domenica 13 giugno 2010

Lo strano caso di Nicolò Carosio



Oggi mi diverto ad andare un po’ fuori dalle righe, dagli schemi: né calcio giocato, né parlato, né calciomercato, né Juventus, ma “storia”. Del calcio.
Alla vigilia dell’incontro inaugurale della nostra nazionale contro il Paraguay, racconto un episodio importante, con protagonista una delle voci storiche del calcio: Nicolò Carosio.
Di seguito, un tracciato della sua vita, tratto da un articolo di Marco Innocenti (“Il Sole 24 ore”).
Dopo la conclusione del pezzo, ho inserito un video ripreso da una puntata della “Domenica Sportiva”, dove Massimo De Luca riporta la “verità” in merito al famoso episodio del “guardalinee etiope” dell’incontro Italia-Israele dei mondiali del 1970.
Buona lettura (e visione)

La morte, non a sorpresa, si presenta il 27 settembre 1984, a Milano. Nell'indifferenza generale, come da copione. Ricordare Nicolò Carosio, 25 anni dopo, è ridare voce per un attimo a un gentleman in Borsalino, l'antitesi dei cronisti e degli opinionisti di oggi, interpreti di una tv rumorosa, rissosa e banale, fatta di litigiosi improvvisatori, senza immaginazione, senza pause, senza stile. Lui, il sacerdote del "Sarti, Burgnich, Facchetti…", era un'altra cosa.

Il debutto
Nicolò Carosio, classe 1907, un palermitano affilato, viso ossuto, calvizie pronunciata, baffetti alla Zorro, immancabile Borsalino e impermeabile stropicciato alla Marlowe, è la colonna sonora del calcio italiano. Debutta davanti a un microfono Eiar al Vittoriale di Bologna, Capodanno del '33, amichevole Italia-Germania, 3-1 finale. Inizia "legato" per l'emozione, poi si scioglie e per quasi quarant'anni non lo fermerà più nessuno. Solo il "politicamente corretto" della Rai riuscirà, malamente, a mandarlo in pensione.

Lo stile
Le sue cronache sono palpitanti, trascinanti. Una partita può essere scialba, il suo lavoro mai. Anche nell'incontro più sbiadito mette passione e calore, come se partecipasse al gioco. Non abbandona mai il posto di combattimento e, se è il caso, improvvisa una partita virtuale "colorando" quella reale. Figlio di un ligure e di un'inglese, è scrupoloso e professionale, assistito da un ricco e duttile taccuino, ma, quando il gioco si fa duro, dimentica l'aplomb britannico e s'improvvisa ultrà dando vita a uno spettacolo nello spettacolo, sempre intenso e vivo nelle 3.500 partite, una più una meno, commentate nella sua carriera.

L'avvento della tv
L'arte di stare al microfono suggestionando il pubblico viene solo in minima parte intaccata dalla tv. Il Carosio degli anni Sessanta è televisivo, con la voce sobria ed elegante ma anche calda e passionale, il modo di raccontare che a volte si limita a una solenne sillabazione, a una pura enunciazione di nomi, per non interferire nelle emozioni. Tutte le grandi squadre e i campioni dell'epoca passano dal suo microfono. Ci conduce in giro per il mondo anche con la tv. La sua voce è un appuntamento fisso il mercoledì sera con la Coppa dei campioni e, anno dopo anno, con la Nazionale. Milan, Inter, Real Madrid, Benfica, Wembley, il Prater, Manchester, Glasgow, le battaglie della Coppe intercontinentali lo vedono protagonista assoluto.

"Nick and soda"
Carosio è personaggio. E' l'uomo ("Nick and soda") che festeggia una vittoria italiana nel freddo dei campi del Nord con un "wiskaccio" in compagnia. È il gaffeur del commento sulla difesa invalicabile pronunciato un attimo prima che incassi il gol beffa al novantesimo. E', soprattutto, l'inventore di uno straordinario neologismo, il celeberrimo "quasi rete", un ossimoro fulminante, l'inesorabile e meravigliosa sintesi di qualcosa che non esiste.

Il declino
Personaggio pirotecnico ma uomo schivo, non inserito nei giochi di potere della Rai, Carosio, dopo un'irripetibile carriera, scivola su una buccia di banana, prima vittima televisiva del "politicamente corretto". Ai Mondiali del '70, durante la cronaca di Italia-Israele, investe a male parole un guardialinee etiope, reo di avere annullato due reti azzurre per altrettanti fuorigioco inesistenti. L'uscita impulsiva gli costa la pesante punizione di non poter più commentare l'Italia. Ed è lì, quel giorno, che Nick comincia a morire.

