Roberto
Perrone, noto giornalista del "Corriere della Sera" e scrittore, ha concesso un'intervista in esclusiva a "Pagina".
Nei momenti successivi la vittoria
dell'Inter allo "Juventus Stadium" (3 novembre) sul suo profilo
twitter lei scrisse: “Ragioni della sconfitta? Cabala, karma, eccessiva
sicurezza, bravura dell'Inter. Ma alla Juve questo stop potrebbe anche
servire”. A distanza di tempo possiamo dire che aveva avuto ragione nel
pensarla in quel modo?
Sicuramente
la sconfitta con l'Inter era quella che volevano di meno gli juventini, ma
visto che prima o poi bisognava perdere va riconosciuto che è servita a
svegliare un po’ la squadra. Infatti le successive gare col Pescara e la Lazio,
non certo facili, la Juventus le ha affrontate con lo stesso spirito messo in
mostra lo scorso anno. Così come poi è accaduto contro il Chelsea. Con l'Inter,
invece, si è visto l'atteggiamento tipico di questa prima parte della stagione,
che non le ha consentito di esprimere un gran gioco. Ritrovato quello, a lungo
andare anche qualche mezzo passo falso come il pareggio interno con la Lazio
può essere superato senza grosse conseguenze. Il gioco paga, sempre.
Lo scorso 22 ottobre dalle pagine del
"Corriere della Sera" aveva posto l'attenzione sulle molte energie
spese dalla Juventus per cercare di sopperire ad una "doppia
assenza": quella di Antonio Conte sulla panchina e di un vero e proprio
goleador in squadra. Assodato che a breve il tecnico terminerà il suo esilio in
tribuna, per il prossimo gennaio immagina l'arrivo a Torino di una punta di
valore?
Credo
di no. Secondo me la Juve a gennaio non farà un grandissimo mercato.
Naturalmente molto dipenderà dall'eventuale passaggio agli ottavi di finale in
Champions League (attenzione al troppo entusiasmo, nulla è scontato), ma in
quella sessione di calciomercato è veramente difficile comprare una punta che
ti cambi la stagione. Anni fa proprio in quel periodo acquistò Henry, il quale
impiegò del tempo per ambientarsi ed integrarsi nel gioco bianconero e venne
ceduto dopo pochi mesi per svariati motivi. Penso che la società punti a fare
spese la prossima estate, così come ha fatto nella scorsa: acquistando
giocatori del calibro di Asamoah e Pogba, giusto per fare due esempi, ha
sistemato il centrocampo anche in prospettiva futura. Adesso penso metterà da
parte dei soldi nel salvadanaio per poi intervenire nel reparto offensivo.
Osservando l'andamento di queste prime
giornate di serie A si aspettava un ritorno così veloce della Fiorentina ad
alti livelli? Secondo lei riuscirà a mantenere questa posizione sino alla fine
del torneo?
La
Fiorentina non me l'aspettavo a questo livello di classifica. Sicuramente
Montella è un grandissimo allenatore: è professionale, non dà in escandescenze,
non fa 'le manette', non urla, non strepita. Insomma, è il genere di tecnico
che piace a me. Come dicevo prima a proposito della Juventus, il gioco paga.
Oltretutto loro hanno grande entusiasmo, anche se ho notato in alcune partite,
come quella disputata contro l'Inter, qualche amnesia penso dovuta alla
giovinezza. Possiedono diversi elementi che diventeranno obiettivi di mercato
di qualche club, che l'anno prossimo si affretterà a comprarli a peso d'oro.
Sbagliando, perché solo in quella squadra riescono a dare il massimo. Ritengo
giusto, quindi, dare importanza al lavoro di Montella. Nell'attuale livello
della serie A può arrivare in Europa League, difficilmente in Champions.
Fiorentina a parte, mi potrebbe dire
quali sono state - a suo modo di vedere - la sorpresa positiva e quellae
negativa del campionato?
Come
sorpresa positiva dico Inter. Per lei immaginavo un campionato mediocre, invece
sta facendo molto bene. A ben guardare non avrei dovuto sorprendermi più di
tanto: con tre attaccanti del calibro di Cassano (in stato di grazia, almeno
sino ad ora), Milito e Palacio ci si potevano aspettare buoni risultati.
