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sabato 30 giugno 2012

Euro 2012: Provaci ancora, Mario


Joachim Löw, commissario tecnico della nazionale tedesca, stavolta ci credeva veramente: "Vogliamo cambiare il corso della storia, ma tutto quello che è accaduto in passato non inciderà sulla partita di domani". Poi, però, il campo ha continuato a scrivere una storia letta e riletta nel corso degli anni: vince l'Italia, la Germania torna a casa con la stessa sensazione di impotenza che l'ha accompagnata più volte in passato.

Eppure il tappeto rosso che avrebbe dovuto condurla in finale (contro le Furie Rosse) era già steso sulla strada che porta a Kiev: due giorni in più di riposo rispetto agli uomini di Prandelli (stanchi per aver piegato ai rigori l'Inghilterra), qualche problema muscolare per diversi azzurri, l'entusiasmo di un gruppo prossimo alla sua consacrazione definitiva, quindici successi consecutivi, la consapevolezza di essere considerati - al pari della stessa Spagna - la più bella del reame.

I loro guai, al solito, iniziano quando dal tunnel che porta al campo da gioco sbucano fuori gli italiani. Mondiali o Europei non fa differenza, anche se analizzando tutti gli scontri diretti ci si può facilmente accorgere come i più celebrati non sono stati giocati durante la manifestazione continentale (in Messico nel 1970, in Spagna nel 1982 e in Germania nel 2006).

Varsavia, quindi, è diventato un nuovo, importante capitolo della storia che intreccia le sorti di due tra le nazioni più importanti del pianeta calcio. "La Germania è molto forte, ma nessuno è invincibile. L’Italia non ha il ’braccino corto', cresce e giocherà con coraggio per attaccare", sosteneva Prandelli prima del match. Mario Balotelli sembra aver preso alla lettera le parole del suo allenatore: dal ragazzo che si addormenta di fronte a Casillas nel primo incontro di questo Europeo a quello che impalla con due reti (una più bella dell'altra) il tedesco Neuer c'è una differenza abissale.

Anche in questo caso il commissario tecnico, a suo tempo, era stato profetico: "Mi ha spiegato cosa è successo con la Spagna. Stava cercando il modo per servire Cassano davanti alla porta e non si è accorto del recupero di Sergio Ramos. Sono sicuro che l’episodio non lo condizionerà: dopo un errore un grande giocatore si prepara perché l’occasione si ripeta e non la sbagli più".

Adesso, quindi, sotto con i detentori del titolo. L'Italia finirà questo Europeo affrontando la stessa avversaria con la quale lo aveva inaugurato. Nel ruolo di sfavorita (quello che più le si addice), con un giorno in meno per recuperare le energie (gli spagnoli, però, in semifinale ne hanno spese parecchie), al termine di un percorso dove i problemi e le polemiche non sono certo mancate.

Sulla fascia sinistra è partita con il "piccolo" Giaccherini (nel 3-5-2) per arrivare al "gigante" Chiellini (4-4-2), con lo spostamento di Balzaretti sulla corsia opposta (in mancanza di Abate). A proposito del biondo fluidificante del Palermo: è vero che sono trascorsi diversi anni, però senza Calciopoli e il conseguente arrivo a Torino di Jean Claude Blanc sarebbe stato difficile immaginare una sua cessione a cuor leggero da parte della Juventus. Contro i tedeschi era l'unico difensore non bianconero schierato a protezione di Buffon.

De Rossi (avanzato sulla linea mediana, complice il rientro di Barzagli) e Montolivo hanno portato peso e dinamicità ad un centrocampo che a Kiev dovrà vedersela con l'ormai nota serie infinita di "tiqui-taca" degli spagnoli. A Danzica (10 giugno) gli azzurri avevano resistito bene all'urto contro i campioni in carica, commettendo un grave errore nel dilapidare il vantaggio per 1-0 (Di Natale) in soli tre minuti. Uno di quelli, per intenderci, che fanno tanto arrabbiare Buffon, visto scurissimo in volto all'uscita dal campo dopo la partita contro la Germania: "Non si può tenere in vita così l'avversario, ecco perché ero furibondo".

Balotelli, tra i peggiori all'esordio, dimostra di avere le idee chiare in previsione della prossima gara: "Spero di vincere, non importa se gioco male". A quello, in fondo, penseranno i vari Pirlo e Iniesta. Gli spagnoli, dal canto loro, proveranno a battere gli azzurri per la prima volta nella loro storia senza usare la scorciatoia dei calci di rigori.

