"Parlare di scudetto dopo undici partite è roba da matti. Prima di sbilanciarmi voglio vedere altre situazioni. Resto convinto che ci siano due squadre più forti di noi, e presto dovranno venire fuori". Nonostante il 26 novembre 2011 la Vecchia Signora vestita di rosa avesse sbancato l'Olimpico biancoceleste, Gianluigi Buffon si era mostrato prudente sulle ambizioni della sua squadra: il rischio di un tracollo era ancora nell'aria, così come la paura di passare velocemente dagli altari dell'alta classifica alle polveri di una settima posizione.
Simone Pepe impiegò trentacinque minuti per trafiggere Marchetti grazie ad un perfetto suggerimento di Matri, consentendo alla Juventus di aggiungere altri tre punti ai ventidue accumulati dall'inizio del campionato: prima davanti a tutte, con una lunghezza di distanza dal Milan ed una gara ancora da recuperare (quella col Napoli al "San Paolo" non disputata il precedente 6 novembre).
Antonio Conte preferì spostare l'attenzione generale sulla prova di maturità offerta dai suoi uomini ("Stiamo andando al di là di ogni previsione e questo è frutto del lavoro e della disponibilità dei miei giocatori"), mentre Allegri confessava proprio in quei giorni il desiderio di trascorrere il Natale in testa: affinché si verificasse sarebbe stato necessario superare i bianconeri, così come accadde nel successivo mese di febbraio del nuovo anno.
Juventus e Milan duellavano anche al di fuori dei campi di gioco, non soltanto a parole ma pure sui banchetti del calciomercato: la vicenda legata all'approdo dell'argentino Tévez in serie A iniziava ad entrare nel vivo, con Madama che si defilava lasciando spazio ai rossoneri, infastiditi a loro volta dalle interferenze dell'Inter di Moratti sino allo "stop" definitivo alla trattativa imposto da Berlusconi. Ultimamente la punta ha ripreso a giocare e segnare al Manchester City, grazie allo spazio che è riuscito a ritagliarsi nell'intasato reparto offensivo dei Citizens rimasto vittima delle bizze di Balotelli. Un altro giocatore, per inciso, che - nonostante le smentite – sembrerebbe interessare ancora alle milanesi.
Ultimamente, poi, la Juventus ha ingranato una marcia degna del suo nome: cinque vittorie consecutive, quattordici reti segnate ed una sola subita, un'imbattibilità maturata dall'inizio della stagione ed ancora intatta, una consapevolezza nei propri mezzi raggiunta e coltivata giorno dopo giorno.
Da una partita contro la Lazio all'altra sono trascorsi poco più di quattro mesi ma già allo stadio "Olimpico" Reja, l'allenatore dei biancocelesti, aveva notato nei bianconeri le caratteristiche tipiche di una fuoriserie: "La Juve è una grande squadra, credo pure che questa possa essere l'annata giusta".
Nel secondo confronto stagionale con i capitolini Pepe ha impiegato trenta minuti per segnare nuovamente una rete contro Marchetti, prima che la punizione vincente di Del Piero scacciasse gli incubi di un pareggio che avrebbe avuto il sapore di un’atroce beffa. Nei momenti precedenti la gara le dichiarazioni rilasciate da Conte fornivano l'esatta misura della crescita della sua creatura: "Non ho mai pronunciato la parola scudetto dall’inizio dell’anno perché mi sembrava da pazzi. Stiamo facendo qualcosa di straordinario, a sette giornate dalla fine siamo l’antagonista del Milan. Alla fine, vedremo se saremo stati capaci di raggiungere un obiettivo che sarebbe magico".
Sulla falsariga di quanto espresso dal proprio tecnico furono le affermazioni di Andrea Pirlo, uno che nella storia del calcio italiano ha un posto prenotato da tempo: "Siamo arrivati tardi da Palermo e alle dieci eravamo già in campo, ma saremmo disposti a dormire la metà e lavorare il doppio per centrare l’obiettivo".
Pirlo, Buffon e Conte sono professionisti che nel corso delle rispettive carriere hanno ottenuto vittorie prestigiose: alla loro esperienza si aggrappano le speranze dei sostenitori bianconeri nel momento in cui servirebbe proprio quella per affrontare al meglio il duello all'ultimo punto contro il Milan.
Una postilla: nella partita del girone d'andata contro la Lazio Alessandro Del Piero osservò l'incontro in mezzo alle riserve, laddove era scivolato dopo un inizio di stagione vissuto da titolare. In molti si erano dimenticati di lui, nei cui confronti non sembrava adatto neanche il ruolo "alla Altafini" cucito su misura per l’epilogo della sua storia juventina.
La differenza tra un semplice fuoriclasse ed una bandiera è tutta nelle recenti prestazioni fornite dal numero dieci bianconero: pochi immaginavano di poterlo ammirare nuovamente su questi livelli di eccellenza.
Probabilmente anche in casa rossonera.
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Simone Pepe impiegò trentacinque minuti per trafiggere Marchetti grazie ad un perfetto suggerimento di Matri, consentendo alla Juventus di aggiungere altri tre punti ai ventidue accumulati dall'inizio del campionato: prima davanti a tutte, con una lunghezza di distanza dal Milan ed una gara ancora da recuperare (quella col Napoli al "San Paolo" non disputata il precedente 6 novembre).