Proprio per quanto riguarda l'argentino va detto che i nerazzurri hanno
comprato la scorsa estate la migliore punta sul mercato, tolto ovviamente Cavani
che il Napoli non avrebbe certo dato via a cuor leggero.
Per quanto riguarda quella negativa,
invece?
Tra
quelle negative, ma non troppo, c'è il Genoa, una squadra mediocre. In serie A,
secondo me, ce ne sono di peggiori, ma è certo che da un gruppo che può
schierare giocatori del calibro di Borriello, Immobile e Jankovic non mi sarei
aspettato l'attuale ultimo posto in classifica.
Calciopoli, Juventus e Inter. A distanza
di anni dai fatti del 2006 ogni qualvolta sorge una polemica tra i due club si
finisce per toccare quell'argomento. Che idea si è fatto di quel periodo? Cosa
ne pensa della volontà da parte bianconera di riappropriarsi dei due scudetti
tolti dalla giustizia sportiva?
In
quel periodo vorrei entrarci meno possibile. Anzi, vorrei uscirne. Capisco che
per i diretti interessati sia molto difficile farlo. Dico solo questo: mi
sarebbe piaciuto che nel 2006, sul piatto, ci fossero state tutte le
intercettazioni, non solo una parte, comprese quelle comparse a distanza di
tempo grazie al lavoro di un consulente della difesa di Moggi. Se fossero
uscite in contemporanea all'epoca di Calciopoli probabilmente la storia sarebbe
stata diversa.
Lo scorso 4 ottobre, intervenendo alla
trasmissione televisiva "E' (sempre) Calciomercato" in merito al cammino
della Juventus in Champions League aveva dichiarato: “Ora c’è da vincere le
prossime tre gare in modo da evitare di giocarsi la qualificazione a Donetsk”.
Proprio in Ucraina i bianconeri cercheranno l'ultimo punto indispensabile per
la qualificazione agli ottavi di finale. Che tipo di gara si aspetta? Sente
aria di "biscotto"?
Il
“biscotto” è un vecchio 'refrain' che noi italiani amiamo molto e che, detto in
sincerità, anche gli altri hanno imparato ad apprezzare. Ricordo l'anno scorso un
risultato scandaloso del Lione che avrebbe dovuto vincere a Zagabria con un
numero esagerato di gol, che poi mise puntualmente a segno eliminando, di
fatto, l'Ajax dalla Champions League. Senza dimenticare, ovviamente, il celebre
2-2 tra Danimarca e Svezia. A mio modo di vedere bisogna sempre pensare poco al
risultato favorevole ed impegnarsi al massimo per fare la propria partita.
Secondo me è la cosa migliore.
Facciamo un salto veloce in Spagna: nel
corso dell'anno solare 2012 Lionel Messi ha messo a segno la bellezza di 80
reti, ora gliene mancano soltanto 5 per eguagliare il record di Gerd Muller che
risale al lontano 1972. Per essere considerato dall'opinione pubblica più
grande di Maradona, cosa dovrebbe ancora fare?
Vincere
un mondiale da solo. Come ha fatto Maradona.
Immaginavo una risposta simile...
Di
Maradona ce n'è stato uno. Messi, per quanto bravo, non è Maradona. Diego si è
preso soltanto una vacanza: nella finalissima disputata a Città del Messico
contro la Germania Ovest, nel 1986. In quel momento, forse, dopo aver condotto
i compagni sino a quel punto deve averli guardati e detto dentro di sé: “Adesso
ci pensate un po’ voi...”. Che Messi sia un grandissimo giocatore è fuori di
dubbio, però la differenza tra i due si è vista nel 2010 in Sudafrica: inserito
in una squadra scombinata ha fallito miseramente.
Insieme a Gianluigi Buffon ha scritto il
libro "Numero uno". Più volte lei gli ha riconosciuto pubblicamente
il pregio della sincerità. Pregio che però, in un mondo come quello del calcio,
finisce col diventare un difetto. Da quando ha avuto modo di conoscerlo ritiene
che sia cambiato in questo senso, anche alla luce di alcune esperienze
negative, oppure che sia rimasta sempre la stessa persona?
