"Il nostro dovere è di non lasciare nulla di intentato e l’obiettivo quindi è di fare il massimo dei punti nelle ultime quattro partite". Con queste dichiarazioni Del Neri descrisse lo spirito che animava la Juventus prima dell’incontro disputato ieri sera a Roma contro la Lazio.
Così espresse, in tutta sincerità, sembravano dare origine ad una versione "mascherata" del famoso concetto delle quattro finali consecutive da vincere, senza che comunque venisse stravolto il significato.
Nella sostanza, in effetti, variava poco: per dare un senso alla parte conclusiva della propria stagione alla Vecchia Signora non restava altro da fare se non provare a cogliere successi in tutte le gare rimaste a disposizione, per poi guardare - di volta in volta - cosa sarebbero state in grado di combinare le squadre davanti a lei in classifica.
Indossati i panni della sfavorita, espugnando lo stadio "Olimpico" la Juventus è riuscita a rilanciarsi, rovinando - nel contempo - i piani dei biancocelesti: senza i tre punti della mancata vittoria contro Madama la trasferta che dovranno affrontare ad Udine domenica prossima è diventata estremamente delicata. In caso di sconfitta verrebbero superati dai friulani; con un pareggio dovrebbero sperare in un risultato positivo del Milan contro la Roma per mantenere il quarto posto. In ogni caso adesso alla Lazio manca quel distacco necessario sulle dirette contendenti per giocarsi le ultime due giornate del torneo con relativa tranquillità, lasciando loro i posti disponibili per partecipare all’Europa League. Gli spiccioli, in pratica.
Madama era arrivata nella capitale forte di un miniciclo di sei risultati utili consecutivi, frutto di tre vittorie e altrettanti pareggi: troppo poco per fare salti in alto in classifica, abbastanza per rimanere nei dintorni degli obiettivi minimi ed alimentare ogni tanto nell’ambiente speranze di un balzo finale che le potesse consentire di dare (come detto) un senso alla stagione.
Le capitò una cosa simile anche ad inizio campionato, quando dalla sconfitta casalinga contro il Palermo (23 settembre 2010) a quella col Parma (sempre a Torino, 6 gennaio 2011) passarono tre mesi e mezzo e tredici incontri, di cui soltanto sette vinti. Quello, però, era il momento buono per cavalcare l’onda dei risultati positivi e raccogliere il più possibile, a fronte di momenti difficili che prima o poi, così come successo, sarebbero arrivati.
Sommati i (pochi) punti conquistati ad oggi dalla Juventus con quelli (molti) dilapidati nel corso dell’anno, è aumentato il rammarico per quanto poteva essere e non è stato. Non si sta certamente parlando di scudetto, quanto di poter accedere alla prossima edizione della Champions League entrando dalla porta di servizio, se non - addirittura - da quella principale. Infortuni a parte, una delle principali cause che hanno portato alla situazione attuale è la carenza di campioni di elevato spessore tecnico nella rosa a disposizione di Del Neri, quelli che aiutano non soltanto ad aumentare la qualità del gioco in mezzo al campo, ma consentono anche di avere a disposizione la personalità indispensabile per vincere quelle gare il cui risultato rimane in equilibrio sino al novantesimo minuto.
I campioni, quelli veri, oltre alla classe aggiungono la voglia di imporsi tipica di chi non si arrende (e non si accontenta) mai. Ovviamente non è un caso se nel corso delle ultime due stagioni la Juventus è riuscita ogni tanto a tirare fuori la testa dalla sabbia in concomitanza con le giornate in cui Del Piero l’ha presa per mano.
Prima dell’infortunio di Quagliarella si diceva che le mancasse una punta di peso fisico e specifico che potesse consentirle di "chiudere" quelle partite nelle quali era indispensabile il classico colpo del kappaò per avere ragione dell’avversario di turno; a seguito di quanto capitato all’attaccante di Castellammare di Stabia la Vecchia Signora rimase con poche munizioni nel reparto offensivo per due settimane (e tre gare: Bari, Sampdoria, Udinese) anche a causa dello stop forzato di Toni trascorsi pochi giorni dal suo arrivo a Torino, raccogliendo la miseria di quattro punti.
Il successivo innesto di Matri non bastò per colmare le lacune che - nel frattempo - si erano manifestate in altre zone del campo. Una squadra come la Juventus che in trentacinque gare di campionato non è in grado di vincerne sette dopo essere passata in vantaggio, accumula nove sconfitte, ha una media inglese di "- 13", subisce quarantadue goals (contro i ventitré del Milan o i trentatré della stessa Lazio) e totalizza due punti in più di quanto realizzato lo scorso campionato, più che di rimpianti deve parlare di errori. Di programmazione e di gestione, senza dimenticare come la sfortuna - per diverso tempo - è stata una cattiva compagna di viaggio.
