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martedì 30 luglio 2013

Intervista a Xavier Jacobelli


Xavier Jacobelli, direttore editoriale del sito “Calciomercato.com” e figura di spicco del giornalismo italiano (in passato ha diretto i quotidiani “Tuttosport”, “Corriere dello Sport-Stadio”, “Giorno”, “Qs Quotidiano Sportivo”, “Quotidiano.net”), ha accettato di essere sottoposto a qualche domanda sul mondo del pallone per “Pagina”.

Analizzando la situazione attuale ritiene che la Juventus possa essersi rinforzata così tanto da mantenere inalterato il divario tecnico che nella scorsa stagione la separava dalle altri rivali nella corsa allo scudetto, Napoli inclusa?
Inalterato no, ma sicuramente la Juventus ripartirà con il ruolo di favorita per due motivi: il primo è rappresentato da quanto di buono ha fatto in questi due anni; il secondo, invece, deriva dalla bontà degli acquisti messi a segno sino ad oggi. Mi riferisco agli arrivi di Llorente, Tévez e Ogbonna. Questo non vuol dire che il prossimo campionato sarà per lei una passeggiata di salute. Fiorentina e Napoli, ad esempio, sono le due rivali che in questo momento si sono maggiormente rinforzate, legittimando le ambizioni che nutrono. Fermo restando che le valutazioni finali si potranno fare soltanto alle 23.00 del prossimo 2 settembre, quando si chiuderà questa sessione estiva di calciomercato. Non bisogna dimenticare che i club appena citati lo scorso anno avevano raggiunto rispettivamente la seconda e la quarta posizione in serie A. Di certo si può affermare che stiamo assistendo ad un'importante inversione di tendenza nel calcio italiano: Tévez, Llorente, Gomez, Higuain, Albiol, Callejón, Anderson... campioni affermati e giovani talenti hanno scelto di venire a giocare in Italia. Rispetto a quanto accaduto negli scorsi anni questo è un segnale indubbiamente positivo.

Tra i grandi calciatori che in questo momento militano nei campionati esteri ce n'è uno in particolare che avrebbe piacere di ammirare nel nostro paese?
Sarei tentato di rispondere Messi o Cristiano Ronaldo, ma immagino che risulterei troppo banale... (ride, ndr). Mi sarebbe piaciuto il ritorno di Ibrahimovic, perché per me è un giocatore che continua a rappresentare un valore aggiunto in tutte le squadre nelle quali milita. Purtroppo, però, Mino Raiola ha dimostrato ancora una volta di essere il numero uno nel suo campo dato che poche ore fa è riuscito a strappare un aumento dell'ingaggio per il suo assistito. Motivo per il quale, ovviamente, lo svedese continuerà ad essere un calciatore del Paris Saint-Germain anche per il prossimo futuro.

Secondo lei quanto tempo bisognerà attendere prima di poter definire nuovamente la serie A come il campionato più bello del mondo?
Intanto sarebbe importante se il Parlamento approvasse il disegno di legge sugli stadi. Senza gli stadi di proprietà il calcio italiano non può andare da nessuna parte. La Juventus rappresenta la prima, positiva eccezione. Dopo il primo anno di gestione del nuovo “Juventus Stadium” il fatturato della società bianconera ha registrato un notevole aumento. Anche l'Udinese, la seconda rarità di questi tempi, spenderà sì la cifra di venticinque milioni di euro nella ristrutturazione dello stadio “Friuli”, ma avrà in comodato d'uso per novantanove anni la superficie sulla quale sorge l'impianto grazie ad un intelligente accordo con il comune di Udine. A partire dalla stagione 2014-15, quindi, potrà beneficiare dei frutti del proprio investimento. Ci sono altri club che hanno dei progetti interessanti, ma ognuno di loro si scontra con enormi difficoltà burocratiche che finiscono con il bloccare la creazione di strutture che vivrebbero ventiquattro ore su ventiquattro, non un giorno ogni quattordici, esattamente come sta già accadendo in Inghilterra, Olanda, Germania, Spagna, Portogallo... Sono queste le operazioni che consentirebbero alle nostre società di non trovarsi in perenne difficoltà economica rispetto ai club esteri, costringendole a compiere dei salti mortali per portare a compimento trattative difficili partendo da una posizione indubbiamente svantaggiosa. Un solo dato di riferimento: il Paris Saint-Germain ha speso quattrocentotrentacinque milioni di euro negli ultimi due anni. Una follia...

