mercoledì 14 marzo 2012

Juventus, il silenzio della riscossa

Silenzio, parlano le immagini. La Juventus rimasta all'asciutto contro il Genoa ha ritenuto doveroso astenersi dal commentare un turno di campionato, l’ultimo, dalle molte similitudini rispetto ad altri giocati e vissuti nel recente passato: un pareggio con i rossoblù da archiviare in una lista diventata lunghissima, una serie di occasioni da goals non concretizzate, un predominio territoriale che non ha trovato riscontro nel tabellino finale, episodi dubbi che con l’utilizzo della moviola hanno assunto le sembianze di torti subiti, il Milan che ha allungato ulteriormente il vantaggio in classifica, Ibrahimovic che ha segnato una rete e ne ha servita un’altra a Nocerino... E allora ecco il “via libera” ad una strategia alternativa: bocche cucite e silenzio stampa. Appunto. Tutti tranne uno: il presidente Andrea Agnelli.

Con i "se" ed i "ma" i perdenti raccontano la loro storia, fatta di eventi rimasti nelle intenzioni e di intenzioni che non si sono trasformate in azioni. Nei confronti di chi, con il traguardo ancora lontano, continua invece a “pareggiare”, il tempo concede loro la possibilità di prendere qualche spunto positivo per il futuro, nella speranza che alla fine i conti tornino. Al netto dei motivi che l'hanno spinta a chiudersi in un religioso silenzio, la Juventus è rientrata da Genova con la consapevolezza di aver costruito in pochi mesi qualcosa di importante: nonostante fosse priva della cerniera difensiva titolare (Barzagli, Chiellini e Bonucci), ha rispolverato l'arte di arrangiarsi (Vidal arretrato in difesa a far compagnia a Caceres) senza perdere quello spirito battagliero che l'ha contraddistinta sin dall'inizio della stagione.

Madama ha ritrovato una propria identità, un gioco piacevole, l'abitudine di trascorrere buona parte delle gare nella metà campo avversaria e un'imbattibilità che spesso ha fatto partorire, tra gli addetti ai lavori, il moltiplicare di paragoni azzardati con altri squadroni del passato, non solo bianconero. "La mentalità vincente si acquisisce solo vincendo e completando un lungo percorso", ha affermato recentemente Conte - a microfoni aperti - parlando della sua creatura.

Abituati a vivisezionare ogni partita partendo dall’assioma che alla Juventus "vincere non è importante, è l'unica cosa che conta", in molti finiscono col dimenticare due aspetti importanti: il punto di partenza del lavoro del suo tecnico ed i limiti tecnici e mentali di un gruppo che si è ritrovato inaspettatamente campione d'inverno e col cerino in mano nel ruolo di favorito per lo scudetto.
Su questi tasti dolenti Conte ha battuto spesso, nel tentativo di evitare che il processo di crescita della Vecchia Signora potesse interrompere la sequenza dei risultati utili conseguiti sino ad oggi. "Se siamo l’anti-Milan, come dite voi, è un miracolo, perché ci sono tre o quattro squadre superiori. Noi siamo qui solo grazie al lavoro", dichiarò lo stesso allenatore dopo il pareggio interno conseguito contro il Chievo (3 marzo).

Sempre in quei momenti aggiunse: "Se arrivassimo a conquistare un posto in Champions sarebbe qualcosa di straordinario". L'opinione pubblica interpretò quelle parole come un segno di resa del tecnico nei confronti del Diavolo rossonero, un ridimensionamento delle ambizioni di una formazione che, considerando la mediocrità generale in cui versa l'attuale serie A, non dovrebbe avere alcun timore nel lanciarsi all'arrembaggio del tricolore. Ma per farlo bisogna disporre delle giuste munizioni, proprio quelle che sembrano mancare alla Juventus attuale.

Il continuo ruotare di uomini nel reparto offensivo non è detto che debba essere addebitato a tutti i costi a scelte incomprensibili operate da Conte: senza scomodare sua maestà Ibrahimovic, se tra le sue fila avesse avuto a disposizione - ad esempio - un giocatore del calibro di Klose (una perfetta miscela di classe, prolificità ed esperienza a costo zero), con ogni probabilità il ruolo di punta avrebbe un proprietario ben definito.

Dopo aver ammirato il Bologna guidato da Stefano Pioli, da lui esonerato con troppa superficialità lo scorso mese di agosto, Massimo Zamparini non si è fatto problemi nell’ammettere il suo errore: "Mi sto mangiando il secondo testicolo. Il primo me lo sono già mangiato".
La fretta, spesso, è cattiva consigliera: se quella del tifoso è comprensibile, agli addetti ai lavori non è consentito averla a meno che non vogliano fare la stessa fine di Zamparini. C'è chi li chiama "progetti", altri preferiscono la parola "programmazione", resta il fatto che è oggettivamente difficile inventarsi una squadra da scudetto dopo stagioni fallimentari e aver sperperato milioni di euro.
In mezzo a tante incertezze resta un dato di fatto: il campionato non si è concluso con lo scorso turno. E sulla sua storia non è ancora stata scritta la parola "fine".

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2 commenti:

Unknown ha detto...

vorrei vedere i 3 punti. solo quello.
alla prossima. anche rubati.

Thomas ha detto...

Chiedo scusa per la "latitanza".
Beh, non sei l'unico all'interno del mondo bianconero a pensarla in questo moodo...
;-)

Speriamo di vincere e portare a casa i tre punti.
Nel frattempo, vedremo se il Milan dovrà sudarsi i suoi, oppure se troverà il solito tappeto di rose...

Un abbraccio!