento in cui Antonio Conte
festeggiava il secondo scudetto consecutivo alla guida della Juventus
esprimendo la propria gioia attraverso queste parole: “<i>Io sto
benissimo qui, sono nel posto che ho sempre sperato di stare sin
dall'avvio della mia carriera da tecnico. Era il mio sogno tornare
qui e vincere, sono nel posto giusto e lo penso. E' chiaro che dopo
due stagioni straordinarie, dove abbiamo bruciato le tappe che
prevedevano un progetto triennale per tornare a vincere, è chiaro
che l'asticella si alza. Siamo consci delle difficoltà economiche
italiane, è giusto parlare con la società in modo sereno di quanto
fare</i>”. La particolarità di quel messaggio, diretto alla società
bianconera ed ai suoi tifosi, è racchiusa nella sua attualità a
distanza di trecentosessantacinque giorni.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">L'asticella di cui
parlava Conte si è alzata, e si alzerà ancora. Una volta riaperta
la bacheca, Madama ha riscoperto
il gusto di riempirla di trofei. Tre scudetti consecutivi non sono
uno scherzo e certificano in maniera netta, inequivocabile, il
ritorno a tutti gli effetti della Vecchia Signora nel ruolo di club
ammazza campionati. Dagli ottantaquattro punti accumulati nella prima
stagione Contiana, nella seconda il gruppo juventino è riuscito ad
arrivare a quota ottantasette. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Adesso,
con ancora tre gare da disputare, la prospettiva è quella di
raggiungere la stratosferica cifra di cento punti. Partendo dagli
attuali novantatré, che comunque non sono pochi. Il tricolore
juventino, e tutti i record che questa stagione si porterà dietro, è
frutto anche della fortissima concorrenza della Roma, autentica
rivelazione della serie A. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Per
Madama non ci sarà un altro 5 maggio decisivo per le sorti dello
scudetto, visto che l'improvvisa (e sonora) sconfitta patita dai
giallorossi a Catania l'ha buttata giù dal divano, dove stava
tranquillamente aspettando di poter affrontare l'Atalanta, per
consentirle di correre a festeggiare con un giorno d'anticipo la
matematica conquista del tricolore. Chiusa anche questa stagione
bisognerà capire sino a quale punto andrà alzata l'asticella e
quali saranno, realisticamente, i prossimi obiettivi che la Vecchia
Signora dovrà cercare di raggiungere. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Un
episodio, tra i tanti, può raccontare meglio di altri il percorso
compiuto dalla Juventus in questi ultimi tre anni. Risale al 25
settembre 2011, all'alba del primo scudetto juventino della nuova era
Contiana. Il tecnico bianconero aveva risposto a muso duro a qualche
giornalista dopo che la sua squadra aveva conseguito un secondo
pareggio consecutivo in campionato: “<i>Se pensate che la Juve, dopo
due settimi posti, torni a lottare subito per lo scudetto... ripeto:
abbiamo tanta strada da percorrere per tornare a essere competitivi.
