Era
un giorno particolare, per diversi motivi. Quel 29 maggio 2005, allo stadio
“Delle Alpi”, Gianfranco Zola aveva
giocato la sua ultima partita ufficiale indossando la maglia del Cagliari. Per
celebrare al meglio l’evento era riuscito persino a realizzare una doppietta
personale contro la
Juventus.
La quale, a sua volta, aspettava a braccia aperte la consegna della Coppa dello Scudetto dalle mani di Adriano Galliani, presidente della Lega calcio nonché amministratore delegato del Milan, il principale avversario di Madama per tutta la stagione. Qualche giorno prima (25 maggio) i rossoneri avevano gettato al vento la vittoria nella finalissima di Champions League contro il Liverpool, dopo aver dilapidato un vantaggio di ben tre reti sugli inglesi. Il 29 maggio 2005, poi, si celebrava anche il ventennale della tragica serata di Bruxelles, dove persero la vita trentanove tifosi che si erano recati sino in Belgio soltanto per vedere giocare un incontro di pallone tra la Juventus e lo stesso Liverpool.
La Vecchia Signora si apprestava quindi a festeggiare il suo ventottesimo scudetto, ignara di cosa le sarebbe accaduto a distanza di un anno, quando lo scoppio di Calciopoli le avrebbe distrutto di colpo quanto di buono era stata in grado di costruire nel corso del tempo. Fabio Capello, tecnico dei bianconeri, aveva risposto a distanza alle richieste di maggior spazio all’interno della squadra titolare avanzate da Alessandro del Piero: “I risultati mi hanno dato ragione, un ringraziamento in più o in meno, rispetto ai tanti che ho avuto per lo scudetto, non fa differenza. Come si può pensare che una società come la Juventus dia garanzie ad un giocatore? E gli altri? Va in campo chi lo merita e basta”.
Del Piero aveva aperto le marcature nel 4-2 finale tra i bianconeri e i sardi. Le altre reti juventine furono messe a segno da Trezeguet (doppietta) e Appiah. Nella pancia del “Delle Alpi”, una volta conclusa la partita, ancora Del Piero aveva proseguito lo scambio di messaggi col proprio tecnico: “Non mi immagino con un’altra maglia addosso. Non c’è bisogno di fare pace con Capello, per il semplice fatto che non abbiamo mai litigato. Anzi, per tutto l’anno abbiamo avuto un rapporto franco, costruttivo: le cose da dirci ce le siamo sempre dette con chiarezza. E adesso c’è anche uno scudetto ad unirci. Non credo che mi inviterà a passare una settimana di vacanza insieme, però a una partita a golf sì: l'ha già fatto”.
Acclamato dai sostenitori bianconeri (all’epoca era una rarità), Fabio Capello era già concentrato sui prossimi obiettivi del suo club: “La festa è stata bella, mi ha fatto ridere un sms di Maurizio Costanzo che mi diceva che a Roma sarebbe stato più bello, ma da oggi queste medaglie devono finire nel cassetto: voglio che la squadra faccia come me e che si metta subito a pensare all'anno prossimo, al prossimo scudetto, alla prossima Champions League”. Prima, però, c’era ancora da raccogliere l’abbraccio della Torino bianconera, attraversata con un bus scoperto della Fiat costruito per l'occasione. Era partito dallo stadio per raggiungere il centro Sisport, dove la squadra abitualmente si allenava, seguendo le vie del centro, via Po, piazza Castello e corso Vittorio Emanuele II.
Si era trattato di una festa simile a quella vissuta lo scorso 5 maggio, esplosa subito dopo la vittoria interna conseguita dai bianconeri contro il Palermo. La ciliegina sulla torta, in quel caso, sarebbe stata la consegna della Coppa dello Scudetto, che comunque Madama riceverà la prossima domenica in occasione della gara casalinga contro il Cagliari. Ancora lui.