Anche se, come ha correttamente osservato Del Neri al termine della gara disputata ieri sera, nell’arco di un’intera stagione ci sono pure situazioni nelle quali si riesce ad ottenere più di quanto si meriti: sempre la Lazio, giusto per fare il nome di una "vittima" dei bianconeri tanto all’andata quanto al ritorno, nonostante le buone prestazioni non è riuscita a racimolare contro la Juventus neanche un punticino a causa della sconfitta di Roma e di un goal a tempo abbondantemente scaduto di Krasic con la complicità di Muslera a Torino.
Adesso rimangono tre giornate (e nove punti) per sperare in un quarto posto difficile, ma ancora non impossibile. Nel frattempo il presidente dell’Inter Massimo Moratti "scuce" il tricolore dalle maglie della sua squadra per porgerlo al Milan: "Chi vince lo scudetto lo merita sempre". Chissà se lo avrà detto anche davanti al procuratore federale Palazzi nell’incontro che ebbero poco più di un mese fa, quando discussero degli anni in cui era la Juventus a fare raccolta di tricolori.
Queste parole non avranno certamente fatto piacere ad Andrea Agnelli, mentre John Elkann ha già fatto sapere di essere proiettato nel 2014: "I miei sentimenti sono legati alle cose che faremo in futuro. Non ho nessun tipo di attitudine nostalgica".
Solo chi è juventino può capire…
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10 commenti:
memorabile anche la frase di Berlusconi: "la Juve non mi manca". E te credo!!!
Ma cos'è, la sagra delle barzellette?
Aveva ragione Dario Fo, qualche anno fa (non molti) quando ha detto che non si riesce più a fare satira: perché, per quanto provi a spararle grosse, ormai la realtà ti supera sempre, e mica di poco...
Ce ne sarebbe una terza, quella del PM al processo di Napoli: "dal 1980 la storia del calcio è fatta di illegalità" (cito a memoria).
Ma va? chi l'avrebbe mai detto! (ma l'importante è aver fatto fuori la Juve, quello era il vero obiettivo e fin qui è stato raggiunto)
Ho un sogno che coltivo da tempo, Giuliano: quello che la verità sulla farsa del 2006, prima o poi, "sbarchi" in televisione.
Certo, se poi la persona che hai nominato tu...
Narducci? Come diceva Totò: "Ma mi faccia il piacere..."
;-)
Un abbraccio e a presto
Io invece vivo una condizione da "sottovuoto", almeno fino alla data che deciderà sulla ricusazione della Casoria. Se dovesse essere malauguratamente accolta, allora la frase dell'imberbe ingegnere sulla "nostalgia", avrebbe un senso ancora più compiuto per tutti noi juventini!
Ciao
Antonio
A me la Juve è piaciuta. Peccato aver perso così tanti punti con le cosidette piccole (Bologna, Cesena, Brescia, Chievo, Lecce). Basterebbero questi punti per trovare la Juve in ben altra posizione, ma è solo un calcolo inutile e gratuito.
Dicevo che la Juve mi è piaciuta. Si è difesa bene e non ricordo una parata di Buffon, anzi solo due: su un errore di Aquilani per poco non segna Floccari, e il tiro da 35 metri di Hernanes. Juve cinica. Anni fa si sarebbe intavolato un discorso su una Juve solida, compatta e velenosa, oggi siamo alle solite critiche. Anche qui Del Neri ci ha messo del suo: Toni entra e spizza la palla (involontariamente, sia chiaro) per Pepe che è stato tenuto in campo per 90 minuti e ha fatto bene!
Unico errore: aver messo Motta e aver sostituito Matri! Ottima l'accoppiata Barzagli-Chiellini. Ragazzi, un po' di meriti su questa partita Del Neri li ha!
l'ostinazione nel continuare a schierare Motta non la capisco proprio. Sbaglia tanto, si vede che è insicuro,un passaggio su due finisce agli avversari. Merita comunque una seconda possibilità l'anno prossimo, nel ruolo di rincalzo dietro a un terzino di livello.
@Antonio: i miei sentimenti sono contrastanti. Per natura sono sempre portato a guardare in avanti, al futuro, nel tentativo di evitare di soffermarmi troppo sia sulle cose negative che in quelle positive che incontro lungo la mia strada.
Quando possibile.
Qui non è possibile.
I due scudetti tolti (i bambini numero 28 e il 29) sono nostri. E devono tornare a casa. Andrea ci tiene a quelli, John no. Le loro idee per il futuro della Juventus potranno anche coincidere, ma quelle del passato sono diverse.
