Qualche giorno fa, attraverso il mio profilo su Facebook, ho risposto a Giovanni Augugliaro, un amico "virtuale", che mi domandava (dopo aver esposto i suoi) quali fossero i 10 momenti che hanno caratterizzato la mia vita associata al calcio.
Ho deciso di pubblicarli anche qui, sul blog.
Eccoli:
1. La volta che ricevetti la foto autografata da Gaetano Scirea, con tanto di dedica. Chi la fece avere a mio padre gli raccontò un aneddoto: “Eravamo sugli spalti di un piccolo stadio per guardare una partita di ragazzini. Ce n’erano alcuni bravi e altri meno. Per lui no, non era così. Aveva una parola buona per tutti. Era semplicemente unico”;
2. La vittoria dell’Italia nel mondiale del 1982. Per me, come per molti juventini, quella è stata un’edizione indimenticabile;
3. La sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro l’Amburgo. In quel preciso momento ho capito che puoi perdere anche se sei indiscutibilmente, incredibilmente più forte del tuo avversario;
4. La maledetta finale di Bruxelles. Non scrivo altro, anche perché scadrei nella retorica;
5. Quando Platini si sdraiò sul prato verde di Tokyo. In un solo gesto aveva riunito tutte quelle caratteristiche che, ai miei occhi, lo rendevano meraviglioso. Ah, per essere precisi: pochi istanti prima aveva realizzato un goal mostruoso, poi ingiustamente annullato;
6. L’esordio di Del Piero con la maglia della Juventus. Tra me e lui ci sono pochi giorni di “distanza”, siamo coetanei. In quel momento avevo intuito che quel ragazzino avrebbe accompagnato tanti momenti felici della mia vita;
7. La finale di Champions League vinta contro l’Ajax. Perché si è trattata di una gioia immensa, condivisa con la nonna materna che non c’è più;
8. Il gesto sportivo di Pessotto nel corso della gara persa a Perugia, nella risaia che aveva sostituito il campo di gioco. Quello, per me, è lo stile Juve;
9. Lo scudetto vinto il 5 maggio 2002. In quel preciso istante mi trovavo alle Maldive. Pochi minuti prima dell’inizio delle gare un colpo di vento ruppe l’antenna centrale. Tutti nella hall, quindi, per seguire via internet gli aggiornamenti. Al primo goal segnato dalla Lazio stavo per sedermi su una panchina di legno. Decisi di rimanere in quella posizione, scomodissima, per quasi un’ora e mezza, intervallo compreso. Scaramanzia, of course. Poi, come promesso ad un conoscente interista prima di partire per la vacanza (“Non succede, ma se succede… “), mi feci dare un bicchiere di latte per poi andare da solo sul pontile, a ballare come fece Leonardo Pieraccioni in “Fuochi d’artificio”. Tornato in camera, scagliai i cuscini a destra e a manca. Spesi 18 dollari per chiamare in Italia, mia madre mi disse che aveva ricevuto almeno 12 telefonate di amici che le chiedevano cosa cazzo ci facessi alle Maldive in quel momento;
10. La serata nella quale conquistammo matematicamente il primo scudetto dell’era-Conte. Dopo tanti anni passati ad accumulare rabbia, a domandarmi come avrei reagito in futuro di fronte alla prima vera gioia, ho fatto la cosa che meno mi aspettavo: ho stappato una birra e l’ho bevuta con calma, guardando i giocatori in televisione che festeggiavamo all’impazzata. Stavo piangendo. Di gioia, ovviamente.