Sempre in tema di fuoriclasse, ritiene che a Neymar verrà effettivamente concessa la possibilità di mostrare tutto il proprio talento oppure farà anche lui la stessa fine di quei campioni (Eto'o, Villa, Ibrahimovic, Henry) che a Barcellona, nel corso degli anni, hanno finito per rimanere oscurati dalla presenza ingombrante di Lionel Messi?
No, penso di no. Stiamo parlando di un fenomeno, di un ragazzo di ventuno anni dalle notevolissime potenzialità, come ha avuto modo di dimostrare durante la recente Confederation Cup. E' un giovane dalle idee chiarissime, che ha saputo cogliere al volo l'opportunità offertagli dal Barcellona per provare ad imporsi anche nel calcio europeo in quello che sarà, oltretutto, l'anno in cui si svolgerà l'edizione del campionato del mondo ospitata proprio dal Brasile. Spetterà a Martino, il nuovo tecnico dei blaugrana, trovare la formula giusta per sfruttare tutto il potenziale a sua disposizione e per cercare di aiutare l'ambiente a superare il trauma rappresentato dal dramma che sta ancora vivendo Vilanova, il precedente allenatore. Non va dimenticato che nonostante i problemi del recente passato il Barcellona è riuscito a vincere il campionato accumulando la bellezza di cento punti e distanziando il Real Madrid, l'avversario storico, di ben quindici lunghezze.

Cosa pensa possa aggiungere Guardiola al fortissimo Bayern Monaco ereditato da pochi giorni dalle mani di Heynckes? La recente sconfitta dei bavaresi contro il Borussia Dortmund, ovviamente, non può ancora fare testo...
Sono d'accordo con lei. Ho già sentito troppi epitaffi in merito alla finale di Supercoppa di Germania vinta con pieno merito dal Borussia Dortmund, una signora squadra. Al tecnico spagnolo va lasciato il tempo necessario per creare il giusto mix tra la potenza e l'esplosività di una formazione che nella passata stagione ha vinto tutto, e la fantasia e la mentalità spregiudicatamente offensivista che caratterizzano il suo modo di vedere il calcio. Lo spettatore paga il biglietto per divertirsi, la strada è quella giusta. Nella Bundesliga, poi, ci sono stadi fantastici, ambienti straordinariamente belli, ideali per chi vuole seguire la propria squadra. La media spettatori è diventata la più alta in Europa: l'anno scorso fu di quarantatremilaquattrocentoventuno spettatori. Guardiola, in buona sostanza, è stato bravo a scegliere il Bayern Monaco e la Bundesliga come tappe per continuare la propria carriera di tecnico di successo.

Alla luce della sua fortunata esperienza giornalistica quale consiglio si sentirebbe di fornire ad un giovane alle prime armi nel mondo odierno dell'informazione?
Deve avere una grande passione. Si deve lasciare guidare da quella, dalla passione, in qualunque ambito decida di cimentarsi: cartaceo, informatico, radiofonico, televisivo. Il secondo consiglio è quello di non demordere, dato che attualmente le condizioni nel campo editoriale sono obiettivamente difficili. Ma sono convinto che chi ama realmente questo mestiere e lo vuole fare a tutti i costi alla fine ce la possa fare.

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mercoledì 20 marzo 2013

Intervista a Carlo Nesti


Carlo Nesti, noto giornalista e scrittore, ha concesso in esclusiva un’intervista a “Pagina” in cui parla del presente del calcio italiano, campionato e Champions League, e del proprio passato...

