lunedì 14 maggio 2012

Il bastone di 'Terremoto' e il ritorno della Juve


A Pietro ed Osvaldo. Perché le radici non si dimenticano.

Lavorava sui tetti a contatto con l'aria d'alta quota, proprio lui che amava l'acqua e le trote che popolano i fiumi.
Quando lo conobbi, molti anni fa, ricordo di essere rimasto intimorito dal suo soprannome: "Terremoto". Il perché glielo avessero affibbiato è facilmente intuibile, così come il motivo che spinse qualcuno a farlo: una volta era consuetudine riassumere il nome ed il cognome delle persone in un'unica parola, per consentire agli abitanti del paese di renderle immediatamente riconoscibili senza dover descrivere nessuno.
C'era chi mal sopportava questa usanza e chi - invece - se ne compiaceva, lasciando che intorno alla propria figura venissero create le leggende più svariate.

Pietro Nardi (così si chiamava) era uno dei migliori amici di Osvaldo, mio nonno paterno. Erano entrambi dei pescatori abilissimi, anche se per dare sfogo alla sua passione Pietro non usava soltanto la canna, dato che riusciva a catturare le trote (e le anguille) pure a mani nude. Erano cresciuti ad Aulla insieme a "Ficò", "Sciropposo" e a quei compagni di un'intera generazione che condivise con loro molte esperienze prima, durante e dopo la seconda guerra mondiale. Ogni tanto capitava che nelle gite a bordo delle moto in voga all'epoca si portassero dietro papà, ancora ragazzino, che tuttora ricorda con gioia quelle esperienze vissute all'insegna dell'allegria e del divertimento.
Quella era un'Italia povera, da ricostruire, dove lo strumento più utilizzato per ingegnarsi tanto nell'utile quanto nel dilettevole era rappresentato dalla fantasia, la stessa arma usata attualmente dal nostro popolo per infilarsi nei guai piuttosto che per uscirne fuori.

"Terremoto" amava la Juventus, e se per l'Avvocato Agnelli Omar Sivori costituiva un "vizio" per lui rappresentava un misto tra la gioia e la disperazione.
Il "bar sport" era casa sua e i rituali delle partite erano sempre uguali: prendeva posto nelle prime file (oppure restava in piedi nella stessa zona), si voltava ad osservare i presenti in sala per distinguere i tifosi bianconeri dagli intrusi, poi iniziava ad inveire contro l'arbitro di turno.
Il tutto, per inciso, quando il direttore di gara non aveva ancora dato il via alle danze.

Nelle occasioni in cui mi notava in mezzo alla folla il suo viso si illuminava di gioia: gli ricordavo il nonno, scomparso nel 1987, e provava piacere nel discutere di calcio con me. L'ultima volta che un amico comune lo incontrò stava passeggiando sulla strada che costeggia il fiume: vi era capitato il lunedì successivo la vittoria della Juventus a Milano contro i rossoneri nel maggio del 2005, allorquando Del Piero in rovesciata aveva eluso il controllo di Gattuso e Nesta per servire un meraviglioso assist per il colpo di testa vincente di Trezeguet.

Dopo pochi giorni cessò di vivere. Non sopportava Silvio Berlusconi, evitava accuratamente di guardare le sue televisioni ed alla persona che in macchina lo aveva salutato suonando il clacson rispose alzando felice il bastone che lo accompagnava nelle camminate.

Quando passo dal cimitero di Aulla per dire una preghiera alla memoria dei miei parenti non manco mai di andarlo a trovare. La sua lapide è situata poco sopra quella di Osvaldo, riposano da tempo in mezzo al verde della Lunigiana, sopra una collina che domina il paese. Da lassù si vede il fiume.
In preda alla rabbia del tifoso deluso quando la Juventus venne retrocessa in serie B gli promisi che sarebbe tornata presto a vincere, e che avrei celebrato con lui quel momento. Di delusione in delusione mi vergognavo di guardarlo negli occhi nella foto che lo ritrae, quasi come se dietro a tutti gli insuccessi della Vecchia Signora ci fossero delle colpe imputabili a me.

La sua lapide è semplice, così come voleva (ed era) lui. Per incastrare la coccarda bianca e nera che gli ho comprato ho incontrato qualche difficoltà, superata con la fantasia: una piccola fessura in alto a destra della struttura mi ha consentito di agganciare il filo plastificato sulla quale è stata creata.

