sabato 8 giugno 2013

Giampiero Boniperti e il primo goal in bianconero




In quel lontano 8 giugno 1947 l’allenatore della Juventus si chiamava Renato Cesarini, mentre Giampiero Boniperti era un ragazzino alle prime armi. Esattamente sessantasei anni fa lo stesso Boniperti mise a segno la sua prima rete in serie A con la maglia della Juventus. Accadde allo stadio “Luigi Ferraris” di Genova, nella gara disputata dai bianconeri contro la Sampdoria di Gian Battista Rebuffo.

L’Italia calcistica all’epoca viveva sotto la dittatura del Grande Torino, guidato in campo da Valentino Mazzola, capocannoniere del torneo con ventinove goals all’attivo. I granata si apprestavano a conquistare il terzo scudetto consecutivo, quello che attualmente è diventato il sogno ricorrente di Madama.

Nella manifestazione che aveva visto la rinascita del Modena (i gialloblù si classificarono infatti al terzo posto) stava quindi nascendo una stella di valore assoluto. Al termine dei novanta minuti di gioco Boniperti confessò candidamente le emozioni vissute nel pomeriggio genovese: “Prima di vestire la maglia bianconera io non avevo visto che poche gare di Serie B, a Novara, e non conoscevo i grandi campioni. Li ho visti ed ammirati allo “Stadio Comunale”. La mia prima partita (contro il Milan, ndr), lo so, fu un fiasco: non vedevo la palla, non capivo più nulla. Mi fischiarono e mi sentii perduto… A Genova, invece, ho giocato con disinvoltura. Ora sono, nel calcio, agli esami di riparazione e, come studente, a quelli per ottenere il diploma di geometra. Poi, se li supererò entrambi, spero di diventare un buon giocatore e, fra quattro anni, un... dottore in scienze commerciali”.

Dopo l’esordio contro i rossoneri era stato lo stesso giocatore a chiedere di restare ancora per un po’ di tempo in mezzo alle riserve. Non si sentiva pronto per il grande salto nel calcio che conta. Il goal messo a segno contro la Sampdoria (palla facilmente depositata in rete dopo un bel servizio di Sentimenti III) lo aveva finalmente sbloccato. Tanto che a pochi minuti dalla fine dell’incontro ne segnò un altro, il 3-0 conclusivo con il quale la Vecchia Signora espugnò Genova.

La carriera e il corso degli eventi lo portarono a spostare di qualche metro il raggio d’azione sul rettangolo di gioco, come spiegò lui stesso nel libro “Una vita a testa alta” scritto con Enrica Speroni: “John (Charles, ndr) era un giocatore straordinario ed andava d’accordo con tutti, era impossibile non volergli bene. Lui ed Omar sono arrivati nel 1957. Con loro due davanti, dopo otto anni da centravanti, io sono arretrato stabilmente e felicemente a mezzala. Mezzala di regia, un ruolo che mi sono inventato. Sivori faceva la mezzala di punta, Charles era un magnifico centravanti ed io le mie battaglie in area di rigore le avevo già fatte. Allora non c’era la TV. Tutti guardavano la palla ed in area, lontano dal pallone, volavano colpi spesso proibiti. Quante botte ho preso là in mezzo”.

Da calciatore a dirigente, per poi finire come presidente. La sua vita professionale, interamente dedicata alla Juventus, gli consentì di vivere il mondo del calcio quasi a trecentossessanta gradi. Nel maggio del 1975, dopo aver conquistato il sedicesimo tricolore della storia bianconera, dichiarò: “Quando parlo con un giocatore so quale linguaggio adoperare, so come la pensa, so cosa mi dirà... basta guardarlo negli occhi, perché ho vissuto gli stessi momenti, le stesse sofferenze, le sue stesse gioie... conosco benissimo la sua psicologia. Ciò mi dà un grande aiuto… Io dico questo: è molto meglio fare il giocatore che il presidente. Prima di tutto. Poi credo che bisogna aver dentro qualcosa per raggiungere questo posto. E' un pò come un capufficio che diventa dirigente nella stessa azienda dove lavora. Non è vero? Cioè, voglio dire, ci sono dei grandissimi giocatori che, probabilmente, non potrebbero mai diventare dei tecnici. Eppure di calcio ne capiscono moltissimo. Ci sono invece dei giocatori non eccelsi che, potenzialmente, sono dei grandi tecnici. Se uno, poi, ha le qualità per fare il presidente e, in più, ha giocato anche al calcio... beh... allora, meglio ancora... credo che sia una esperienza eccezionale”.

