martedì 20 maggio 2014

Conte e la Juventus, il matrimonio continua


"La storia è fatta da chi scrive il proprio nome, gli altri possono leggerlo". Sfogliando le pagine della biografia di Antonio Conte (“Testa, cuore e gambe”) all'improvviso compare questa frase, divenuta ormai un marchio di fabbrica del tecnico leccese. Una curiosità: è stampata, nero su bianco, sulla pagina centouno del libro, quasi lo stesso numero dei punti accumulati in serie A da Madama in questa memorabile stagione.

Dalla serata di lunedì una buona fetta del popolo bianconero può festeggiare la notizia della permanenza dell'allenatore sotto la Mole anche per il prossimo anno. Mettendo da parte i sentimenti e i sentimentalismi, più passano gli anni, più si ripetono le stesse scene durante il mese di maggio e meno si può parlare di scelte dettate dal cuore. Tempo addietro teatrini come quelli messi in scena a Torino appartenevano esclusivamente ai calciatori, tanto abili nel monetizzare i risultati conseguiti sul campo da mettere in discussione gli emolumenti economici stabiliti con il club di appartenenza e fissati su un foglio di carta. Quello che una volta, per intenderci, veniva chiamato contratto di lavoro.

La pietra miliare della Juventus vincitrice di tre scudetti consecutivi è stata la scelta, operata dal club, del tecnico che avrebbe dovuto guidarla. I meriti di Conte nei successi bianconeri sono notevoli, tangibili, innegabili. E' inutile stabilire una percentuale di incidenza, basta ricordare che ci sono e che non sono pochi. Non va dimenticato, però, che uno dei pilastri fondamentali sui quali costruire una squadra vincente è rappresentato dal valore del rapporto tra una società ed il suo allenatore. Se entrambe le parti remano nella stessa direzione, allora anche le altre componenti finiscono inevitabilmente per seguire la stessa rotta.

In caso contrario, e alla Juventus lo sanno bene (visto quanto è accaduto con Marcello Lippi nella stagione 1998/99), anche le macchine all'apparenza perfette iniziano a guastarsi. Poi, come è naturale che sia, esistono anche le piacevoli eccezioni. Come quella, ad esempio, di Dino Zoff, accantonato da una nuova dirigenza con largo anticipo ma in grado di vincere comunque una Coppa Italia ed una Coppa Uefa nel 1990. All'epoca dei fatti i giocatori juventini si erano stretti intorno all'ex portiere della nazionale, formando un gruppo granitico in grado di ottenere risultati incredibili. Soprattutto in considerazione del reale tasso tecnico di quella rosa.

La vera notizia, quella che dovrebbe rassicurare i tifosi bianconeri e preoccupare - di conseguenza - quelli avversari, è quella che ancora deve venire. Soltanto quando si capirà chiaramente quanto Conte e la Vecchia Signora abbiano voglia di continuare a vincere insieme, il futuro in casa Juventus potrà apparire nuovamente roseo.

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2 commenti:

Giuliano ha detto...

due pensieri che mi sono venuti ieri sera: il primo è una frase detta dalla moglie di Conte il primo anno, "me lo stanno consumando"... (si riferiva alla voce, finiva afono ogni partita). Però come sta Conte lo sa solo Conte, certo sono stati tre anni molto intensi (eufemismo), per tutti.
Il secondo pensiero, insistente: se è vera la storia di Mihajlovic, che qualcuno accompagni con gentilezza Marotta fuori dalla porta. Se vuole tornare alla Samp, per me è libero di farlo. (sempre che sia vero, s'intende). (perché non Zaccheroni, allora? in fin dei conti Zac ha un bel curriculum e qualcosa ha vinto davvero, non è uno da settimo posto)

Thomas ha detto...

Abbiamo scansato il problema di portarci a casa Mihajlovic...
;-)