1. La volta che ricevetti la foto autografata da Gaetano Scirea, con tanto di dedica. Chi la fece avere a mio padre gli raccontò un aneddoto: “Eravamo sugli spalti di un piccolo stadio per guardare una partita di ragazzini. Ce n’erano alcuni bravi e altri meno. Per lui no, non era così. Aveva una parola buona per tutti. Era semplicemente unico”;
2. La vittoria dell’Italia nel mondiale del 1982. Per me, come per molti juventini, quella è stata un’edizione indimenticabile;
3. La sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro l’Amburgo. In quel preciso momento ho capito che puoi perdere anche se sei indiscutibilmente, incredibilmente più forte del tuo avversario;
4. La maledetta finale di Bruxelles. Non scrivo altro, anche perché scadrei nella retorica;
5. Quando Platini si sdraiò sul prato verde di Tokyo. In un solo gesto aveva riunito tutte quelle caratteristiche che, ai miei occhi, lo rendevano meraviglioso. Ah, per essere precisi: pochi istanti prima aveva realizzato un goal mostruoso, poi ingiustamente annullato;
6. L’esordio di Del Piero con la maglia della Juventus. Tra me e lui ci sono pochi giorni di “distanza”, siamo coetanei. In quel momento avevo intuito che quel ragazzino avrebbe accompagnato tanti momenti felici della mia vita;
7. La finale di Champions League vinta contro l’Ajax. Perché si è trattata di una gioia immensa, condivisa con la nonna materna che non c’è più;
8. Il gesto sportivo di Pessotto nel corso della gara persa a Perugia, nella risaia che aveva sostituito il campo di gioco. Quello, per me, è lo stile Juve;
9. Lo scudetto vinto il 5 maggio 2002. In quel preciso istante mi trovavo alle Maldive. Pochi minuti prima dell’inizio delle gare un colpo di vento ruppe l’antenna centrale. Tutti nella hall, quindi, per seguire via internet gli aggiornamenti. Al primo goal segnato dalla Lazio stavo per sedermi su una panchina di legno. Decisi di rimanere in quella posizione, scomodissima, per quasi un’ora e mezza, intervallo compreso. Scaramanzia, of course. Poi, come promesso ad un conoscente interista prima di partire per la vacanza (“Non succede, ma se succede… “), mi feci dare un bicchiere di latte per poi andare da solo sul pontile, a ballare come fece Leonardo Pieraccioni in “Fuochi d’artificio”. Tornato in camera, scagliai i cuscini a destra e a manca. Spesi 18 dollari per chiamare in Italia, mia madre mi disse che aveva ricevuto almeno 12 telefonate di amici che le chiedevano cosa cazzo ci facessi alle Maldive in quel momento;
10. La serata nella quale conquistammo matematicamente il primo scudetto dell’era-Conte. Dopo tanti anni passati ad accumulare rabbia, a domandarmi come avrei reagito in futuro di fronte alla prima vera gioia, ho fatto la cosa che meno mi aspettavo: ho stappato una birra e l’ho bevuta con calma, guardando i giocatori in televisione che festeggiavamo all’impazzata. Stavo piangendo. Di gioia, ovviamente.
2 commenti:
te ne indico uno solo, razionale: il motivo per cui ancora oggi sono juventino. Quando ero sui 12-14 anni sentivo sempre ripetere che la Juve "ha i rigori"; allora mi sono messo a controllare i rigori dati e non dati, la Gazzetta e il Corriere li riportavano sempre, nella classifica settimanale, accanto ai gol fatti e subiti. Controllo statistico accurato, durato almeno fino ai miei 18 anni: non era vero! Ad avere più rigori di tutti era spesso la Roma, magari si arrivava alla pari con altre squadre, raramente la Juve aveva più rigori delle altre. Ecco smontato per sempre un luogo comune, pensavo: invece no, l'invidia degli altri è dura da far tacere, soprattutto se è la Juve che vince e gli altri no.
La battuta successiva era: eh, ma i rigori li danno in certi momenti, le ammonizioni, i fuorigioco... E qui ho capito che era inutile continuare, potevo portare tutti i dati che volevo, gli invidiosi avrebbero continuato.
Continuano anche oggi, dopo tre scudetti consecutivi, arrivati oltretutto dopo quel 2006 in cui era previsto che la Juve dovesse scomparire...
:-)
se invece si va sul lato emotivo, ce ne sono di storie da raccontare! Mi ricordo bene di un Milan-Juve finito 4 a 1 per noi, stava arrivando il primo scudetto bonipertiano e lì si è capito che eravamo davvero forti (Bettega, Causio, Capello, tutti quanti!)
Visto i nuovi casting per Agon Channel? Ecco qui il calendario: oggi a Roma, domani a Firenze. http://www.agonchannel.it/calendario_tour
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