La quale, a sua volta, aspettava a braccia aperte la consegna della Coppa dello Scudetto dalle mani di Adriano Galliani, presidente della Lega calcio nonché amministratore delegato del Milan, il principale avversario di Madama per tutta la stagione. Qualche giorno prima (25 maggio) i rossoneri avevano gettato al vento la vittoria nella finalissima di Champions League contro il Liverpool, dopo aver dilapidato un vantaggio di ben tre reti sugli inglesi. Il 29 maggio 2005, poi, si celebrava anche il ventennale della tragica serata di Bruxelles, dove persero la vita trentanove tifosi che si erano recati sino in Belgio soltanto per vedere giocare un incontro di pallone tra la Juventus e lo stesso Liverpool.
La Vecchia Signora si apprestava quindi a festeggiare il suo ventottesimo scudetto, ignara di cosa le sarebbe accaduto a distanza di un anno, quando lo scoppio di Calciopoli le avrebbe distrutto di colpo quanto di buono era stata in grado di costruire nel corso del tempo. Fabio Capello, tecnico dei bianconeri, aveva risposto a distanza alle richieste di maggior spazio all’interno della squadra titolare avanzate da Alessandro del Piero: “I risultati mi hanno dato ragione, un ringraziamento in più o in meno, rispetto ai tanti che ho avuto per lo scudetto, non fa differenza. Come si può pensare che una società come la Juventus dia garanzie ad un giocatore? E gli altri? Va in campo chi lo merita e basta”.
Del Piero aveva aperto le marcature nel 4-2 finale tra i bianconeri e i sardi. Le altre reti juventine furono messe a segno da Trezeguet (doppietta) e Appiah. Nella pancia del “Delle Alpi”, una volta conclusa la partita, ancora Del Piero aveva proseguito lo scambio di messaggi col proprio tecnico: “Non mi immagino con un’altra maglia addosso. Non c’è bisogno di fare pace con Capello, per il semplice fatto che non abbiamo mai litigato. Anzi, per tutto l’anno abbiamo avuto un rapporto franco, costruttivo: le cose da dirci ce le siamo sempre dette con chiarezza. E adesso c’è anche uno scudetto ad unirci. Non credo che mi inviterà a passare una settimana di vacanza insieme, però a una partita a golf sì: l'ha già fatto”.
Acclamato dai sostenitori bianconeri (all’epoca era una rarità), Fabio Capello era già concentrato sui prossimi obiettivi del suo club: “La festa è stata bella, mi ha fatto ridere un sms di Maurizio Costanzo che mi diceva che a Roma sarebbe stato più bello, ma da oggi queste medaglie devono finire nel cassetto: voglio che la squadra faccia come me e che si metta subito a pensare all'anno prossimo, al prossimo scudetto, alla prossima Champions League”. Prima, però, c’era ancora da raccogliere l’abbraccio della Torino bianconera, attraversata con un bus scoperto della Fiat costruito per l'occasione. Era partito dallo stadio per raggiungere il centro Sisport, dove la squadra abitualmente si allenava, seguendo le vie del centro, via Po, piazza Castello e corso Vittorio Emanuele II.
Si era trattato di una festa simile a quella vissuta lo scorso 5 maggio, esplosa subito dopo la vittoria interna conseguita dai bianconeri contro il Palermo. La ciliegina sulla torta, in quel caso, sarebbe stata la consegna della Coppa dello Scudetto, che comunque Madama riceverà la prossima domenica in occasione della gara casalinga contro il Cagliari. Ancora lui.
A
distanza di anni la cronaca si incontra nuovamente con la storia.
2 commenti:
Una storia che ci auguriamo continuerà ad aggiornarsi anche per i prossimi anni Thomas. Sono talmente desideroso di vendetta che ancora non mi basta, e voglio vedere la Juventus dominare per molti altri anni mentre i piangina arrancano continuando ad attribuire le le proprie sconfitte sempre a fattori esterni invece di pensare a fare come la Juve, ovvero costruire i propri trionfi con la programmazione ed il lavoro.
FINO ALLA FINE FORZA JUVENTUS!!
P.S.
In questi giorni sono un pò impegnato, ma appena potrò scriverò anche io un pezzo come promesso.
Non ti preoccupare, Danny. Quando puoi e vuoi.
Un abbraccio!!!
Ps: quel giorno al "Delle Alpi" c'ero pure io. E non lo dimenticherò mai....
:-)
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