Poco più di dieci anni fa Juventus e
Milan disputavano a Manchester la finale di Champions League. Entrambe
rappresentavano l'eccellenza calcistica di un paese riconosciuto universalmente
come l'ombelico del mondo del football. Da diverso tempo a questa parte, come
risaputo, le cose sono cambiate. La prossima domenica le due squadre si
troveranno per l'ennesima volta l'una di fronte all'altra, a Torino, nella gara
valevole per la settima giornata della serie A.
Almeno nel campionato nostrano riescono
ancora ad essere protagoniste, visto che hanno vinto gli ultimi tre scudetti in
palio: due sono andati ai bianconeri ed uno ai rossoneri. Quest'anno sarà dura
per entrambe recitare un ruolo da protagonista, dato che nella corsa alla
conquista del tricolore la Juventus dovrà prestare attenzione ad almeno tre
formazioni (Roma, Napoli e Inter, in rigoroso ordine di classifica), mentre per
il Milan sarà difficile recuperare il terreno perduto immaginando che chi le sta
davanti (Fiorentina e Lazio su tutte) non starà certo fermo ad aspettarla.
In Europa, invece, l'andamento lento
dell'ultimo periodo è diventato una costante. Anche nelle partite di questa
giornata infrasettimanale di Champions League si sono visti ad occhio nudo i
limiti strutturali delle squadre italiane, Napoli inclusa. Le fortune dei
campani e dei rossoneri dipendono dalla presenza di Higuain e Balotelli? E'
un alibi, una scusa che non regge. Sotto il Vesuvio è stata data una rosa
competitiva in mano a Benitez,
l'ultimo tecnico vincitore dell'Europa League, uno che nel Vecchio Continente
sa come muoversi. Ma è ancora troppo presto per raccogliere i frutti del suo
lavoro. Dal calcio attendista di Mazzarri
a quello europeista dell'allenatore spagnolo il passo è lungo, non breve.
Nel mezzo possono tranquillamente starci bastonate come quella subita a Londra
contro l'Arsenal. Soprattutto se precedute da un successo simile a quello che
ha portato i tre punti nella partita vinta sul Borussia Dortmund, non un Copenaghen
qualsiasi.
A proposito dei danesi: non contenta di
aver buttato via due punti contro di loro, la Juventus ha pure gettato al vento
il successo contro i turchi del Galatasaray. Prima del match Roberto Mancini aveva candidamente
confessato di non avere la bacchetta magica per risolvere i propri problemi. Bonucci e Isla, in questo senso, gli hanno comunque teso una mano. Che, a
quanto pare, non è bastata ad evitare una piccola, inutile quanto pretestuosa
polemica: secondo il tecnico di Jesi il rigore di Quagliarella non c'era. Ad essere sinceri sino in fondo l'arbitro
non solo ha fatto bene ad assegnarlo, ma avrebbe dovuto fare altrettanto in una
situazione analoga qualche minuto prima, per un fallo subito dallo stesso
giocatore.
Ed è proprio grazie ad un tiro dagli undici metri che il Milan ha
raddrizzato negli ultimi minuti di gioco la partita disputata contro l'Ajax.
Tra la versione europea e quella italiana dei rossoneri al momento non sembra
esserci molta differenza, se non l'impossibilità di schierare Balotelli a
Torino a causa della squalifica di tre giornate inflittagli dal giudice
sportivo. Proprio contro la Juventus gli uomini di Allegri dovranno prestare la massima attenzione al posizionamento
dei difensori in occasione dei calci da fermo, uno dei loro punti deboli. I
maggiori pericoli, infatti, potrebbero arrivare dai palloni che sorvoleranno
l'area di rigore, ammesso e non concesso che i bianconeri possano riuscire a
perfezionare qualche traversone degno di nota. E che i calci d'angolo dilapidati
diventino una rarità, non la normalità.
La sostanza, però, è che tra questo
Juventus-Milan e quello di Manchester i dieci anni di differenza si sentono
tutti.
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