Non è che in estate abbiamo preso Walcott, Nani o Tevez, gente che
in Italia nessuno si può permettere, ma giocatori giovani e di
prospettiva</i>”. Al termine di quella stagione la Juventus arrivò
prima da imbattuta, dopo altre due avrebbe comprato Tevez e adesso
sembra in dirittura d'arrivo pure l'acquisto del portoghese Nani. </span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Come
direbbe Garcia, <span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">la
chiesa è stata rimessa al centro del villaggio. Ancora una
curiosità: quel pareggio esterno la Juventus lo ottenne a Catania,
nello stesso campo dal quale oggi le è arrivata la notizia della
sconfitta della Roma. E' proprio vero, dopo il terremoto provocato da
Calciopoli almeno in Italia tutto sembra essere tornato al proprio
posto. Adesso è arrivato il momento di pensare all'Europa...</span></span> </span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13107" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>
</div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-79420826185703445242014-05-02T18:58:00.002+02:002014-05-03T14:12:23.916+02:00Alla Juve serve una nuova mentalità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8LMcyRZS0ENDvWwwU9uKgdi0z4N9bf7opZsBmYhDUX9gbxRdZhR2GkOR7KGz8oEVPpqod8iWcEbFbyDV8x6oNwxEKNt2eaf62a74VQzRek60cZvZGHJDuT0LNob62JYJ6xNAR2nNC4sxM/s1600/Juventus+Benfica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8LMcyRZS0ENDvWwwU9uKgdi0z4N9bf7opZsBmYhDUX9gbxRdZhR2GkOR7KGz8oEVPpqod8iWcEbFbyDV8x6oNwxEKNt2eaf62a74VQzRek60cZvZGHJDuT0LNob62JYJ6xNAR2nNC4sxM/s1600/Juventus+Benfica.jpg" height="250" width="400" /></a></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm;">
</div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">La
Juventus che si appresta a conquistare il terzo scudetto consecutivo
si conferma una squadra che al di fuori dei confini del nostro paese
non riesce né ad emergere né a mostrare tutto il proprio valore. Le
cause non sono certo da ricercare nella neve caduta a Istanbul lo
scorso dicembre, oppure in qualche episodio sfavorevole accaduto nel
doppio confronto con il Benfica. Il problema, più ampio, riguarda il
suo processo di crescita, iniziato nel momento del ritorno in serie A
e ancora da completare, reso più complicato - nel corso del tempo -
anche per colpa di alcune scelte sbagliate operate dal club. Inteso
nel suo insieme, senza considerare il cambio societario che ha poi
portato Andrea Agnelli al timone di Madama.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span>
</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Nessuno
è perfetto, per carità, gli errori fanno parte del mestiere e le
sconfitte bruciano. Però, a mente fredda, non bisogna dimenticare
che la chiesa è stata rimessa al centro del villaggio (tanto per
citare un proverbio caro a Rudi Garcia) soltanto da tre anni a questa
parte. La Juventus che ha ripreso a dettare legge in Italia ha
dimostrato di essere ancora una Giovane Signora in Europa, priva
dell'esperienza e del cinismo necessari per ottenere risultati
prestigiosi anche fuori dalla serie A. </span></span></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span>
</div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Pirlo,
Buffon, Tevez, Vidal... tra le sue fila Madama annovera elementi
dalla caratura internazionale, che però non le sono stati
sufficienti per maturare alla svelta la consapevolezza che nelle
manifestazioni europeee si gioca un calcio di tipo diverso: più
veloce, con meno interruzioni, più fisico e con una particolare cura
dei dettagli. Al minimo errore, infatti, si rischia di dover pagare
il dazio, senza avere il tempo necessario per rimediare.</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span>
</div>
<div style="font-style: normal; font-weight: normal; margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Dal
momento in cui la Juventus è stata eliminata dalla Champions League,
poi, in casa bianconera si è fatto un gran parlare della possibilità
che la formazione allenata da Conte potesse giocare un'eventuale
finale di Europa League a Torino, nel suo stadio. Proprio in questo
frangente è venuto a galla il provincialismo della Vecchia Signora.
Cancellata la Coppa delle Coppe, in Europa ogni anno fior di club
sgomitano tra loro per potersi aggiudicare soltanto due competizioni.
