Carlo Nesti, noto giornalista e scrittore, ha concesso in esclusiva
un’intervista a “Pagina” in cui parla del presente del calcio italiano,
campionato e Champions League, e del proprio passato...
Parlando di Ibrahimovic e del suo
desiderio di riportarlo alla Juventus, Pavel Nedved ha recentemente stuzzicato
la fantasia di molti tifosi bianconeri in tema di calciomercato. Crede sia
realmente possibile un ritorno dello svedese in maglia juventina, ovviamente
attraverso la regia dell'ormai celebre Mino Raiola?
Il
punto è proprio questo, nel senso che si tratterà di vedere se in sede di
mercato, alla fine del campionato, sarà ancora salda la posizione della coppia
Marotta-Paratici oppure se prenderà prestigio, potere o comunque una maggiore
importanza un’altra coppia, formata da Nedved (che opera già in società) e dallo
stesso Raiola (esternamente). I due sono legati da grande amicizia dato che il
secondo, come noto, è stato per anni il procuratore del ceco. Dico questo
considerando scontato, ovviamente, che Raiola non entrerebbe mai all’interno
del club, ma agirebbe soltanto nella veste di “consulente esterno”. Credo che
gli equilibri non cambieranno, e immagino che verrà concessa a Marotta e
Paratici una giusta fiducia. Ancor più meritata se dovesse arrivare un altro
scudetto, e indipendentemente dall’esito del cammino dei bianconeri in Champions
League. Di conseguenza direi che Ibrahimovic, come assicurato recentemente dallo
stesso Marotta, non arriverà.
Il vantaggio di nove punti accumulato
dalla Juventus sul Napoli mette la Vecchia Signora in una posizione di relativa
tranquillità in vista della conclusione dell'attuale campionato. A suo modo di
vedere la lotta per la piazza d'onore della serie A riguarderà esclusivamente
la squadra di Mazzarri ed il Milan?
La
concorrenza non manca, visto che ci sono altre squadre che indubbiamente hanno
credenziali maggiori rispetto a quanto mostrato nel recente passato. Mi
riferisco alla Roma, che va molto meglio col nuovo allenatore piuttosto che con
Zeman, e alla Fiorentina, che ha superato un momento delicato ed è tornata ad
esprimersi ad alto livello. Però io credo che il duello per il secondo posto
effettivamente sarà ristretto a Milan e Napoli. E penso che i rossoneri abbiano
ottime possibilità di spuntarla.
Antonio Conte ha assicurato di voler
restare alla Juventus anche per la prossima stagione. Ritiene possibile anche
per lui un rapporto duraturo con il club bianconero come quello che si è
instaurato in Inghilterra tra sir Alex Ferguson ed il Manchester United?
Nonostante
la dichiarazione promettente di Conte, temo che le abitudini del nostro calcio
non glielo consentano. Ne sarei felice, tra l’altro sarebbe anche la prima
volta nella storia del campionato italiano.
Quindi…
Quindi
non credo che Conte resterà tantissimo alla Juve. Direi che ci sarà sicuramente
anche nella prossima stagione, però non penso che potrà andare oltre i tre,
massimo quattro anni. Che non saranno mai paragonabili quantitativamente a
quelli di Ferguson, così come alla totalità dei periodi diversi rispettivamente
di Trapattoni e di Lippi. Questa d’altronde è un’epoca in cui si brucia tutto
molto in fretta, non soltanto nel calcio.
In Italia, ultimamente, sono venuti alla
ribalta giovani calciatori dal sicuro avvenire. Per citare due esempi
indicativi in tal senso basta fare i nomi di Pogba ed El Shaarawy. Tra quelli
meno reclamizzati, invece, le viene in mente il nome di qualcun altro in grado
di seguire le orme dei coetanei più famosi?
