mercoledì 29 settembre 2010

Il Manchester City arabo alla conquista del mondo


Il cammino del Manchester City è sempre stato in salita. Lassù, vicino ai traguardi più prestigiosi, c’erano sempre loro: i rivali dello United, i Diavoli Rossi (Red Devils) con i quali ha dovuto condividere lo spazio nella stessa città sin dalla nascita.
Una storia difficile, quella dei Citizens, scritta ai margini della periferia dell’attuale Premier League, di fatto la competizione calcistica nazionale più seguita al mondo.
L’ultima vittoria in patria risale al 1968, quando il campionato portava ancora il nome di First Division. Trionfarono mettendo la freccia in dirittura d’arrivo, alla penultima tappa di un giro di 42 gare. Con due punti si portarono a casa il loro secondo titolo, che andava a fare il paio con quello conquistato nel lontano 1937. Chi arrivò subito dietro? Il Manchester United, ovviamente. Una doppia gioia per i tifosi della parte storicamente più debole della città. Non certo ai livelli del loro primo successo (in quell’occasione i Red Devils retrocessero in “Second Division”) e comunque destinato a durare poco. Perché? Il 29 maggio 1968, a Londra, si disputò la finale della Coppa dei Campioni tra lo United e il Benfica. Vinsero i primi, per 4-1. “Of course”, come direbbero gli inglesi. Giusto per ribadire chi “comanda”.
Il balzo che il City fece dalla quindicesima posizione del campionato precedente (1966-67) alla prima di quella immediatamente successiva, a distanza di un solo anno, sintetizza alla perfezione il cammino della società nel corso della sua storia ultracentenaria: dalle stalle alle stelle, dalla polvere agli altari, dalle salite più ripide alle discese più confortevoli. Per poi tornare nel dimenticatoio, come se si trattasse di una maledizione impossibile da far scomparire.
Tutto ebbe inizio nel lontano 1880, quando il nome dell’attuale compagine guidata da Roberto Mancini era “St. Marks West Gordon”. Nata nella parte più povera e disastrata della città, assimilò le caratteristiche della realtà che la circondava. Un prologo, forse, di un destino già scritto per i secoli a venire. Sette anni dopo, a seguito di una fusione con un’altra squadra locale, divenne l’”Ardwick A.F.C”, per poi trasformarsi in “Manchester City” - in via definitiva - nel 1894.
L’”Hyde Road” fu il primo stadio dei Citizens, sino a quando non venne sostituito dal mitico “Maine Road” (1923), teatro di tutte le loro sfide. L’attuale “City of Manchester Stadium”, frutto dell’assegnazione dei giochi del Commonwealth a Manchester nel 2002 e poi successivamente preso in gestione dal City, ha ospitato le partite casalinghe della squadra a partire dalla stagione 2003-04.
A completare la bacheca, oltre ai due successi in campionato, ci sono quattro coppe d’Inghilterra (1904, 1934, 1956, 1969), due coppe di Lega (1970, 1976), 3 supercoppe nazionali (la “Community Shield”, nel 1937, 1968, 1972), e una Coppa delle Coppe (1970).
Il punto più basso della sua storia il Manchester City lo toccò nel 1998, allorquando retrocesse nella terza serie del calcio inglese. Ritornò stabilmente nella Premier League soltanto a partire dalla stagione 2002-03.
Nel giugno del 2007 la “UK Sport Investments”, controllata da Thaksin Shinawatra (ex primo ministro thailandese), acquisì la quota di maggioranza del club, affidando la panchina a Sven-Göran Eriksson e consegnandogli una squadra nata da una campagna acquisti importante e onerosa. La prima di una lunga serie, che continua tutt’oggi con la società passata di mano all’”Abu Dhabi Group for Development and Investment” dello sceicco Mansour bin Zayed Sultan Al Nahyan. La proprietà araba si insediò il 1° settembre 2008. Poco più di tre mesi prima, il 21 maggio, il Manchester United aveva vinto la sua terza Champions League, sconfiggendo ai rigori il Chelsea nella finale giocata a Mosca. Un’altra coincidenza negativa. Of course…