Visto e considerato che quella più importante è attualmente fuori
dalla portata della truppa juventina, era davvero così umiliante per
lei partecipare all'Europa League, tanto da dover usare come
ulteriore stimolo nell'affrontarla il pensiero che la gara decisiva
si sarebbe disputata a Torino?</span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">
</span></span>
</div>
<div style="text-align: justify;">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Nel
corso della prossima estate la Signora potrebbe cambiare abito, così
come il sarto che ne curerà le rifiniture. Ma per tornare a vincere
in Europa quello che le servirebbe sarebbe soprattutto una mentalità
nuova, che dai vertici societari possa propagarsi verso il basso, in
cui l'unico denominatore comune alle diverse competizioni da
affrontare dovrebbe essere l'intenzione di provare a vincere tutto
quanto le sarà possibile. Non soltanto a parole o con slogan ad
effetto.</span></span></div>
<br />
Articolo pubblicato a breve su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13102" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a></div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-79705634089841915492014-04-28T20:05:00.000+02:002014-04-28T20:10:06.204+02:00Saeed Al Owairan, il «Maradona del deserto»<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgvlJHkZi5Yl8KdL5-UzaPbfCqp4-TakZJZiSK7wx9gzoNzmM09DpaM2xK8soCJnt6k1WMZKlzz3TmCl0pzzq-zLICDK-oSTrAZwtdO49RwKyT9n_ajnKIkWQx9iL-yt31sIVG_7VHyqpx/s1600/Saeed+Al+Owairan.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhgvlJHkZi5Yl8KdL5-UzaPbfCqp4-TakZJZiSK7wx9gzoNzmM09DpaM2xK8soCJnt6k1WMZKlzz3TmCl0pzzq-zLICDK-oSTrAZwtdO49RwKyT9n_ajnKIkWQx9iL-yt31sIVG_7VHyqpx/s1600/Saeed+Al+Owairan.jpg" height="311" width="400" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Ci sono calciatori che nel vedere il colore rosso delle maglie del
Belgio si esaltano, tirando fuori dal cilindro colpi assolutamente
straordinari. Diego Armando Maradona, ad esempio, aveva punito i Diavoli
Rossi nell'edizione dei mondiali tenutasi in Messico nel 1986
realizzando una doppietta decisiva per la conquista della finalissima da
parte della sua Argentina. Ma per Maradona, con tutto il dovuto
rispetto verso gli altri giocatori, realizzare un goal straordinario non
era certo un evento raro.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Quanto era accaduto otto anni più tardi in America, invece, può rendere
meglio l'idea del concetto appena espresso. Saeed Al Owairan, il numero
dieci della rappresentativa dell'Arabia Saudita, il 29 giugno 1994 si
era impadronito del pallone quando ancora si trovava nella metà campo
dei sauditi, aveva percorso una settantina di metri evitando come
fossero dei birilli tutti gli avversari che gli si erano parati di
fronte sino a depositare la sfera nella porta difesa dal belga
Preud’homme. Non un portiere qualunque, considerando il suo palmarès e
il fatto che al termine di quella manifestazione gli era stato assegnato
il premio Jašin destinato ai migliori numeri uno del torneo.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Quella rete fu fondamentale per la storica qualificazione agli ottavi
di finale di una nazionale che stava vivendo la sua prima esperienza
mondiale. Il cammino si sarebbe poi fermato alla tappa successiva,
nonostante l'entusiasmo trasmesso da Jorge Solari, c.t. argentino dei
sauditi, quando ancora si trovava nella pancia del “Robert F. Kennedy
Memorial Stadium” e descriveva l'emozione appena vissuta: “<i>La nostra
è stata una vittoria del calcio latino, poiché ci ispiriamo alle
tradizioni del grande Brasile. Negli ottavi contro la Svezia non avremo
problemi: ci prepariamo solo per vincere</i>”.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Terminato il mondiale erano iniziati i festeggiamenti riservati ad Al
Owairan, che in patria venne omaggiato al pari di una star
internazionale: auto lussuose, una villa e una montagna di soldi che il
munifico Re Fahd, monarca del paese, ed altri sceicchi che ne avevano
seguito l'esempio destinarono a quello che era stato definito “il
Maradona del deserto”. L'umiltà mostrata dal giocatore quando ancora si
trovava sul suolo americano (“<i>Paragonate il mio goal a una prodezza
di Maradona? Troppo onore. Devo ringraziare i miei compagni, abili
nell'aprirmi il corridoio giusto</i>”) aveva lasciato spazio agli
eccessi di una vita che, ormai, era cambiata rispetto a quella vissuta
prima di quell'episodio incredibile.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
Re Fahd e il Principe Faisal Bin Fahd, quest'ultimo presidente federale
nonché figlio del sultano, erano contrari ad un suo trasferimento in un
club al di fuori del paese, così Al Owairan rimase imprigionato nel suo
eremo dorato. Prima in senso metaforico, poi nel vero e proprio senso
della parola, dato che - in barba alla legge islamica e agli
avvertimenti ricevuti in precedenza - nel marzo del 1995 venne beccato
all'interno di un locale mentre si rendeva protagonista di alcuni
comportamenti non proprio consoni rispetto a quanto stabilito dai
dettami della Sharia.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La condanna di tre anni di prigionia, peraltro in condizioni
privilegiate rispetto a quelle degli altri detenuti, non fu scontata in
pieno: l'Arabia Saudita aveva conquistato nuovamente la qualificazione
ad un mondiale di calcio, quello francese del 1998, e per Al Owairan si
erano aperte le porte del carcere. Fu il Principe Faisal ad intercedere
con il padre per rivederlo correre sui campi di gioco.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
La nazionale saudita , intanto, era passata tra le mani di Carlos
Alberto Perreira, il tecnico che si era laureato campione con il Brasile
nella precedente edizione americana, un vero e proprio giramondo del
pallone. Il miracolo, però, non si era ripetuto, né a livello personale
né tantomeno di squadra: un pareggio e due sconfitte avevano costretto i
sauditi all'immediato rientro a casa.</div>
<div style="margin-bottom: 0cm; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Negli occhi dei tifosi, nonostante tutto, era rimasta ancora impressa
quella rete straordinaria messa a segno dal “Maradona del deserto”
quattro anni prima. Ai taccuini di un inviato del “The New York Times”, a
distanza di tempo, lo stesso Saeed Al Owairan aveva poi confessato un
piccolo segreto: “<i>Quel goal per me si rivelò essere un’arma a doppio
taglio e, se da un lato fu meraviglioso, dall’altro fu tremendo perché
finii costantemente sotto la luce dei riflettori</i>”.</div>
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://www.lettera43.it/blog/calciostory/allenatori/saeed-al-owairan-il-maradona-del-deserto_43675128020.htm" target="_blank" title="Lettera43"><img alt="Lettera43" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgSN2b4MK6j3jQeGMKUo0t2MaoDSM5mPY2gP40mwPD0AcJlrdw37qCClrtePHSFx59PAVHwEAt4zNAOVAdgydFnbV_Sgy0BeaOoHuXoC9wDNrIwmdDpM4boPh681ewNYq7pDA0oDwwoi6B4/s200/Lettera43-logo.png" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5413669158435009314" style="cursor: hand; height: 30px; width: 150px;" /></a>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="344" src="//www.youtube.com/embed/FxDNewTtlXU" width="425"></iframe>Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-4038611671661192592014-04-25T17:40:00.001+02:002014-04-26T12:49:03.541+02:00Juve, passa da Torino il futuro europeo<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlkTC62vSS0tRZ1bvQVMV0U4RcPZMdxUW2kgUyRmi6zc7TL-f7TiA_DeM1KwvR2ZHsrlPBgJEMQ4daE-kZ-at7KPfbQ8vfNy067TxVj8TjSwx17ULL0QQf0JOUErSOyhva6E8uFQ89qY-K/s1600/Benfica+Juventus.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhlkTC62vSS0tRZ1bvQVMV0U4RcPZMdxUW2kgUyRmi6zc7TL-f7TiA_DeM1KwvR2ZHsrlPBgJEMQ4daE-kZ-at7KPfbQ8vfNy067TxVj8TjSwx17ULL0QQf0JOUErSOyhva6E8uFQ89qY-K/s1600/Benfica+Juventus.jpg" height="225" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;">Il
futuro europeo di Madama ora passerà inevitabilmente da quanto
accadrà sul prato verde dello “Juventus Stadium”. Era già stato
deciso che il prossimo 14 maggio vi si sarebbe disputata la
finalissima dell'Europa League, di conseguenza tra poco meno di una
settimana proprio su quel terreno la Vecchia Signora dovrà sudarsi
l'accesso alla gara decisiva della manifestazione.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="font-style: normal; margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Il
giorno stesso in cui la Juventus aveva conquistato il primo scudetto
dell'era-Conte, il giornalista e scrittore Maurizio Crosetti
descrisse con queste parole l'impianto torinese: “</span><i>Il
dodicesimo giocatore non scende in campo perché "è" il
campo. E' una tana di cemento e cristallo, è il primo stadio di
proprietà in Italia e l'ha costruito la Juve. Assai probabile che il
dodicesimo giocatore abbia portato punti in classifica. Impossibile
quantificarli, ma ci sono di sicuro. Ed è certo che la Juve sia
imbattuta anche per via della sua tana, la sua casa riconquistata
insieme all'identità di sé. Una visione tra passato e futuro,
perché un campo e uno stadio sono appartenenza, e insieme sono
sviluppo. Sono soldi</i>”.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Può
darsi che l'aria di casa, l'affetto e la vicinanza dei suoi tifosi
restituiscano alla Juventus quelle sicurezze che in Europa spesso
smarrisce. Salvo ritrovarle quando i giochi sono ormai fatti.
