Sono romana e sono juventina. Sono juventina e sono romana.
Decidete voi l’ordine, per me è lo stesso. Sono orgogliosissima di entrambe le cose.
Sono fatta così, mi si riempie il cuore ogni mattina passando vicino al Colosseo, e tifo per una squadra di Torino.
Mi diverte la cinica ironia tipica dei miei concittadini e m’appartiene la lunga storia alle spalle che ci accompagna ogni giorno. Adoro l’abbacchio, la carbonara, i carciofi alla romana. Ma anche la polenta, la cassoeula, la pasta alla norma ed il kebab!
Parlando - qualche volta capita - tronco i verbi e contraggo le preposizioni articolate, uso (molto raramente) “er” al posto di “il” e magari utilizzo parole come “dindarolo” al posto di salvadanaio. Ma poi dico anche occhi “a pampineddra” e non “che stanno per chiudersi”; e “schiscetta” e non “cestino per merenda”.
“Moglie e buoi dei paese tuoi” è, per me, un detto limitante e superato.
Sono fatta così, romana e cosmopolita. Ed al cuore non comando, e quindi sono Juventina.
E sono fiera del testimonial scelto nello spot per il nuovo stadio, ossia il romano dei romani, Giulio Cesare.
Non si indignino i romani.
Non si offendano i torinesi.
Giulio Cesare è la storia, è la leggenda.
La Juventus è la storia, è la leggenda.
E per me questo è già più che sufficiente.
Poi possiamo andare oltre e cercare di esaminare il lavoro del pubblicitario.
Possiamo pensare all’idea del testimonial controverso che fa discutere e, quindi, colpisce l’attenzione dello spettatore. Prendere in considerazione la trasgressione mista a humor dello spot. Analizzare gli studi di mercato su “l’internet per totti” che ormai allegramente entra sia nelle case di Udine che di Caltanissetta. Valutare la trasversalità del tifo bianconero che non può, pertanto, limitarsi ad un unico testimonial piemontese. E, chissà, forse questo è solo il primo capitolo di una lunga saga e non sappiamo da chi altro sarà lanciato il dado.
In realtà non mi interessa, è che, diciamocela tutta, in fondo in fondo da juventina romana vessata, sentire Giulio Cesare pronunciare, con un chiaro accento romanesco: “…Prestateme l'orecchio. Noi qui faremo la storia, perché da oggi e pe’ sempre questo stadio sarà tutto nostro. E ognuno de voi ce potrà scrive er nome suo…. E ora amici, cittadini e tifosi, tutti inzieme pe’ ‘a squadra nostra: Foooorza Juveeee”, è una vera goduria!
Articolo pubblicato su
Questo articolo è di Roberta. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Una signora in bianconero
Decidete voi l’ordine, per me è lo stesso. Sono orgogliosissima di entrambe le cose.
Sono fatta così, mi si riempie il cuore ogni mattina passando vicino al Colosseo, e tifo per una squadra di Torino.
Mi diverte la cinica ironia tipica dei miei concittadini e m’appartiene la lunga storia alle spalle che ci accompagna ogni giorno. Adoro l’abbacchio, la carbonara, i carciofi alla romana. Ma anche la polenta, la cassoeula, la pasta alla norma ed il kebab!
Parlando - qualche volta capita - tronco i verbi e contraggo le preposizioni articolate, uso (molto raramente) “er” al posto di “il” e magari utilizzo parole come “dindarolo” al posto di salvadanaio. Ma poi dico anche occhi “a pampineddra” e non “che stanno per chiudersi”; e “schiscetta” e non “cestino per merenda”.
“Moglie e buoi dei paese tuoi” è, per me, un detto limitante e superato.
Sono fatta così, romana e cosmopolita. Ed al cuore non comando, e quindi sono Juventina.
E sono fiera del testimonial scelto nello spot per il nuovo stadio, ossia il romano dei romani, Giulio Cesare.
Non si indignino i romani.
Non si offendano i torinesi.
Giulio Cesare è la storia, è la leggenda.
La Juventus è la storia, è la leggenda.
E per me questo è già più che sufficiente.
Poi possiamo andare oltre e cercare di esaminare il lavoro del pubblicitario.
Possiamo pensare all’idea del testimonial controverso che fa discutere e, quindi, colpisce l’attenzione dello spettatore. Prendere in considerazione la trasgressione mista a humor dello spot. Analizzare gli studi di mercato su “l’internet per totti” che ormai allegramente entra sia nelle case di Udine che di Caltanissetta. Valutare la trasversalità del tifo bianconero che non può, pertanto, limitarsi ad un unico testimonial piemontese. E, chissà, forse questo è solo il primo capitolo di una lunga saga e non sappiamo da chi altro sarà lanciato il dado.
In realtà non mi interessa, è che, diciamocela tutta, in fondo in fondo da juventina romana vessata, sentire Giulio Cesare pronunciare, con un chiaro accento romanesco: “…Prestateme l'orecchio. Noi qui faremo la storia, perché da oggi e pe’ sempre questo stadio sarà tutto nostro. E ognuno de voi ce potrà scrive er nome suo…. E ora amici, cittadini e tifosi, tutti inzieme pe’ ‘a squadra nostra: Foooorza Juveeee”, è una vera goduria!
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Questo articolo è di Roberta. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Una signora in bianconero
7 commenti:
A Romaninaaaaaa! Semplicemente fantastico articolo e fantastica articolista! Chapeau! :)
Roberta: ti rinnovo i complimenti fatti su juvenews ;) In fondo la Juve non è la squadra di una città, è la squadra di tutta Italia
Mi è piaciuto "tutto": l'articolo e l'idea scelta dalla società per la promozione del nuovo stadio.
Compreso il nome dell'iniziativa: "Noi siamo la storia".
Appunto... ;-)
Grande Roberta!
E pensa che io vivo circondato quotidianamente da Doriani e Genoani...
E che il magico fisioterapista dal quale sono seguito, che tra l'altro è un carissimo amico, è addirittuta consulente della Sampdoria... ed ha rimesso in piedi Cassano...
@ darmax : grazie tante (anche delle rose!) ;)
@ juve90 : infatti, mica per niente la juve è la "fidanzata d'Italia"!
@ thomas : si è vero, e sul sito è carina la possibilità di vedere il proprio nome sulla stellina in mano a Giulio Cesare!
@ father : come ti capisco! Qui tra laziali e soprattutto romanisti la vita è dura, tanto dura ;)
Per la terapia, mi rassicura comunque saperti in mani particolarmente esperte.
E dopo un buon risultato a manchester (anche se avremmo potuto ottenere di più) auguro a tutti una buonanotte.
roberta
pensa che in tv ci sono tizi che si definiscono giornalisti (professionisti! li pagano...) e che si stupiscono se uno telefona e dice che è siciliano e tifa Juve.
"Tifoso della Juve in Sicilia? Come mai?".
Ignoranti: hanno la fortuna di fare di mestiere il giornalista, magari hanno 40-50 anni, e non sanno nemmeno il nome di Furino, di Anastasi, di Schillaci...
La Juve ha tifosi ovunque, avrebbero potuto mettere anche Alessandro Magno a fare questo spot, o magari un cinese, o Garibaldi, o Che Guevara (era juventino il Che? chissà, ma forse non si occupava di pallone).
Giuliano, io ‘sta storia che uno deve essere per forza tifoso della squadra della propria città non l’ho mai mandata giù. Mi fa tanto pensare ai matrimoni combinati.
Ma come si fa ad instradare ed a controllare l’amore?
E poi l’amore per la propria città si dimostra in altri mille modi.
Faccio solo un piccolo stupido esempio : una volta discutevo con un conoscente che voleva dimostrare la sua appartenenza e l’attaccamento alla città proprio tifando per i giallorossi. Mentre blaterava, ha gettato in terra il suo pacchetto di sigarette vuoto. Beh, li non ci ho visto più, e gli ho dimostrato, seppur Juventina, di essere una romana migliore di lui!
A proposito dello spot, come ho lasciato intendere nel post, non mi meraviglierebbe vedere altri personaggi storici entrare a far parte della campagna pubblicitaria.
Sul Che (unico personaggio tra quelli citati vissuto in un periodo in cui il calcio moderno era già stato inventato), da buon sudamericano, ce lo vedo appassionarsi ad una partita di pallone. Chissà probabilmente sarà stato sul serio un simpatizzante della Juve, seguendo in qualche modo le gesta del connazionale Sivori. E se fosse stato ancora vivo, credo avrebbe apprezzato Maradona.
Roberta
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