"Siamo proprio forti". Abituato a guidare squadre prestigiose per poi consegnarle alla storia del calcio insieme ai trofei conquistati, Fabio Capello non riuscì a trattenere queste parole di ammirazione verso la sua Juventus. Era il 4 dicembre 2005 e Madama aveva appena sbancato Firenze con un 2-1 guadagnato nei minuti finali grazie alla rete decisiva realizzata da Mauro German Camoranesi. La Vecchia Signora si era presentata allo stadio "Artemio Franchi" con un curriculum stagionale impressionante: dodici vittorie su tredici gare disputate sino a quel momento, ventotto goals all'attivo contro i sette al passivo, dei quali tre subiti nell'unica partita persa dall'inizio del campionato (1-3 contro il Milan a "San Siro").
La formazione di casa, spinta da una tifoseria caricata dall'accesa rivalità esistente con la Juventus, tentò di arginare lo strapotere bianconero erigendo un muro difensivo di fronte a Sebastian Frey. Cesare Prandelli, infatti, schierò i suoi uomini sul campo con un prudente 4-4-1-1 che prevedeva il solo Fiore alle spalle di Luca Toni. Al bomber viola, a segno da sei incontri consecutivi, venne demandato il compito di provare a far male alla Vecchia Signora rimasta fedele al collaudato 4-4-2. Trascorsi pochi istanti dall'inizio delle ostilità proprio Toni, raccogliendo un pallone proveniente da una punizione calciata da Pasqual, con un colpo di testa centrò in pieno la traversa.
Madama reagì immediatamente e alla prima sortita offensiva passò in vantaggio: Ibrahimovic eluse la tattica del fuorigioco messa in atto dalla retroguardia dei padroni di casa ed entrò in area di rigore per poi confezionare a Trezeguet un assist che chiedeva soltanto di essere spinto in porta. Erano passati appena otto minuti di gioco, c'era ancora tutta una gara da affrontare, ma la rete appena subita costrinse Prandelli ad accantonare la tattica attendista preparata in partenza. Il successivo infortunio occorso a Jorgensen al 19' paradossalmente semplificò le scelte del tecnico, il quale decise di dare spazio alla seconda punta Pazzini arretrando Fiore sulla linea mediana del campo. La Fiorentina iniziò a macinare gioco, costringendo la Juventus sulla difensiva: il nuovo duo d'attacco, inoltre, andò a pressare con sempre maggiore insistenza Thuram e Cannavaro, i baluardi difensivi di Madama, creando diversi grattacapi agli uomini di Capello. Anche se il susseguente pericolo per Abbiati arrivò da lontano: Ujfalusi centrò l'incrocio dei pali con un tiro scoccato da una ventina di metri, a portiere battuto.
Le azioni di entrambe le squadre si svilupparono per vie centrali e lungo una soltanto delle due fasce laterali, quella di competenza di Camoranesi (per i bianconeri) e Pasqual (per i viola), entrambi tra i migliori in campo a fine incontro. Proprio da una sortita offensiva del terzino sinistro dei gigliati nacque la rete del pareggio della Fiorentina: al 40' il cross che indirizzò in area di rigore juventina venne raccolto di testa da Pazzini, che bruciò sul tempo Cannavaro e trafisse Abbiati. Per la giovane punta si trattò del secondo goal realizzato alla Vecchia Signora nell'arco di pochi giorni: il giovedì precedente, infatti, le due formazioni si erano incontrate nello stesso stadio per disputare la gara d'andata degli ottavi di finale della coppa Italia, terminata col risultato di 2-2. La partita era ormai decollata, diventando piacevole e continuando a riservare emozioni: Brocchi impegnò seriamente il numero uno bianconero con una forte conclusione centrale, mentre Ibrahimovic costrinse Frey ad un difficile intervento. Si chiuse così il primo tempo.
Alla ripresa delle ostilità Abbiati fu bravissimo a negare il goal a Pazzini. Prandelli provò allora a mescolare nuovamente le carte inserendo sulla fascia destra Maggio al posto di Fiore, nel tentativo di attaccare Madama colpendola ai fianchi per conquistare una vittoria che adesso sembrava essere alla portata dei viola. Nella zona centrale, nel frattempo, stava giganteggiando Emerson: complice una giornata opaca di Vieira, il brasiliano si eresse ad assoluto protagonista dell'incontro per gli ospiti, lottando per due sulla linea mediana del campo. Alla mezz'ora ancora Pazzini smarcò Toni solo davanti al numero uno bianconero: l'attaccante riuscì a calciare il pallone oltre Abbiati, con la sfera che interruppe la propria corsa sul palo.
In credito con la fortuna la Vecchia Signora tirò fuori il cinismo delle grandi occasioni, sferrando il colpo del kappaò quando ormai mancavano soltanto due minuti al termine dell'incontro. Da un ribaltamento di fronte il pallone giunse a centrocampo ad Ibrahimovic, che lo lanciò a campanile poco oltre il limite dell'area di rigore dei viola: Pancaro (subentrato a Brocchi) si fece anticipare in maniera ingenua da Trezeguet, che lo porse all'accorrente Camoranesi per la rete del successo finale. Nel festeggiare il goal appena realizzato il centrocampista corse verso la bandierina del calcio d'angolo e la prese in mano per poi impugnarla come se si fosse trattato del suo basso elettrico, lo strumento col quale si dilettava per passione nel tempo libero. Quella finì col diventare l'immagine più rappresentativa dell'intera partita, emblema di una squadra formidabile capace di non crollare di fronte alle difficoltà e di uscirne fuori con classe e determinazione. Ne sapevano qualcosa i tifosi viola: nella precedente gara di coppa Italia la Fiorentina era stata in vantaggio di due reti, prima che Madama si svegliasse...
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