L'ultima
partita ufficiale giocata da John
Charles con la maglia della Juventus terminò con una sconfitta per i
bianconeri, un modesto 1-0 patito nella finale valida per il terzo posto
nell'edizione della Coppa Italia targata 1961/62. L'avversario di quel giorno,
incontrato allo stadio "Danilo Martelli", fu il Mantova. Era il 21
giugno 1962, e il gigante gallese concludeva in questo modo una splendida
storia d'amore durata cinque stagioni con la Vecchia Signora.
In quel periodo Charles
conquistò tre scudetti, due coppe nazionali e un titolo di capocannoniere (con
28 reti, nel primo anno in Italia), mettendo a segno tanti, tantissimi goal.
Nel nostro paese sarebbe potuto sbarcare anche prima del 1957, visto che lo
avevano adocchiato Lazio, Milan e Inter. Oltre, ovviamente, ad altri club
blasonati del vasto panorama europeo.
Ad attenderlo sotto la Mole per dargli il benvenuto
c'era Giampiero Boniperti, il nuovo
compagno di squadra che di lì a breve sarebbe diventato anche uno degli amici
più cari. In poco tempo Charles si era fatto conoscere nel nostro paese con
l'appellativo di "gigante buono", dato che univa ad una stazza fisica
imponente un carattere dolce ed una correttezza esemplare. Niente a che vedere
con l'altro elemento del magico trio formato con lo stesso Boniperti, vale a
dire quell'Omar Sivori che il
giovanissimo Umberto Agnelli
(all'epoca aveva solo ventidue anni) acquistò nella stessa sessione di
calciomercato.
I
tre divertirono e si divertirono insieme sui campi di calcio sino a quando
Madama finì col perderne i pezzi uno alla volta. Dopo che nel 1961 Boniperti
aveva abbandonato la Juventus
(ed il calcio), infatti, era arrivata la volta di Charles, che l'anno
successivo aveva fatto ritorno al Leeds United. Per la Vecchia Signora fu
realmente difficile costruire nuovamente una macchina da reti e spettacolo così
ben assemblata, anche se nell’estate del 1962 aveva puntato i fari su due
campioni brasiliani di assoluto valore: Amarildo e Garrincha.
Nessuna delle
trattative appena citate andò in porto, anche perché il Brasile aveva deciso di
porre un veto ai trasferimenti dei suoi calciatori in terra straniera. Per
rendere praticabile questa strada era sua intenzione far eleggere alcuni neocampioni del mondo come
deputati nelle elezioni che si sarebbero tenute nel successivo mese di ottobre.
La Juventus
dovette quindi cambiare obiettivi, abbassando le pretese.
Prima
di aprire altri cicli vittoriosi Madama avrebbe dovuto attendere diversi anni.
La figura di John Charles, il "gigante buono", assieme a quelle degli
altri compagni di scorribande rimasero impresse nei sogni dei sostenitori
juventini a lungo. Così come, è doveroso ricordarlo, il giocatore gallese
conservò un bellissimo ricordo dell’esperienza bianconera: “La Juventus vuole dire
vittoria. Ecco il modo più semplice per spiegare la Juve, l'ho detto tante volte
in Inghilterra quando mi chiedevano di raccontare il mio periodo italiano e io
non avevo tanta voglia di parlare. È semplice, dicevo, alla Juventus si vince”.
3 commenti:
Charles me lo sono perso...
:-)
devo dirti però che nel 1962 ero in ottima forma fisica, ho anche delle foto come controprova.
Scherzi a parte, i miei primi ricordi di Juve sono quelli di una Juve che era una squadra come tante; dopo l'addio di Boniperti e di Charles era rimasto Sivori, ma abbastanza svogliato. I miei primi ricordi juventini sono lo scambio Salvadore-Mora con il Milan, e la cessione di Sivori al Napoli.
Mi ricordo però che Charles piaceva molto a mio papà (non era juventino e non era tifoso, era un appassionato competente e praticante), che mi aveva raccontato un particolare per me sconvolgente: in Inghilterra giocava da centromediano...
Grandissimo John Charles. Io non l'ho potuto vedere, ma mio padre mi parla sempre del magico trio Boniperti, Charles e Sivori. Famoso l'episodio in cui per segnare una rete andò a sbattere la testa contro il palo ma si rialzò dopo pochissimo senza essersi fatto praticamente nulla, mentre il palo era quasi uscito dal terreno.
Non ho dubbi sul fatto che fossi in ottima forma fisica, Giuliano... ;-)
Tuo padre aveva ragione: Charles iniziò e concluse la carriera in quella posizione.
Sai, Danny, che non avrei voluto trovarmi al posto di quel palo? :-)
Un abbraccio di cuore ad entrambi
Ps: ho finito il periodo "duro". Da ora in poi sarò più presente sul blog
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