L'elenco delle occasioni perse o comunque non colte al volo inizia ad
allungarsi pericolosamente e tra queste – sia chiaro – non vanno
certo annoverate le sconfitte patite per mano del Bayern Monaco nella
scorsa stagione. Ma gli approcci titubanti al cospetto dei vari
</span><i><span style="font-style: normal;">Nordsjælland,</span></i><span style="font-style: normal;">
Copenaghen e Galatasaray si ripropongono con una frequenza sempre
maggiore nel momento stesso in cui la Vecchia Signora abbandona il
Belpaese per iniziare qualche campagna d'Europa.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Le
reti subite dai bianconeri all'</span><span style="font-style: normal;"><span style="font-weight: normal;">Estádio
da Luz erano evitabili, così come il bellissimo goal di Tevez poteva
non restare un caso isolato a se stesso, se soltanto qualche suo
compagno avesse avuto una mira migliore. Per carità, nulla è
compromesso, la finale è ancora a portata di mano. Ma l'Europa non è
l'Italia, se sbagli spesso manca il tempo per rimediare. La sconfitta
con il Benfica ricorda una volta in più quanto sarebbe importante
per la Juventus vincere l'Europa League, in modo da ritrovare la
sicurezza e l'autostima indispensabili per poter riprendere a pensare
in grande. Non è soltanto una questione di uomini, ma anche di
“testa”. L'Atletico Madrid attuale semifinalista della Champions
League (che ultimamente è riuscito ad aggiudicarsi qualche trofeo...
) è la prova lampante di questo concetto.</span></span> </span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13088" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a></div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-50102277227024047602014-04-22T21:56:00.000+02:002014-04-25T17:44:32.863+02:00Juve, cessioni per ritornare grande<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"></span></span></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjn1RPol68LkxJu3ttMhlR-BLY7PAgRRjSqvYwYYkgdZi3E5eS20dw3-v9yxFOvk98QyO2dtEBgotQt-0O44NU2aMGzI3Jz2Y4-AlaW6udY9oFpcqMCWvXu-p789olIupcoyfBmrq5W4TXd/s1600/Pogba.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjn1RPol68LkxJu3ttMhlR-BLY7PAgRRjSqvYwYYkgdZi3E5eS20dw3-v9yxFOvk98QyO2dtEBgotQt-0O44NU2aMGzI3Jz2Y4-AlaW6udY9oFpcqMCWvXu-p789olIupcoyfBmrq5W4TXd/s1600/Pogba.jpg" height="288" width="400" /></a></span></span></div>
<br />
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Vendere
per ricostruire, vincere per continuare a vincere. Attorno a Madama
ormai non si parla d'altro. L'ipotesi di qualche cessione eccellente
a fine stagione in casa bianconera (quella di Pogba su tutte) viene
considerata dagli organi di stampa tanto un possibile toccasana per
le casse del club quanto uno strumento indispensabile per poter
realizzare nuovi acquisti di spessore. L'idea di sollevare sotto il
cielo di Torino l'Europa League, poi, solletica non poco la Vecchia
Signora impegnata alla ricerca di quella visibilità continentale che
le manca ormai da troppo tempo. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">In
più, come se non bastasse, c'è ancora un piccolo alone di mistero
che aleggia intorno al futuro di Antonio Conte. Sembra strano, ma si
sta parlando dei fatti di cronaca di una società che si appresta a
conquistare il terzo scudetto consecutivo ed a disputare la
semifinale di andata di una competizione europea. </span></span></span>
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Di
strano, però, non c'è nulla, soprattutto se si pensa a dove vuol
tornare la Juventus: in cima all'Europa e al mondo. Durante un suo
intervento nel corso di un seminario sugli sport di squadra
organizzato dal Coni, tenutosi nel mese di aprile del 2010, Marcello