In
questo particolare periodo è fortunatamente più difficile individuare dei nomi,
anche perché nel recente passato i pochi giovani in circolazione facevano
un’anticamera troppo lunga prima di arrivare in prima squadra o addirittura in
nazionale. Ora, invece, con la complicità della crisi economica siamo stati
costretti a lanciarne molti in avanscoperta. El Shaarawy, per me, rappresenta
una gradita sorpresa ad altissimi livelli. A parte questo giustificabilissimo
momento di appannamento, la sua stagione è stata straordinaria. E’ un
calciatore che si è dimostrato capace non soltanto di segnare sedici gol in
campionato, ma anche di percorrere decine e decine di chilometri. E’ una punta
modernissima, votata al sacrificio. Più che fare altri nomi preferirei
lanciarmi in una previsione: se lo stesso El Shaarawy avrà la fortuna di non
incorrere durante la carriera in grossi problemi fisici allora potrà entrerà
nella storia del calcio italiano. Può diventare uno dei primi dieci calciatori
italiani di sempre. Per la sua classe, per la sua capacità di essere nello
stesso tempo cannoniere, trequartista e uomo tutto campo. E anche per quel
requisito fondamentale che è la testa. E’ bello vedere la sua maturità in un
giocatore così giovane. Io glielo auguro di cuore.
Lionel Messi si è recentemente
aggiudicato il quarto Pallone d'Oro consecutivo. Ritiene siano corretti gli
attuali criteri di attribuzione del trofeo, che premiano il miglior calciatore
del mondo nel corso dell'anno solare?
Forse
sarebbe necessario adeguarsi ad uno standard diverso, come è stato fatto in
tanti altri settori su altri fronti. Per essere più credibile questo premio
dovrebbe essere legato ad una stagione sportiva, quindi non al periodo che va
da gennaio a dicembre ma a quello ricompreso tra luglio e giugno. Lo vedrei
migliore se “allargato”, con uno sforzo di elasticità, anche a giocatori di
altri ruoli. Non dovrebbe essere vincolante il fatto che quel determinato
calciatore sia un giocatore d’attacco, che segni tante reti e che per forza il
suo nome sia legato alla vittoria della propria squadra. Parlo di un trofeo più
individuale e meno legato al reparto nel quale si gioca.
Le chiedo un pronostico secco sulla
vincente in Champions League, ovviamente per gioco. Mi potrebbe indicare la sua
favorita alla vittoria finale?
Non
mi costa nulla. La scorsa estate avevo indicato il Napoli come la formazione che
avrebbe potuto togliere lo scudetto alla Juve, e avevo pronosticato la stessa
Juventus in grado di lottare sino in fondo per la Champions League.
Ad essere sincero non avevo specificato cosa significasse questa mia
previsione, se semplicemente arrivare in finale oppure vincerla. I tifosi
bianconeri conoscono molto bene che razza di ostacolo sia la finale visto che
la loro squadra, purtroppo, ne ha più perse che vinte. Una di queste ultime,
poi, è legata a momenti atroci. Associo il pronostico ad una speranza. Dico che
la Juve se può
essere inferiore ad altre formazioni sul piano individuale, in questo momento è
una delle migliori del mondo sul piano collettivo. Con un po’ di fortuna,
evidentemente legata all’eliminazione di altri club dalla manifestazione, potrebbe
vincere la coppa. Il mio al 40% è un pronostico, mentre al 60% è una speranza.
Lei è uno dei giornalisti più conosciuti
ed apprezzati nel vasto panorama italiano. C'è un'esperienza in particolare,
tra quelle vissute nel corso della sua carriera, che le è rimasta
particolarmente nel cuore?
C’è
un aneddoto curioso che mi riguarda, noto a diversi appassionati. In occasione
della finale dei mondiali americani del 1994 tra Italia e Brasile, svoltasi a
Los Angeles, mi era capitato di dover sostituire Bruno Pizzul nei primi istanti
della telecronaca. Il collegamento era partito un quarto d’ora prima del calcio
d’inizio, Bruno era stato chiamato in tribuna d’onore dall’allora presidente
della Camera Irene Pivetti, che doveva consegnargli un messaggio augurale da
parte del capo dello Stato da leggere all’inizio della gara. Lui, però, purtroppo
aveva lasciato l’accredito in tribuna stampa e, quando era arrivato il momento
di tornare nella sua postazione, trovò un ostacolo formato dalle inflessibili
forze dell’ordine statunitensi che non lo lasciarono passare. Si rese
necessario l’intervento di altre persone per liberarlo da quella sorta di
trappola. Era toccato a me cominciare la telecronaca, coronando per almeno
sessanta secondi quello che era stato sempre il mio massimo sogno da bambino:
realizzare la telecronaca della finale di un mondiale.
