domenica 20 maggio 2012

Zico, Catania nel cuore

"Un giocatore non fa la squadra. Ammiro Zico, ma noi opporremo la grinta e la determinazione. Soffocheremo i friulani con il nostro gioco veloce, e ce la faremo". Nei momenti precedenti l'incontro Catania - Udinese disputato il 22 gennaio 1984 Giovan Battista Fabbri, l'allenatore dei siciliani, tentò con queste parole di stimolare al massimo un ambiente ormai depresso per una retrocessione nella serie cadetta che sembrava inevitabile.

E dire che di partite a disposizione sino al termine del campionato ne mancavano ancora molte (si trattava, infatti, soltanto della seconda giornata del girone di ritorno), però i pochissimi punti accumulati dai padroni di casa (otto, quando la vittoria ne valeva due) non aiutavano certamente ad essere ottimisti. Dall'altra parte della barricata, invece, lo stesso Zico ostentava una sicurezza che incuteva timore: "Vinciamo anche a Catania".

Per settanta minuto di gioco l'incontro non regalò particolari spunti degni di nota (tranne una traversa colpita da Virdis), mentre quanto accadde nella sua parte conclusiva consentì agli appassionati di rispolverare la famosa espressione coniata nel lontano 1961 da Sandro Ciotti (4 giugno, Catania-Inter): "Clamoroso al Cibali".

Grazie ad un errore della retroguardia catanese i friulani riuscirono a recuperare il pallone poco oltre la metà campo dei rosso azzurri. Mauro lo servì in profondità al fuoriclasse brasiliano che - con un forte tiro rasoterra in corsa - trafisse Roberto Sorrentino, padre di Stefano, l’attuale portiere del Chievo.
Fu proprio in quel momento che il pubblico di casa, con le ultime speranze di salvezza cancellate dall'ennesima delusione subita, tirò fuori il meglio di sé: invece di abbattersi o urlare la propria rabbia si lasciò andare in cori e applausi di sincero apprezzamento nei confronti del numero dieci bianconero.

Il quale, ovviamente, rimase meravigliato dal bellissimo gesto di sportività dimostrato in quel pomeriggio: "In Italia mi è capitato altre volte, mi pare a Genova e Milano, ma in questa occasione a Catania sono rimasto davvero sorpreso, non pensavo che la gente mi amasse così".

Prima del fischio finale, però, ebbe ancora modo di regalare a quegli spettatori un altro saggio delle sue doti balistiche, allorquando - al novantesimo minuto di gioco - l'Udinese si conquistò un calcio di punizione ai limiti dell'area di rigore avversaria. Spinto dal desiderio di aggiungere un’ulteriore gemma nell'incontro, il brasiliano chiese ed ottenne da Franco Causio, suo compagno di squadra, la possibilità di segnare ancora: convinto di non fallire l'obiettivo, Zico dipinse col pallone una traiettoria che lasciò impietrito Sorrentino.

L'ovazione con la quale venne accolta quella rete pareggiò, per quanto possibile, la bellezza del gesto tecnico di un fuoriclasse che - pur restando in Italia il breve periodo durato trentanove partite - ha lasciato un segno indelebile del suo passaggio.
Non soltanto per merito delle reti (ventidue) messe a segno.

Nel corso di un'intervista rilasciata molti anni dopo la sua militanza con la maglia dei friulani gli venne fatto notare come il lavoro intrapreso da tecnico lo avesse portato in giro per il mondo. Alla domanda "Non c’è la possibilità di rivederla ad Udine come allenatore?" rispose: “No. Non mi piace allenare dove ho giocato. Preferisco che la gente, in quei posti, mi ricordi come giocatore”.

Il suo nome, invece, venne accostato al Catania nell'estate del 2010, nel periodo in cui la società siciliana era impegnata nella ricerca di un nuovo allenatore dopo l'addio di Sinisa Mihajlovic. Nel merito Luca Pagani, rappresentante personale del brasiliano, rintracciato dal giornale sportivo online “ItaSportPress” proprio in quei momenti confidò: "Pensate che il "Galinho" mi dice sempre che è rimasto innamorato del popolo rossoazzurro da quando lo incitò prima di calciare una punizione in un Catania-Udinese di tantissimi anni fa al "Cibali". Sarebbe bellissimo ricevere dopo tanto tempo l'affetto dell'intelligente popolo rossoazzurro con Zico sulla panchina del Catania".
L'occasione sfumò, ma il ricordo di quel pomeriggio non verrà mai cancellato.
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3 commenti:

Il Duca ha detto...

Bell'articolo.

Ogni tanto, a mio modo di vedere, è anche il caso di ricordare grandi campioni del passato e, nel contesto, gesti veramente leali.

Come quando, nell'episodio che hai raccontato, provengono dai tifosi di una squadra avversaria che, in tal modo, hanno saputo nobilitare lo sport.

Giuliano ha detto...

Ok Zico, ma è Causio che mi fa piacere rivedere
:-)
quell'Udinese giocava in attacco con Causio, Zico, Mauro, Virdis e me ne dimentico ancora qualcuno!
però i risultati non vennero, hanno fatto meglio quest'anno (vendendo Sanchez e Inler, oltretutto!)

Thomas ha detto...

@Il Duca: i catanesi quel giorno diedero un meraviglioso segnale di sportività.
Più che il grande Zico è stato il loro comportamento a spingermi a scrivere questo pezzo

@Giuliano: Edinho, De Agostini, .... :-)

Quell'Udinese non raggiunse buoni risultati, quella attuale è gestita da grandissimi professionisti.

Il "Barone" Causio è sempre piaciuto anche a me, tanto come uomo quanto come calciatore

Un abbraccio ad entrambi!!!