Lippi – tecnico pluridecorato di Madama ed ex c.t. della nazionale
azzurra - aveva "separato" i grandi calciatori in campioni
e fuoriclasse: “<i>I primi sono dei solisti, dei galli nel pollaio,
che hanno grandi doti ma che non fanno nulla per migliorare e mettono
in mostra le proprie qualità solo in poche occasioni. Sono
primedonne che non si mettono a disposizione del gruppo, non aiutano
la squadra. I secondi, invece, hanno il talento, non solo tra i
piedi, e lo mettono al servizio del collettivo. Hanno grandi qualità
in campo e fuori, incarnano i valori della leadership. Di questi
giocatori più se ne hanno e meglio è</i>”.</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Non
è un caso se la Juventus ha raggiunto certi risultati quando tra le
sue fila militavano giocatori di uno spessore umano, oltre che
tecnico, fuori dal comune. Due di questi, Zinedine Zidane ed Edgar
Davids, sono i protagonisti di un aneddoto che il fuoriclasse
francese aveva confessato al mensile calcistico 'So Foot' la scorsa
estate: "<i>Non è una leggenda la storia che vuole che io mettessi
un cappellaccio da pescatore per andare a giocare con gli immigrati,
anche se l'ho fatto soltanto un paio di volte. A spingermi era il mio
compagno di squadra Edgar Davids. Lui ci andava matto, lo faceva
molto spesso: prendeva la macchina e quando vedeva qualcuno giocare
in un parcheggio si fermava per aggregarsi. Mi diceva sempre: 'E' per
loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti'. E io
gli dicevo: 'Ok, ma abbiamo gli allenamenti, apparteniamo a un club
di alto livello, non possiamo rischiare di infortunarci'. Allo stesso
tempo, però, lo ammiravo, perché era in grado di fare delle cose
del genere</i>".</span></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><span style="font-size: small;"><span style="font-style: normal;">Ha
ragione Giuseppe Marotta nel sostenere che “<i>la nostra società è
una di quelle che compra e non vende</i>”, ma di fronte ad un'offerta
irrinunciabile per qualche suo gioiello, però, non è detto alcune
certezze della dirigenza non possano vacillare. Soprattutto guardando
la carta d'identità di alcuni fuoriclasse bianconeri e la necessità
di sostituirli con altri dello stesso livello. “<i>Di questi giocatori
più se ne hanno e meglio è</i>”, sosteneva, come visto, Lippi. E se
la liquidità manca (o, comunque, non è disponibile), all'orizzonte
non si intravedono molte altre soluzioni.</span></span><span style="font-size: small;"> </span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13084" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a>
</div>
Thomashttp://www.blogger.com/profile/05532604865525464091noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-1943582150744143713.post-10827716979827901562014-04-12T11:36:00.002+02:002014-04-12T18:44:05.876+02:00La Juventus a Udine per vincere e chiudere il discorso scudetto<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD3zJ_GQz1r-fnL1t9Kuvb_8QD2D80nQT5XI1FKHrnincBPHoZr5_vmkhZJhMoOPm4IkFbVAaffbLTiD4bpbGftWNLHvAcxlYQ1_ZEOIDg52Ip5GmR8i-4eZXDfLkf-Rs03-eCkJdBviPC/s1600/Pirlo+Juventus+Lione+Europa+League.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhD3zJ_GQz1r-fnL1t9Kuvb_8QD2D80nQT5XI1FKHrnincBPHoZr5_vmkhZJhMoOPm4IkFbVAaffbLTiD4bpbGftWNLHvAcxlYQ1_ZEOIDg52Ip5GmR8i-4eZXDfLkf-Rs03-eCkJdBviPC/s1600/Pirlo+Juventus+Lione+Europa+League.jpeg" height="270" width="400" /></a></div>
<br />
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">La grande bellezza del
calcio europeo, in questa settimana che sta volgendo al termine, si è
potuta ammirare sia in Champions League che nella sorella minore,