Parlando di Ibrahimovic e del suo desiderio di riportarlo alla Juventus, Pavel Nedved ha recentemente stuzzicato la fantasia di molti tifosi bianconeri in tema di calciomercato. Crede sia realmente possibile un ritorno dello svedese in maglia juventina, ovviamente attraverso la regia dell'ormai celebre Mino Raiola?
Il punto è proprio questo, nel senso che si tratterà di vedere se in sede di mercato, alla fine del campionato, sarà ancora salda la posizione della coppia Marotta-Paratici oppure se prenderà prestigio, potere o comunque una maggiore importanza un’altra coppia, formata da Nedved (che opera già in società) e dallo stesso Raiola (esternamente). I due sono legati da grande amicizia dato che il secondo, come noto, è stato per anni il procuratore del ceco. Dico questo considerando scontato, ovviamente, che Raiola non entrerebbe mai all’interno del club, ma agirebbe soltanto nella veste di “consulente esterno”. Credo che gli equilibri non cambieranno, e immagino che verrà concessa a Marotta e Paratici una giusta fiducia. Ancor più meritata se dovesse arrivare un altro scudetto, e indipendentemente dall’esito del cammino dei bianconeri in Champions League. Di conseguenza direi che Ibrahimovic, come assicurato recentemente dallo stesso Marotta, non arriverà. 

Il vantaggio di nove punti accumulato dalla Juventus sul Napoli mette la Vecchia Signora in una posizione di relativa tranquillità in vista della conclusione dell'attuale campionato. A suo modo di vedere la lotta per la piazza d'onore della serie A riguarderà esclusivamente la squadra di Mazzarri ed il Milan?
La concorrenza non manca, visto che ci sono altre squadre che indubbiamente hanno credenziali maggiori rispetto a quanto mostrato nel recente passato. Mi riferisco alla Roma, che va molto meglio col nuovo allenatore piuttosto che con Zeman, e alla Fiorentina, che ha superato un momento delicato ed è tornata ad esprimersi ad alto livello. Però io credo che il duello per il secondo posto effettivamente sarà ristretto a Milan e Napoli. E penso che i rossoneri abbiano ottime possibilità di spuntarla. 

Antonio Conte ha assicurato di voler restare alla Juventus anche per la prossima stagione. Ritiene possibile anche per lui un rapporto duraturo con il club bianconero come quello che si è instaurato in Inghilterra tra sir Alex Ferguson ed il Manchester United?
Nonostante la dichiarazione promettente di Conte, temo che le abitudini del nostro calcio non glielo consentano. Ne sarei felice, tra l’altro sarebbe anche la prima volta nella storia del campionato italiano. 

Quindi…
Quindi non credo che Conte resterà tantissimo alla Juve. Direi che ci sarà sicuramente anche nella prossima stagione, però non penso che potrà andare oltre i tre, massimo quattro anni. Che non saranno mai paragonabili quantitativamente a quelli di Ferguson, così come alla totalità dei periodi diversi rispettivamente di Trapattoni e di Lippi. Questa d’altronde è un’epoca in cui si brucia tutto molto in fretta, non soltanto nel calcio. 

In Italia, ultimamente, sono venuti alla ribalta giovani calciatori dal sicuro avvenire. Per citare due esempi indicativi in tal senso basta fare i nomi di Pogba ed El Shaarawy. Tra quelli meno reclamizzati, invece, le viene in mente il nome di qualcun altro in grado di seguire le orme dei coetanei più famosi?
In questo particolare periodo è fortunatamente più difficile individuare dei nomi, anche perché nel recente passato i pochi giovani in circolazione facevano un’anticamera troppo lunga prima di arrivare in prima squadra o addirittura in nazionale. Ora, invece, con la complicità della crisi economica siamo stati costretti a lanciarne molti in avanscoperta. El Shaarawy, per me, rappresenta una gradita sorpresa ad altissimi livelli. A parte questo giustificabilissimo momento di appannamento, la sua stagione è stata straordinaria. E’ un calciatore che si è dimostrato capace non soltanto di segnare sedici gol in campionato, ma anche di percorrere decine e decine di chilometri. E’ una punta modernissima, votata al sacrificio. Più che fare altri nomi preferirei lanciarmi in una previsione: se lo stesso El Shaarawy avrà la fortuna di non incorrere durante la carriera in grossi problemi fisici allora potrà entrerà nella storia del calcio italiano. Può diventare uno dei primi dieci calciatori italiani di sempre. Per la sua classe, per la sua capacità di essere nello stesso tempo cannoniere, trequartista e uomo tutto campo. E anche per quel requisito fondamentale che è la testa. E’ bello vedere la sua maturità in un giocatore così giovane. Io glielo auguro di cuore. 

