“Una macchina da gol”. Tra le tante definizioni che si possono scegliere per descrivere la Juventus che vinse il ventunesimo scudetto della sua storia nel corso della stagione 1983-84, questa è quella che con ogni probabilità più le si addice: 57 reti realizzate su 30 gare affrontate in quel campionato, una media vicina a due marcature per ogni incontro disputato. Dopo i risultati negativi conseguiti l’anno precedente, con il tricolore perso dopo un avvincente duello con la Roma di Falcao e la coppa dei Campioni sfuggita ad Atene per opera dell’Amburgo, la Vecchia Signora si era immediatamente ripresa lo scettro della più bella del reame.
In una squadra infarcita di fuoriclasse e all’apparenza priva di punti deboli splendeva la stella di Michel Platini: fresco vincitore della classifica capocannonieri al primo tentativo dopo il suo arrivo in Italia, non smise più di segnare, confermandosi il vero trascinatore di una straordinaria rosa di giocatori creata da Boniperti (dietro la scrivania) e plasmata sul campo da Trapattoni. Al giro di boa del campionato la Juventus affrontò il Genoa guidato da Luigi Simoni, ospite allo stadio “Comunale” di Torino l’8 gennaio 1984. Il fuoriclasse francese sino a quel momento aveva messo il proprio nome nel tabellino dei marcatori ininterrottamente da sei gare: per non perdere il vizio del gol, anche con i rossoblù appose la sua firma nella rete del vantaggio iniziale della Vecchia Signora.
Al 23’ Madama beneficiò di un calcio di punizione vicino al limite dell’area di rigore avversaria, dal lato opposto rispetto alla zona prediletta dal suo numero dieci: Tardelli toccò la palla verso il centro, scartando l’opzione di passarla a Cabrini e Penzo appostati accanto a lui, con Platini che riuscì a cogliere di sorpresa Martina tirando improvvisamente verso la porta dei rossoblù. Trascorsi soltanto sei minuti, Massimo Briaschi (attaccante dei liguri prossimo a trasferirsi sotto la Mole alla corte della Vecchia Signora) siglò il pareggio approfittando di una dormita generale della difesa juventina, eludendo l’intervento di Brio e battendo Bodini con una conclusione di sinistro non certo irresistibile. Invece di demoralizzarsi Madama trovò subito (al 33’) la forza di segnare nuovamente: Rossi crossò al centro per Cabrini che di testa anticipò Bergamaschi e l’estremo difensore genoano. Sul 2-1 per i padroni di casa si chiuse la prima frazione di gioco.
Trascorso un quarto d’ora dall’inizio della ripresa, i liguri riuscirono nuovamente ad agguantare la Juventus: Paolo Benedetti, anche lui con un colpo di testa, bruciò sul tempo Scirea sfruttando alla perfezione un traversone di Policano. Le continue disattenzioni del pacchetto arretrato della Vecchia Signora (dieci reti subite nel corso delle ultime sei gare) irritarono Umberto Agnelli, che a fine incontro dichiarò: “Troppe distrazioni difensive: speriamo che d'ora in poi la Juventus possa essere più attenta”. Tre minuti di attesa e la macchina da gol bianconera si rimise nuovamente in moto: Platini subì un fallo a seguito di un contrasto con Eloi, nella successiva punizione Penzo – ricevuto il pallone da Cabrini – infilò Martina con un tiro che andò a infilarsi direttamente nel “sette”. Per dare maggiore vivacità alla manovra ed evitare ulteriori cali di concentrazione Trapattoni decise di sostituire Boniek con Vignola: il pubblico presente al “Comunale” lo stava richiedendo con forza da diversi minuti, e proprio per non demoralizzare ulteriormente il polacco (che da tempo viveva una situazione di difficoltà) il tecnico era rimasto dubbioso sino all'ultimo istante se procedere o meno al cambio. Così come accaduto in alcune gare precedenti la mossa portò subito beneficio: Platini avanzò di qualche metro il raggio d'azione avvicinandosi alla porta avversaria, e la squadra macinò gioco senza più interruzioni.
Lo stesso francese al 75' conquistò un penalty dopo essere venuto a contatto con Faccenda, cadendo insieme a lui in area di rigore nel tentativo di raggiungere un pallone lanciato da Rossi. La concessione della massima punizione fece arrabbiare gli ospiti, tanto che Luigi Simoni, alla fine delle ostilità, ebbe a dichiarare: "Dopo il nostro secondo pareggio la Juventus è tornata subito in vantaggio. Ma la partita era ancora aperta come ha lasciato intravedere la palla del tre a tre capitata a Policano. E invece ecco il rigore per un fallo che voglio proprio rivedere in quanto a me non è sembrato tale". A suo modo di vedere, comunque, la Vecchia Signora era la principale candidata alla vittoria dello scudetto: "Può sempre trovare il gol in mille maniere". E con diversi giocatori: dopo essersi procurato il rigore il francese lasciò l'incombenza a Rossi, nella giornata in cui Zico, il brasiliano acquistato dall'Udinese, lo raggiungeva nella classifica marcatori. Questo non gli sarebbe bastato per superare il fuoriclasse bianconero a fine stagione: con venti realizzazioni su ventotto partite da lui disputate arrivò primo nella speciale graduatoria davanti all'asso dei friulani, fermo a quota diciannove. Con il successo sui grifoni Madama chiuse il girone d'andata in vantaggio di due punti sui cugini granata, per poi conquistare il tricolore in primavera mantenendo lo stesso vantaggio in classifica sulla Roma.
Nei giorni immediatamente successivi l'incontro con i grifoni tenne banco il dualismo tra Boniek e Vignola, tanto che iniziarono a farsi sempre più insistenti le voci che volevano la Juventus interessata a Karl-Heinz Rummenigge e Bryan Robson per colmare la casella del secondo straniero utilizzabile in caso di rinuncia al polacco. A fine anno Madama sarebbe riuscita a trionfare anche nella coppa delle Coppe, sollevata a Basilea dove vinse la finalissima disputata contro il Porto (16 maggio 1984). Le reti con le quali la formazione bianconera piegò gli avversari furono segnate proprio da Boniek e Vignola, che quella sera Trapattoni schierò entrambi sin dall'inizio della gara nella formazione titolare.
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2 commenti:
Siamo al punteggio di due perse e una vinta in quanto a partite giocate alle 12:30. Speriamo di pareggiare il conto :)
Dopo la prima avevo detto: "Giocare a quell'ora fa schifo. Però porta bene..."
Quella era stata l'unica vittoria...
:-)
Speriamo: noi non siamo messi molto bene, ma loro...
Un abbraccio, Sante
Buon sabato
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