l'Europa League. Poi, ovviamente, i fuochi d'artificio più
spettacolari sono stati riservati alle serate di martedì e
mercoledì, quando i primi otto club del continente hanno dato vita a
scontri di rara intensità e densi di emozioni.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Caduto il Barcellona, per
un soffio il Real Madrid non ha lasciato le penne a Dortmund, laddove
i ragazzi terribili di Klopp hanno sfiorato l'impresa di eliminare
gli spagnoli. “<i>Questa partita va messa su un dvd da regalare a
tutte le squadre che perdono all'andata e che sembrano senza
speranza, per dimostrare che c'è sempre, in ogni occasione, qualcosa
da rivedere</i>”. Così il tecnico dei gialloneri è riuscito a
fotografare l'istantanea di una gara che rimarrà a lungo impressa
nella memoria dei tedeschi.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Ed in Europa League
sembra proprio che ci si stato chi ha preso alla lettera le sue
parole. A questo proposito basta guardare, infatti, alle rimonte di
Siviglia e Valencia: i primi, sconfitti per 1-0 dal Porto nella gara
d'andata, hanno ribaltato il risultato vincendo per 4-1 il match di
ritorno; i secondi, invece, sono passati da uno 0-3 contro gli
svizzeri del Basilea ad un rotondo 5-0 casalingo. Adesso si
ritroveranno entrambi in semifinale, mentre nell'altra parte del
tabellone Juventus e Benfica si contenderanno l'ultimo pass per la
finalissima in programma a Torino il prossimo 14 maggio.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Nonostante la battuta
rilasciata da Pirlo ad un giornalista nei momenti successivi il
sorteggio (“I<i>l Benfica? Mi dispiace per loro...</i>”), Madama farebbe
bene a non sottovalutare i portoghesi: nella finale della stessa
competizione disputata lo scorso anno ad Amsterdam, contro il Chelsea
di Benitez, c'erano proprio loro.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">Il centrocampista della
nazionale ha aperto la strada alla recente vittoria dei bianconeri
contro il Lione con un'altra perla su punizione. Se trovare altri
complimenti per il fuoriclasse di Brescia diventa sempre più
difficile, per spiegare meglio la ripetitività delle sue prodezze
possono venire in soccorso le parole rimaste impresse sul libro
“Giochiamo ancora”, scritto da Alessandro del Piero con l'aiuto
del giornalista Maurizio Crosetti: “<i>Il talento cresce, migliora, va
protetto e non invecchia. Maradona lo avrà per sempre: se tirasse
una punizione, anche a ottant'anni metterà la palla all'incrocio.
Siamo noi a invecchiare, il nostro corpo, non la classe</i>”.</span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;"><br /></span></span></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-size: small;"><span style="font-family: Georgia,"Times New Roman",serif;">A Udine, prossima tappa
del cammino in serie A della Vecchia Signora, in caso di vittoria
esterna della Juventus i giochi per lo scudetto potrebbero
dichiararsi chiusi. Sarebbe meglio per lei, quindi, tirare fuori
tutte le energie necessarie per espugnare quel campo. Anche perché
per tenere il passo del Benfica durante (almeno) centottanta minuti
ne serviranno parecchie...</span></span><br />
<br />
Articolo pubblicato su <a href="http://pagina.to.it/index.php?method=section&action=zoom&id=13060" target="_blank" title="Pagina"><img alt="" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi1X4X6_H9BtEFh5MpYLBwoxEjrj1KieZBpE2z5PFwe8Y6vrZCKmBmYfiddyxoSYixTe_TkRmAmhE2GoICMzvdGlrr39siLImWDzAUzoPv6_KDTzyI4lf8iR6aPUjeBPV97AJZG9RiCBlji/s200/Pagina.gif" id="BLOGGER_PHOTO_ID_5687370771657969618" style="height: 30px; width: 150px;" /></a></div>
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