Lionel Messi si è recentemente aggiudicato il quarto Pallone d'Oro consecutivo. Ritiene siano corretti gli attuali criteri di attribuzione del trofeo, che premiano il miglior calciatore del mondo nel corso dell'anno solare?
Forse sarebbe necessario adeguarsi ad uno standard diverso, come è stato fatto in tanti altri settori su altri fronti. Per essere più credibile questo premio dovrebbe essere legato ad una stagione sportiva, quindi non al periodo che va da gennaio a dicembre ma a quello ricompreso tra luglio e giugno. Lo vedrei migliore se “allargato”, con uno sforzo di elasticità, anche a giocatori di altri ruoli. Non dovrebbe essere vincolante il fatto che quel determinato calciatore sia un giocatore d’attacco, che segni tante reti e che per forza il suo nome sia legato alla vittoria della propria squadra. Parlo di un trofeo più individuale e meno legato al reparto nel quale si gioca. 

Le chiedo un pronostico secco sulla vincente in Champions League, ovviamente per gioco. Mi potrebbe indicare la sua favorita alla vittoria finale?
Non mi costa nulla. La scorsa estate avevo indicato il Napoli come la formazione che avrebbe potuto togliere lo scudetto alla Juve, e avevo pronosticato la stessa Juventus in grado di lottare sino in fondo per la Champions League. Ad essere sincero non avevo specificato cosa significasse questa mia previsione, se semplicemente arrivare in finale oppure vincerla. I tifosi bianconeri conoscono molto bene che razza di ostacolo sia la finale visto che la loro squadra, purtroppo, ne ha più perse che vinte. Una di queste ultime, poi, è legata a momenti atroci. Associo il pronostico ad una speranza. Dico che la Juve se può essere inferiore ad altre formazioni sul piano individuale, in questo momento è una delle migliori del mondo sul piano collettivo. Con un po’ di fortuna, evidentemente legata all’eliminazione di altri club dalla manifestazione, potrebbe vincere la coppa. Il mio al 40% è un pronostico, mentre al 60% è una speranza. 

Lei è uno dei giornalisti più conosciuti ed apprezzati nel vasto panorama italiano. C'è un'esperienza in particolare, tra quelle vissute nel corso della sua carriera, che le è rimasta particolarmente nel cuore?
C’è un aneddoto curioso che mi riguarda, noto a diversi appassionati. In occasione della finale dei mondiali americani del 1994 tra Italia e Brasile, svoltasi a Los Angeles, mi era capitato di dover sostituire Bruno Pizzul nei primi istanti della telecronaca. Il collegamento era partito un quarto d’ora prima del calcio d’inizio, Bruno era stato chiamato in tribuna d’onore dall’allora presidente della Camera Irene Pivetti, che doveva consegnargli un messaggio augurale da parte del capo dello Stato da leggere all’inizio della gara. Lui, però, purtroppo aveva lasciato l’accredito in tribuna stampa e, quando era arrivato il momento di tornare nella sua postazione, trovò un ostacolo formato dalle inflessibili forze dell’ordine statunitensi che non lo lasciarono passare. Si rese necessario l’intervento di altre persone per liberarlo da quella sorta di trappola. Era toccato a me cominciare la telecronaca, coronando per almeno sessanta secondi quello che era stato sempre il mio massimo sogno da bambino: realizzare la telecronaca della finale di un mondiale. 

Ve ne sono altri, oltre a questo?
Ricordo con gioia anche i tre campionati consecutivi vinti dalla nazionale Under 21 di Cesare Maldini. Sono stato veramente molto fortunato. Per loro sono passato come un portafortuna, in realtà è stato il contrario. Nel 1992, 1994 e 1996 ho vissuto momenti meravigliosi. Orgogliosamente mi piace ricordare, poi, che nel programma “I migliori anni” su Rai 1, condotto da Carlo Conti, è stato festeggiato un record che mi riguarda. In pratica, nella storia italiana siamo stati soltanto in due radio-telecronisti, il sottoscritto ed il grandissimo Nicolò Carosio, ad aver partecipato a due campionati del mondo vinti dall’Italia. A me è capitato nel 1982 e nel 2006, a chi è stato il mio modello da bambino nel 1934 e nel 1938. Lui era riuscito a seguire anche le due finali, io invece mi sono fermato alle semifinali. Questo primato era stato possibile perché nel 1982 ero il numero sei dei telecronisti, dato che ne avevo cinque davanti, mentre ventiquattro anni dopo non c’era più nessuno degli altri colleghi. O perché erano scomparsi, o perché erano andati in pensione. 