No,
è lo stesso di sempre. Chiaramente è rimasto scottato da certe vicende, però
apprezzo una cosa di lui: ci sono persone che quando vengono prese con le mani
nella marmellata riescono a dire che se le stavano sciacquando e non che
stavano mangiando di frodo, mentre altre quando fanno una cavolata vengono
beccate, esposte al pubblico ludibrio e non cadono mai in piedi. Buffon è una
di queste. Ha pagato sia per errori suoi, dovuti anche all'inesperienza, che
per quelli di altri. Naturalmente, poi, sui suoi errori c'è chi ci ha marciato
per ottenere un proprio tornaconto personale. Io e lui siamo simili, entrambi
andiamo sino in fondo alle esperienze che viviamo, nel bene come nel male.
Diversi da noi sono i 'furbi', quelli che riescono a nascondere bene le cose
che fanno loro comodo.
Il corso adiacente lo "Juventus
Stadium" ha appena cambiato nome: da "Corso Grande Torino" a
"Corso Gaetano Scirea". Che ricordo ha dell'indimenticato campione
della Juventus?
Un
grandissimo campione, una persona molto semplice, elegante nel gioco. Smessi gli
scarpini aveva dimostrato la sua umiltà cominciando dal basso, mettendosi in
fila per aspettare il suo turno, mentre invece altri che vinsero molto meno di
lui hanno avuto la strada spianata, grazie anche alle giuste raccomandazioni.
Gaetano, per questo, è morto. Come ricorderai era stato spedito in Polonia come
collaboratore di Zoff per osservare il prossimo avversario in coppa UEFA della Juventus,
il Gornik Zabrze. Stiamo parlando degli ultimi giorni prima della caduta
del Muro di Berlino e in Polonia, che adesso è un paese occidentale a tutti gli
effetti, per affrontare i lunghi tragitti dovevi portarti dietro le taniche di
benzina, non trovandola tanto facilmente. Quella trasferta, poi, la feci
anch'io con la Juventus.
L'ultima domanda è di tipo strettamente
personale: c'è stato (o c'è tuttora) un giornalista o uno scrittore che ha
rappresentato per lei un esempio da seguire?
Io
sono cresciuto al “Giornale” di Indro Montanelli e a livello di scrittura, di
semplicità, di precisione nell'esposizione delle proprie idee lui era
insuperabile. Da questo punto di vista l'ho sempre ammirato. Un’altra persona
che apprezzo moltissimo è Giampaolo Pansa, uno di quei giornalisti che sa
accettare anche chi non la pensa come lui. Questo a differenza di quanto accade
in giro nella maggior parte delle situazioni, dove se io dico una cosa giusta e
tu sei contro di me fai finta di niente, oppure continui a insistere nella tua
posizione.
Tra i giornalisti sportivi, invece?
Cito
quelli che leggevo da ragazzo: uno era Gianni Brera, mi piaceva molto per
quella sua prosa immaginifica. Adesso ti racconto un aneddoto, relativo ad una
grande lezione che mi diede il mio primo caporedattore. Una volta scrissi la
'Beneamata', lui mi chiamò e disse: “Beneamata da chi?”. Io rimasi un po'
perplesso. Continuò: “Guarda che Beneamata è un termine che ha coniato Gianni
Brera, che è un altro giornalista. Il tizio comune che la chiama così è un
conto, se sei tu a farlo fai una brutta figura, perché non è un termine che ti
appartiene”. Da quel momento in poi ho sempre cercato di usare pochissimo
soprannomi dati da altri. Se tu ti vai a rileggere le raccolte del “Corriere
della Sera” noterai che 'Pinturicchio' l'ho nominato soltanto la volta che
l'Avvocato Agnelli lo tirò fuori, per spiegare al popolo chi fosse questo
pittore.
Prima mi ha parlato di giornalisti.
Quindi ce n'è un altro?
Nel
1978 compravo “Tuttosport” solo per leggere Vladimiro Caminiti. Il suo modo di
scrivere mi piaceva moltissimo, è stato un grande giornalista. Ha avuto pure una
carriera televisiva ma a me, da ragazzo, interessava leggere i suoi scritti.
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