giovedì 10 dicembre 2009

Ora "silenzio" e "lavoro"


Era iniziata come quel 2 novembre del 2005, quando Trezeguet fu autore di una splendida doppietta contro il Bayern Monaco, sempre in Champions League. Tra il primo e il secondo goal, ci fu "l’intrusione" di Deisler. Si giocava al "Delle Alpi"; in panchina, come allenatore, per i bianconeri, c’era Fabio Capello. Ibrahimovic (che ancora non ricordava di aver amato l’Inter da piccolo) faceva coppia in attacco con il francese che, per l’occasione, aveva raggiunto l’obiettivo delle 106 reti in maglia bianconera. Altri tempi. La Juventus non aveva un progetto in testa, ma soltanto un obiettivo: vincere. Era competitiva, senza bisogno di sbandierarlo ai quattro venti. Così come le trattative di mercato venivano svelate solo a "fatto compiuto". La dirigeva Luciano Moggi, acclamato da molti tifosi nell’incontro di martedì sera all’Olimpico; si stava tracciando una strada che Andrea Agnelli avrebbe dovuto intraprendere per impossessarsi a pieno titolo della società. Un’altra persona inneggiata dai tifosi l’altro ieri. La Juventus era antipatica, stava costruendo uno squadrone destinato a durare nel tempo, con la sola accortezza di dover apporre qualche piccola correzione. Ogni tanto. Trezeguet, operato un po’ ovunque, ha continuato a segnare: ora ha superato anche Omar Sivori. La Juventus, terminata quella stagione, ha smesso di essere "la Juventus".
Nella serata di martedì mancavano, principalmente, Chiellini e Sissoko. Ma anche dall’altra parte le assenze non erano cosa da poco. Si è puntato decisi sul "rombo": i centrocampisti di copertura per applicarlo c’erano. Salvo poi presentare una squadra che vedeva in campo, in contemporanea, Camoranesi, Diego, Trezeguet e Del Piero. Poulsen, criticato lo scorso anno per le prestazioni infelici, ora che riesce a dare un po’ di equilibrio viene lasciato ai margini. Certo, pur non essendo un fuoriclasse, Cristiano Zanetti era altra cosa. Le plusvalenze, però, fanno gola a tutti. Il goal-gioiello di Trezeguet non è bastato a vincere (come fu per quello di Marchisio contro l’Inter sabato scorso): ma neanche a pareggiare. I muscoli, in Europa, non bastano: ci vuole anche il gioco. La rabbia non serve: ci vuole la qualità. Quella che Diego non riesce ad apportare, così come Felipe Melo da trascinatore sta diventando un problema. Si seguano i consigli di Prandelli, nel merito: non c’è nulla di male. Anche lui sbagliava col brasiliano: ma dagli errori si impara.
Ora che i problemi aumentano, di pari passo con le delusioni, più che il parallelismo con la Juventus del passato, quella vincente, lo si fa con quella di Ranieri, nella stagione (la scorsa) che portò al suo esonero. Si riuscì a passare il gironcino di Champions League, allora, grazie ad uno splendido Del Piero. Ora, che non c’è più neanche Nedved, con la complicazione degli infortuni vengono a mancare spesso punti di riferimento importanti. Lo stesso Buffon sta rimandando oltre misura l’operazione al menisco.
Non ci sarà più la "musichetta" della Champions League, ma l’inno dell’Europa League. Si ripartirà sabato da Bari in campionato, tirando un sospiro di sollievo nello scoprire che qualche forfait l’hanno anche loro (ormai ci si attacca a tutto). Si dovrà cercare, per l’ennesima volta, quell’equilibrio tra i reparti che si è visto in rarissime occasioni, la cui assenza ha permesso a Bordeaux, Cagliari e Bayern Monaco, negli ultimi incontri, di vincere sul piano del gioco prima ancora che su quello del risultato. Si cercherà di continuare a "creare" un gioco, visto che quello non c’è mai stato. Si dovrà fare in modo di far fruttare degli investimenti onerosi (Diego e Felipe Melo) a fronte di futuri ancora da programmare, visto che gli introiti superiori della massima competizione europea verranno a mancare. Si dovrà cercare di puntare veramente sui giovani, creando un "collante" tra la prima squadra e la "Primavera" che ora manca: di Marchisio ce n’è uno, ma pensare che tra tutti gli altri (anche quelli ceduti temporaneamente ad altre società) non ce ne possa essere uno soltanto arruolabile, sembra strano.
Si dovrà tornare ad essere "la Juventus". Ma questa è la cosa più difficile. Sino a quando qualcuno non si accorgerà che non sono i tifosi a non capire i loro progetti; sono i loro progetti che semplicemente non esistono. Silenzio e lavoro: per più di cent’anni è stato così. Quando eravamo antipatici e vincenti. Altri tempi.


Articolo pubblicato su Tutto Juve.com



12 commenti:

Giuliano ha detto...