Nella sua biografia, presente sulle pagine online del sito che le appartiene, ha raccontato di aver assistito da bambino alle partite disputate al vecchio "Stadio Comunale" sia dalla Juventus (in compagnia di suo padre) che dal Torino (con lo zio). Come è riuscito a rimanere imparziale nel suo lavoro di giornalista, visti i sentimenti che la legano (seppur in modo diverso) alle due squadre della città?
Imparziale in senso assoluto lo sono diventato grazie agli insegnamenti di mio padre. Da lui ho imparato a conoscere la cultura sportiva. Fin da bambino sono sempre stato portato a badare alla bellezza dello spettacolo a cui stavo assistendo prima che al fatto che potesse vincere una squadra piuttosto che un’altra. Significa apprezzare anche il valore degli avversari e rispettarli. A questo si è aggiunta l’opportunità di appartenere a un’epoca, parlo della metà degli anni Settanta, in cui la prima cosa che ti veniva detta quando entravi in un giornale era “da questo momento in avanti, se vuoi essere un buon professionista devi dimenticare il tifo”. A me lo disse anche il mio vice direttore, poi diventato direttore di “Tuttosport”, Pier Cesare Baretti. Allora non esistevano i giornalisti schierati, veniva apprezzata la capacità di essere equidistanti dalle parti. I tempi poi sono cambiati, ora ritengo che sarebbe bello se fossero compresenti le due figure: con funzioni ovviamente differenti offrirebbero dei grossi vantaggi editoriali alle televisioni che realizzano talk show di questo genere.

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mercoledì 16 gennaio 2013

La Juventus rallenta


La Juventus che torna da Parma dopo aver mancato la vittoria di un soffio conferma la tesi del suo allenatore: non è una squadra di marziani. Viceversa, chi aveva pensato che i bianconeri avessero già vinto il campionato a fine dicembre probabilmente si era fatto condizionare dall'enorme distacco accumulato in quel periodo sulle dirette rivali nella corsa allo scudetto (otto punti). Se proprio si vuol discutere di formazioni che giocano a calcio come solo gli extraterrestri saprebbero fare allora bisogna guardare al campionato spagnolo, dove il Barcellona continua ad incantare e schiantare gli avversari uno dopo l'altro. I suoi successi ormai non fanno più notizia, così come i Palloni d'Oro conquistati da Lionel Messi e le reti che l'argentino segna a ripetizione.

Tornando in Italia, ha suscitato clamore il rallentamento della Juventus in vetta alla serie A. Lo scorso anno, di questi tempi, Madama aveva un punto in meno in classifica, guardava le partite della Champions League in televisione e non doveva riempire i suoi serbatoi di benzina sino al limite della loro capienza per far fronte agli impegni infrasettimanali. Per misurare la differenza con l'attuale situazione basti pensare che mercoledì 9 gennaio la Vecchia Signora ha cominciato un ciclo di incontri che la porterà a giocare ben otto volte in soli trenta giorni.

Un ciclo iniziato con una gara lunghissima, quella disputata in Coppa Italia contro il Milan e durata la bellezza di centoventi minuti. Non dev'essere un caso se domenica a Genova, contro la Sampdoria, il rossonero El Shaarawy si è reso protagonista di una delle rarissime prove incolori di questa prima metà di campionato. Le scorie di partite così tirate difficilmente si riescono ad eliminare in un breve arco di tempo. 

Giuseppe Marotta ha recentemente paragonato la serie A ad una corsa a tappe ("E' come il Giro d’Italia, non come la Milano-Sanremo"), centrando il punto della situazione: in questo genere di competizioni gli allunghi si "pagano", in termini di fatiche accumulate, esattamente come le rincorse. Partita a razzo in campionato, Madama ha incontrato delle difficoltà nelle prime gare disputate in Champions League; una volta messo il piede sull'acceleratore in Europa, invece, ha poi frenato in Italia salvo riprendersi in concomitanza con il ritorno di Conte sulla sua panchina.

