venerdì 4 ottobre 2013

Juventus-Milan non vale più l'Europa


Poco più di dieci anni fa Juventus e Milan disputavano a Manchester la finale di Champions League. Entrambe rappresentavano l'eccellenza calcistica di un paese riconosciuto universalmente come l'ombelico del mondo del football. Da diverso tempo a questa parte, come risaputo, le cose sono cambiate. La prossima domenica le due squadre si troveranno per l'ennesima volta l'una di fronte all'altra, a Torino, nella gara valevole per la settima giornata della serie A.
 
Almeno nel campionato nostrano riescono ancora ad essere protagoniste, visto che hanno vinto gli ultimi tre scudetti in palio: due sono andati ai bianconeri ed uno ai rossoneri. Quest'anno sarà dura per entrambe recitare un ruolo da protagonista, dato che nella corsa alla conquista del tricolore la Juventus dovrà prestare attenzione ad almeno tre formazioni (Roma, Napoli e Inter, in rigoroso ordine di classifica), mentre per il Milan sarà difficile recuperare il terreno perduto immaginando che chi le sta davanti (Fiorentina e Lazio su tutte) non starà certo fermo ad aspettarla.
 
In Europa, invece, l'andamento lento dell'ultimo periodo è diventato una costante. Anche nelle partite di questa giornata infrasettimanale di Champions League si sono visti ad occhio nudo i limiti strutturali delle squadre italiane, Napoli inclusa. Le fortune dei campani e dei rossoneri dipendono dalla presenza di Higuain e Balotelli? E' un alibi, una scusa che non regge. Sotto il Vesuvio è stata data una rosa competitiva in mano a Benitez, l'ultimo tecnico vincitore dell'Europa League, uno che nel Vecchio Continente sa come muoversi. Ma è ancora troppo presto per raccogliere i frutti del suo lavoro. Dal calcio attendista di Mazzarri a quello europeista dell'allenatore spagnolo il passo è lungo, non breve. Nel mezzo possono tranquillamente starci bastonate come quella subita a Londra contro l'Arsenal. Soprattutto se precedute da un successo simile a quello che ha portato i tre punti nella partita vinta sul Borussia Dortmund, non un Copenaghen qualsiasi.
 
A proposito dei danesi: non contenta di aver buttato via due punti contro di loro, la Juventus ha pure gettato al vento il successo contro i turchi del Galatasaray. Prima del match Roberto Mancini aveva candidamente confessato di non avere la bacchetta magica per risolvere i propri problemi. Bonucci e Isla, in questo senso, gli hanno comunque teso una mano. Che, a quanto pare, non è bastata ad evitare una piccola, inutile quanto pretestuosa polemica: secondo il tecnico di Jesi il rigore di Quagliarella non c'era. Ad essere sinceri sino in fondo l'arbitro non solo ha fatto bene ad assegnarlo, ma avrebbe dovuto fare altrettanto in una situazione analoga qualche minuto prima, per un fallo subito dallo stesso giocatore.
 
Ed è proprio grazie ad un tiro dagli undici metri che il Milan ha raddrizzato negli ultimi minuti di gioco la partita disputata contro l'Ajax. Tra la versione europea e quella italiana dei rossoneri al momento non sembra esserci molta differenza, se non l'impossibilità di schierare Balotelli a Torino a causa della squalifica di tre giornate inflittagli dal giudice sportivo. Proprio contro la Juventus gli uomini di Allegri dovranno prestare la massima attenzione al posizionamento dei difensori in occasione dei calci da fermo, uno dei loro punti deboli. I maggiori pericoli, infatti, potrebbero arrivare dai palloni che sorvoleranno l'area di rigore, ammesso e non concesso che i bianconeri possano riuscire a perfezionare qualche traversone degno di nota. E che i calci d'angolo dilapidati diventino una rarità, non la normalità.
La sostanza, però, è che tra questo Juventus-Milan e quello di Manchester i dieci anni di differenza si sentono tutti.
 
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