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domenica 4 maggio 2014

Juventus campione d'Italia per la terza volta consecutiva



Sembra ieri, eppure è passato esattamente un anno dal momento in cui Antonio Conte festeggiava il secondo scudetto consecutivo alla guida della Juventus esprimendo la propria gioia attraverso queste parole: “Io sto benissimo qui, sono nel posto che ho sempre sperato di stare sin dall'avvio della mia carriera da tecnico. Era il mio sogno tornare qui e vincere, sono nel posto giusto e lo penso. E' chiaro che dopo due stagioni straordinarie, dove abbiamo bruciato le tappe che prevedevano un progetto triennale per tornare a vincere, è chiaro che l'asticella si alza. Siamo consci delle difficoltà economiche italiane, è giusto parlare con la società in modo sereno di quanto fare”. La particolarità di quel messaggio, diretto alla società bianconera ed ai suoi tifosi, è racchiusa nella sua attualità a distanza di trecentosessantacinque giorni.

L'asticella di cui parlava Conte si è alzata, e si alzerà ancora. Una volta riaperta la bacheca, Madama ha riscoperto il gusto di riempirla di trofei. Tre scudetti consecutivi non sono uno scherzo e certificano in maniera netta, inequivocabile, il ritorno a tutti gli effetti della Vecchia Signora nel ruolo di club ammazza campionati. Dagli ottantaquattro punti accumulati nella prima stagione Contiana, nella seconda il gruppo juventino è riuscito ad arrivare a quota ottantasette.

Adesso, con ancora tre gare da disputare, la prospettiva è quella di raggiungere la stratosferica cifra di cento punti. Partendo dagli attuali novantatré, che comunque non sono pochi. Il tricolore juventino, e tutti i record che questa stagione si porterà dietro, è frutto anche della fortissima concorrenza della Roma, autentica rivelazione della serie A.

Per Madama non ci sarà un altro 5 maggio decisivo per le sorti dello scudetto, visto che l'improvvisa (e sonora) sconfitta patita dai giallorossi a Catania l'ha buttata giù dal divano, dove stava tranquillamente aspettando di poter affrontare l'Atalanta, per consentirle di correre a festeggiare con un giorno d'anticipo la matematica conquista del tricolore. Chiusa anche questa stagione bisognerà capire sino a quale punto andrà alzata l'asticella e quali saranno, realisticamente, i prossimi obiettivi che la Vecchia Signora dovrà cercare di raggiungere.

Un episodio, tra i tanti, può raccontare meglio di altri il percorso compiuto dalla Juventus in questi ultimi tre anni. Risale al 25 settembre 2011, all'alba del primo scudetto juventino della nuova era Contiana. Il tecnico bianconero aveva risposto a muso duro a qualche giornalista dopo che la sua squadra aveva conseguito un secondo pareggio consecutivo in campionato: “Se pensate che la Juve, dopo due settimi posti, torni a lottare subito per lo scudetto... ripeto: abbiamo tanta strada da percorrere per tornare a essere competitivi. Non è che in estate abbiamo preso Walcott, Nani o Tevez, gente che in Italia nessuno si può permettere, ma giocatori giovani e di prospettiva”. Al termine di quella stagione la Juventus arrivò prima da imbattuta, dopo altre due avrebbe comprato Tevez e adesso sembra in dirittura d'arrivo pure l'acquisto del portoghese Nani.

Come direbbe Garcia, la chiesa è stata rimessa al centro del villaggio. Ancora una curiosità: quel pareggio esterno la Juventus lo ottenne a Catania, nello stesso campo dal quale oggi le è arrivata la notizia della sconfitta della Roma. E' proprio vero, dopo il terremoto provocato da Calciopoli almeno in Italia tutto sembra essere tornato al proprio posto. Adesso è arrivato il momento di pensare all'Europa... 

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giovedì 9 maggio 2013

Juventus, quando storia e cronaca vanno a braccetto


Era un giorno particolare, per diversi motivi. Quel 29 maggio 2005, allo stadio “Delle Alpi”, Gianfranco Zola aveva giocato la sua ultima partita ufficiale indossando la maglia del Cagliari. Per celebrare al meglio l’evento era riuscito persino a realizzare una doppietta personale contro la Juventus.

