Pamplona, 31 marzo 2012: in casa dell'Osasuna il Real Madrid di José Mourinho si è reso protagonista di una delle tante vittorie ottenute in campionato condite da un grappolo di goals realizzati (l'incontro è terminato 5-1 a favore dei “blancos”).
Il primo di questi è stato messo a segno dal francese Karim Benzema, bravissimo a incrociare con un preciso destro al volo un traversone di Cristiano Ronaldo proveniente dal lato opposto rispetto alla sua posizione.
Ammirata questa prodezza il pensiero di molti appassionati è tornato indietro nel tempo, fermandosi al capolavoro balistico realizzato dall'olandese Marco Van Basten nel lontano 1988 durante lo svolgimento della finalissima del campionato europeo tra gli "Orange" (allora guidati da Rinus Michels) e l'Unione Sovietica del Colonnello Valeri Lobanovsky.
Una vita ed un “mondo” ormai lontani, ma ancora vivi nei ricordi degli sportivi. Era già nato il Milan di Arrigo Sacchi e Ruud Gullit, doveva maturare quello del trio olandese con lo stesso Van Basten e Frank Rijkaard: il primo era reduce da un infortunio che lo aveva tenuto lontano dai campi di gioco per quasi tutta la stagione, il secondo sarebbe sbarcato a Milanello di lì a poco.
A Monaco di Baviera, laddove aveva perso con la Germania Ovest il titolo mondiale nel 1974, il 25 giugno 1988 l'Olanda conquistò quindi il titolo europeo. Prima di quella finale Michels (seduto sulla panchina come contro i tedeschi occidentali) si era dimostrato fiducioso sull'esito dell'incontro per i suoi uomini: "Negli Anni '70 c'erano quattordici elementi fortissimi con due giocatori superiori; qui un gruppo con quattro-cinque elementi di categoria. Però questa formazione è migliore tatticamente. L'Olanda di allora aveva due campioni che potevano risolvere la partita, qui è il complesso che può vincere".
Le due squadre si erano già incontrate nella gara d'esordio della manifestazione, il 12 giugno: aveva vinto l'Urss per 1-0, ai tulipani non era restato che incassare la sconfitta. Prima della resa dei conti, considerato che tanto il destino quanto il tabellone aveva dato loro l'occasione per una gustosa rivincita, gli olandesi poterono osservare gli avversari estromettere dalla manifestazione la nazionale azzurra di Azeglio Vicini in semifinale (2-0, 22 giugno). Al pari del proprio tecnico, anche Van Basten si mostrò sicuro sulle potenzialità della sua squadra: "Fanno giocare gli altri per dare loro l'impressione di essere più forti, poi colpiscono magistralmente in contropiede. L'hanno fatto con noi e con l'Italia. Ma stavolta non abboccheremo".
Nel calcio computerizzato di Lobanovsky il ruolo del portiere era ricoperto dal fortissimo Rinat Dasaev, mentre in attacco spiccava Igor Belanov, pallone d'Oro nel 1986 grazie alla Coppa delle Coppe conquistata con la maglia di una Dinamo Kiev imbottita di elementi della nazionale russa.
Quel 25 giugno l'Olanda passò in vantaggio grazie ad un colpo di testa di Gullit, pronto a concludere a rete un invito dello stesso Van Basten. Un errore in disimpegno a centrocampo del futuro juventino Zavarov diede il via ad un contropiede che consentì ad Arnold Mühren, largo sulla sinistra, di dipingere col pallone una traiettoria che lo condusse verso l'attaccante milanista, defilato sul lato destro dell'area di rigore russa: dal tiro al volo con il quale superò Dasaev nacque una delle più belle reti di tutti i tempi.
Il calcio di rigore sbagliato successivamente da Belanov segnò la fine dell'incontro ed un ideale passaggio di consegne (a distanza di due anni) con Van Basten nella storia dei palloni d'Oro: l'attaccante olandese vincerà quelli del 1988 e 1989, conquistando l'ultimo della carriera nel 1992. La sua gioia al termine del torneo fu misurata, come tutti i grandi campioni il pensiero era rivolto al futuro. Nel suo caso, tinto di rossonero: "In campionato ho giocato poche partite, qui tutte e poi ho segnato gol importanti. D'accordo siamo stati fortunati ma, alla distanza, abbiamo dimostrato di essere i migliori. Alla Coppa dei Campioni penseremo a suo tempo: spero di esserci anch'io".
Il suo addio al Milan, avvenuto nel 1995 in concomitanza con l’abbandono al calcio, potrebbe trasformarsi in un “arrivederci”: oltre a quello di Massimiliano Allegri, tra le tante ipotesi per il futuro della panchina del Diavolo, infatti, figura anche il suo nome.
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Il primo di questi è stato messo a segno dal francese Karim Benzema, bravissimo a incrociare con un preciso destro al volo un traversone di Cristiano Ronaldo proveniente dal lato opposto rispetto alla sua posizione.
