Il 20 ottobre 1996 l'Inter di Mr. Roy Hodgson si presentò allo stadio "Delle Alpi" di Torino forte di un primo posto in classifica che - sino a quel momento - rispecchiava i sogni estivi di una Beneamata finalmente pronta a cucirsi sulle maglie lo scudetto numero quattordici della sua storia. Ad attenderla c'era la Juventus guidata da Marcello Lippi, fresca campione d'Europa, alla quale però la Triade aveva deciso di cambiare totalmente abito dopo il trionfo nella magica serata di Roma.
Priva di Del Piero e Antonio Conte e curiosa di scoprire il talento del neoacquisto Zinédine Zidane, Madama ospitò gli sfidanti pronta a dimostrare al proprio pubblico di essere ancora la più bella del reame. Si trattava della sesta giornata di campionato e davanti alle contendenti c'erano ancora tante, troppe gare da disputare sino alla fine della stagione per poter considerare l'incontro un qualcosa in più di una gara valevole per il prestigio e i tre punti. Non era ancora arrivato, in sintesi, il momento dei verdetti definitivi.
Lo spirito con il quale la Vecchia Signora azzannò la partita sin dai primi attimi di gioco lasciò di stucco l'Inter, incapace di opporre resistenza di fronte al furore agonistico messo in mostra dagli uomini di Lippi. Assente Paul Ince, il mediano nerazzurro che avrebbe dovuto occuparsi di Zidane, il francese si portò allegramente a spasso per il prato verde Ciriaco Sforza, naturale sostituto dell'inglese nel compito di arginare le giocate del numero 21 bianconero. Di Livio, Deschamps e Jugovic si impossessarono della linea mediana del campo, costringendo Zanetti, Winter e Djorkaeff (i loro dirimpettai) ad assumere un atteggiamento remissivo nei loro confronti. Una Juventus raccolta in non più di trenta metri schiaffeggiò ripetutamente i nerazzurri, stordendoli con un pressing asfissiante e pungendoli con un Bokisc devastante tanto nel crearsi le palle goals quanto a sbagliarle con incredibile puntualità. Soltanto al quarantesimo minuto del primo tempo Vladimir Jugovic, dopo un veloce scambio con Padovano, infilò Pagliuca per uno strameritato 1-0.
Prima, però, era andato in onda lo show della punta croata, definita a fine gara da Umberto Agnelli "tanto grande da meritare il pallone d'oro".
Al 13' della ripresa Ivan Zamorano, servito da Branca, con un destro in spaccata riuscì a colpire il palo, pareggiando il conto con quello centrato da Boksic (ancora lui) pochi istanti prima della rete dell'iniziale vantaggio bianconero. Infastidita dall'improvvisa sortita offensiva dei nerazzurri, Madama riprese a schiacciare sull'acceleratore: ancora il croato, saltato Pagliuca, cercò una conclusione a porta vuota, con Paganin che salvò sulla linea. Al 17' un potente sinistro di Zidane, scoccato a pochi metri di distanza dal limite dell'area di rigore interista, regalò al francese la sua prima rete nel campionato italiano e alla Juventus quel 2-0 che sanciva una superiorità nettissima. Dirà di lui, al termine dell'incontro, Marcello Lippi: "Io l'ho sempre difeso dalle critiche perché in allenamento ho sempre visto il suo lavoro, l'ho sempre giudicato positivo considerando anche che da poco tempo è con noi. Certo, ha fatto un bellissimo goal, penso che per lui sul piano morale potrà essere fondamentale".
Due minuti dopo Ferrara, su pallone proveniente da calcio d'angolo, colpì la traversa. Peruzzi, rimasto inoperoso per quasi tutta la durata della gara, potè giustificare la sua presenza con un intervento su conclusione di testa di Angloma su un cross originato anch'esso da un corner. Quella fu l'ultima azione degna di nota della partita.
Dopo che l'arbitro ebbe fischiato la fine delle ostilità, Massimo Moratti non riuscì a nascondere la sua delusione: "Al contrario degli avversari, la mia Inter non ha saputo combinare niente di decisivo. Non mi è piaciuta". E mentre Roy Hodgson cercava di trovare conforto in una classifica non ancora deficitaria ("i punti valgono più del gioco"), il presidente nerazzurro gli rispose stizzito: "Non vedo come i punti possano arrivare se non c’è il gioco".