La quale, a sua volta, aspettava a braccia aperte la consegna della Coppa dello Scudetto dalle mani di Adriano Galliani, presidente della Lega calcio nonché amministratore delegato del Milan, il principale avversario di Madama per tutta la stagione. Qualche giorno prima (25 maggio) i rossoneri avevano gettato al vento la vittoria nella finalissima di Champions League contro il Liverpool, dopo aver dilapidato un vantaggio di ben tre reti sugli inglesi. Il 29 maggio 2005, poi, si celebrava anche il ventennale della tragica serata di Bruxelles, dove persero la vita trentanove tifosi che si erano recati sino in Belgio soltanto per vedere giocare un incontro di pallone tra la Juventus e lo stesso Liverpool.

La Vecchia Signora si apprestava quindi a festeggiare il suo ventottesimo scudetto, ignara di cosa le sarebbe accaduto a distanza di un anno, quando lo scoppio di Calciopoli le avrebbe distrutto di colpo quanto di buono era stata in grado di costruire nel corso del tempo. Fabio Capello, tecnico dei bianconeri, aveva risposto a distanza alle richieste di maggior spazio all’interno della squadra titolare avanzate da Alessandro del Piero: “I risultati mi hanno dato ragione, un ringraziamento in più o in meno, rispetto ai tanti che ho avuto per lo scudetto, non fa differenza. Come si può pensare che una società come la Juventus dia garanzie ad un giocatore? E gli altri? Va in campo chi lo merita e basta”.

Del Piero aveva aperto le marcature nel 4-2 finale tra i bianconeri e i sardi. Le altre reti juventine furono messe a segno da Trezeguet (doppietta) e Appiah. Nella pancia del “Delle Alpi”, una volta conclusa la partita, ancora Del Piero aveva proseguito lo scambio di messaggi col proprio tecnico: “Non mi immagino con un’altra maglia addosso. Non c’è bisogno di fare pace con Capello, per il semplice fatto che non abbiamo mai litigato. Anzi, per tutto l’anno abbiamo avuto un rapporto franco, costruttivo: le cose da dirci ce le siamo sempre dette con chiarezza. E adesso c’è anche uno scudetto ad unirci. Non credo che mi inviterà a passare una settimana di vacanza insieme, però a una partita a golf sì: l'ha già fatto”.

Acclamato dai sostenitori bianconeri (all’epoca era una rarità), Fabio Capello era già concentrato sui prossimi obiettivi del suo club: “La festa è stata bella, mi ha fatto ridere un sms di Maurizio Costanzo che mi diceva che a Roma sarebbe stato più bello, ma da oggi queste medaglie devono finire nel cassetto: voglio che la squadra faccia come me e che si metta subito a pensare all'anno prossimo, al prossimo scudetto, alla prossima Champions League”. Prima, però, c’era ancora da raccogliere l’abbraccio della Torino bianconera, attraversata con un bus scoperto della Fiat costruito per l'occasione. Era partito dallo stadio per raggiungere il centro Sisport, dove la squadra abitualmente si allenava, seguendo le vie del centro, via Po, piazza Castello e corso Vittorio Emanuele II.

Si era trattato di una festa simile a quella vissuta lo scorso 5 maggio, esplosa subito dopo la vittoria interna conseguita dai bianconeri contro il Palermo. La ciliegina sulla torta, in quel caso, sarebbe stata la consegna della Coppa dello Scudetto, che comunque Madama riceverà la prossima domenica in occasione della gara casalinga contro il Cagliari. Ancora lui.
A distanza di anni la cronaca si incontra nuovamente con la storia.
Una storia, vincente, che continua ad aggiornarsi.

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domenica 5 maggio 2013

JUVENTUS CAMPIONE D'ITALIA

 
Finalmente scudetto. Previsto sin dalla scorsa estate dagli esperti del settore e conquistato sul campo. Come gli altri trenta indicati sulle maglie da gioco, diversamente dai ventinove che la FIGC adesso le riconoscerà di aver vinto. La Juventus si conferma campione d'Italia, ribadendo con i fatti (e i risultati) di aver superato il trauma legato al terremoto di Calciopoli. Ora le spetterà un altro compito, forse ancora più arduo del precedente: tornare ai livelli di eccellenza gestionale e sportiva del 2006.
 
Una rosa simile a quella che aveva a propria disposizione Fabio Capello, con ogni probabilità Antonio Conte se la sogna di notte. La prossima sessione estiva del calciomercato, salvo imprevisti, dovrebbe portare in dote al tecnico leccese qualche elemento importante da aggiungere alla sua creatura. Lo stesso Capello, all'epoca in cui approdò nelle vesti di allenatore sotto la Mole, era riuscito ad ottenere dalla dirigenza bianconera l'innesto di una nuova spina dorsale nella squadra ereditata da Marcello Lippi: Cannavaro, Emerson e Ibrahimovic. Un fuoriclasse per reparto. Altri tempi.
 
