Dopo tante parole, adesso si passerà ai fatti: sabato 25 febbraio, allo stadio "San Siro", Milan e Juventus scenderanno sul campo di gioco per disputare l'atteso scontro diretto, tappa importantissima nella corsa verso lo scudetto.
Dal 1901 ad oggi le due squadre si sono fronteggiate in più di duecento partite, suddivise in diverse manifestazioni: campionati di serie A a gironi, a girone unico, coppa Italia, coppa Federale, Supercoppa Italiana e Champions League. Nella massima competizione europea l'occasione è coincisa con la finalissima svoltasi a Manchester nel 2003, vinta poi dai rossoneri .
Rovistando negli archivi di tutti i match è curioso notare come soltanto due volte si sono trovate una di fronte all'altra in concomitanza con la data del 25 febbraio: accadde nel 1996 e nel 2001, sempre a Torino.
Nella prima, la Juventus di Marcello Lippi campione d'Italia in carica affrontò il Milan di Fabio Capello nel corso di un incontro che si tramutò ben presto in uno scontro: a farne le spese fu Demetrio Albertini, toccato duro da Ciro Ferrara e costretto ad uscire anzitempo dal terreno di gioco. Al suo posto entrò un giovanissimo Ambrosini, ancor oggi colonna portante dei rossoneri.
Andò leggermente meglio ai bianconeri Jugovic e Di Livio, colpiti ma non affondati, mentre dalle rispettive panchine i due allenatori non se le mandarono di certo a dire ("Questo è un fallaccio, Maldini andrebbe espulso", "Proprio voi parlate: è tutta la partita che picchiate").
Amiche (o, comunque, "alleate") al di fuori del prato verde, le due società dimenticarono le buone maniere al suo interno: la partita finì 1-1, al bellissimo goal di Antonio Conte (attuale tecnico della Juventus, aiutato nell'occasione da una “papera” di Sebastiano Rossi) rispose la rete di George Weah. Grazie a quel pareggio il Diavolo mantenne la rotta verso il tricolore, mentre Madama iniziò a dirottare le proprie attenzioni sulla Champions League, vinta a Roma contro l'Ajax il successivo 22 maggio.
Roberto Baggio, ex idolo di casa, venne subissato dai fischi dei suoi vecchi sostenitori: "Mi aspettavo un pò più di calore dopo cinque anni trascorsi qui. Ma comunque va bene anche così, sono cose che succedono. E poi quello che è stato è stato", confidò amaramente a fine gara. L'erede designato del Codino, Alessandro Del Piero, entrò nel secondo tempo al posto di Ravanelli.
La presenza del numero dieci juventino si avvertì maggiormente nella partita disputata nel 2001, allorquando la Vecchia Signora sconfisse con un rotondo 3-0 il Milan: Tudor, Filippo Inzaghi e Zidane misero a segno le marcature che certificarono la crisi della squadra allora guidata da Albero Zaccheroni, che terminò – infatti - il campionato (vinto dalla Roma) in sesta posizione.
Proprio in merito al trattamento che avrebbe riservato a Zidane, prima dell'incontro l'allenatore rossonero si era mostrato dubbioso: "Sono sei anni che lo affronto e non l'ho mai fatto marcare a uomo, però mai dire mai". Sciolte le riserve, chiese poi a Kaladze di seguirlo come un'ombra: la tattica funzionò sino a quando il georgiano non fu sostituito, con la Juventus che - nel frattempo - aveva ormai preso le redini dell'incontro dominando nelle altre zone del campo.
Sulla panchina di Madama all'epoca sedeva Carlo Ancelotti, fresco di rinnovo contrattuale "a premi": una parte degli emolumenti che avrebbe percepito era fissa, l'altra variabile in caso di vittoria nelle varie competizioni alle quali il club partecipava. Si trattava, per quegli anni, di un'innovazione nel merito.
Durante la sua permanenza a Torino il tecnico raccolse due secondi posti, salvo poi andare a Milano in compagnia di Inzaghi per collezionare trionfi prestigiosi. Il percorso inverso lo fecero, con alterne fortune, prima Capello e poi lo stesso Zaccheroni.
A distanza di sedici anni da quel 1996, i nomi di Del Piero e Ambrosini figurano tra quelli dei convocati per la partita di sabato sera a "San Siro", nuova pagina di una storia che tra qualche tempo - in occasione del prossimo incontro che si disputerà il 25 febbraio - potrebbe presentare altri incroci (e curiosità) da raccontare.
