venerdì 6 maggio 2011

La vittoria in rimonta della Juve di Lippi sul Chievo di Del Neri



Nel momento in cui venne stilato il calendario del campionato di serie A per la stagione 2001-02, l'attenzione della maggior parte degli sportivi si concentrò sulla terza giornata, laddove era stato previsto che il piccolo Chievo, la matricola neopromossa per la prima volta nella sua storia nella massima divisione, avrebbe dovuto affrontare la grande Juventus allo stadio "Delle Alpi" di Torino. L'interesse suscitato dall'incontro tra realtà calcistiche così differenti aumentò notevolmente dopo la disputa delle due precedenti gare, dato che entrambe le squadre erano state le uniche - tra le diciotto partecipanti - in grado di fare bottino pieno, insediandosi solitarie in testa alla classifica con sei punti. Chi volle spargere intorno all'evento un po' di poesia (mista a fantasia) arrivò a definirlo uno "scontro diretto al vertice".

Pochi istanti prima dell'inizio della partita, giocata sabato 15 settembre 2001, i calciatori si raccolsero intorno al cerchio del centrocampo tenendosi per mano per commemorare le vittime degli attentati terroristici del martedì precedente negli Stati Uniti. Il crollo delle Torri Gemelle, lo schianto di un aereo sul Pentagono, i messaggi video di Osama Bin Laden: anche se il mondo era ancora sotto choc per quanto accaduto in quel famoso 11 settembre, in Italia venne deciso di non fermare il campionato e di proseguire con la disputa degli incontri così come programmato in precedenza.

L’avvio della gara sembrò confermare i pronostici della vigilia: la Juventus si mostrò subito intraprendente, mettendo in seria difficoltà gli ospiti. Gianluca Zambrotta, laterale destro del centrocampo di Madama, trovò gli spazi dove affondare i colpi nella linea difensiva del Chievo: prima riuscì con un assist a mettere Nedved solo davanti a Lupatelli, bravissimo ad impedirgli il goal e fortunato nella successiva respinta, dato che Del Piero - a causa dell’involontario disturbo di Tacchinardi - falliva il bersaglio a porta vuota; dopo fece pervenire allo stesso numero dieci bianconero un pallone invitante (ma un po’ troppo angolato per essere sfruttato a dovere) a pochi metri di distanza dall’estremo difensore clivense.

Messo alle strette dall’intraprendenza degli uomini di Lippi, il Chievo non si fece intimorire, trovando la forza di reagire proponendo quelle veloci trame offensive tipiche del suo gioco. Al 9' arrivò così il goal del vantaggio degli ospiti: su un calcio d'angolo battuto dai gialloblù, Buffon, uscito dalla porta per impadronirsi del pallone, perse in maniera goffa il controllo della sfera lasciandola cadere sui piedi di Marazzina che - appostato vicino a lui - potè così spingerla agevolmente in rete. In merito all'episodio, una volta terminata la gara, il numero uno juventino confessò il proprio dispiacere: “Sono cose che capitano a chi gioca molto: volevo uscire di pugno ma all’ultimo momento ho cambiato idea, e così ho combinato il pasticcio”. Arrivato a Torino durante l’estate per sostituire l'olandese Edwin Van der Sar, autore di alcune gravi disattenzioni nel corso della sua permanenza sotto la Mole, il portiere della nazionale azzurra incappò in una delle poche giornate negative di quella che poi sarebbe divenuta - nel tempo - una lunga militanza in maglia bianconera.

Colpita all'improvviso, Madama subì l'aggressività dei clivensi, che aumentarono gradualmente la pressione esercitata sui padroni di casa e realizzarono il loro secondo goal al 20'. A differenza della rete del vantaggio iniziale, frutto di un errore casuale, questa fu un vero e proprio gioiello: l'azione si sviluppò sulla fascia destra per concludersi - dopo due colpi di tacco, uno successivo all'altro - dentro l’area di rigore juventina, dove Perrotta servì ancora Marazzina abile a smarcarsi dal controllo dei difensori avversari per battere nuovamente Buffon.