"Vogliamo vincere, e vogliamo tornare a farlo con Antonio Conte. È lui il primo tassello di un mosaico per ritornare al successo" disse Andrea Agnelli il giorno della presentazione dell'allenatore. Missione compiuta, anche se nelle speranze dei sostenitori juventini il bello deve ancora venire. Con il ritorno di Conte a Torino la Vecchia Signora ha potuto riabbracciare uno degli uomini che le sono rimasti più a cuore. Cinque scudetti, una Champions League, una coppa Intercontinentale, una coppa Uefa, una Supercoppa Europea, una Coppa Italia, quattro Supercoppe Italiane, una Coppa Intertoto… ecco l’elenco dei trofei conquistati e vissuti in prima linea nell'arco di tredici anni di militanza al servizio di Madama.
 
Dopo i ripetuti fallimenti delle ultime stagioni la scelta della società di affidare la squadra all'ex capitano di lungo corso, per quanto pensata e voluta, mostrava le sembianze dell'ultima mossa disperata della serie "o la va o la spacca". Il numero dei campioni all'interno del parco giocatori si stava riducendo al lumicino, Trezeguet, Nedved e Camoranesi avevano già salutato la compagnia e Andrea Pirlo, la stella il cui approdo sotto la Mole era stato benedetto da Buffon, dava l'idea di essere il calciatore meno adatto all'integralismo tattico del nuovo vate. La biografia del fuoriclasse della nazionale, "Penso quindi gioco" (uscita proprio in questi giorni), svela invece i retroscena di un rapporto professionale tra i due saldo come se ne sono visti pochi nel corso della storia ultracentenaria della Vecchia Signora.
 
"Sono convinto di avere alle spalle una grande società sotto tutti i punti di vista. Ho un'ottima base e saranno presi calciatori bravi e funzionali alla mia idea di gioco. Rovesciamo la situazione con entusiasmo e rabbia. La squadra di base ha già un ottimo potenziale". Queste furono le prime parole pronunciate da Conte ai microfoni di "Juventus Channel" dopo l'investitura avvenuta nella primavera del 2011. La rabbia ha lasciato spazio alla ferocia, l'entusiasmo è il sentimento con il quale la Juventus ha affrontato l'esperienza della Champions League sino a doversi fermare di fronte ad un avversario indubbiamente più forte.
 
Il prossimo passo, quindi, sarà proprio quello: tornare ad essere la più forte di tutte. Solo chi è caduto può rialzarsi. Adesso è arrivato il momento di riprendere a correre. Sono trascorsi esattamente centodieci anni da quando, nel 1903, Madama ha abbandonato la divisa rosa per vestirsi di bianco e nero. Non si può certo dire che sia giovane, ma ha ancora tanta voglia di brindare a nuovi successi. Esattamente come sta facendo in queste ore.
A questo punto si alzino i calici in onore della Vecchia Signora. Complimenti per la vittoria di un altro scudetto.
 
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mercoledì 9 maggio 2012

Quelle parole di Gaetano Scirea ed il ritorno della Juventus


Dedico questo articolo al piccolo Simone, cucciolo bianconero figlio di due cari amici: Alessandro e Caterina. L'avevo promesso al padre, in caso di vittoria dello scudetto.

A volte accade che quando il presente non è all'altezza delle aspettative ed il futuro mostra più incertezze del solito, per proseguire il proprio cammino molti di noi si aggrappano ai ricordi felici del passato. Il rischio, concreto, è quello di non riuscire più a staccarsi da loro, restandone imprigionati.

Succede anche nello sport, dove non di rado capita che le motivazioni indispensabili per raggiungere traguardi prestigiosi scompaiono di fronte alle prime difficoltà, allorquando si finisce col cercare conforto nella storia allontanandosi così dalle idee che avevano dato origine alla nascita di un qualcosa di nuovo.

Per restare nel mondo del calcio nostrano ed averne un esempio immediato basti pensare a tutte le spedizioni della nazionale azzurra successive alla vittoria nel mondiale disputato in Spagna nel 1982: durante ognuna di loro ci sono stati continui tentativi da parte degli organi di stampa di rievocare situazioni, ormai irripetibili, che potessero ricreare lo stesso clima vincente. Gira e rigira l'obiettivo venne finalmente centrato nel 2006, durante quel terremoto che distrusse la grande Juventus creata dalla Triade, a sua volta scelta da Umberto Agnelli per metterla al timone del club.