Quell'incontro rappresentò l'alba di un nuovo scudetto bianconero, il numero ventiquattro. Umberto Agnelli, nonostante la bellissima prestazione della squadra, si mostrò dispiaciuto per le condizioni dell’impianto torinese teatro della sfida: "Non riguarda la partita in sé, perché in campo c' è stata una bellissima Juventus, con Boksic strepitoso e Zidane grande protagonista. Quello che non va proprio è lo stadio: è troppo triste osservare il Delle Alpi mezzo vuoto, è troppo brutto vedere quell'enorme distanza tra il pubblico e i giocatori. Abbiamo già presentato tre proposte alternative al Comune, perché così non si può proprio andare avanti. E aspettiamo risposte".
Sarà suo figlio Andrea, attuale Presidente del club, ad inaugurare la nuova casa bianconera la prossima estate. Il compito più arduo che lo attende, però, è un altro: quello di ricostruire la Juventus.
Priva di Del Piero e Antonio Conte e curiosa di scoprire il talento del neoacquisto Zinédine Zidane, Madama ospitò gli sfidanti pronta a dimostrare al proprio pubblico di essere ancora la più bella del reame. Si trattava della sesta giornata di campionato e davanti alle contendenti c'erano ancora tante, troppe gare da disputare sino alla fine della stagione per poter considerare l'incontro un qualcosa in più di una gara valevole per il prestigio e i tre punti. Non era ancora arrivato, in sintesi, il momento dei verdetti definitivi.
Lo spirito con il quale la Vecchia Signora azzannò la partita sin dai primi attimi di gioco lasciò di stucco l'Inter, incapace di opporre resistenza di fronte al furore agonistico messo in mostra dagli uomini di Lippi. Assente Paul Ince, il mediano nerazzurro che avrebbe dovuto occuparsi di Zidane, il francese si portò allegramente a spasso per il prato verde Ciriaco Sforza, naturale sostituto dell'inglese nel compito di arginare le giocate del numero 21 bianconero. Di Livio, Deschamps e Jugovic si impossessarono della linea mediana del campo, costringendo Zanetti, Winter e Djorkaeff (i loro dirimpettai) ad assumere un atteggiamento remissivo nei loro confronti. Una Juventus raccolta in non più di trenta metri schiaffeggiò ripetutamente i nerazzurri, stordendoli con un pressing asfissiante e pungendoli con un Bokisc devastante tanto nel crearsi le palle goals quanto a sbagliarle con incredibile puntualità. Soltanto al quarantesimo minuto del primo tempo Vladimir Jugovic, dopo un veloce scambio con Padovano, infilò Pagliuca per uno strameritato 1-0.
Prima, però, era andato in onda lo show della punta croata, definita a fine gara da Umberto Agnelli "tanto grande da meritare il pallone d'oro".
Al 13' della ripresa Ivan Zamorano, servito da Branca, con un destro in spaccata riuscì a colpire il palo, pareggiando il conto con quello centrato da Boksic (ancora lui) pochi istanti prima della rete dell'iniziale vantaggio bianconero. Infastidita dall'improvvisa sortita offensiva dei nerazzurri, Madama riprese a schiacciare sull'acceleratore: ancora il croato, saltato Pagliuca, cercò una conclusione a porta vuota, con Paganin che salvò sulla linea. Al 17' un potente sinistro di Zidane, scoccato a pochi metri di distanza dal limite dell'area di rigore interista, regalò al francese la sua prima rete nel campionato italiano e alla Juventus quel 2-0 che sanciva una superiorità nettissima. Dirà di lui, al termine dell'incontro, Marcello Lippi: "Io l'ho sempre difeso dalle critiche perché in allenamento ho sempre visto il suo lavoro, l'ho sempre giudicato positivo considerando anche che da poco tempo è con noi. Certo, ha fatto un bellissimo goal, penso che per lui sul piano morale potrà essere fondamentale".
Due minuti dopo Ferrara, su pallone proveniente da calcio d'angolo, colpì la traversa. Peruzzi, rimasto inoperoso per quasi tutta la durata della gara, potè giustificare la sua presenza con un intervento su conclusione di testa di Angloma su un cross originato anch'esso da un corner. Quella fu l'ultima azione degna di nota della partita.
Dopo che l'arbitro ebbe fischiato la fine delle ostilità, Massimo Moratti non riuscì a nascondere la sua delusione: "Al contrario degli avversari, la mia Inter non ha saputo combinare niente di decisivo. Non mi è piaciuta". E mentre Roy Hodgson cercava di trovare conforto in una classifica non ancora deficitaria ("i punti valgono più del gioco"), il presidente nerazzurro gli rispose stizzito: "Non vedo come i punti possano arrivare se non c’è il gioco".
