Gli altri calciatori giocavano a pallone, quel 20 maggio 2001, allo stadio "Renato Dall'Ara" di Bologna.
Zidane no. Lui, sul campo, danzava. Saltava gli avversari come fossero birilli, esibiva “rulete” in continuazione, ruotando il corpo su se stesso di 360 gradi e facendo perno con la pianta del piede sulla sfera, alternava movimenti continui lungo tutta l’ampiezza del prato verde ad improvvise decelerazioni, ma sempre - e comunque - con lo strumento del mestiere incollato ai piedi.
Lo accarezzava, liberandosene soltanto per consegnarlo a qualche compagno, strofinato a dovere e indirizzato là dove sarebbe servito. Così come fece in occasione dell'ultima rete realizzata dalla Juventus, quella che le permise di chiudere l'incontro con il risultato di 4-1, quando recapitò uno splendido assist a Kovačević che, scattato nel momento e nella posizione giusta, fu poi abile nel trafiggere un incolpevole Pagliuca.
Il vestito della Vecchia Signora, in quel pomeriggio di primavera, era il consueto 4-3-1-2, dove "l'1" era proprio Zinedine Yazhid "Zizou" Zidane. Nella sua abituale posizione ballava tra il centrocampo e l’attacco, divertiva il pubblico divertendosi lui stesso. A fare coppia con Del Piero, nel ruolo di prima punta, c'era David Trezeguet: infortunato Filippo Inzaghi, al francese non restava che sfruttare occasioni come questa per guadagnare spazi e consensi all’interno dell'ambiente bianconero.
Ovviamente, da cecchino che raramente sbagliava le opportunità che gli venivano offerte, non fallì: pareggiò il momentaneo vantaggio dei felsinei (ad opera di Giuseppe Signori) e portò a tre le marcature della Juventus dopo la rete del sorpasso siglata da Igor Tudor.
Carlo Ancelotti in panchina, Edwin Van der Sar in porta, e una squadra - in campo - largamente rimaneggiata: in difesa vennero schierati Tudor, Montero e i due ex di turno Iuliano e Paramatti, mentre a centrocampo – a protezione del reparto offensivo - si posizionarono Zambrotta, Tacchinardi e Pessotto, al quale venne affidato l’arduo compito di non far rimpiangere Edgar Davids.
In quella stagione lo scudetto passò da una sponda del Tevere all’altra: la detentrice Lazio si vide scucire il tricolore dalle mani della Roma di Franco Sensi e Fabio Capello, regina del mercato estivo.
La Juventus dovette attendere ancora un anno per tornare a primeggiare in Italia: dal diluvio di Perugia (nel campionato precedente) al cambio delle regole sull’utilizzo degli extracomunitari (in quello di cui qui si dice, quando si permise ai giallorossi di schierare Nakata – che risultò poi decisivo – nello scontro diretto a Torino), per la seconda volta consecutiva la Vecchia Signora dovette rinunciare alla vittoria finale non soltanto per propri demeriti.
Bologna-Juventus, uno scontro che si rinnova anche quest’anno e che vedrà le due squadre affrontarsi nuovamente domenica prossima. Nella speranza di non dover assistere più ad episodi simili a quello accaduto poco meno di due anni fa, il 28 ottobre 2008, allorquando Massimo De Vita, tifoso juventino proveniente da Modena, al termine dell’incontro venne colpito da una pietra a seguito di un’aggressione di alcuni sostenitori bolognesi che tentavano di strappare al figlio la sciarpa bianconera.
Nel corso di quella gara la Vecchia Signora portò a casa, un’altra volta ancora, i tre punti. Il protagonista della serata fu indiscutibilmente Pavel Nedved, autore di una doppietta nel 2-1 finale, che consentì agli uomini dell’allora tecnico Claudio Ranieri di bissare il fresco successo nel derby torinese e di avvicinarsi, momentaneamente, all’Inter capolista.
Quel Nedved arrivato alla Juventus, in compagnia di Buffon e Thuram, proprio grazie al ricavato della cessione al Real Madrid di Zidane. Quella di Bologna rappresentò una delle ultime esibizioni in bianconero di uno dei campioni più amati dalla tifoseria: un pallone d’oro (il francese lo aveva conquistato nel 1998) che lasciava il posto ad un altro che lo avrebbe vinto a distanza di pochi anni (per il ceko sarebbe arrivato nel 2003). Unico comune denominatore tra i due, la stessa squadra: la Juventus.
E per Nedved, anche se con altre vesti, adesso si può dire che la sua storia in bianconero non è ancora finita. Articolo pubblicato su
Zidane no. Lui, sul campo, danzava. Saltava gli avversari come fossero birilli, esibiva “rulete” in continuazione, ruotando il corpo su se stesso di 360 gradi e facendo perno con la pianta del piede sulla sfera, alternava movimenti continui lungo tutta l’ampiezza del prato verde ad improvvise decelerazioni, ma sempre - e comunque - con lo strumento del mestiere incollato ai piedi.
