sabato 13 aprile 2013

Gustavo Alfredo Neffa e l’appuntamento mancato con la Signora

Era il 18 marzo 1990, mancavano pochi minuti al fischio d’inizio dell’incontro tra Cremonese e Lecce valevole per la ventinovesima giornata del campionato di serie A. Il noto giornalista Franco Costa si avvicinò a Gustavo Alfredo Neffa, talentuoso ragazzino paraguaiano momentaneamente parcheggiato dalla Juventus al club lombardo, facendogli notare che sino a quel momento non aveva ancora segnato alcun goal in maglia grigiorossa. “Speriamo arrivi oggi“, fu la sua risposta. I due conclusero così, sorridendo, la loro veloce chiacchierata.

Trascorsero appena ventidue minuti di gioco e quella speranza diventò realtà. Il pubblico dello stadio “Giovanni Zini” poté finalmente applaudire una rete del giovane numero nove, abile ad impossessarsi del pallone in prossimità dell’area di rigore degli ospiti, ad eludere l’uscita di Terraneo per poi depositarlo nella porta avversaria rimasta sguarnita.

Il vantaggio della Cremonese durò poco, dato che l’argentino Pasculli pareggiò il conto dopo soli quattro minuti. Il risultato finale di 1-1 aveva complicato ulteriormente i piani di Tarcisio Burnich, il tecnico dei grigiorossi: "Le speranze di salvezza non ci hanno abbandonato. Certo, la strada continua ad essere in salita". Mancavano ancora cinque giornate alla conclusione della stagione, che non furono comunque sufficienti ai lombardi per evitare la retrocessione.

La rete messa a segno da Neffa in quel pomeriggio di marzo restò l’unica realizzata nella massima serie dall’attaccante sudamericano. In Paraguay lo aveva notato Heriberto Herrera, che si era premunito di segnalarlo a Giampiero Boniperti. L’ex presidentissimo della Juventus era rimasto favorevolmente colpito dal calciatore, tanto da convincersi a portarlo in Italia per poi lasciarlo crescere, come detto, in provincia.

Amante del tennis si innamorò di una tennista professionista sua connazionale, Rossana de los Rios, quando ormai aveva già lasciato il nostro paese. L’avventura con la Cremonese era continuata anche nella serie cadetta, proseguita con il ritorno nella massima divisione ed interrotta bruscamente nel corso della sua terza stagione in maglia grigiorossa, rimasta quindi incompleta. Di lui si persero subito le tracce, sino a quando non saltò fuori un aneddoto che lo riguardava: Giovanni “Jeff” Pellino, batterista della band punk “Negazione”, decise di dotarsi un nome d’arte e chiamarsi semplicemente “Neffa”. In onore di quel calciatore diventato una meteora della serie A. Tempo dopo il “vero” Neffa lo venne a sapere tramite un amico e si attivò immediatamente per entrare in contatto con il cantante. Missione compiuta, per la felicità di entrambi.

Quella del Gustavo giocatore, invece, non seguì il percorso del predestinato che sembrava essere stata disegnata per lui. Il 18 febbraio 1990 persino l’Avvocato Agnelli rimase positivamente impressionato dalle giocate del paraguiaiano. Accadde a “San Siro”, durante una partita tra il Milan e la Cremonese. Gianni Brera, presente allo stadio, aveva raccontato l’episodio con queste parole: “E’ venuto a vedere Neffa, paraguagio, ed ha preteso che accanto gli sedesse Pierin Boniperti, suo vassallo di ieri, che Neffa diciassettenne aveva acquistato per parcheggiarlo presso la Cremonese. Neffa, avvertito, ha fatto fuoco e fiamme: incornato su una traversa, dribblati i due terzini centrali e il portiere del Milan, tanto beandosi dell’ impresa da consentire a un terzino, il Tassotti, di sventare il suo tiro con la mano. Da qui il platonico rigore del 2-1, che trasforma Dezotti, sicuramente proposto dai cremonesi alla maestà juventina (e anche costui seguono gli occhi di don Giovanni, incastonati in mille rughe preziose)“.

La Juventus per Neffa rimase una chimera. Il 3 dicembre 1989, sempre al “Giovanni Zini”, la stava pure per  sconfiggere: in vantaggio di due reti (Citterio e Gualco) la Cremonese venne poi raggiunta dalle reti di Alessio (l’attuale vice di Antonio Conte sulla panchina di Madama) e Schillaci. A proposito di Conte: entrò in campo pure lui per disputare qualche spicciolo di gara in quel famoso pomeriggio di marzo, quando Neffa segnò il suo unico goal in serie A. All’epoca dei fatti l’attuale allenatore della Vecchia Signora giocava nel Lecce. Il suo futuro, però, a differenza di quello del giovane collega sudamericano era destinato a tingersi di bianco e nero.

Articolo pubblicato su Lettera43

5 commenti:

Giuliano ha detto...

non è l'unico a promettere bene che poi si perde per strada.
Da comasco, mi ricordo che quando chiedono a Favini, mitico allenatore delle giovanili di Como e Atalanta, chi è il giovane più forte che abbia mai allenato, lui risponde: Didonè.
Uno che si è perso per strada, come Neffa.
(tener presente che dicendo Como e Atalanta si intendono molti grandi calciatori, nell'arco di una quarantina d'anni Favini ne ha scoperti e allenati tanti)
Poi ci sono i brutti anatroccoli, quelli a cui non daresti fiducia e invece - vedi Gentile, per esempio.
O quelli che smettono per infortuni seri, ai quali va il mio pensiero oggi.

Danny67 ha detto...

Me lo ricordo benissimo...se ne diceva un gran bene. Mi sono sempre chiesto perchè alcuni calciatori molto dotati poi finiscono per sparire nel nulla senza motivo..

Thomas ha detto...

@Giuliano: Favini, il grande Favini, sta per abbandonare il ruolo di osservatore. C'era un bell'articolo su di lui nella "Gazzetta dello Sport" di ieri ;-)

@Danny: a volte penso sia anche sfortuna. Alcui giocatori capitano nel momento sbagliato nel posto sbagliato.

Un abbraccio!

Giuliano ha detto...

le persone che si incontrano nella vita sono molto importanti: non è una banalità...
Poi ognuno di noi ha le sue colpe e i suoi meriti, certo, ma incontrare le persone giuste, specie quando si è molto giovani, è una fortuna che non capita a tutti.

Thomas ha detto...

Sono d'accordo, Giuliano. Le persone che hai accanto influenzano comunque la tua vita. Nel bene così come nel male.

Un abbraccio!