Alla fine del primo tempo della supersfida del San Paolo nessuno di noi pensava che sarebbe potuto accadere quello che poi si è verificato nella seconda frazione di gioco. Non tanto perché la Juventus era sotto di due reti, ma perché, nonostante un buon inizio, la squadra sembrava essersi persa proprio nel momento in cui ci si aspettava che potesse prendere il sopravvento, vale a dire dopo il rigore sbagliato da Hamsik nato da un quanto mai raro errore di Pirlo che, superato da Lavezzi in dribbling, lo atterrava piuttosto ingenuamente in area.
Quello sarebbe stato probabilmente il momento ideale per approfittare dello smarrimento susseguente all’errore dal dischetto e colpire il Napoli per far assumere alla gara una piega positiva per la Vecchia Signora. Invece, in modo del tutto insolito rispetto a quanto ci eravamo abituati a vedere nelle ultime partite, i giocatori bianconeri sembravano aver smarrito la loro sicurezza e la loro grande capacità di imprimere al match ritmi altissimi. L’impressione era che si fosse perso il bandolo della matassa e quella capacità di manovrare e sviluppare gioco tanto apprezzata da Arrigo Sacchi. Complici due incertezze difensive la Juventus si è trovata sotto di due gol e via, tutti al riposo. I fantasmi del passato sono apparsi di nuovo sullo schermo delle nostre televisioni, ed aleggiavano nello stadio e c’era un po’ di paura che questo maledetto tabù del San Paolo anche quest’anno non sarebbe stato sfatato (nel senso che si sarebbe perso di nuovo). Ad onor del vero, in fondo al mio cuore almeno, nonostante il mio pessimismo di base c’era la sensazione che non tutto fosse perduto. Ma era, appunto solo una sensazione.
Probabilmente nell’intervallo Antonio Conte deve aver fatto tremare lo spogliatoio (cosa confermata a fine gara da diversi giocatori) ed in campo, dopo la pausa, è entrata un’altra Juve, la Juve arrembante che in questo primo scorcio di stagione siamo abituati a vedere, la Juve che ci crede, che non molla mai e dopo la rete di Matri credo che tutti noi Juventini abbiamo pensato: “Ora possiamo anche perdere, ma quello che vogliamo è questo!! E cioè una squadra che non accetta passivamente la sconfitta e che nella sua mente ha l’idea di lottare comunque e sempre!”.
Ho contato circa 24 minuti in cui c’è stata solo una squadra in campo, in cui gli schemi dettati dal mister si sono rivisti in tutto e per tutto, con Vidal splendido protagonista sia come incontrista sia come ispiratore della manovra, un Estigarribia finalmente dentro il gioco e non solo fermo a contrastare le avanzate di Maggio, un Pepe entrato nel ruolo di Marchisio e un Vucinic finalmente concreto. Un’altra leggerezza difensiva, che nulla toglie alla prodezza di Pandev, permetteva al Napoli di riallungare le distanze, ed è lì che la Juventus, mai doma ha tirato prepotentemente fuori gli attributi agguantando un pari che ha veramente il gusto ed il sapore della vittoria, vittoria che con più lucidità si sarebbe addirittura potuta ottenere nel finale, visto che il Napoli, fiaccato dai ravvicinati impegni europei e di campionato appariva in confusione. Ma a volte bisogna sapersi accontentare e valutare la grande reazione e la grinta della squadra, anche se c’è ancora da lavorare affinché l’approccio alla gara sia sempre quello della ripresa e non quello più molle del primo tempo.
Vorrei concludere sottolineando in breve ciò che ho sentito dire a fine gara dal Presidente De Laurentiis che, a differenza di un oggettivo Mazzarri, si è lamentato per il rigore fatto ripetere dall’arbitro Tagliavento,nel rispetto del regolamento. Comprensibile la delusione di un presidente che tanto ha dato e continua a dare a questa società, ma questo mi sembra davvero eccessivo.
Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma
Quello sarebbe stato probabilmente il momento ideale per approfittare dello smarrimento susseguente all’errore dal dischetto e colpire il Napoli per far assumere alla gara una piega positiva per la Vecchia Signora. Invece, in modo del tutto insolito rispetto a quanto ci eravamo abituati a vedere nelle ultime partite, i giocatori bianconeri sembravano aver smarrito la loro sicurezza e la loro grande capacità di imprimere al match ritmi altissimi. L’impressione era che si fosse perso il bandolo della matassa e quella capacità di manovrare e sviluppare gioco tanto apprezzata da Arrigo Sacchi. Complici due incertezze difensive la Juventus si è trovata sotto di due gol e via, tutti al riposo. I fantasmi del passato sono apparsi di nuovo sullo schermo delle nostre televisioni, ed aleggiavano nello stadio e c’era un po’ di paura che questo maledetto tabù del San Paolo anche quest’anno non sarebbe stato sfatato (nel senso che si sarebbe perso di nuovo). Ad onor del vero, in fondo al mio cuore almeno, nonostante il mio pessimismo di base c’era la sensazione che non tutto fosse perduto. Ma era, appunto solo una sensazione.
Probabilmente nell’intervallo Antonio Conte deve aver fatto tremare lo spogliatoio (cosa confermata a fine gara da diversi giocatori) ed in campo, dopo la pausa, è entrata un’altra Juve, la Juve arrembante che in questo primo scorcio di stagione siamo abituati a vedere, la Juve che ci crede, che non molla mai e dopo la rete di Matri credo che tutti noi Juventini abbiamo pensato: “Ora possiamo anche perdere, ma quello che vogliamo è questo!! E cioè una squadra che non accetta passivamente la sconfitta e che nella sua mente ha l’idea di lottare comunque e sempre!”.
Ho contato circa 24 minuti in cui c’è stata solo una squadra in campo, in cui gli schemi dettati dal mister si sono rivisti in tutto e per tutto, con Vidal splendido protagonista sia come incontrista sia come ispiratore della manovra, un Estigarribia finalmente dentro il gioco e non solo fermo a contrastare le avanzate di Maggio, un Pepe entrato nel ruolo di Marchisio e un Vucinic finalmente concreto. Un’altra leggerezza difensiva, che nulla toglie alla prodezza di Pandev, permetteva al Napoli di riallungare le distanze, ed è lì che la Juventus, mai doma ha tirato prepotentemente fuori gli attributi agguantando un pari che ha veramente il gusto ed il sapore della vittoria, vittoria che con più lucidità si sarebbe addirittura potuta ottenere nel finale, visto che il Napoli, fiaccato dai ravvicinati impegni europei e di campionato appariva in confusione. Ma a volte bisogna sapersi accontentare e valutare la grande reazione e la grinta della squadra, anche se c’è ancora da lavorare affinché l’approccio alla gara sia sempre quello della ripresa e non quello più molle del primo tempo.
Vorrei concludere sottolineando in breve ciò che ho sentito dire a fine gara dal Presidente De Laurentiis che, a differenza di un oggettivo Mazzarri, si è lamentato per il rigore fatto ripetere dall’arbitro Tagliavento,nel rispetto del regolamento. Comprensibile la delusione di un presidente che tanto ha dato e continua a dare a questa società, ma questo mi sembra davvero eccessivo.
Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma