Sembra
sia trascorsa un'eternità, eppure è passato poco più di un anno da quando Antonio Conte travestiva Ibrahimovic da
Gulliver e lasciava volentieri al Milan il ruolo di candidato alla conquista
dello scudetto. Nel caso in cui il gruppo guidato da Allegri fosse riuscito
nell'impresa si sarebbe trattato del secondo tricolore consecutivo. Lo stesso
tecnico rossonero aveva raccolto il messaggio lanciato dal collega bianconero
per poi rispedirlo al mittente: "Se Conte continua a pensarla così vuol
dire che sottovaluta la sua squadra. A me non piace sottovalutare i miei
giocatori".
In campo e fuori, in campionato così come in Coppa Italia, i loro
destini si sono incrociati più volte nel corso delle due ultime stagioni. A
partire dall'estate del 2011, nel momento stesso in cui Andrea Pirlo lasciò Milano per raggiungere Torino: "La scelta
di andare alla Juventus è stata soprattutto mia. Sono felice di questa
decisione, sarà il campo a dire se ho fatto bene. Voglio affrontare una nuova
sfida, quando ho incontrato i dirigenti del Milan ho spiegato che preferivo
cambiare. Nell'ultima stagione sono stato fuori per 4 mesi per infortunio, ora
non ho nessuna rivincita da prendermi nei confronti del Milan. Ho passato 10
anni splendidi in maglia rossonera e ho vinto tutto quello che c'era da
vincere".
Brescia, Inter, Reggina, ancora Inter e Brescia per poi andare
al Milan quando il suo cartellino era di proprietà nerazzurra, nell'ambito di
una di quelle operazioni per le quali chi sbaglia non la smetterebbe mai di
mangiarsi le mani. Strappando Pirlo ai cugini dell'altra sponda del Naviglio
Galliani fece l'affare del secolo, lo stesso che ha successivamente realizzato la Juventus quando ha
puntato forte sul centrocampista della Nazionale alla veneranda età
(calcistica) di trentadue anni.
Pur
di non rinunciare al suo talento in mezzo al campo Ancelotti gli aveva cambiato
ruolo, arretrando di qualche metro la zona di sua competenza per evitare che si
pestasse i piedi con Rui Costa. Quella decisione fece la fortuna di entrambi. Il
Milan che sapeva vincere pure al di fuori dello Stivale era una delle
formazioni della serie A che praticava un tipo di calcio più europeo che
italiano, meno muscolare ma più tecnico rispetto a quello in voga nel nostro
campionato.
Come Ancelotti anche Antonio Conte, al momento del suo ritorno a
Torino, aveva chiarito immediatamente l'indispensabilità del centrocampista
bresciano all'interno dello scacchiere bianconero: "Pirlo e Marchisio? I
grandi calciatori trovano sempre spazio in una squadra, loro sono due
nazionali, dotati di grandi qualità, cuore e carisma. Hanno un identikit
preciso che dice Juve, sono felice di averli a disposizione. Mi piace fare la
partita, cerco di trasmettere la mia mentalità".
Da
quel momento ad oggi la
Juventus ha vinto uno scudetto, una Supercoppa Italiana e si
appresta, lei sì, a conquistare il secondo tricolore consecutivo. Il Diavolo ha
invece ceduto il suo Gulliver e Thiago
Silva, salutato i senatori di lunga militanza (e palmarès) per poi
ripartire dai giovani. L'arrivo di Balotelli ha dato sostanza ad un progetto
che sembrava naufragato in partenza, escluse - ovviamente - le poche note liete
tra le quali spiccava ovviamente l'esplosione di El Shaarawy.
La prossima
domenica si troveranno nuovamente una di fronte all'altra, e a qualcuno
potrebbero tornare alla memoria i momenti nei quali, a cavallo tra la fine del
vecchio e l'inizio del nuovo secolo, le due società dominavano il calcio
italiano e dettavano legge su molti campi d'Europa. Alla Juventus attuale
spetta il compito di colmare il gap che la separa dai club continentali di
prima fascia; al Milan, viceversa, quello di continuare la strada intrapresa
nella speranza di seminare bene come le capitò anni fa, quando aveva costruito
in casa alcuni di quei giocatori che fecero grande il Diavolo sacchiano.
Erano
altri tempi, d'accordo. Ma prima o poi torneranno.
3 commenti:
Caro Thomas, speriamo che per la nostra Juventus la strada per colmare il gap che la separa dalle grandi squadre europee sia brevissima. Degli altri sinceramente non è che mi interessi molto...;-))
caro Thomas, tu dici che gli interisti per aver ceduto Pirlo si mangiano le mani? Ma no, danno la colpa all'arbitro...
:-)
Pirlo, Seeedorf, Fabio Cannavaro, Balotelli, Bonucci, Destro, Quaresma, Farinos, Recoba, Cuper e Tardelli in ferie pagate per un lustro ciascuno, eccetera eccetera eccetera, tutta colpa di quel perfidissimo Moggi!
Ti capisco, Danny.
Il pezzo, però, era incentrato su Juve e Milan.
Ho dovuto parlare anche di loro...
;-)
Giuliano, forse in giornata avrai avuto modo di leggere qualche stralcio dell'autobiografia di Pirlo che uscirà a breve: "Penso quindi gioco".
La comprerò, dev'essere molto interessante.
Su Moggi ormai non c'è più nulla da dire... Ha pure finito di fare la parte del caprio espiatorio per conto di qualcuno...
:-)
Un abbraccio ad entrambi!
Ps: a proposito, Giuliano, sto leggendo "Il pettirosso", di Jo Nesbø. Conosci l'autore?
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