Ferita nell'orgoglio, la Vecchia Signora lasciò da parte i convenevoli e si lanciò all'assalto degli ospiti: trascorsi soltanto due minuti, Tacchinardi scaricò tutta la rabbia accumulata in un potente tiro che si insaccò sotto la traversa della porta difesa da Lupatelli. Dimezzato lo svantaggio, la Juventus continuò ad attaccare alla ricerca del pareggio: a Trezeguet venne annullata una rete regolare a seguito di un'errata segnalazione di fuorigioco ad opera del guardalinee, mentre Nedved e lo stesso francese (servito da un altruista Del Piero) non riuscirono a siglare il goal del raddoppio.
A consentire alla Juventus di arrivare alla fine del primo tempo sul risultato di 2-2 pensò Igor Tudor, grazie ad un colpo di testa vincente su un ottimo assist confezionato da Del Piero direttamente da calcio di punizione. Il croato, difensore di ruolo e inserito sulla linea mediana da Lippi a far coppia con Tacchinardi, era riuscito a farsi apprezzare per la duttilità mostrata in campo, come ebbe a dichiarare il compagno di reparto: “Tudor ha sorpreso pure me: quando l'ho visto a centrocampo ero perplesso, adesso invece rischia di diventare un mio concorrente”. Orfana di Zidane (ceduto al Real Madrid) ed in attesa del rientro di Edgar Davids giunto ormai al termine del periodo di squalifica inflittogli per essere stato trovato positivo al nandrolone, la Vecchia Signora stava cercando nuove strade per sopperire alla mancanza di gioco (non di risultati) espressa nelle prime giornate di campionato. Lo ammise anche Tacchinardi: “Forse ci stavamo appiattendo su un solo tipo di gioco, e inconsciamente facevamo fare tutto a Zidane, più ancora di quanto fosse giusto. La partenza di Zizou probabilmente ha liberato nuove energie, e ha responsabilizzato di più tutti gli altri. Poi, come al solito, le novità portano entusiasmi”.

Incassati i complimenti di Lippi (“È lui il nostro simbolo. Si era già fatto male e invece è andato a rischiare la faccia nell'area avversaria”), Tudor venne spostato in difesa dopo che il tecnico ad inizio ripresa decise di togliere dal campo Cristian Zenoni per fare spazio ad O’Neill, mentre in attacco vennero inseriti Salas al posto di Trezeguet e Nicola Amoruso per Del Piero. Schiacciato il Chievo nella sua metà campo per quasi tutta la durata del secondo tempo, la Juventus riuscì a ribaltare il risultato al 38', quando un tocco di braccio di Moro causò il successivo calcio di rigore trasformato dal neoentrato cileno. L'assegnazione del penalty diede origine ad un focolaio di polemiche, spento con signorilità nel dopo gara da Luigi Del Neri, il tecnico dei clivensi: "Il rigore non c’era? Non voglio commentare l'operato degli arbitri, quest'anno con il fuorigioco noi del Chievo daremo loro molto da fare, ma sono tutti bravi. Abbiamo perso, ma sono contento per come abbiamo giocato. L' importante a Torino non era vincere, ma dimostrare che possiamo stare in serie A con le altre".

Contento per il risultato ottenuto, Marcello Lippi rese onore ai vinti: "La Juve ha sofferto? Be', facciamo prima di tutto i complimenti al Chievo, che si è presentato qui con una grande condizione atletica e tecnica. Noi alla fine del primo tempo eravamo un po' nervosi, ma siamo stati bravi a restare compatti, a procurarci molte occasioni. Alla fine, credo che la Juve abbia vinto con merito. Qualche smagliatura ancora c'è, ma siamo in crescita: e poi nessuno alla Juve crede di essere imbattibile".
Quella contro il Chievo fu la prima rimonta di una stagione che avrebbe visto la Juventus sorpassare l'Inter in vetta alla classifica nel corso dell’ultima giornata del campionato, con la conseguente conquista dello scudetto numero 26.
Avvenne il 5 maggio 2002. Una data che sarebbe rimasta per sempre impressa nella memoria dei tifosi bianconeri…

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