Antonio Conte preferì spostare l'attenzione generale sulla prova di maturità offerta dai suoi uomini ("Stiamo andando al di là di ogni previsione e questo è frutto del lavoro e della disponibilità dei miei giocatori"), mentre Allegri confessava proprio in quei giorni il desiderio di trascorrere il Natale in testa: affinché si verificasse sarebbe stato necessario superare i bianconeri, così come accadde nel successivo mese di febbraio del nuovo anno.
Juventus e Milan duellavano anche al di fuori dei campi di gioco, non soltanto a parole ma pure sui banchetti del calciomercato: la vicenda legata all'approdo dell'argentino Tévez in serie A iniziava ad entrare nel vivo, con Madama che si defilava lasciando spazio ai rossoneri, infastiditi a loro volta dalle interferenze dell'Inter di Moratti sino allo "stop" definitivo alla trattativa imposto da Berlusconi. Ultimamente la punta ha ripreso a giocare e segnare al Manchester City, grazie allo spazio che è riuscito a ritagliarsi nell'intasato reparto offensivo dei Citizens rimasto vittima delle bizze di Balotelli. Un altro giocatore, per inciso, che - nonostante le smentite – sembrerebbe interessare ancora alle milanesi.
Ultimamente, poi, la Juventus ha ingranato una marcia degna del suo nome: cinque vittorie consecutive, quattordici reti segnate ed una sola subita, un'imbattibilità maturata dall'inizio della stagione ed ancora intatta, una consapevolezza nei propri mezzi raggiunta e coltivata giorno dopo giorno.
Da una partita contro la Lazio all'altra sono trascorsi poco più di quattro mesi ma già allo stadio "Olimpico" Reja, l'allenatore dei biancocelesti, aveva notato nei bianconeri le caratteristiche tipiche di una fuoriserie: "La Juve è una grande squadra, credo pure che questa possa essere l'annata giusta".
Nel secondo confronto stagionale con i capitolini Pepe ha impiegato trenta minuti per segnare nuovamente una rete contro Marchetti, prima che la punizione vincente di Del Piero scacciasse gli incubi di un pareggio che avrebbe avuto il sapore di un’atroce beffa. Nei momenti precedenti la gara le dichiarazioni rilasciate da Conte fornivano l'esatta misura della crescita della sua creatura: "Non ho mai pronunciato la parola scudetto dall’inizio dell’anno perché mi sembrava da pazzi. Stiamo facendo qualcosa di straordinario, a sette giornate dalla fine siamo l’antagonista del Milan. Alla fine, vedremo se saremo stati capaci di raggiungere un obiettivo che sarebbe magico".
Sulla falsariga di quanto espresso dal proprio tecnico furono le affermazioni di Andrea Pirlo, uno che nella storia del calcio italiano ha un posto prenotato da tempo: "Siamo arrivati tardi da Palermo e alle dieci eravamo già in campo, ma saremmo disposti a dormire la metà e lavorare il doppio per centrare l’obiettivo".
Pirlo, Buffon e Conte sono professionisti che nel corso delle rispettive carriere hanno ottenuto vittorie prestigiose: alla loro esperienza si aggrappano le speranze dei sostenitori bianconeri nel momento in cui servirebbe proprio quella per affrontare al meglio il duello all'ultimo punto contro il Milan.
Una postilla: nella partita del girone d'andata contro la Lazio Alessandro Del Piero osservò l'incontro in mezzo alle riserve, laddove era scivolato dopo un inizio di stagione vissuto da titolare. In molti si erano dimenticati di lui, nei cui confronti non sembrava adatto neanche il ruolo "alla Altafini" cucito su misura per l’epilogo della sua storia juventina.
La differenza tra un semplice fuoriclasse ed una bandiera è tutta nelle recenti prestazioni fornite dal numero dieci bianconero: pochi immaginavano di poterlo ammirare nuovamente su questi livelli di eccellenza.
Probabilmente anche in casa rossonera.
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4 commenti:
L'esperienza dei fuoriclasse in momenti come questi è fondamentale, sia in campo che fuori, non ci sono dubbi.
Per quanto riguarda Del Piero...beh..ormai di questo campione immenso non mi stupisce più niente.
Un abbraccio.
tutto bene, tutto bello, ma oggi c'è una sola cosa da dire, anzi tre: CESENA, CESENA, CESENA.
:-)
non crediate che sia facile!
con la Juve giocano tutti al massimo, molti di loro vorranno mettersi in mostra, fare come Giaccherini..
Anche io non ho più parole per descrivere Del Piero.
Questo intramontabile Campione non smette mai di stupirci. Quando si pensa sia finito, eccolo che ritorna, sempre decisivo.
Il suo peso nello spogliatoio è sempre stato determinante. E nei momenti difficili c'è sempre, come accade invariabilmente da 19 anni
@Danny67: ormai no, Danny: non mi stupisco più.
Cerco di godermi gli ultimi spiccioli di Del Piero: quando dalla cronaca passerà alla storia, per me sarà un'assenza davvero dura da sopportare
@Giuliano: mai abbassare la guardia, concordo. Ne sanno qualcosa i miei amici genoani...
@Paolo: certo che se riuscisse anche a finire la sua esperienza con noi con la vittoria di due trofei a caso...
:-)
Un abbraccio a tutti!!!
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