Era il Deportivo, mi pare: un 4-0 ma fuori casa, a La Coruña.
Ma allora bastò cambiare pochi giocatori, oggi si è insistito troppo su giocatori che non ce la fanno più. La formazione di martedì poteva essere quella di dieci anni fa: Del Piero, Trezeguet, Buffon, Camoranesi, Grosso, Cannavaro, Legrottaglie... ragionevolmente, non si poteva andare avanti così.
E anche i nuovi, che dire? bene Marchisio, ma qui se manca Sissoko salta tutto, e non è bello da dire.
Speriamo che possa servire! (e magari di non ripartire da Zebina...)

Bianco Su Nero ha detto...

sai.. martedì era la mia prima volta al comunale, era la mia prima volta in champions ed era la mia prima volta in curva..

e non ho nemmeno visto il quarto goal perchè sono uscito prima..

35 euro..

potresti candidarti come DS per la juve?

JUVE 90 ha detto...

Ciao Thomas. Ma che, lo fai apposta a metterci l'inno dell' europa league :). Apparte gli scherzi io una vittoria in questa nuova competizione non la disdegnerei affatto. Che dire su quel 2-1 al bayern, me lo ricordo, sembra passato un secolo. E' cambiato tutto tranne una cosa: Il gol di Trezeguet. David non tradisce mai.
Giuliano: anch'io ricordavo la coruna ma mi confondevo con Vigo.

Thomas ha detto...

@Giuliano: la “cruda verità”.
Che fa sempre male… :-(
Potrei sbagliarmi, ma la partita cui hai fatto riferimento dovrebbe essere quella finita 2-0 (ricordavo anch’io un passivo peggiore), giocata nel febbraio del 2002. Un incubo…
Comunque concordo: non bisognava soltanto (e non bisogna tuttora) spremere quei giocatori rimasti dopo Calciopoli, ma costruire intorno a loro una squadra per il futuro.
E meno male che è rimasto Chiellini… :-)
@defio: mi spiace, cavolo…
Hai scritto “Comunale” ;-)
Lo stadio era quello; la Juventus, no…
Io come DS?
Faccio già fatica a essere un blogger :-)
Non ne sarei capace, comunque. Più facile criticare che costruire: vale anche per me. Bisogna essere ones… Ooops… Sinceri…
@JUVE 90: chiamasi puro masochismo…
Ho detto: “tanto ora, almeno per due partite, lo dovremo ascoltare… Mettiamoci l’inno, và…” ;-)
David è uno dei pochi a non aver perso le buona abitudini.

Un abbraccio a tutti e grazie!!!

marco99 ha detto...

Partiamo da Melo e Diego.
Io li giudico ancora due grandi acquisti, il problema è che il primo non è abituato a giocare con il rombo suicida made in ferrara, e infatti quando giochiamo con il “trapezio” e al suo fianco c’è Sissoko la musica cambia.
Diego nel Werder non era “frullato” dal suo mister con duecento moduli diversi a partite compreso l’esterno di centrocampo, obbrobrio tattico per un campione come lui o peggio ancora da mediamo!!
La sintesi è semplice e cruda.
Ferrara non sa far rendere questi due campioni.

Riguardo il settore giovanile è solo questione di competenza.
Con la Triade abbiamo avuto Marchisio, DeCeglie,Giovinco, Ariaudo e mille altri.
Con la nuova dirigenza e con gli Elkann abbiamo avuto….fammi pensare… un attimo… si. Giusto. NESSUNO.

Thomas ha detto...

Fantastico!!!
Gli insuccessi vissuti con la giusta ironia... ;-)
Dì, Marco: quanto ci hai pensato? Secondo me un nano-secondo... :-)
Un abbraccio!
Ci sentiamo presto

Massim. ha detto...

Ah già, il "Progetto"!
Me n'ero quasi scordato... del "Progetto".
Ma poi questi finanzieri lo sapranno fare sto progetto?
No dico, perché almeno Boniperti era geometra... :-)

Giuliano ha detto...

Sì, forse era il Celta Vigo, ma un 4-0 me lo ricordo con Ancelotti.
Che si fa, si chiede a Bidescu?

Thomas ha detto...

Boniperti era di un altro pianeta... Altro che "progetti"... ;-)
Hai ragione, Giuliano: era con il Celta Vigo, un bel 0-4 e tutti a casa (ricordava bene Sante, ecco perché non dimenticavamo un passivo così duro)
Ma le fondamenta, in società, erano forti: anche dopo le figuracce, c'era la sensazione di tornare presto a vincere...
Un abbraccio!

marco99 ha detto...

In effetti Thomas mi è bastato un nanosecondo ;)

Roberta ha detto...

Disanima perfetta, null’altro da aggiungere!

Solo una domanda. Mi scuso, ma io non conosco la madre lingua del presidente Blanc, e quindi chiedo lumi, ma per caso la parola francese “progettò” in italiano si traduce con “non ho la minima idea di quello che stiamo facendo” ?

Roberta

Thomas ha detto...

@marco99: immaginavo... ;-)
@roberta: pressappoco... :-) Ps: tra domani e domenica ti scriverò ;-)