A proposito della Vecchia Signora, all'epoca dei fatti in questione la domanda sorse spontanea: Calciopoli distrusse solo "quella" Juventus, oppure "la" Juventus? E poi: quanti anni si sarebbero dovuti attendere per rivederla nuovamente primeggiare in Italia ed in Europa? Quando Andrea, il figlio del Dottore, venne nominato Presidente bianconero scattarono immediatamente i paragoni con il padre e gli altri illustri predecessori della stessa stirpe: basterà il nome "Agnelli" a riportare Madama dai suoi tifosi?

Scelto Luigi Del Neri come allenatore del nuovo corso, una volta arrivato a Torino il tecnico dichiarò che avrebbe preso come riferimento lo spirito battagliero mostrato dalla Juventus degli anni settanta del secolo precedente, una formazione costruita da Giampiero Boniperti dietro la scrivania e plasmata sul campo da un giovanissimo Giovanni Trapattoni. Quella squadra conquistò al primo colpo lo scudetto dei record nella stagione 1976/77 (con il punteggio di 51 punti su 60 a disposizione, la vittoria ne valeva due) e trionfò in Coppa UEFA grazie ad una rosa composta esclusivamente da giocatori italiani.

Fallito l'esperimento, a causa dell'ennesima rivoluzione bianconera il suo posto è stato preso da Antonio Conte, tornato sotto la Mole nelle vesti di allenatore: con addosso la maglia bianconera, quando in panchina sedeva Marcello Lippi, aveva fatto incetta di trofei. Alle prime uscite positive della sua Juventus la fantasia degli addetti ai lavori iniziò subito a volare alto: riuscirà a conquistare scudetto e coppa Italia esattamente come capitò al mister viareggino al suo esordio nel 1994/95?

Fatto suo il tricolore, alla formazione guidata da Conte manca una vittoria per centrare anche l'altro trofeo, da ottenere nella finalissima che disputerà a Roma contro il Napoli di Walter Mazzarri (20 maggio). Proprio la squadra campana venne indicata nello scorso mese di ottobre 2011 da Giovanni Trapattoni come la favorita per lo scudetto. Durante quell’intervista, resa in esclusiva per la "Gazzetta dello Sport", non mancò di elogiare pure il tecnico di Madama: "E' incazzoso come lo ero io a 37 anni. Buon segno. Mi piace quando paragonano Conte al primo Trapattoni. Antonio ha vinto tutto con la maglia della Juve e sta trasmettendo ai giovani e ai meno giovani questa voglia di essere davanti a tutti che è nel dna della società bianconera".

Prima dell'incontro col Napoli, però, a Madama resta da giocare una gara di campionato, utile a certificare la sua imbattibilità stagionale in serie A: quella con l'Atalanta, club nel quale allenarono in passato Lippi, Conte e sulla cui panchina si sarebbe dovuto sedere anche lo stesso Trapattoni, se Boniperti non avesse puntato con estrema decisione su di lui. Nel corso degli anni molti calciatori hanno compiuto la tratta tra Bergamo e Torino alla ricerca della fortuna nel calcio che conta. Uno di questi un giorno dichiarò: "La Juve è un qualcosa di più di una squadra, non so dire cosa, ma sono orgoglioso di farne parte".

Il suo nome era Gaetano Scirea. Queste parole ed i suoi insegnamenti sono e saranno sempre d'attualità. A maggior ragione adesso che la Juventus è tornata dai propri tifosi.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

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La foto relativa alla festa per lo scudetto è stata scattata, in diretta, da Massimiliano Ferraro. Potrete trovarne molte altre ancora nel suo blog

lunedì 7 maggio 2012

domenica 6 maggio 2012

Bentornata a casa, Juventus

Sono trascorsi sei lunghissimi anni da quando se n'era andata.
In tutto questo tempo ho cercato di immaginare come mi sarei comportato nel momento in cui l'avrei potuta riabbracciare.
Oggi, finalmente, lo sono venuto a sapere: avrei aperto il frigo, stappato una birra per poi berla davanti al televisore, godendomi le immagini del trionfo.
D'altronde avrei dovuto sceglierne una, la più significativa, da mettere nel cellulare.
Bentornata a casa, Juventus. Mi sei mancata.