Lo accarezzava, liberandosene soltanto per consegnarlo a qualche compagno, strofinato a dovere e indirizzato là dove sarebbe servito. Così come fece in occasione dell'ultima rete realizzata dalla Juventus, quella che le permise di chiudere l'incontro con il risultato di 4-1, quando recapitò uno splendido assist a Kovačević che, scattato nel momento e nella posizione giusta, fu poi abile nel trafiggere un incolpevole Pagliuca.
Il vestito della Vecchia Signora, in quel pomeriggio di primavera, era il consueto 4-3-1-2, dove "l'1" era proprio Zinedine Yazhid "Zizou" Zidane. Nella sua abituale posizione ballava tra il centrocampo e l’attacco, divertiva il pubblico divertendosi lui stesso. A fare coppia con Del Piero, nel ruolo di prima punta, c'era David Trezeguet: infortunato Filippo Inzaghi, al francese non restava che sfruttare occasioni come questa per guadagnare spazi e consensi all’interno dell'ambiente bianconero.
Ovviamente, da cecchino che raramente sbagliava le opportunità che gli venivano offerte, non fallì: pareggiò il momentaneo vantaggio dei felsinei (ad opera di Giuseppe Signori) e portò a tre le marcature della Juventus dopo la rete del sorpasso siglata da Igor Tudor.
Carlo Ancelotti in panchina, Edwin Van der Sar in porta, e una squadra - in campo - largamente rimaneggiata: in difesa vennero schierati Tudor, Montero e i due ex di turno Iuliano e Paramatti, mentre a centrocampo – a protezione del reparto offensivo - si posizionarono Zambrotta, Tacchinardi e Pessotto, al quale venne affidato l’arduo compito di non far rimpiangere Edgar Davids.
In quella stagione lo scudetto passò da una sponda del Tevere all’altra: la detentrice Lazio si vide scucire il tricolore dalle mani della Roma di Franco Sensi e Fabio Capello, regina del mercato estivo.
La Juventus dovette attendere ancora un anno per tornare a primeggiare in Italia: dal diluvio di Perugia (nel campionato precedente) al cambio delle regole sull’utilizzo degli extracomunitari (in quello di cui qui si dice, quando si permise ai giallorossi di schierare Nakata – che risultò poi decisivo – nello scontro diretto a Torino), per la seconda volta consecutiva la Vecchia Signora dovette rinunciare alla vittoria finale non soltanto per propri demeriti.
Bologna-Juventus, uno scontro che si rinnova anche quest’anno e che vedrà le due squadre affrontarsi nuovamente domenica prossima. Nella speranza di non dover assistere più ad episodi simili a quello accaduto poco meno di due anni fa, il 28 ottobre 2008, allorquando Massimo De Vita, tifoso juventino proveniente da Modena, al termine dell’incontro venne colpito da una pietra a seguito di un’aggressione di alcuni sostenitori bolognesi che tentavano di strappare al figlio la sciarpa bianconera.
Nel corso di quella gara la Vecchia Signora portò a casa, un’altra volta ancora, i tre punti. Il protagonista della serata fu indiscutibilmente Pavel Nedved, autore di una doppietta nel 2-1 finale, che consentì agli uomini dell’allora tecnico Claudio Ranieri di bissare il fresco successo nel derby torinese e di avvicinarsi, momentaneamente, all’Inter capolista.
Quel Nedved arrivato alla Juventus, in compagnia di Buffon e Thuram, proprio grazie al ricavato della cessione al Real Madrid di Zidane. Quella di Bologna rappresentò una delle ultime esibizioni in bianconero di uno dei campioni più amati dalla tifoseria: un pallone d’oro (il francese lo aveva conquistato nel 1998) che lasciava il posto ad un altro che lo avrebbe vinto a distanza di pochi anni (per il ceko sarebbe arrivato nel 2003). Unico comune denominatore tra i due, la stessa squadra: la Juventus.
E per Nedved, anche se con altre vesti, adesso si può dire che la sua storia in bianconero non è ancora finita. Articolo pubblicato su
4 commenti:
Bellissimo articolo e... quanti ricordi! :-)
Complimenti anche per la nuova testata del blog! (Bravo grafico!) ;-)
Grazie, Massim ;-)
Adesso cerchiamo anche di vederci un pò...
Uno dei prossimi fine settimana dovrei riuscire a fare un passo dalle tue parti
:-)
Il "grafico" del blog?
Un amico che conosci bene anche tu...
Un Grande Amico, come ho avuto modo di scrivere nello spazio riservato ai commenti del precedente pezzo.
A presto!
Un abbraccio!!!
Nessuno come lui, in quel suo particolarissimo ruolo, negli ultimi 30 anni. E quella testata finale per me vale più di mille assist. Grazie Zizou!
Fantastico... ;-)
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