In chiusura è corretto riconoscere la bontà delle previsioni di José Mourinho in merito al cammino della nazionale di Prandelli ("In questo Europeo l'Italia può arrivare molto lontano").
Nel momento in cui pronunciò quelle parole, oltretutto, il carro degli azzurri era ancora vuoto.
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martedì 26 giugno 2012

Euro 2012: L'Italia contro la Germania e la fatica


Se ci dicessero che per il bene del calcio la nazionale non deve andare agli Europei, non sarebbe un problema”. L'autore di questa dichiarazione, rilasciata una settimana prima dell'inizio della manifestazione continentale, fu Cesare Prandelli. Si trattava - ovviamente - di una provocazione, fortemente criticata dall'opinione pubblica generale a partire dagli istanti successivi il momento stesso in cui il commissario tecnico l'aveva pronunciata.
Da Zurigo, sede dell'ultima amichevole giocata (e persa) contro la Russia, gli azzurri si spostarono verso la Polonia, accompagnati dall'ormai consueta cornice di polemiche.

A Danzica e Poznan hanno poi messo in mostra le diverse facce di una squadra che non ha ancora trovato una propria identità, ma che è cresciuta in maniera vertiginosa dopo le incertezze iniziali. Dall'Italia in grado di resistere ai "tiqui-taca" degli spagnoli a quella incapace di esercitare il ruolo di favorita contro la Croazia, passando per la sua versione "brutta ma vincente" esibita al cospetto dell'Irlanda di Trapattoni, in pochi avrebbero potuto lontanamente immaginare la recente lezione di calcio impartita all'Inghilterra di Roy Hodgson.
Eppure Prandelli era sicuro delle possibilità di successo dei suoi uomini: "Sono convinto che basti davvero poco per ottenere il salto di qualità e diventare di nuovo l’Italia che storicamente ha un posto tra le migliori nel mondo".

La storia viene scritta dai vincenti, agli altri non restano che le recriminazioni, fatte di "se", di "ma", di "sfortuna". Steven Gerrard, il capitano degli inglesi, oltre ad aver tenuto fede alla tradizionale sportività anglosassone ha poi candidamente ammesso: "Stavolta pensavo che la storia sarebbe stata diversa. E che per una volta avremmo avuto la fortuna necessaria per vincere ai rigori". Il riferimento è all'ennesima eliminazione subita dopo la lotteria dei penalty, la quinta di fila (agli Europei del 1996, 2004 e 2012, e ai Mondiali del 1998 e 2006). Da quel punto di vista, però, alla "dea bendata" non avrebbe potuto chiedere di più: l'Italia meritava ampiamente di vincere già al termine dei novanta minuti di gioco.

Si è trattato di un successo costruito mattone su mattone, pallone su pallone. Se poi la sfera resta incollata ai piedi di Andrea Pirlo, allora non rimane che andare su Twitter, il famoso social network, in attesa dell'arrivo dei complimenti direttamente dai profili di altre star del calcio, ancora in grado di meravigliarsi di fronte alla classe del trentatreenne centrocampista della Juventus.
Da Kiev, teatro della partita con gli inglesi, adesso l'Italia andrà a Varsavia, dove disputerà il prossimo 28 giugno la semifinale del torneo contro la Germania. Nella speranza, poi, di fare ritorno a Kiev, sede designata della finalissima (1° luglio).

Andrea Pirlo, assieme a Gianluigi Buffon (altro grande protagonista della sfida di domenica sera), era presente anche al “Westfalenstadion” di Dortmund il 4 luglio del 2006, allorquando l'Italia di Marcello Lippi sconfisse i padroni di casa nella semifinale del Mondiale tedesco. Da una sua invenzione era nata la rete di Fabio Grosso, la prima delle due che misero al tappeto la formazione allenata da Jürgen Klinsmann.

Tra gli avversari figurava anche Philipp Lahm, attuale capitano della Germania, che non si era vergognato nell’ammettere recentemente la propria preferenza verso gli inglesi come possibili avversari nella strada verso la coppa.
Di ben altro tenore, invece, il commento dei principali quotidiani tedeschi una volta venuti a conoscenza del loro prossimo sfidante. Il leitmotiv è sempre lo stesso: adesso l’Italia dovrà fare i conti con la voglia di rivalsa dei teutonici, che partiranno con il vantaggio di due giorni in più di riposo (e senza aver dovuto disputare i tempi supplementari).

Prandelli, dal canto suo, sembra non mostrare segni di cedimento: “Abbiamo pochi giorni per recuperare le forze. E dobbiamo mettere in campo una squadra viva. Manca tanto per poterli battere, ma se prepariamo bene la partita non ci sono squadre invincibili. Spagna e Germania sono molto forti, ma in certi momenti comunque ti possono concedere qualcosa. Se pensiamo che giovedì sarà una partita difficile, che sarà in bilico fino all’ultimo, possiamo uscirne vincitori”.
La speranza, in fondo, è proprio quella.

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