La forbice tra gli alti e i bassi, fisiologici, che caratterizzano un'intera stagione sarebbero meno evidenti se Madama disponesse di qualcuno in grado di spezzare gli equilibri degli incontri nei quali non riesce a prevalere con il proprio gioco corale. Visto e considerato che, come sostiene lo stesso Conte, "trovare adesso dei giocatori che possano far fare il salto di qualità non è facilissimo, perché chi ce li ha se li tiene", non è da escludere che intorno alla Vecchia Signora si siano create, nel corso del tempo, delle aspettative molto elevate. Forse troppo.

Rosa bianconera alla mano, era evidente sin dalla scorsa estate che il gigante Bendtner ed il piccolo Giovinco non avrebbero risolto i suoi cronici problemi offensivi. Il ruolo di favorita le impone di vincere il campionato, non di ucciderlo. Le due squadre che la tallonano da vicino, Lazio e Napoli, nelle ultime quattro gare hanno accumulato la bellezza - rispettivamente - di dodici e nove punti, in concomitanza con il periodo di flessione bianconera. Tornando sul tema degli allunghi e delle rincorse, non è da escludere che a breve anche le dirette concorrenti possano rallentare il passo, magari nel momento stesso in cui riprenderà a segnare la cosiddetta "cooperativa del gol" juventina.

L'esito del campionato, comunque sia, non è così scontato come a molti era apparso lo scorso dicembre. L'incidenza degli infortuni, delle coppe europee e italiana (il Napoli ne è fuori, ma a breve Juventus e Lazio si troveranno una di fronte all'altra) si faranno sentire moltissimo nel prosieguo del torneo. A meno che qualche eventuale acquisto concretizzato in questo mese di gennaio riesca a modificare gli equilibri della serie A. E' difficile immaginare un'ipotesi simile, anche perché l'attuale sessione di calciomercato resta sempre la versione più moderna del vecchio mercato di "riparazione". Nel caso della Juventus, però, là davanti c'è da "costruire", non da mettere a posto qualcosa.

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giovedì 18 ottobre 2012

La nazionale vince e frena le polemiche


Prima di fare qualsiasi considerazione sulle gare appena disputate dalla nazionale di Cesare Prandelli contro Armenia e Danimarca, lasciamo che siano i numeri a parlare: sei goals segnati, due subiti, sei punti conquistati e la distanza sulla seconda in classifica nel girone B di qualificazione ai mondiali brasiliani (attualmente la Bulgaria) portata a quattro lunghezze.
A onor del vero va ricordato che la Repubblica Ceca, terza, dovrà disputare ancora una partita. Nell'ipotesi in cui dovesse vincerla, comunque, si porterebbe a quota "meno due" dall'Italia.

Questo doppio impegno ravvicinato degli azzurri verrà ricordato, nel tempo, come uno dei peggiori viatici possibili all'ormai prossimo scontro in campionato tra Juventus e Napoli, in programma sabato 20 ottobre a Torino. Non sono mancati, infatti, sospetti, veleni, illazioni a non finire su qualsiasi situazione potesse riguardare - direttamente o indirettamente - alcuni tra i probabili protagonisti della gara, anche se in questi giorni si trovavano sparsi per il mondo con le rispettive selezioni.
Stuzzicata in conferenza stampa in merito al celebre "biscotto" contro la Svezia negli Europei del 2004, la comitiva danese ha fatto fatica a nascondere - dietro sorrisi di circostanza - qualche fastidio. Gli è poi bastato buttare l’occhio in serie A per rimandare al mittente qualsiasi tipo di insinuazione sul comportamento tenuto in Portogallo otto anni fa.

Armenia e Danimarca non erano certo ostacoli insormontabili per gli uomini di Prandelli, ma il fatto di essere riusciti a non scivolare sulla classica buccia di banana rappresenta comunque una nota di merito.
Se nelle gare precedenti (contro Bulgaria e Malta) era mancato Balotelli, in quest’occasione il commissario tecnico ha deciso di rinunciare ad Antonio Cassano. Gianluigi Buffon, sul tema, ha mostrato di avere le idee chiare: "L’assenza di Cassano in questa Italia non mi sorprende. Il progetto adesso prevede forza fresche, sperando che l’evoluzione sia rapida. Il Mondiale infatti non è così lontano, e anche la Confederations Cup a giugno andrebbe onorata".