Ammirata questa prodezza il pensiero di molti appassionati è tornato indietro nel tempo, fermandosi al capolavoro balistico realizzato dall'olandese Marco Van Basten nel lontano 1988 durante lo svolgimento della finalissima del campionato europeo tra gli "Orange" (allora guidati da Rinus Michels) e l'Unione Sovietica del Colonnello Valeri Lobanovsky.
Una vita ed un “mondo” ormai lontani, ma ancora vivi nei ricordi degli sportivi. Era già nato il Milan di Arrigo Sacchi e Ruud Gullit, doveva maturare quello del trio olandese con lo stesso Van Basten e Frank Rijkaard: il primo era reduce da un infortunio che lo aveva tenuto lontano dai campi di gioco per quasi tutta la stagione, il secondo sarebbe sbarcato a Milanello di lì a poco.
A Monaco di Baviera, laddove aveva perso con la Germania Ovest il titolo mondiale nel 1974, il 25 giugno 1988 l'Olanda conquistò quindi il titolo europeo. Prima di quella finale Michels (seduto sulla panchina come contro i tedeschi occidentali) si era dimostrato fiducioso sull'esito dell'incontro per i suoi uomini: "Negli Anni '70 c'erano quattordici elementi fortissimi con due giocatori superiori; qui un gruppo con quattro-cinque elementi di categoria. Però questa formazione è migliore tatticamente. L'Olanda di allora aveva due campioni che potevano risolvere la partita, qui è il complesso che può vincere".
Le due squadre si erano già incontrate nella gara d'esordio della manifestazione, il 12 giugno: aveva vinto l'Urss per 1-0, ai tulipani non era restato che incassare la sconfitta. Prima della resa dei conti, considerato che tanto il destino quanto il tabellone aveva dato loro l'occasione per una gustosa rivincita, gli olandesi poterono osservare gli avversari estromettere dalla manifestazione la nazionale azzurra di Azeglio Vicini in semifinale (2-0, 22 giugno). Al pari del proprio tecnico, anche Van Basten si mostrò sicuro sulle potenzialità della sua squadra: "Fanno giocare gli altri per dare loro l'impressione di essere più forti, poi colpiscono magistralmente in contropiede. L'hanno fatto con noi e con l'Italia. Ma stavolta non abboccheremo".
Nel calcio computerizzato di Lobanovsky il ruolo del portiere era ricoperto dal fortissimo Rinat Dasaev, mentre in attacco spiccava Igor Belanov, pallone d'Oro nel 1986 grazie alla Coppa delle Coppe conquistata con la maglia di una Dinamo Kiev imbottita di elementi della nazionale russa.
Quel 25 giugno l'Olanda passò in vantaggio grazie ad un colpo di testa di Gullit, pronto a concludere a rete un invito dello stesso Van Basten. Un errore in disimpegno a centrocampo del futuro juventino Zavarov diede il via ad un contropiede che consentì ad Arnold Mühren, largo sulla sinistra, di dipingere col pallone una traiettoria che lo condusse verso l'attaccante milanista, defilato sul lato destro dell'area di rigore russa: dal tiro al volo con il quale superò Dasaev nacque una delle più belle reti di tutti i tempi.
Il calcio di rigore sbagliato successivamente da Belanov segnò la fine dell'incontro ed un ideale passaggio di consegne (a distanza di due anni) con Van Basten nella storia dei palloni d'Oro: l'attaccante olandese vincerà quelli del 1988 e 1989, conquistando l'ultimo della carriera nel 1992. La sua gioia al termine del torneo fu misurata, come tutti i grandi campioni il pensiero era rivolto al futuro. Nel suo caso, tinto di rossonero: "In campionato ho giocato poche partite, qui tutte e poi ho segnato gol importanti. D'accordo siamo stati fortunati ma, alla distanza, abbiamo dimostrato di essere i migliori. Alla Coppa dei Campioni penseremo a suo tempo: spero di esserci anch'io".
Il suo addio al Milan, avvenuto nel 1995 in concomitanza con l’abbandono al calcio, potrebbe trasformarsi in un “arrivederci”: oltre a quello di Massimiliano Allegri, tra le tante ipotesi per il futuro della panchina del Diavolo, infatti, figura anche il suo nome.
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3 commenti:
Carissimo Thomas, come ben sai, ricordo sempre con piacere il calcio di allora, così come ricordo che nel 1988, con i miei 20 anni, seguivo gli europei e i mondiali con un entusiasmo incredibile, non perdendomi nemmeno una partita e vedendo ogni trasmissione televisiva che parlasse di calcio. In quella finale devo dire che tifavo moderatamente per l'Unione Sovietica, anche se quando i miei occhi videro la rete di Van Basten rimasi veramente a bocca aperta....e senza dire una parola...spettacolare!!
Di fronte ai piagnistei di Allegri non batto ciglio, ma se davanti a me si materializza un goal come quello segnato da Van Basten (descritto nell'articolo) mi alzo in piedi e applaudo per cinque minuti di fila.
Amo il calcio, non potrei comportarmi diversamente.
Un abbraccio!
Che palle ogni attaccante decotto viene associato alla Juve per il prossimo anno. Ma il calcio mercato non è d'estate?
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