Ve ne sono altri, oltre a questo?
Ricordo
con gioia anche i tre campionati consecutivi vinti dalla nazionale Under 21 di
Cesare Maldini. Sono stato veramente molto fortunato. Per loro sono passato
come un portafortuna, in realtà è stato il contrario. Nel 1992, 1994 e 1996 ho
vissuto momenti meravigliosi. Orgogliosamente
mi piace ricordare, poi, che nel programma “I migliori anni” su Rai 1, condotto
da Carlo Conti, è stato festeggiato un record che mi riguarda. In pratica, nella
storia italiana siamo stati soltanto in due radio-telecronisti, il sottoscritto
ed il grandissimo Nicolò Carosio, ad aver partecipato a due campionati del
mondo vinti dall’Italia. A me è capitato nel 1982 e nel 2006, a chi è stato il mio
modello da bambino nel 1934 e nel 1938. Lui era riuscito a seguire anche le due
finali, io invece mi sono fermato alle semifinali. Questo
primato era stato possibile perché nel 1982 ero il numero sei dei telecronisti,
dato che ne avevo cinque davanti, mentre ventiquattro anni dopo non c’era più
nessuno degli altri colleghi. O perché erano scomparsi, o perché erano andati
in pensione.
Nella sua biografia, presente sulle
pagine online del sito che le appartiene, ha raccontato di aver assistito da
bambino alle partite disputate al vecchio "Stadio Comunale" sia dalla
Juventus (in compagnia di suo padre) che dal Torino (con lo zio). Come è
riuscito a rimanere imparziale nel suo lavoro di giornalista, visti i sentimenti
che la legano (seppur in modo diverso) alle due squadre della città?
Imparziale
in senso assoluto lo sono diventato grazie agli insegnamenti di mio padre. Da
lui ho imparato a conoscere la cultura sportiva. Fin da bambino sono sempre
stato portato a badare alla bellezza dello spettacolo a cui stavo assistendo prima
che al fatto che potesse vincere una squadra piuttosto che un’altra. Significa apprezzare anche il valore degli
avversari e rispettarli. A
questo si è aggiunta l’opportunità di appartenere a un’epoca, parlo della metà
degli anni Settanta, in cui la prima cosa che ti veniva detta quando entravi in
un giornale era “da questo momento in avanti, se vuoi essere un buon
professionista devi dimenticare il tifo”. A me lo disse anche il mio vice
direttore, poi diventato direttore di “Tuttosport”, Pier Cesare Baretti. Allora
non esistevano i giornalisti schierati, veniva apprezzata la capacità di essere
equidistanti dalle parti. I tempi poi sono cambiati, ora ritengo che sarebbe
bello se fossero compresenti le due figure: con funzioni ovviamente differenti
offrirebbero dei grossi vantaggi editoriali alle televisioni che realizzano
talk show di questo genere.
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4 commenti:
Carlo Nesti ha condotto per anni la pagina sportiva del Tg regionale del Piemonte, il suono della sua voce mi fa sempre sentire "a casa" :) Molto interessante l'intervista, soprattutto l'ultima risposta. Non credo che vedremo mai delle svolte però, anche perchè noi Juventini siamo gli unici a lamentarci della parzialità dei giornalisti. Gli altri due terzi dei lettori/telespettatori nel mentre godono!
La sua voce, Maury, ti posso assicurare che ascoltata al telefono ha provocato in me le stesse sensazioni che hai avvertito tu…
E’ davvero un gran professionista. Ed una persona estremamente educata.
Un abbraccio!
Che persona eccezionale Carlo Nesti.
L'ultima risposta mi ha commosso e rappresenta quello che dovrebbe essere un giornalista. Meriterebbe un premio speciale. Professionista preparatissimo, intelligente, rispettoso, imparziale, competente. Ho sempre voluto bene alla sua voce sia in radio che in televisione. Thomas ci hai fatto un regalo splendido con questa intervista.
Grazie mille, Danny!
In realta' e' stato lui a farmi un regalo.
Concordo con quanto hai scritto.
Un abbraccio e... A tra poco!
;-)
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