Ma ormai la nuova strada era già stata tracciata, qualcosa stava cambiando, e gli orgogliosissimi tifosi dei Citizens se ne erano accorti. Era iniziata una storia diversa, che ora vede gli stessi protagonisti sfidarsi a parti invertite: i poveri che diventano ricchi, il City che si presenta al calciomercato con uno zaino pieno di sterline provenienti dai giacimenti petroliferi del suo sceicco, mentre i Red Devils annaspano nei debiti accumulati dai padroni americani.
Il primo colpo della nuova società fu Robinho, l’attuale calciatore del Milan, tolto dalle mani di Roman Abramovich (il magnate russo proprietario del Chelsea) che – dopo un lungo corteggiamento – era convinto di averlo in pugno. Proprio i rossoneri si videro pervenire, nel gennaio del 2009, un’offerta monstre per l’acquisto di Kakà. Non se ne fece nulla (il brasiliano approdò, in un secondo momento, al Real Madrid), ma questo non divenne certo un ostacolo nella marcia imperiosa di Mansour bin Zayed. Tanto è vero che (circa) un mese dopo si iniziò a vociferare di un’offerta pari a 500 milioni di euro per rilevare il 40% del pacchetto azionario del Milan.
Il suo patrimonio famigliare è stato stimato in circa 670 miliardi di euro, quello del consorzio (nel suo complesso) è difficile da stabilire, tanto è vasta la ricchezza. Tra le varie partecipazioni societarie si registrano anche quelle nella Ferrari (5%), nella Piaggio Aero (35%) e in Mediaset (di cui ha ridotto, pochi mesi fa, la propria quota all'1,873%). Quando il Manchester City venne messo in vendita per i noti problemi giudiziari di Thaksin Shinawatra, la società venne acquistata pagando il doppio dell’allora valutazione di mercato.
Ad oggi lo sceicco ha investito circa 1,2 miliardi di euro nel calcio, e alle recenti dichiarazioni preoccupate del tecnico dei Red Devils, Sir Alex Ferguson, che ha definito i Citizens “kamikaze del mercato”, è arrivata puntuale la risposta di Roberto Mancini: “Tutti i club hanno speso tantissimo, e non mi riferisco agli ultimi quindici anni, bensì all’ultimo triennio. Credo sia normale che per acquistare i migliori giocatori si debba fare qualche sacrificio economico. Rispetto l’opinione di Ferguson ma mi sembra che anche lo United abbia speso tantissimo sul mercato negli ultimi anni, quindi non mi sento di dargli importanza”.
Il calcio, assieme ai cavalli, rappresenta una delle due passioni di Mansour bin Zayed Sultan Al Nahyan.
E’ entrato nel mondo del pallone a piedi uniti, con l’obiettivo di portare la sua squadra in cima al mondo. Sul campo, nel ruolo di attaccante, il City schiera Carlos Alberto Tévez, ex del Manchester United, simbolo della riscossa dei “blu” sui “rossi”.
La freccia è già stata azionata, il sorpasso deve ancora avvenire. Non dovesse verificarsi in questa stagione calcistica, la sensazione è che di questo passo non si dovrà attendere ancora molto tempo. L’imperativo è quello di riprendere a vincere, ripartendo dal titolo del lontano 1968. Con la speranza di non tornare, da un momento all’altro, nuovamente nel dimenticatoio.
Of course…
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3 commenti:

Anonimo ha detto...

stai diventando un libro di storia del calcio! ;)

roberta

JUVE 90 ha detto...

ho scoperto cose che non sapevo.
Come sai questo tipo di articoli mi piace un sacco ;) Oggi è la sfida tra blasone e soldi, speriamo tronfi il primo

Thomas ha detto...

Grazie ad entrambi ;-)
Mi sono divertito moltissimo a scrivere questo articolo.
Anche perchè "dietro" c'è stato un discreto lavoro di ricerca.
Non ho potuto mettere "tutto" quello che ho avuto modo di leggere, ma altri spunti interessanti vi assicuro che non mancavano.
Un abbraccio :-)