Dopo il pareggio interno ottenuto contro il Bologna, il rischio in cui l’ambiente bianconero può incappare è quello di riprendere ad analizzare ogni singola partita rispolverando il famoso concetto del bicchiere "mezzo vuoto" oppure "mezzo pieno".
Inutile girarci intorno, si tratta di due punti persi: avesse conquistato pure quelli Madama ora si troverebbe sola in testa alla classifica a punteggio pieno, con tre vittorie in altrettante gare disputate. Una volta, in ossequio al cinismo che sapeva tirare fuori nelle migliori occasioni, veniva chiamata "Signora omicidi". Adesso, nel percorrere la strada intrapresa per tornare ad essere se stessa, dovrà nuovamente imparare a chiudere alla svelta a proprio favore gli incontri, evitando di compiere sciocchezze o di ricadere in pericolosi cali di concentrazione.
Il triste mercoledì di Mirko Vucinic, la cui espulsione (successiva alla marcatura del vantaggio iniziale) ha inciso pesantemente nelle sorti dell’incontro, è stato sintetizzato da molti addetti ai lavori con le parole "croce e delizia": il problema è che la Juventus negli ultimi cinque anni è stata messa ripetutamente in croce per svariati motivi, adesso non ha più tempo da perdere dietro a queste considerazioni.
Caso vuole che a Siena, subito dopo aver magistralmente consegnato il pallone tra i piedi di Matri per la comoda realizzazione della rete decisiva, l’attaccante fu sostituito da Conte: al tecnico non vennero risparmiate critiche per non aver modificato le proprie intenzioni nonostante la prodezza appena compiuta del montenegrino.
E’ arrivato il momento di cambiare regime, tanto sul campo da gioco quanto fuori, e certe leggerezze - umanamente comprensibili fin che si vuole - nel prossimo futuro non dovranno più verificarsi. A differenza del recente passato, oltretutto, sulla panchina bianconera siedono spesso giocatori di valore che scalpitano per entrare in campo al posto di quelli scelti da Conte per l’undici di base.
Nell’ultracentenaria storia juventina Vucinic non è certamente il primo calciatore di qualità (e non sarà neanche l’ultimo) giunto a Torino con alcuni aspetti tecnici, tattici o caratteriali da correggere e migliorare: l’augurio è quello che, una volta terminata la sua esperienza sotto la Mole, un domani possa lasciare la Vecchia Signora più forte e completo rispetto al momento del suo arrivo.
L’olandese Edgar Davids, tanto per fare un nome a caso, se ne andò dalla Milano rossonera per raggiungere Madama nell’ormai lontano 1997 bollato come "mela marcia"; adesso il suo nome figura sopra una delle cinquanta stelle presenti nella nuova casa bianconera dedicate ad alcuni tra i più celebri campioni della storia juventina.
All’epoca dei fatti, tra scettici e scontenti nessuno credeva in lui: il successo dell’operazione dipese da una felice combinazione tra l’accoglienza positiva che gli riservarono spogliatoio e società e l’impegno profuso dallo stesso centrocampista nel tirare fuori le enormi qualità delle quali disponeva. A proposito del Milan: a distanza di anni non si può non rivolgergli un sentito ringraziamento per aver nuovamente donato alla Juventus la possibilità di disporre delle prestazioni di un fuoriclasse del calibro di Andrea Pirlo.
La prossima tappa nel cammino della Vecchia Signora sarà Catania, laddove la scorsa stagione Quagliarella (che domenica potrebbe esordire) segnò la sua unica doppietta in campionato con la maglia bianconera prima di infortunarsi gravemente nel giorno dell’Epifania.
Scorrendo la classifica della serie A, dalla cima sino al fondo, si possono vedere al penultimo posto l’Inter (terz’ultimo, in realtà, per differenza reti) e come fanalino di coda il Cesena. Esattamente un anno fa la situazione era radicalmente diversa: curiosamente le stesse squadre appena nominate si trovavano appaiate in testa, cosa che ai romagnoli (unica difesa imbattuta sino a quel momento) non capitava da 35 stagioni.
La Roma, con soli due punti accumulati sino a quel momento, versava in una situazione difficile, tanto che Claudio Ranieri, il suo tecnico, fu costretto ad uscire allo scoperto per proteggere il proprio lavoro: "Non ho la squadra contro". A distanza di un anno e qualche spicciolo di ore, è diventato l’allenatore dell’Inter, subentrando a quel Gasperini che negli istanti successivi la sconfitta patita contro il Novara ha confessato: "Moratti ha dichiarato che non ho in mano lo spogliatoio? Il rapporto con il gruppo è ottimo, anche dal punto di vista personale: i ragazzi sono i primi ad essere dispiaciuti e per me questo è un aspetto importantissimo".
Ranieri prese in mano la Roma dopo la sconfitta casalinga con la Juventus del 30 agosto 2009 (3-1, alla seconda giornata del campionato 2009-10), sostituendo Spalletti e portandola ad un passo dallo scudetto. La stagione precedente si era visto sfilare la panchina a Torino a due sole partite dalla conclusione del torneo: con alcuni giocatori bianconeri il rapporto era incrinato da tempo.
Massimo Moratti ha giustificato l’attuale scelta del tecnico romano usando il concetto del "buon senso", "necessario per rivitalizzare la squadra, sia nei singoli che nell’insieme". Quello che sarebbe auspicabile possedessero tutti, nel calcio: non soltanto gli allenatori.
Ma questa è un’altra storia.
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2 commenti:
Non ho capito come mai mancava Nedved e Zidane...
Ti riferisci alla festa per l'inaugurazione dello stadio, vero?
Dell'assenza di Zidane si sapeva da tempo; quella di Nedved ha dato luogo a molti dubbi e tante ipotesi.
Tra qualche giorno dovrebbe esserci una novità importante, circa questo argomento.
Un abbraccio
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