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Dal 1901 ad oggi le due squadre si sono fronteggiate in più di duecento partite, suddivise in diverse manifestazioni: campionati di serie A a gironi, a girone unico, coppa Italia, coppa Federale, Supercoppa Italiana e Champions League. Nella massima competizione europea l'occasione è coincisa con la finalissima svoltasi a Manchester nel 2003, vinta poi dai rossoneri .
Rovistando negli archivi di tutti i match è curioso notare come soltanto due volte si sono trovate una di fronte all'altra in concomitanza con la data del 25 febbraio: accadde nel 1996 e nel 2001, sempre a Torino.
Nella prima, la Juventus di Marcello Lippi campione d'Italia in carica affrontò il Milan di Fabio Capello nel corso di un incontro che si tramutò ben presto in uno scontro: a farne le spese fu Demetrio Albertini, toccato duro da Ciro Ferrara e costretto ad uscire anzitempo dal terreno di gioco. Al suo posto entrò un giovanissimo Ambrosini, ancor oggi colonna portante dei rossoneri.
Andò leggermente meglio ai bianconeri Jugovic e Di Livio, colpiti ma non affondati, mentre dalle rispettive panchine i due allenatori non se le mandarono di certo a dire ("Questo è un fallaccio, Maldini andrebbe espulso", "Proprio voi parlate: è tutta la partita che picchiate").
Amiche (o, comunque, "alleate") al di fuori del prato verde, le due società dimenticarono le buone maniere al suo interno: la partita finì 1-1, al bellissimo goal di Antonio Conte (attuale tecnico della Juventus, aiutato nell'occasione da una “papera” di Sebastiano Rossi) rispose la rete di George Weah. Grazie a quel pareggio il Diavolo mantenne la rotta verso il tricolore, mentre Madama iniziò a dirottare le proprie attenzioni sulla Champions League, vinta a Roma contro l'Ajax il successivo 22 maggio.
Roberto Baggio, ex idolo di casa, venne subissato dai fischi dei suoi vecchi sostenitori: "Mi aspettavo un pò più di calore dopo cinque anni trascorsi qui. Ma comunque va bene anche così, sono cose che succedono. E poi quello che è stato è stato", confidò amaramente a fine gara. L'erede designato del Codino, Alessandro Del Piero, entrò nel secondo tempo al posto di Ravanelli.
La presenza del numero dieci juventino si avvertì maggiormente nella partita disputata nel 2001, allorquando la Vecchia Signora sconfisse con un rotondo 3-0 il Milan: Tudor, Filippo Inzaghi e Zidane misero a segno le marcature che certificarono la crisi della squadra allora guidata da Albero Zaccheroni, che terminò – infatti - il campionato (vinto dalla Roma) in sesta posizione.
Proprio in merito al trattamento che avrebbe riservato a Zidane, prima dell'incontro l'allenatore rossonero si era mostrato dubbioso: "Sono sei anni che lo affronto e non l'ho mai fatto marcare a uomo, però mai dire mai". Sciolte le riserve, chiese poi a Kaladze di seguirlo come un'ombra: la tattica funzionò sino a quando il georgiano non fu sostituito, con la Juventus che - nel frattempo - aveva ormai preso le redini dell'incontro dominando nelle altre zone del campo.
Sulla panchina di Madama all'epoca sedeva Carlo Ancelotti, fresco di rinnovo contrattuale "a premi": una parte degli emolumenti che avrebbe percepito era fissa, l'altra variabile in caso di vittoria nelle varie competizioni alle quali il club partecipava. Si trattava, per quegli anni, di un'innovazione nel merito.
Durante la sua permanenza a Torino il tecnico raccolse due secondi posti, salvo poi andare a Milano in compagnia di Inzaghi per collezionare trionfi prestigiosi. Il percorso inverso lo fecero, con alterne fortune, prima Capello e poi lo stesso Zaccheroni.
A distanza di sedici anni da quel 1996, i nomi di Del Piero e Ambrosini figurano tra quelli dei convocati per la partita di sabato sera a "San Siro", nuova pagina di una storia che tra qualche tempo - in occasione del prossimo incontro che si disputerà il 25 febbraio - potrebbe presentare altri incroci (e curiosità) da raccontare.
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