Borgonovo, Lombardi, Fortunato...tutti passati per il Como di quegli anni. Ogni tanto me lo chiedo, soprattutto perché sono comasco. Se questo è il prezzo da pagare, meglio avere la squadra in serie C. Non ho mai visto uno studio serio in proposito, ma penso che la prima in questa triste classifica sia la Fiorentina anni '70. Erano comunque metodi in uso ovunque, dai primi anni '80 in su: però poi è stata indagata solo la Juve, e oggi voglio essere positivo, magari diciamo soltanto che Guariniello ha fatto il suo mestiere e gli altri invece no.
Il doping? Sapevo che inserendo nel blog un ricordo di Andrea il discorso sarebbe potuto venire fuori.
Se ti va ne potremmo parlare in privato nei prossimi giorni, adesso ho un (piacevole) impegno da rispettare e mi devo staccare dal pc. Ne sarei felice.
Ho un pò di cose da raccontarti, non solo sul calcio. Presumo che alcune le conoscerai già.
Per quanto riguarda il passato, torno indietro di 10 anni rispetto a quelli che hai elencato e mi fermo al '60, all'Inter di Helenio Herrera.
Questo è il libro di riferimento: "IL TERZO INCOMODO - LE PESANTI VERITÀ DI FERRUCCIO MAZZOLA. UNA VITA NELPALLONE FRA INTRIGHI E INTRUGLI, COLPI BASSI E MORTI NON CHIARITE".
Questa, invece, una breve recensione della casa editrice:
Premiato al Memorial Bardelli 2005 come libro vincente nella lotta al doping
In fondo questo libro non contiene segreti: gli addetti ai lavori, siano essi giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori, allenatori, massaggiatori o capipopolo sanno, nella sostanza, tutto. Sanno ma non parlano. Perciò diventano necessarie figure quali Ferruccio Mazzola, che finalmente decidono, di raccontare le loro esperienze. Ferruccio Mazzola parla, ma non è la rabbia a spingere il suo racconto, né il desiderio di vendetta nei confronti di Tizio o Caio. Non cerca condanne ma vuole, piuttosto aiutare a capire: in particolare i giovani che si avvicinano allo sport, quei genitori che spingono i loro figli a fare sempre meglio, magari anche dopandosi: tanto chissenefrega, vorrai mica che mio figlio ci resti secco come quel calciatore... E perché no? Doping e calcioscommesse, partite combinate e morti senza un perché: un filo spesso come una fune e maleodorante come il denaro lega atteggiamenti, misfatti e vicende di un mondo che, come sostiene Gianni Rivera: "Il calcio non è né pulito né sporco ma come tutto il resto".
Metà anni Sessanta. I pareri sono unanimi. Il vero erede del grande Valentino Mazzola non è Sandro, peraltro campione già affermato dell'Inter di Herrera, ma Ferruccio, che del padre ha ereditato fisico, tecnica, schiettezza. Ferruccio però non esploderà mai. Colpa della sfortuna? Del suo carattere franco? Oppure di altri fattori? La risposta è in questa biografia, che rivela tanti retroscena: intorno alla vicenda di un campione definito "difficile", sull'ambiente del calcio e delle sue pratiche, sulle realtà personali e famigliari della più grande dinastia di campioni del calcio italiano e forse mondiale.
Note sull'Autore: FERRUCCIO MAZZOLA è nato a Torino nel 1945, quando il fratello Sandro aveva tre anni e il padre era già grande, con la maglia granata. Una bomba rischiò subito di porre fine alla sua vita. Nacque sotto i bombardamenti, Ferruccio, e forse gli fu subito chiaro che per lui sarebbe stata dura. La separazione dei genitori, una grave malattia, la felicità ritrovata. Tappe che preludono a una carriera di calciatore solo discreta per motivi tutti da leggere. Ha cambiato troppe maglie, Ferruccio, ma non per propria scelta: Inter, Marzotto, Venezia, Lecco, Lazio, Fiorentina, Sant'Angelo Lodigiano, Hartford. Ha cambiato alcuni mestieri, non sempre per propria scelta e sempre fedele al calcio: giornalista, allenatore, osservatore. Ha cambiato moglie, in partenza non per propria scelta né per propria infedeltà. Non ha cambiato carattere né vita. Non baratterebbe la propria dignità con nessuna cosa al mondo. E di questo può andare fiero.
Il problema non è solo lo sport...ogni tanto esce magari la notizia (e sparisce subito) di un carico di rottami radioattivi trovato in una fonderia - e ci si chiede come sia possibile, non dovrebbe essere il primo controllo da fare? (una cosa simile, ma non è la prima, è successa la settimana scorsa in un paese qui vicino).
E un pensiero finale, per Bruno Beatrice. Quello che si è letto su di lui è roba da film dell'orrore...
"Donne, vodka e gulag. Eduard Streltsov, il campione" è il libro scritto da Marco Iaria, giornalista della "Gazzetta d...
