venerdì 21 giugno 2013

Charles: "Juventus vuol dire vittoria"


L'ultima partita ufficiale giocata da John Charles con la maglia della Juventus terminò con una sconfitta per i bianconeri, un modesto 1-0 patito nella finale valida per il terzo posto nell'edizione della Coppa Italia targata 1961/62. L'avversario di quel giorno, incontrato allo stadio "Danilo Martelli", fu il Mantova. Era il 21 giugno 1962, e il gigante gallese concludeva in questo modo una splendida storia d'amore durata cinque stagioni con la Vecchia Signora.

In quel periodo Charles conquistò tre scudetti, due coppe nazionali e un titolo di capocannoniere (con 28 reti, nel primo anno in Italia), mettendo a segno tanti, tantissimi goal. Nel nostro paese sarebbe potuto sbarcare anche prima del 1957, visto che lo avevano adocchiato Lazio, Milan e Inter. Oltre, ovviamente, ad altri club blasonati del vasto panorama europeo.

Ad attenderlo sotto la Mole per dargli il benvenuto c'era Giampiero Boniperti, il nuovo compagno di squadra che di lì a breve sarebbe diventato anche uno degli amici più cari. In poco tempo Charles si era fatto conoscere nel nostro paese con l'appellativo di "gigante buono", dato che univa ad una stazza fisica imponente un carattere dolce ed una correttezza esemplare. Niente a che vedere con l'altro elemento del magico trio formato con lo stesso Boniperti, vale a dire quell'Omar Sivori che il giovanissimo Umberto Agnelli (all'epoca aveva solo ventidue anni) acquistò nella stessa sessione di calciomercato.

I tre divertirono e si divertirono insieme sui campi di calcio sino a quando Madama finì col perderne i pezzi uno alla volta. Dopo che nel 1961 Boniperti aveva abbandonato la Juventus (ed il calcio), infatti, era arrivata la volta di Charles, che l'anno successivo aveva fatto ritorno al Leeds United. Per la Vecchia Signora fu realmente difficile costruire nuovamente una macchina da reti e spettacolo così ben assemblata, anche se nell’estate del 1962 aveva puntato i fari su due campioni brasiliani di assoluto valore: Amarildo e Garrincha.

Nessuna delle trattative appena citate andò in porto, anche perché il Brasile aveva deciso di porre un veto ai trasferimenti dei suoi calciatori in terra straniera. Per rendere praticabile questa strada era sua intenzione far eleggere alcuni neocampioni del mondo come deputati nelle elezioni che si sarebbero tenute nel successivo mese di ottobre. La Juventus dovette quindi cambiare obiettivi, abbassando le pretese.
 
Prima di aprire altri cicli vittoriosi Madama avrebbe dovuto attendere diversi anni. La figura di John Charles, il "gigante buono", assieme a quelle degli altri compagni di scorribande rimasero impresse nei sogni dei sostenitori juventini a lungo. Così come, è doveroso ricordarlo, il giocatore gallese conservò un bellissimo ricordo dell’esperienza bianconera: “La Juventus vuole dire vittoria. Ecco il modo più semplice per spiegare la Juve, l'ho detto tante volte in Inghilterra quando mi chiedevano di raccontare il mio periodo italiano e io non avevo tanta voglia di parlare. È semplice, dicevo, alla Juventus si vince”.
Giampiero Boniperti, in questo senso, era riuscito ad insegnare qualcosa di importante al suo vecchio amico.

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3 commenti:

Giuliano ha detto...

Charles me lo sono perso...
:-)
devo dirti però che nel 1962 ero in ottima forma fisica, ho anche delle foto come controprova.
Scherzi a parte, i miei primi ricordi di Juve sono quelli di una Juve che era una squadra come tante; dopo l'addio di Boniperti e di Charles era rimasto Sivori, ma abbastanza svogliato. I miei primi ricordi juventini sono lo scambio Salvadore-Mora con il Milan, e la cessione di Sivori al Napoli.
Mi ricordo però che Charles piaceva molto a mio papà (non era juventino e non era tifoso, era un appassionato competente e praticante), che mi aveva raccontato un particolare per me sconvolgente: in Inghilterra giocava da centromediano...

Danny67 ha detto...

Grandissimo John Charles. Io non l'ho potuto vedere, ma mio padre mi parla sempre del magico trio Boniperti, Charles e Sivori. Famoso l'episodio in cui per segnare una rete andò a sbattere la testa contro il palo ma si rialzò dopo pochissimo senza essersi fatto praticamente nulla, mentre il palo era quasi uscito dal terreno.

Thomas ha detto...

Non ho dubbi sul fatto che fossi in ottima forma fisica, Giuliano... ;-)

Tuo padre aveva ragione: Charles iniziò e concluse la carriera in quella posizione.

Sai, Danny, che non avrei voluto trovarmi al posto di quel palo? :-)

Un abbraccio di cuore ad entrambi

Ps: ho finito il periodo "duro". Da ora in poi sarò più presente sul blog