Joachim Löw, commissario tecnico della nazionale tedesca, stavolta ci credeva veramente: "Vogliamo cambiare il corso della storia, ma tutto quello che è accaduto in passato non inciderà sulla partita di domani". Poi, però, il campo ha continuato a scrivere una storia letta e riletta nel corso degli anni: vince l'Italia, la Germania torna a casa con la stessa sensazione di impotenza che l'ha accompagnata più volte in passato.
Eppure il tappeto rosso che avrebbe dovuto condurla in finale (contro le Furie Rosse) era già steso sulla strada che porta a Kiev: due giorni in più di riposo rispetto agli uomini di Prandelli (stanchi per aver piegato ai rigori l'Inghilterra), qualche problema muscolare per diversi azzurri, l'entusiasmo di un gruppo prossimo alla sua consacrazione definitiva, quindici successi consecutivi, la consapevolezza di essere considerati - al pari della stessa Spagna - la più bella del reame.
I loro guai, al solito, iniziano quando dal tunnel che porta al campo da gioco sbucano fuori gli italiani. Mondiali o Europei non fa differenza, anche se analizzando tutti gli scontri diretti ci si può facilmente accorgere come i più celebrati non sono stati giocati durante la manifestazione continentale (in Messico nel 1970, in Spagna nel 1982 e in Germania nel 2006).
Varsavia, quindi, è diventato un nuovo, importante capitolo della storia che intreccia le sorti di due tra le nazioni più importanti del pianeta calcio. "La Germania è molto forte, ma nessuno è invincibile. L’Italia non ha il ’braccino corto', cresce e giocherà con coraggio per attaccare", sosteneva Prandelli prima del match. Mario Balotelli sembra aver preso alla lettera le parole del suo allenatore: dal ragazzo che si addormenta di fronte a Casillas nel primo incontro di questo Europeo a quello che impalla con due reti (una più bella dell'altra) il tedesco Neuer c'è una differenza abissale.
Anche in questo caso il commissario tecnico, a suo tempo, era stato profetico: "Mi ha spiegato cosa è successo con la Spagna. Stava cercando il modo per servire Cassano davanti alla porta e non si è accorto del recupero di Sergio Ramos. Sono sicuro che l’episodio non lo condizionerà: dopo un errore un grande giocatore si prepara perché l’occasione si ripeta e non la sbagli più".
Adesso, quindi, sotto con i detentori del titolo. L'Italia finirà questo Europeo affrontando la stessa avversaria con la quale lo aveva inaugurato. Nel ruolo di sfavorita (quello che più le si addice), con un giorno in meno per recuperare le energie (gli spagnoli, però, in semifinale ne hanno spese parecchie), al termine di un percorso dove i problemi e le polemiche non sono certo mancate.
Sulla fascia sinistra è partita con il "piccolo" Giaccherini (nel 3-5-2) per arrivare al "gigante" Chiellini (4-4-2), con lo spostamento di Balzaretti sulla corsia opposta (in mancanza di Abate). A proposito del biondo fluidificante del Palermo: è vero che sono trascorsi diversi anni, però senza Calciopoli e il conseguente arrivo a Torino di Jean Claude Blanc sarebbe stato difficile immaginare una sua cessione a cuor leggero da parte della Juventus. Contro i tedeschi era l'unico difensore non bianconero schierato a protezione di Buffon.
De Rossi (avanzato sulla linea mediana, complice il rientro di Barzagli) e Montolivo hanno portato peso e dinamicità ad un centrocampo che a Kiev dovrà vedersela con l'ormai nota serie infinita di "tiqui-taca" degli spagnoli. A Danzica (10 giugno) gli azzurri avevano resistito bene all'urto contro i campioni in carica, commettendo un grave errore nel dilapidare il vantaggio per 1-0 (Di Natale) in soli tre minuti. Uno di quelli, per intenderci, che fanno tanto arrabbiare Buffon, visto scurissimo in volto all'uscita dal campo dopo la partita contro la Germania: "Non si può tenere in vita così l'avversario, ecco perché ero furibondo".
Balotelli, tra i peggiori all'esordio, dimostra di avere le idee chiare in previsione della prossima gara: "Spero di vincere, non importa se gioco male". A quello, in fondo, penseranno i vari Pirlo e Iniesta. Gli spagnoli, dal canto loro, proveranno a battere gli azzurri per la prima volta nella loro storia senza usare la scorciatoia dei calci di rigori.
In chiusura è corretto riconoscere la bontà delle previsioni di José Mourinho in merito al cammino della nazionale di Prandelli ("In questo Europeo l'Italia può arrivare molto lontano").
Nel momento in cui pronunciò quelle parole, oltretutto, il carro degli azzurri era ancora vuoto.
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