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4 commenti:
Borgonovo, Lombardi, Fortunato...tutti passati per il Como di quegli anni. Ogni tanto me lo chiedo, soprattutto perché sono comasco. Se questo è il prezzo da pagare, meglio avere la squadra in serie C.
Non ho mai visto uno studio serio in proposito, ma penso che la prima in questa triste classifica sia la Fiorentina anni '70. Erano comunque metodi in uso ovunque, dai primi anni '80 in su: però poi è stata indagata solo la Juve, e oggi voglio essere positivo, magari diciamo soltanto che Guariniello ha fatto il suo mestiere e gli altri invece no.
Il doping?
Sapevo che inserendo nel blog un ricordo di Andrea il discorso sarebbe potuto venire fuori.
Se ti va ne potremmo parlare in privato nei prossimi giorni, adesso ho un (piacevole) impegno da rispettare e mi devo staccare dal pc. Ne sarei felice.
Ho un pò di cose da raccontarti, non solo sul calcio. Presumo che alcune le conoscerai già.
Per quanto riguarda il passato, torno indietro di 10 anni rispetto a quelli che hai elencato e mi fermo al '60, all'Inter di Helenio Herrera.
Questo è il libro di riferimento: "IL TERZO INCOMODO - LE PESANTI VERITÀ DI FERRUCCIO MAZZOLA. UNA VITA NELPALLONE FRA INTRIGHI E INTRUGLI, COLPI BASSI E MORTI NON CHIARITE".
Questa, invece, una breve recensione della casa editrice:
Premiato al Memorial Bardelli 2005 come libro vincente nella lotta al doping
In fondo questo libro non contiene segreti: gli addetti ai lavori, siano essi giornalisti, procuratori, dirigenti, calciatori, allenatori, massaggiatori o capipopolo sanno, nella sostanza, tutto. Sanno ma non parlano. Perciò diventano necessarie figure quali Ferruccio Mazzola, che finalmente decidono, di raccontare le loro esperienze. Ferruccio Mazzola parla, ma non è la rabbia a spingere il suo racconto, né il desiderio di vendetta nei confronti di Tizio o Caio. Non cerca condanne ma vuole, piuttosto aiutare a capire: in particolare i giovani che si avvicinano allo sport, quei genitori che spingono i loro figli a fare sempre meglio, magari anche dopandosi: tanto chissenefrega, vorrai mica che mio figlio ci resti secco come quel calciatore... E perché no? Doping e calcioscommesse, partite combinate e morti senza un perché: un filo spesso come una fune e maleodorante come il denaro lega atteggiamenti, misfatti e vicende di un mondo che, come sostiene Gianni Rivera: "Il calcio non è né pulito né sporco ma come tutto il resto".
Metà anni Sessanta. I pareri sono unanimi. Il vero erede del grande Valentino Mazzola non è Sandro, peraltro campione già affermato dell'Inter di Herrera, ma Ferruccio, che del padre ha ereditato fisico, tecnica, schiettezza. Ferruccio però non esploderà mai. Colpa della sfortuna? Del suo carattere franco? Oppure di altri fattori? La risposta è in questa biografia, che rivela tanti retroscena: intorno alla vicenda di un campione definito "difficile", sull'ambiente del calcio e delle sue pratiche, sulle realtà personali e famigliari della più grande dinastia di campioni del calcio italiano e forse mondiale.
Note sull'Autore: FERRUCCIO MAZZOLA è nato a Torino nel 1945, quando il fratello Sandro aveva tre anni e il padre era già grande, con la maglia granata. Una bomba rischiò subito di porre fine alla sua vita. Nacque sotto i bombardamenti, Ferruccio, e forse gli fu subito chiaro che per lui sarebbe stata dura. La separazione dei genitori, una grave malattia, la felicità ritrovata. Tappe che preludono a una carriera di calciatore solo discreta per motivi tutti da leggere. Ha cambiato troppe maglie, Ferruccio, ma non per propria scelta: Inter, Marzotto, Venezia, Lecco, Lazio, Fiorentina, Sant'Angelo Lodigiano, Hartford. Ha cambiato alcuni mestieri, non sempre per propria scelta e sempre fedele al calcio: giornalista, allenatore, osservatore. Ha cambiato moglie, in partenza non per propria scelta né per propria infedeltà. Non ha cambiato carattere né vita. Non baratterebbe la propria dignità con nessuna cosa al mondo. E di questo può andare fiero.
Un abbraccio, Giuliano ;-)
Il problema non è solo lo sport...ogni tanto esce magari la notizia (e sparisce subito) di un carico di rottami radioattivi trovato in una fonderia - e ci si chiede come sia possibile, non dovrebbe essere il primo controllo da fare? (una cosa simile, ma non è la prima, è successa la settimana scorsa in un paese qui vicino).
E un pensiero finale, per Bruno Beatrice. Quello che si è letto su di lui è roba da film dell'orrore...
Temo di non avere più sotto mano alcuni racconti su Beatrice: te li avrei scannerizzati.
Sono agghiaccianti...
Un abbraccio!
Ps: grazie!!! Scrivo non appena possibile
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