(Fonte: 27 settembre 1984: addio a Nicolò Carosio )


11 commenti:

Giuliano ha detto...

Su Carosio ho il ricordo di mio papà, che era del 1926: dopo anni di radiocronache, si trovò a confrontare quello che diceva Carosio con le immagini vere...(anche allo stadio, negli anni '50, non c'erano ancora le radio portatili).
Poi, è vero: me lo ricordo anch'io, molto attento e gran bella voce. Era finito il tempo delle invenzioni...
:-)

Ho un gran rimpianto delle telecronache vecchio stile: è infatti matematicamente provato che meno si parla meno xxxxxxx si dicono (vale in ogni campo). (per esempio, Bagni in campo era un mastino cattivissimo: cosa gli sarà mai successo?)

Thomas ha detto...

La figura di Nicolò Carosio ha sempre stimolato la fantasia del tifoso/sportivo che è in me.
Nella prima “versione” di questo nuovo blog inserii un’immagine (nell’intestazione) in bianco e nero (non casuale) dove comparivano lui e Scirea.
La sua storia personale, poi, mi colpì in modo particolare.
Bellissimo il ricordo di tuo padre.
Sulle telecronache di oggi… Stendiamo un velo pietoso.
Non è urlando che si attira l’attenzione del tifoso.
Da Pizzul allo stesso Nando Martellini in TV, per passare ad Ameri e al mitico Sandro Ciotti alla radio… Ognuno con i propri pregi e difetti…Mamma mia che nostalgia…
Un abbraccio
A presto

Ps: su Bagni preferisco non esprimermi... ;-)

marco99 ha detto...

d'accordo con te amico mio, tranne che su pizzul :D
a presto

Giuliano ha detto...

Bruno Pizzul ha una splendida voce da basso-baritono, un timbro magnifico. Però è anche l'inventore di quel "calibrare" che è veramente ridicolo (se uno "calibra" vuol dire che passa con precisione, che calibro vuoi che abbia Molinaro quando fa i cross?)
(Povero Molinaro! secondo me diventerà un grande allenatore, dal punto di vista tattico è uno dei migliori - se sapesse anche tacar la bala sarebbe un fenomeno)
:-)

Giuliano ha detto...

...a proposito, ma Chimenti resta? Un bel quadriennale? (perché Zebina sì e lui no?)
:-)

Thomas ha detto...

@marco99: lo sapevo ;-)
A me, Diego, Michele e Enzo piace tanto la sua voce (concordo con Giuliano).
Diego mi ha fatto vedere una foto scattata con lui fuori da uno stadio (è altissimo…)
Ps: link in arrivo stanotte o domani!
@Giuliano: su Molinaro, sai come la penso ;-)
In Germania si è comportato molto bene. A me, sinceramente, non è mai piaciuto.
Non dal punto di vista umano, beninteso. Anzi.
Un quadriennale a Chimenti? Ci potrebbe pensare il Milan…
:-)
Un abbraccio!
Scappo a vedere la partita da amici

MauryTBN ha detto...

Ci stavo pensando proprio stasera guardando la partita: come telecronache siamo davvero ai minimi storici! In Rai poi ci si affida a Bagni e non c'è altro da aggiungere! Riguardo al video: se notate le proteste sono ridotte al minimo, l'arbitro dice: "Fermi lì, parlo con il mio assistente" e nessuno si avvicina. Oggi invece a ogni sbandierata rischiano il linciaggio!!

JUVE 90 ha detto...

si, sapevo della storia di Nicolò Carosio. Ora sono altri tempi, nelle radiocronache si può anche tifare paraguay....

Thomas ha detto...

@MauryTBN: una volta si diceva (a proposito di quanto hai scritto): “fermi tutti, il capitano va a parlare con l’arbitro”.
Oggi la figura del capitano non serve più a nulla. In campo.
Fuori sì: sponsor, TV, interviste, ecc…
La maleducazione regna sovrana: le tensioni c’erano anche una volta.
L’isteria la fa da padrona, ovunque: basta suonare col clacson a chi è davanti a te in macchina, e vedere la sua reazione. Puoi avere anche tutte le ragioni di questo mondo, che a quel paese ti ci manda comunque… ;-)
@JUVE 90: ho visto quanto hai inserito nel blog: allucinante…

Un abbraccio a tutt’e due!

darmax99 ha detto...

Thomas! Ti sei dimenticato l'altro! Beppe Viola! :) Altro stile..ma comunque un grande!

Thomas ha detto...

Hai pienamente ragione, Darmax99
;-)
Grazie per avermelo (e averlo) ricordato!