Oggi
compie quarantanove anni Michael Laudrup,
stella del calcio danese nel periodo compreso tra gli anni Ottanta e Novanta
del secolo scorso. Arrivato giovanissimo in Italia e parcheggiato alla Lazio
dalla Juventus bonipertiana, dopo due campionati disputati nella capitale si era
poi trasferito sotto la Mole. Zbigniew
Boniek, nel frattempo, aveva compiuto il percorso contrario, spostandosi
dalla Torino bianconera alla Roma, liberando – di fatto – l’ultimo posto
disponibile per il tesseramento di un calciatore straniero secondo le regole
vigenti all’epoca nel nostro paese.
Giocatore dotato di un talento cristallino e uomo serio, di lui Michel Platini aveva detto: “Laudrup? È il miglior giocatore del mondo. In allenamento”. Incisivo come è sempre stato solito fare con le sue battute fulminanti, “Le Roi” era riuscito a sintetizzare in pochissime parole pregi e difetti di Laudrup. Alla Juventus il danese aveva vissuto l’ultimo splendido anno del primo ciclo trapattoniano, salutando Madama dopo aver giocato per lei nelle tre difficili stagioni successive. In Spagna, prima a Barcellona e successivamente al Real Madrid, finalmente la sua classe era riuscita a manifestarsi in tutta la grandezza. La timidezza aveva lasciato spazio alla maturità di un ragazzo diventato ormai uomo. Dopo la veloce appendice in Giappone (Vissel Kobe), nell’Ajax aveva disputato la sua ultima, eccezionale annata come calciatore.
Con la maglia della Danimarca, pur avendo lasciato una traccia importante del suo passaggio, non aveva partecipato alla vittoriosa spedizione in Svezia nell’Europeo del 1992 a causa delle divergenze insorte con l’allora selezionatore Richard Møller Nielsen. Proprio nella nazionale danese aveva iniziato la nuova carriera da allenatore, come vice del C.T. Morten Olsen.
Proseguì successivamente la propria strada in solitudine guidando diversi club: Brøndby, Getafe, Spartak Mosca, Maiorca e Swansea City. Le vittorie, più o meno prestigiose, non mancarono anche nella seconda parte della sua carriera calcistica. Proprio nel corso dell’ultima esperienza nella società gallese ottenne uno storico successo nella Coppa di Lega inglese che lo portò agli onori della cronaca, tanto che anche il danaroso Paris Saint-Germain ha pensato a lui per la successione del partente Carlo Ancelotti.
Una curiosità: il 13 novembre del 2006 Michael Laudrup ottenne il riconoscimento di miglior giocatore danese di tutti i tempi. Ricevette il premio, nella cerimonia svoltasi a Copenaghen, dalle mani di un suo ex-compagno di squadra.
Giocatore dotato di un talento cristallino e uomo serio, di lui Michel Platini aveva detto: “Laudrup? È il miglior giocatore del mondo. In allenamento”. Incisivo come è sempre stato solito fare con le sue battute fulminanti, “Le Roi” era riuscito a sintetizzare in pochissime parole pregi e difetti di Laudrup. Alla Juventus il danese aveva vissuto l’ultimo splendido anno del primo ciclo trapattoniano, salutando Madama dopo aver giocato per lei nelle tre difficili stagioni successive. In Spagna, prima a Barcellona e successivamente al Real Madrid, finalmente la sua classe era riuscita a manifestarsi in tutta la grandezza. La timidezza aveva lasciato spazio alla maturità di un ragazzo diventato ormai uomo. Dopo la veloce appendice in Giappone (Vissel Kobe), nell’Ajax aveva disputato la sua ultima, eccezionale annata come calciatore.
Con la maglia della Danimarca, pur avendo lasciato una traccia importante del suo passaggio, non aveva partecipato alla vittoriosa spedizione in Svezia nell’Europeo del 1992 a causa delle divergenze insorte con l’allora selezionatore Richard Møller Nielsen. Proprio nella nazionale danese aveva iniziato la nuova carriera da allenatore, come vice del C.T. Morten Olsen.
Proseguì successivamente la propria strada in solitudine guidando diversi club: Brøndby, Getafe, Spartak Mosca, Maiorca e Swansea City. Le vittorie, più o meno prestigiose, non mancarono anche nella seconda parte della sua carriera calcistica. Proprio nel corso dell’ultima esperienza nella società gallese ottenne uno storico successo nella Coppa di Lega inglese che lo portò agli onori della cronaca, tanto che anche il danaroso Paris Saint-Germain ha pensato a lui per la successione del partente Carlo Ancelotti.
Una curiosità: il 13 novembre del 2006 Michael Laudrup ottenne il riconoscimento di miglior giocatore danese di tutti i tempi. Ricevette il premio, nella cerimonia svoltasi a Copenaghen, dalle mani di un suo ex-compagno di squadra.
3 commenti:
quando Laudrup arrivò alla Juve c'era ancora la limitazione sul numero degli stranieri, e stranieri erano considerati anche i comunitari. Di conseguenza, dato che uno degli stranieri era Platini, se ne poteva prendere solo uno, e fu il giovanissimo Laudrup che giocava in prestito alla Lazio.
La Juve aveva in mano anche un altro giovane promettente: Ruud Gullit. Bisognava scegliere.
Oggi li avremmo entrambi, allora non era così.
Un dilemma che torna oggi: cosa faranno nel prossimo campionato Gabbiadini, Immobile, Boakye, Marrone? Saperlo...
:-)
mi ricordo anche che Helenio Herrera, all'epoca commentatore tv, lo chiamava sempre Lodrùp, alla francese (il mago viveva a Parigi, prima di arrivare in Italia; ma si pronuncia come è scritto, come se fosse italiano, Laudrup)
Un giocatore bellissimo da vedere, spesso mancava nei momenti importanti: capita a molti grandi giocatori, peccato.
(adesso che ci penso, è pettinato come Ciro Immobile, tutti e due biondi!)
Micahael Laudrup era un calciatore tecnicamente mostruoso!! uno dei più forti che io abbia mai visto con la palla al piede. Il suo carattere però lasciava alquanto a desiderare...ma vederlo, a volte era proprio uno spettacolo!
Giuliano ricordo perfettamente il modo in cui Herrera lo chiamava. Io e mio padre ci piegavamo in due dalle risate quando diceva "Lodrùp"!!
Grandissimo Giuliano ;-)
A me Laudurp piaceva moltissimo, come giocatore e come uomo.
Anzi: come gentiluomo.
Uno così oggi ci farebbe davvero comodo...
Un abbraccio!
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