Il fantasista dell'Inter non si è perso d'animo, trovando il modo di far parlare di sé: ospite della trasmissione “Che tempo che fa”, condotta da Fabio Fazio, ha motivato il suo mancato passaggio alla Juventus affermando di averla "rifiutata" in tre diverse occasioni. Perché? "Ho l’idea che lì vogliano solo soldatini che vadano diritti sul binario". Leonardo Bonucci, tramite il proprio profilo ufficiale di twitter, gli ha risposto usando meno dei 140 caratteri disponibili: "Più che soldatini... professionisti!".

Punto e a capo.

De Rossi e Osvaldo, momentaneamente accantonati da Zeman alla Roma, si sono tolti qualche soddisfazione in nazionale: con una rete a testa hanno spinto l'Italia alla vittoria ottenuta in Armenia (3-1, a Yerevan). In vantaggio grazie al rigore realizzato da Pirlo (il migliore in campo), gli azzurri - infatti - erano stati momentaneamente raggiunti da Henrikh Mkhitaryan, l'uomo di spicco dello Shakhtar Donetsk di Lucescu. Prandelli, contento in un primo momento per l'esito della gara ("Ho visto una grande partita di una squadra con grande personalità. Non voglio parlare di svolta, ma avevamo bisogno di una partita così"), ha poi cambiato improvvisamente umore dopo aver letto i giornali ("Avevamo pensato di aver fatto una buona gara e il clima nello spogliatoio alla fine lo confermava, ma leggendo i giornali abbiamo letto qualcosa di diverso. A parte la Spagna, non ci sono squadre che dettano legge in ogni partita o vincono ancora prima di iniziare").

Contro la Danimarca, a Milano, De Rossi è stato nuovamente protagonista, segnando il goal del raddoppio dopo la prima rete messa a segna da Montolivo. Di Kvist e Balotelli (ottima la sua prestazione) le altre marcature della serata (3-1 il risultato finale). Osvaldo, espulso all'inizio della seconda frazione di gioco, è finito dietro la lavagna. Stavolta Prandelli era visibilmente soddisfatto: "In 10 abbiamo lottato con ordine e determinazione. Ora siamo in po’ più sereni ma dobbiamo migliorare. La rete subita alla fine del primo tempo poteva costarci cara. Ma in dieci siamo stati molto ordinati anche se abbiamo speso molto".

La settimana azzurra si chiude con il lieto fine, con la ciliegina sulla torta rappresentata dai complimenti che Lionel Messi ha riservato ad Andrea Pirlo. Subito dopo la gara vinta dall'Argentina contro l'Uruguay, dove ha segnato l'ennesima doppietta della carriera, ha infatti dichiarato: "La mia punizione è nata guardando quella che Andrea ha fatto contro il Siena, facendo passare la palla sotto la barriera avversaria". La risposta dello juventino non si è fatta attendere: "Davvero ha detto così? Non lo sapevo, mi fa piacere".
Tutto bello, nella speranza che duri.
Perché sabato prossimo ci sarà Juventus-Napoli, ed è forte il sospetto che le polemiche che l’accompagnano possano rovinare un simile momento di festa.
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martedì 9 ottobre 2012

Juventus-Napoli e i pronostici scontati


Sette partite giocate nell'attuale campionato di serie A, delle quali sei vinte ed una pareggiata (contro la Fiorentina di Montella), diciassette goals fatti e soltanto quattro subiti, diciannove punti accumulati su un totale di ventuno a disposizione, sei in più di quanti ne aveva conquistati nella scorsa stagione a parità di incontri disputati. Quelli appena sciorinati sono i numeri, impressionanti, della Juventus guidata dal duo Carrera-Conte. Senza dimenticare, poi, che grazie al successo ottenuto a Siena Madama ha raggiunto la ragguardevole quota di quarantasei partite consecutive senza sconfitte.

Se il Napoli di Mazzarri non si trovasse appaiato in vetta alla classifica con lei, in questo momento si potrebbe parlare - a ragion veduta - di una Vecchia Signora vicina a far suo il tricolore sin dalle prime battute del campionato. Il caso vuole che nella prossima giornata, terminata la sosta dovuta agli impegni delle varie nazionali, le due contendenti si troveranno una di fronte all'altra a Torino.