Per me contano pure quelle.
Grazie per il commento, “passerò” anch’io a breve
@IoJuventino: la Juventus di Del Neri, forse, con gli anni potrebbe essere rivalutata come punto di partenza per una Vecchia Signora tornata bella e splendente come nel passato.
Prospettive future a parte, la speranza di raggiungere il quarto posto ha rivalutato parte della stagione.
Parere personale, quell’obiettivo si poteva raggiungere con estrema tranquillità se ci fosse stata una maggiore attenzione in diversi momenti dell’anno.
Ho difeso spesso e volentieri Del Neri, come uomo e professionista mi piace.
Per vincere uno scudetto, però, serve altro.
Si è visto soprattutto a Firenze.
@MauryTBN: nel mio cuore Motta si è ritagliato lo stesso spazio che aveva Boumsong…
;-)
Un abbraccio a tutti e grazie.
Scusate per il ritardo nelle risposte
Su Motta, penso che venga buono quello che ho sentito dire a Francesco Morini una sera in tv: "c'erano giocatori migliori di me in squadra, ma poi giocavo sempre io perché è difficile rimanere concentrati per tutti i 90 minuti."
In difesa, basta una distrazione, e rovini 89 minuti giocati bene...Penso che sia questo il difetto principale di Motta.
Su Motta devo fare un piccolo “mea culpa”: lo volevo alla Juve da tempo, immaginando un rendimento decisamente diverso a quello mostrato quest’anno.
Sapevo della sua propensione ad attaccare, così come dei limiti nel difendere. Ma avevo moltissima fiducia nelle capacità di Del Neri di migliorare calciatori di quel livello, visto che qui a Genova è riuscito a far passare come fenomeni due giocatori normali quali sono Lucchini e Gastaldello (per non parlare di Legrottaglie & company all’epoca del Chievo degli anni d’oro)
Cosa non ha funzionato?
Un po’ tutto, ma qui non mi sento di tirare in ballo l’allenatore.
L’aneddoto che viene in mente a me, invece, riguarda un episodio raccontato da Lippi in merito alla sua permanenza a Milano, sponda nerazzurra.
Nel lato oscuro della forza, per intenderci
;-)
L’anno è il 1999, siamo in estate.
Un giorno Fabio Galante si avvicina a lui e gli dice: “Mister, guardi: se non dovessi giocare, e decidesse di mandarmi in panchina, non ci sarebbero problemi. Io qui all’Inter e a Milano sto benissimo”.
La sera stessa Lippi andò in sede e chiese di mandare via Galante, che venne immediatamente ceduto al Torino.
Da una quercia non nascono limoni. Il nostro ex allenatore ha sempre amato la gente con i controcoglioni: quella che voleva vincere a tutti i costi, che non accettava di rimanere fuori dall’undici titolare senza incazzarsi come delle iene, che aveva voglia di migliorarsi.
Sempre e comunque.
Motta è stato sfortunato a capitare in una Juventus debole (in una forte, magari, non lo avrebbero neanche preso), ma non ho visto in lui la rabbia che avevano un Torricelli o un Di Livio, consapevoli dei loro limiti una volta arrivati a Torino e che abbandonarono la Mole da giocatori “importanti”.
Vive la partita con “passività”, si spaventa di fronte alle difficoltà. Mio parere personale: non è da Juve. Mi potrò sognare uno Zidane ancora per chissà quanto, ma un Antonio Conte lo pretendo.
Almeno in mezzo al campo…
Un abbraccio e a presto
;-)
c'era anche la battuta di non so più chi, mi pare Nereo Rocco, comunque uno dei grandi vecchi: uno della rosa gli si avvicina e si lamenta.
- Mister, gioco poco...
- E male.
Bellissima ;-)
Eccomi, Giuliano.
Ne ho approfittato del fine settimana per staccare la spina (e il pc), ne sentivo sinceramente il bisogno.
Soltanto oggi pomeriggio ho ripreso a scribacchiare qualcosa, per il resto ho utilizzato il telefonino.
Tratto da un racconto di Salvatore Giglio, il fotografo storico della Juventus:
Conserva nel suo “archivio” una battuta inedita di Agnelli?
«Mi ricordo che nella stagione in cui Tacconi non stava giocando bene (e infatti fu poi messo in panchina da Trapattoni), l’Avvocato lo incrociò a Villar Perosa. Tacconi disse: sa, mi manca molto Zoff (riferendosi al fatto che l’anno prima era stato l’allenatore dei portieri e in quella stagione non più). Agnelli lo gelò: anche a noi, caro Tacconi, anche a noi».
:-)
Un abbraccio!
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