Proprio come quella vissuta da lui.

Articolo pubblicato su Lettera43

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9 commenti:

Giuliano ha detto...

quando Agnelli affidò la Juve a Boniperti, mi era sembrato che fosse molto vecchio, invece no: Boniperti è del 1928, due anni in meno di mio padre; nel 1972, l'anno del suo primo scudetto da dirigente, aveva poco più di quarant'anni. La spiegazione di questa mia impressione: Boniperti ha smesso di giocare molto presto, come poi farà anche Platini, a 31 anni. Si dice che sulla decisione abbiano pesato molto le polemiche dell'Inter, nella famosa partita del 9-1 (che fu appunto l'ultima di Boniperti)
Ci pensavo l'anno scorso, quando si parlava di un ruolo da dirigente per Del Piero: sta giocando ancora, un dirigente non si improvvisa. Come per Bettega, che andò a giocare in Canada invece che in Australia, è probabile che gli Agnelli stiano studiando un percorso di preparazione per Del Piero. Sarebbe bello, una specie di staffetta ideale Boniperti-Bettega-Del Piero... (intanto abbiamo Nedved, buon lavoro) (prima ancora, Francesco Morini, Pietro Giuliano, e altri ancora)

Danny67 ha detto...

Boniperti, un vero mito!! Per quanto riguarda Del Piero effettivamente non so se diventerà mai un dirigente della juve...non so, ma mi sembra che dal punto di vista umano ancora ci sia qualcosa che non va tra lui ed Andrea. Per quanto riguarda Bettega invece, beh, io sarei felicissimo se tornasse ancora una volta in società.

Thomas ha detto...

Ieri, nel tardo pomeriggio, si è spenta la nonna paterna. Piccola confessione che concedo in questo spazio per spiegare il mio silenzio dei prossimi giorni. Riprenderò a scrivere quando me la sentirò.

Non credo che la Juventus stia pensando ad un Del Piero nella veste di ambasciatore del club. O, comunque, ad un ruolo dirigenziale per lui.

Avendo un minimo di esperienza e praticità in merito alle dinamiche aziendali, ho sempre sostenuto che Alex abbia fatto una cazzata grande come una casa a pubblicare quel video su “YouTube” prima del rinnovo del suo contratto con la Vecchia Signora.

Meglio un uovo oggi o una gallina domani?

Alessandro è una persona intelligente, che ha anteposto per una volta (almeno, pubblicamente) il proprio interesse a quello del club che lui stesso ama.
Avrebbe dovuto pazientare, aspettare con serenità le decisioni di Agnelli.
Lo sostenevo all’epoca dei fatti, immaginando cosa sarebbe accaduto in futuro.
E’ solo una mia opinione, ma sono convinto che se avesse tenuto un altro atteggiamento sarebbe stato presente allo “Juventus Stadium”, giusto per fare un esempio, in occasione della festa per l’ultimo scudetto conquistato.

Non sono in grado di poter dire se col tempo le cose cambieranno o meno. Me lo auguro, questo sì.

Un abbraccio a tutti!

Danny67 ha detto...

Mi trovo pienamente d'accordo con il tuo ragionamento Thomas, sotto ogni aspetto e ti sono vicinissimo per la tua perdita.

Un abbraccio veramente grande.

Giuliano ha detto...

un saluto per la cara nonna

Thomas ha detto...

Grazie di cuore ad entrambi

Paolo ha detto...

Anche se non ho più trovato il modo di commentare sono sempre un assiduo lettore del blog. Il pezzo su Boniperti è straordinario e mi ha fatto rivivere i racconti che mi fece mio padre, incentrati soprattutto sul trio composto dallo storico ex presidente e da Charles e Sivori.

Ti sono vicino per la perdita della cara nonna e mi auguro di rileggerti presto.

MauryTBN ha detto...

Anche io, come Paolo, non scrivo, ma leggo sempre! Ti mando un caro abbraccio per la tua recente perdita...

Thomas ha detto...

Paolo e Maury, grazie dicuore anche a voi.

Un aneddoto: dopo la cerimonia sono andato al cimitero di Aulla. Ho trovato il fiocco che avevo preparato per Terremoto poco più di un anno fa.
Non lo ha rimosso nessuno...

http://cronachebianconere.blogspot.it/2012/05/il-bastone-di-terremoto-e-il-ritorno.html

Un abbraccio a tutti