Dopo anni ho trovato finalmente le forze per reggere il suo sguardo: sembrava felice e sorridente, come quando ci divertivamo a discutere di calcio tra una chiacchierata e l'altra dedicata al nonno.
La suggestione provoca spesso immaginazioni: all'uscita dal cimitero mi è parso di sentire un rumore in mezzo al silenzio generale.
E' bello pensare che possa essersi trattato di un suono provocato da un bastone.
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10 commenti:

Danny67 ha detto...

Un pezzo bellissimo fratello...non ho parole. Mi hai fatto commuovere. Lo sport, il calcio ed il tifo per la stessa squadra spesso riescono a dare maggior profondità ai sentimenti ed al rapporto tra due o più persone, e, come in questo caso, a volte diventano quel punto di contatto che ci fa sentire vicino anche chi non c'è più.

un abbraccio grande

Thomas ha detto...

Un abbraccio anche a te, Danny.

Ti posso assicurare che dopo aver vinto uno scudetto come questo, dove favoritissimo era il Milan di Berlusconi, "Terremoto" avrebbe goduto come poche altre volte in passato...

Ci sentiremo in serata

Paolo ha detto...

Sarà il periodo, con il ritorno ai vertici dopo 6 anni di sofferenze e di ingiustizie, con l'addio della Leggenda Del Piero, sarà che da quando è nata mia figlia ho scoperto un'altro aspetto del mio carattere, ma ultimamente mi emoziono facilmente.
L'ho fatto anche leggendo questo bellissimo pezzo.
Anche per me le vittorie sofferte sono le più belle. E abbiamo avuto la grande fortuna di viverne tantissime, anche passando attraverso gli "inferi".
"Terremoto" ha gioito con noi da lassù, ne sono certo.

Thomas ha detto...

Nel mio lavoro ho avuto modo di conoscere colleghi, miei coetanei, che nel corso degli anni sono cambiati notevolmente proprio alla luce delle esperienze vissute.

Congratulazioni per la piccolina.
E grazie per le belle parole.

Un abbraccio ;-)

Father ha detto...

Ero rimasto colpito dalla tua febbrile ricerca di una coccarda con i colori della Juve, da porre sulla tomba di Terremoto proprio il giorno dello scudetto.

Ed il destino... o, forse, chissà... aveva voluto che dovessimo tornare assieme ad Aulla proprio la scorsa domenica.

Le mie parole sul tuo gesto a questo punto non servono: i tuoi amici hanno parlato per me.

Per quanto concerne, invece, il tuo approccio alla Pesca con la Mosca Finta devo - ahimé - farti una solenne confessione.

In quest'ultimo campo rappresenti per me uno dei più grandi misteri dell'Universo, ed ancor oggi non riesco a fornire una razionale spiegazione al perché di certi tuoi successi...

Thomas ha detto...

Ti ringrazio per le bellissime parole.
E per avermi aiutato, tu e mamma, a trovare la coccarda.
Ci tenevo moltissimo, lo avevo confessato a Veronica mesi fa.

Per quanto riguarda la pesca con la mosca finta... Beh, per dirla alla Arrigo Sacchi: "och, pazienza e bus de cul".
Penso che il significato dell'espressione sia abbastanza chiaro...
:-)

Un abbraccio!!!

Anonimo ha detto...

le parole che potevo dire dopo aver letto questo pezzo, sono già state scritte dagli altri amici.....quindi, solo un abbraccio!
Chissà che tuo Nonno e Terremoto non stiano, in questo momento, parlando di Sivori e Boniperti con mio papà! ;)

Roberta

Thomas ha detto...

Sarebbe bellissimo... ;-)

Grazie, Roberta.
Questa mattina, sul presto, ti ho scritto sul messenger del "BlackBerry": non mi e' arrivata la ricevuta, cosi' come temo sia successo per il mio messaggio.

Un abbraccio e a presto!

Giuliano ha detto...

sono sempre contento di passare di qui
:-)
(un saluto anche a Zebra senior)

Thomas ha detto...

:-)

Grazie, Giuliano, riportero'!

Un abbraccio!!!