sabato 9 giugno 2012

Euro 2012: Da Bari a Danzica, un'altra Italia?

Lo scorso 2 dicembre 2011, a Kiev, sono stati sorteggiati i gironi della fase finale degli Europei che si stanno svolgendo in Ucraina e Polonia. Dall'urna, come risaputo, l'Italia aveva pescato Spagna, Croazia e Irlanda.

Cesare Prandelli, visto il calendario degli incontri, ne aveva accettato l’esito con filosofia: “E’ meglio cominciare con i campioni, almeno non avremo il problema della concentrazione”. Vicente Del Bosque, c.t. della nazionale campione d'Europa (e del mondo) in carica, nel frattempo invitava i suoi uomini alla massima prudenza: “Mi ricordo del quarto di finale in cui non riuscimmo a segnare. Passammo solo ai rigori, fu dura, come lo sarà adesso. Ma sono fiducioso”.

Il riferimento era alla precedente edizione della manifestazione, disputata in Austria e Svizzera, quando l'allora selezionatore Luis Aragonés aveva condotto le Furie Rosse al secondo successo continentale della loro storia (dopo quello del 1964). Vinsero con l'ormai celebre "tiqui-taca" e senza Raul, la stella del Real Madrid lasciata a casa nonostante le proteste generali. Il 22 giugno del 2008 soltanto la lotteria dei penalty decretò l'uscita dal torneo dell'Italia di Roberto Donadoni.

Se con la Croazia il bilancio è fatto di soli sei incontri disputati (ed una vittoria, nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, all'epoca dello Stato Indipendente di Croazia), i confronti tra gli azzurri e le altre due compagini nel corso della storia sono stati più numerosi. Il caso vuole che Irlanda e Spagna giocarono in amichevole contro gli uomini di Prandelli, a distanza di circa due mesi l'una dall'altra, tra giugno e agosto del 2011: la selezione guidata da Giovanni Trapattoni era riuscita a spuntarla per 2-0 (a Liegi, per effetto delle reti messe a segno da Andrews e Cox), mentre con gli iberici arrivò un'inaspettata vittoria (a Bari, col risultato di 2-1, i goals furono di Montolivo, Xabi Alonso e Aquilani).

Allo stadio "San Nicola" Antonio Cassano aveva indossato, di fronte ai suoi concittadini, la fascia di capitano: la coppia offensiva composta dal talento di Bari Vecchia e Giuseppe Rossi costituiva il fiore all'occhiello della "nuova" nazionale, nata dalle ceneri degli insuccessi degli ultimi anni. Prima di quella gara Prandelli era stato chiaro sulle sue intenzioni: "Chiederò di recuperare palla nella loro metà campo. Attaccarli e giocare il pallone come fanno loro".
Il commento, pieno di soddisfazione, col quale aveva poi archiviato il successo conseguito dai suoi ragazzi rappresentava la sintesi del processo di maturazione del gruppo, giunto ormai al capolinea: "Cresciamo gara dopo gara anche a livello di personalità e coraggio". Col sorriso sulle labbra, aggiunse: "Forse in alcuni frangenti abbiamo pure esagerato".

Esattamente dieci mesi dopo (era il 10 agosto 2011) Italia e Spagna si ritrovano una di fronte all'altra. Da allora ad oggi le novità non sono mancate: gli infortuni (più o meno gravi) occorsi a Giuseppe Rossi e Barzagli, il graduale recupero di Cassano dopo i noti problemi legati al cuore, le rare amichevoli disputate negli ultimi mesi (due sole gare da metà novembre in avanti, contro Stati Uniti e Russia), lo sviluppo delle inchieste sullo scandalo delle scommesse legate al calcio che hanno varcato la soglia di Coverciano... Molto, se non tutto, è sembrato giocare a sfavore della nazionale azzurra.

Proprio nei momenti successivi la gara di Bari Giorgio Chiellini, uno degli uomini simbolo della squadra azzurra, aveva dichiarato: "Ora all'Europeo aspettiamo la Spagna in finale".
A conti fatti la “Roja” sarà la prima avversaria del torneo. Dal fischio d'inizio dell'incontro in poi, sino alla finale di Kiev, la strada sarà lunghissima.
Ammesso, e sperando, che l'Italia riesca a compierla sino alla fine.

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4 commenti:

Giuliano ha detto...

mah, quel che viene viene...mai porre limiti alla Provvidenza, comunque (temo però che dopo il 2006 anche gli aiuti celesti siano finiti)
:-)
Già che ci sono, mi aiuti a ricordare? Con il regolamento attuale, ai mondiali del '94 Arrigo Sacchi sarebbe andato a casa subito, come Lippi in Sud Africa.
Te lo chiedo perché leggo e ascolto ricostruzioni strane...

Thomas ha detto...

Giuliano, eccomi!

Giornata intensa: ho partecipato come invitato al matrimonio di due amici, al termine del quale sono "scappato" per vedere la gara della nazionale...
:-D

Perdonami, ma non ho capito il senso della domanda.
Potresti, per cortesia, riformularla?

Un abbraccio!!!

Giuliano ha detto...

le solite polemiche su Lippi!
:-)
quando arrivano mondiali ed europei le tirano sempre fuori...
niente di importante, comunque il discorso nasce dall'ennesima svalutazione dei successi marcati Juve. Parlavano bene di Sacchi e male di Lippi, ma se non ricordo male Sacchi era arrivato terzo nel suo girone del 1994: coi regolamenti del 2010, senza ripescaggi, sarebbe tornato a casa con lo stesso risultato di Lippi 2010.
Tutto qui, niente di importante, come vedi: la solita solfa, se non parlano male della Juve poi gli viene il mal di pancia...

Thomas ha detto...

Hai ragione, Giuliano.
E scusami per ieri: ero sinceramente "cotto", la giornata è stata molto bella, questo sì, ma anche pesante...

Un abbraccio :-)