“Zitti, pedalare, lavorare”. Dentro le quattro mura degli spogliatoi di Madama e davanti ai taccuini e alle telecamere dei media è dalla scorsa estate che Antonio Conte ama ripetere sino alla noia queste parole, per poi variare il tema ricordando gli ultimi due settimi posti consecutivi conseguiti in campionato dal club nel momento stesso in cui qualcuno prova a parlare di “scudetto” o cerca di alzare troppo presto l’asticella della ambizioni della sua truppa.
Per una società dove “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, basta un semplice esercizio di memoria per dare uno schiaffo alle illusioni di un ambiente che non può permettersi di cullare sogni di gloria dopo aver disputato poco meno di un quarto delle gare previste dal calendario.
La Juventus torna dal “Meazza” con la certezza di poter rimanere da sola in testa alla classifica per altri sette giorni, e mentre il Milan (mantenuto a distanza di due punti dopo la vittoria ottenuta a Roma contro i giallorossi) e il Napoli (l’avversario di domenica prossima) si apprestano ad affrontare le gare infrasettimanali di Champions League, i bianconeri potranno preparare con calma la trasferta al “San Paolo” non avendo alcun impegno prima di quell’incontro.
Il 2-1 con il quale la Vecchia Signora ha regolato l’Inter a domicilio non è figlio unico: nelle ultime cinque precedenti occasioni in campionato era capitato ben due volte.
Nella più recente, datata 22 marzo 2008, le reti di Camoranesi e Trezeguet sigillarono la vittoria “dell’orgoglio”, nell’anno del ritorno in serie A di una società che cercava di tornare ai fasti del passato il più velocemente possibile ripartendo dalle macerie rimaste dopo lo scoppio di Calciopoli. Quella squadra, all’epoca, era guidata da Claudio Ranieri, l’attuale allenatore dei nerazzurri.
Il 12 febbraio 2006 furono invece Ibrahimovic e Del Piero a dare l’ennesimo scossone ad un campionato che ormai aveva una sola padrona (la Juventus, appunto) in grado di correre in solitudine creando un vuoto enorme dietro di sé.
Proprio sul piede di Del Piero è capitata l’occasione di chiudere definitivamente il match nel recente incontro con l’Inter, quando mancavano pochi minuti alla sua conclusione: avesse centrato il bersaglio, con ogni probabilità si sarebbe ripreso a parlare con insistenza delle polemiche successive alle recenti dichiarazioni di Andrea Agnelli in merito alla conferma del prossimo addio del numero dieci bianconero dalla Juventus.
Il suo abbraccio liberatorio con Antonio Conte dopo il fischio finale di Rizzoli rende perfettamente l’idea di un gruppo che sembra impermeabile alle inevitabili pressioni che ruotano intorno alla Vecchia Signora, e che ora dovrà – su richiesta del proprio tecnico – “sprovincializzarsi”, evitando di cadere nel tranello di considerarsi matura dopo aver superato un esame importante. Per sentirsi tale, prima della conclusione di questa stagione ne dovrà sostenere moltissimi altri ancora.
Vucinic e Marchisio affondano l’Inter come già era capitato loro di fare in passato; al centrocampista bianconero, oltretutto, è stato negata la possibilità di ottenere la concessione del primo rigore del campionato in corso per la propria squadra (con annessa espulsione di Castellazzi). In caso di mancata vittoria della Juventus l’episodio incriminato avrebbe scatenato un putiferio che si sarebbe sommato alle recenti proteste nerazzurre per i cinque penalty a sfavore accumulati nelle precedenti otto giornate disputate, contribuendo così a mantenere altissimo il livello di tensioni esistenti tra i due club.
Il pensiero di Conte corre veloce verso la prossima sfida: “Adesso ci aspetta la trasferta di Napoli, contro una squadra che può vincere lo scudetto”.
Dopo quella gara, forse, si potrà realmente capire se anche la sua Juventus fa parte del lotto di favorite per il successo finale.
Articolo pubblicato su
Per una società dove “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”, basta un semplice esercizio di memoria per dare uno schiaffo alle illusioni di un ambiente che non può permettersi di cullare sogni di gloria dopo aver disputato poco meno di un quarto delle gare previste dal calendario.
La Juventus torna dal “Meazza” con la certezza di poter rimanere da sola in testa alla classifica per altri sette giorni, e mentre il Milan (mantenuto a distanza di due punti dopo la vittoria ottenuta a Roma contro i giallorossi) e il Napoli (l’avversario di domenica prossima) si apprestano ad affrontare le gare infrasettimanali di Champions League, i bianconeri potranno preparare con calma la trasferta al “San Paolo” non avendo alcun impegno prima di quell’incontro.
Il 2-1 con il quale la Vecchia Signora ha regolato l’Inter a domicilio non è figlio unico: nelle ultime cinque precedenti occasioni in campionato era capitato ben due volte.
Nella più recente, datata 22 marzo 2008, le reti di Camoranesi e Trezeguet sigillarono la vittoria “dell’orgoglio”, nell’anno del ritorno in serie A di una società che cercava di tornare ai fasti del passato il più velocemente possibile ripartendo dalle macerie rimaste dopo lo scoppio di Calciopoli. Quella squadra, all’epoca, era guidata da Claudio Ranieri, l’attuale allenatore dei nerazzurri.
Il 12 febbraio 2006 furono invece Ibrahimovic e Del Piero a dare l’ennesimo scossone ad un campionato che ormai aveva una sola padrona (la Juventus, appunto) in grado di correre in solitudine creando un vuoto enorme dietro di sé.
Proprio sul piede di Del Piero è capitata l’occasione di chiudere definitivamente il match nel recente incontro con l’Inter, quando mancavano pochi minuti alla sua conclusione: avesse centrato il bersaglio, con ogni probabilità si sarebbe ripreso a parlare con insistenza delle polemiche successive alle recenti dichiarazioni di Andrea Agnelli in merito alla conferma del prossimo addio del numero dieci bianconero dalla Juventus.
Il suo abbraccio liberatorio con Antonio Conte dopo il fischio finale di Rizzoli rende perfettamente l’idea di un gruppo che sembra impermeabile alle inevitabili pressioni che ruotano intorno alla Vecchia Signora, e che ora dovrà – su richiesta del proprio tecnico – “sprovincializzarsi”, evitando di cadere nel tranello di considerarsi matura dopo aver superato un esame importante. Per sentirsi tale, prima della conclusione di questa stagione ne dovrà sostenere moltissimi altri ancora.
Vucinic e Marchisio affondano l’Inter come già era capitato loro di fare in passato; al centrocampista bianconero, oltretutto, è stato negata la possibilità di ottenere la concessione del primo rigore del campionato in corso per la propria squadra (con annessa espulsione di Castellazzi). In caso di mancata vittoria della Juventus l’episodio incriminato avrebbe scatenato un putiferio che si sarebbe sommato alle recenti proteste nerazzurre per i cinque penalty a sfavore accumulati nelle precedenti otto giornate disputate, contribuendo così a mantenere altissimo il livello di tensioni esistenti tra i due club.
Il pensiero di Conte corre veloce verso la prossima sfida: “Adesso ci aspetta la trasferta di Napoli, contro una squadra che può vincere lo scudetto”.
Dopo quella gara, forse, si potrà realmente capire se anche la sua Juventus fa parte del lotto di favorite per il successo finale.
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