sabato 30 ottobre 2010

Quando la Vecchia Signora giocò a tennis col povero Diavolo

Ci sono partite che entrano a piedi uniti nella storia del calcio, per non uscirne più.

E' il caso dell'ormai famoso Milan-Juventus disputato a San Siro il 6 aprile 1997, con i rossoneri detentori del tricolore che affrontarono la Vecchia Signora campione d'Europa e del mondo. Quella gara rappresentò l’ideale passaggio del testimone nel predominio calcistico in Italia e nel Vecchio Continente tra le due squadre, celebrato dai bianconeri vittoriosi con un risultato tennistico che non ammetteva repliche: 6-1.

Fresco di uno scudetto appena conquistato il Diavolo aveva deciso di cambiare volto e filosofia di gioco: una scelta che - a campionato in corso - si rivelò sbagliata. In estate la squadra fu affidata all'uruguaiano Oscar Tabárez: a Milanello durò sino al 1° dicembre, per poi essere sostituito da Arrigo Sacchi. E fu proprio lui a sedere sulla panchina dei rossoneri in quel famoso 6 aprile.

Nel primo campionato dopo gli effetti della sentenza Bosman, che permise alle società sportive di tesserare un numero illimitato di giocatori provenienti dagli altri paesi comunitari, il Milan aggiunse alla rosa due calciatori olandesi formati nella "scuola Ajax" (Davids e Reiziger), nel dichiarato intento di proseguire l'opera l'anno successivo con gli innesti di Kluivert e Bogarde.

La Juventus decise di abbandonare l'idea del tridente offensivo Vialli-Ravanelli-Del Piero, lasciando partire i primi due verso la Premier League e puntando sul (più) giovane attaccante. Oltre alla conferma dell’esperto Padovano, in attacco vennero aggiunti il potente Boksic e i giovani Vieri e Amoruso. Ma in tutti i settori del campo l'undici di base subì una vera e propria trasformazione, contrariamente al motto "squadra che vince non si cambia".

Venne plasmato un gruppo di giocatori in grado di usare – all’occorrenza - sia la sciabola che il fioretto: dalla grinta di Montero alla sapienza tattica di Jugovic, passando per la classe di Zidane sino ad arrivare alla forza devastante delle punte presenti nella rosa a disposizione di Marcello Lippi.

A San Siro scese in campo una Vecchia Signora bella come solo lei sapeva essere nelle serate di gala. Fece divertire il Milan per una manciata di minuti, con Peruzzi abile e reattivo nel respingere i primi assalti dei rossoneri.
Poi decise che era arrivato il momento di togliersi il velo e di mostrare al mondo intero tutto il suo splendore.

Vieri iniziò a fare sportellate con Franco Baresi; Sebastiano Rossi si dimostrò capace di rispondere a un suo tiro potentissimo, ma sulla successiva respinta Jugovic si trovò nella posizione ideale per realizzare la prima rete, quella del vantaggio. Alla furiosa reazione del Milan si contrappose, più volte, il portierone bianconero.

I bollenti spiriti rossoneri andavano placati e, mentre Jugovic cercava di mettere nuovamente la sua firma sull'incontro con una conclusione da fuori area, la ribattuta della difesa avversaria fece terminare la palla sui piedi di Boksic: neanche il tempo di tirare, che uno sgambetto di Maldini lo fece finire a terra. Rigore. E stavolta toccò a Zidane entrare nel tabellino dei marcatori.

Il pubblico rossonero presente a San Siro, sotto shock, iniziò a perdere fiato e coraggio, proprio mentre stava per avere inizio - a tutti gli effetti - la festa bianconera. Terminato il primo tempo sul 2-0, la gara riprese con un'altra rete: sull'asse Zidane-Amoruso la palla giunse a Jugovic, che partendo dal centrocampo puntò dritto l'area di rigore rossonera per beffare - per la terza volta - Sebastiano Rossi.

Le grandi squadre non hanno limiti. Quella Juventus, in più, aveva anche voglia di divertirsi: Vieri ricevette un assist da Tacchinardi (palombella a scavalcare la difesa del Milan) e portò a quattro le marcature, seguito da Nicola Amoruso (nuovo compagno di reparto, entrato in campo al posto di Boksic), che completò la cinquina raccogliendo in area di rigore una respinta del portiere rossonero su tiro, guarda caso, di Jugovic.

Al goal della bandiera realizzato da Marco Simone (conclusione al volo da palla ricevuta direttamente da calcio d'angolo) replicò immediatamente Christian Vieri: 6-1.
Quella sera Jesús Gil, vulcanico presidente dell'Atletico Madrid, si innamorò del talento del giovane attaccante juventino, che riuscì a portare in Spagna a fine stagione dietro il versamento nelle casse bianconere di una cifra pari a 34 miliardi delle vecchie lire.

Diventata campione d'Italia per la ventiquattresima volta Madama decise di cambiare abito nuovamente, ingaggiando al suo posto il fresco vincitore della classifica capocannonieri: Filippo Inzaghi. Per costruire una Juventus nuovamente vincente.
Contrariamente al motto "squadra che vince non si cambia".
Alla Triade riusciva spesso e volentieri.

Articolo pubblicato su

4 commenti:

Giuliano ha detto...

...eh, magari avessimo un Vieri giovane! invece c'è Amauri, che somiglia sempre più a Vieri a fine carriera. (idem Iaquinta)
però di sportellate penso che ne vedremo parecchie, Chiellini e Bonucci contro Ibrahimovic è roba da scintille (speriamo, anche qui...un altro test importante, per vedere se siamo ancora davvero aggiustato la difesa - io temo di no)

Thomas ha detto...

E quel Vieri “giovane”, personalmente, non l’avrei mai dato via.
Anche se in tutta la carriera dimostrò, Inter a parte (un caso… ), di mostrare una certa predilezione per i trasferimenti da una società all’altra.

Stasera? Ce la giocheremo. Mi piace lo spirito di questa nuova Juve. Vediamo. Teniamo duro…

Un abbraccio! ;-)

Ps: guarderò l’incontro fuori regione, nel pomeriggio partirò per raggiungere Omar, uno dei miei più cari amici.

JUVE 90 ha detto...

Proprio in questi giorni su juvenews abbiamo pubblicato la partita integrale. me la sono rivista tutta per la prima volta.... SPETTACOLO

Thomas ha detto...

Confermo, Sante: spettacolare...
;-)

Un abbraccio!