Quell'incontro rappresentò l'alba di un nuovo scudetto bianconero, il numero ventiquattro. Umberto Agnelli, nonostante la bellissima prestazione della squadra, si mostrò dispiaciuto per le condizioni dell’impianto torinese teatro della sfida: "Non riguarda la partita in sé, perché in campo c' è stata una bellissima Juventus, con Boksic strepitoso e Zidane grande protagonista. Quello che non va proprio è lo stadio: è troppo triste osservare il Delle Alpi mezzo vuoto, è troppo brutto vedere quell'enorme distanza tra il pubblico e i giocatori. Abbiamo già presentato tre proposte alternative al Comune, perché così non si può proprio andare avanti. E aspettiamo risposte".
Sarà suo figlio Andrea, attuale Presidente del club, ad inaugurare la nuova casa bianconera la prossima estate. Il compito più arduo che lo attende, però, è un altro: quello di ricostruire la Juventus.
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10 commenti:
L'unica cosa che vi é rimasta é vivere di ricordi....e che ricordi !!!
Figliolo... E' venerdì, presumo tu sia un ragazzo giovane. Stai a sentire chi ha qualche annetto più di te: esci di casa e vai a goderti la vita, invece di passare la serata davanti ad un pc e andare nei blog di tifosi juventini a scrivere commenti simili.
Hai una squadra forte: goditela.
Tra di noi ce la giocheremo domenica sera. Sul campo.
Buona serata
Caro 4ever, capisco che tu non sappia apprezzare i ricordi visto che per oltre 20 anni hai aspirato al massimo alla coppa italia. ;)
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nel 96 era vera juve, veri campioni in campo (zidane), in panca e in tribuna (lato dirigenza e lato propietà).
Ecco questi sono solo i quattro settori su cui intervenire per tornare a vincere ;)
Anche con questo allenatore che sicuramente rimetterà Chiellini centrale a mo di sadomaso una botta di Kul contro l'inter servirebbe.
Quella partita la ricordo benissimo: presi la macchina e andai da solo in una paninoteca a Santa Margherita Ligure per vederla. Oggi lì, al suo posto, hanno fatto un ristorante carino.
Ma costoso: infatti non ci ho messo più piede..
:-)
All’epoca guardare gli incontri della Juventus per me era una sofferenza: prima di quelli importanti avevo i crampi allo stomaco, come se si fosse trattato del primo appuntamento con una bella ragazza.
Beh, in effetti si trattava di una (Vecchia) bellissima Signora…
Quando sono così teso mi isolo, un po’ come faceva Enzo Ferrari nel seguire i gran premi.
Li prendemmo a schiaffi sin dai primi minuti di gioco. Quando non sono tra le mura di casa cerco di tenere un atteggiamento misurato: al goal di Jugovic esplosi come il peggiore dei capi ultrà; mentre Zidane iniziò a divertirsi sul campo, io mi misi a ridere come uno scemo… Il buon Luciano aveva pescato dal suo cilindro un fuoriclasse. Di quelli “veri”.
Stravedevo per Boksic: se l’idea di allargare le porte fosse “passata”, avremmo avuto tra le nostre fila un centravanti da 120 reti a stagione.
O forse avrebbe preso le misure pure a quelle?…
;-)
Uscito dal locale feci una passeggiata, ripetendomi: “madonna santa che Juve…”
Un abbraccio a tutti e buon sabato
Oggi relax assoluto.
Domani, invece… :-)
Lo confesso: tra Zidane e Materazzi, toujours Zidane!!
(nessuno dei due è un mostro di simpatia, però Zizou quantomeno sta zitto, tace, si fa gli affari suoi...)
(quanto alle testate di Zidane, ahinoi, non erano mica una novità, nel 2006 erano già dejà-vu...)
non so quante volte avrò visto questi gol nella cassetta del centenario della Juve :)
“Chi di testa ferisce, di testa perisce”…
Con due perfetti colpi di testa stese il Brasile e portò la Francia a vincere un mondiale; abbattendo Materazzi gliene fece perdere – invece - un altro.
E’ la vita, così come il calcio: a volte vinci, in altre perdi.
Nel complesso, uno come lui lo si ama, sempre e comunque.
Era cresciuto in quei quartieri di periferia dove la giustizia è un “fai da te”: in campo, da calciatore professionista, ogni tanto purtroppo si vedevano i risultati…
Adorava il pallone: lo accarezzava, non lo calciava. Nessuna paura di dribblare gli avversari: si divertiva, invece, a “ballare” in mezzo a loro.
(Calcisticamente parlando) L’ho adorato come pochi….
Timido e riservato fuori, un trascinatore nel rettangolo di gioco: gente come lui, Deschamps e Davids erano i primi a suonare la carica, quando la Juventus si trovava in difficoltà.
E io mi divertivo…. Madonnina quanto…
Un abbraccio!!!
Che grande Juve che era quella!
Una delle più forti che ricordo di aver mai visto.
Non soltanto dal vivo...
Un abbraccio e buona domenica
;-)
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