La vittoria dell'Inter in un derby condizionato dall'operato di Valeri ed il facile successo esterno della Lazio a Pescara hanno fatto sì che dietro le prime della classe non ci sia ancora il vuoto. E' difficile pensare che le squadre guidate da Stramaccioni e Petkovic possano realisticamente ambire allo scudetto, però la strada verso la vittoria finale è ancora lunga e tortuosa per tutti. Nella scorsa stagione in pochi avrebbero puntato qualcosa sul trionfo degli uomini di Conte, escludere a priori - adesso - una sorpresa potrebbe rivelarsi un errore.

Non potendo disporre in attacco dell'apporto di un fuoriclasse dalle potenzialità simili a quelle dei vari Ibrahimovic, Messi, Cristiano Ronaldo e Radamel Falcao (quattro protagonisti del fine settimana nei rispettivi campionati), alla Juventus "basterebbe" un Cavani per sbloccare a proprio favore gli incontri, senza dover macinare chilometri nell'attesa che il cannoniere di giornata tiri fuori dal cilindro il colpo vincente.

Dopo la gara di Siena Carrera ha tenuto a precisare il personale apprezzamento per il lavoro svolto dalle sue punte: "Quasi tutte le squadre si chiudono e gli attaccanti magari fanno lavoro anche sporco che permette ai centrocampisti di segnare. Questo è il nostro gioco". Il numero di reti realizzate dalla Juventus sino ad oggi, d'altronde, sembra avvalorare la sua tesi.

Favorita per lo scudetto nel contesto di una serie A livellata verso il basso, alla Juventus spetta il compito di dosare le forze a propria disposizione in tre manifestazioni (a dicembre inizierà a giocare in coppa Italia) cercando di non perdere terreno in termini di competitività. Se puntare alla conquista della Champions League, almeno in questa stagione, è obiettivamente difficile, nella coppa nazionale Madama dovrà cercare di far meglio rispetto all'ultima edizione, laddove aveva perso in finale contro il Napoli. Ancora lui.

E' accaduto più volte, in passato, che pronostici in apparenza scontati alla fine si siano rivelati degli errori di valutazione. Perché le variabili sono molte, e non sempre tutte preventivabili.
Il Milan stellare di Arrigo Sacchi ha fatto epoca in Europa e nel mondo, ma in Italia ha vinto uno scudetto su quattro a disposizione. La prima Juventus trapattoniana, durata dieci anni, di tricolori ne aveva conquistato sei. Viceversa, guardando il rovescio della medaglia si potrebbe sostenere come ne abbia persi quattro.

E' vero, esistono gli avversari, dovranno pur vincere qualcosa anche loro.
Queste sono considerazioni che di norma si fanno col senno di poi, quando i giochi sono terminati. Per adesso la corsa alla vittoria finale è ristretta alla Vecchia Signora e al Napoli.

Le dichiarazioni di Walter Mazzarri subito dopo la scoppola subita contro il Psv Eindhoven in Europa League (0-3, lo scorso giovedì) dovrebbero far riflettere i bianconeri: “I punti o li perdi in campionato o li perdi nelle coppe: se oggi avessi schierato tutti i titolari e se fossimo andati a mille all’ora avremmo pagato di sicuro contro l’Udinese”.
La Juventus è avvisata.

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lunedì 5 luglio 2010

Il calcio dei giganti, dei bambini, dei nani...



E’ il mondiale delle stelle cadenti (e cadute). Così come se ne va in pensione il Pallone d’oro (verrà sostituito, a partire dal prossimo gennaio 2011, dal "Pallone d’oro Fifa", unificazione del vecchio premio con il "Fifa World Player"), escono dal mondiale sudafricano gli ultimi vincitori del prestigioso premio attribuito dalla rivista "France Football": Lionel Messi (Argentina, 2009), Cristiano Ronaldo (Portogallo, 2008), Kakà (Brasile, 2007), Cannavaro (Italia, 2006).

Fuori da subito le ultime finaliste della competizione (Italia e Francia), il tonfo più clamoroso si è sentito dalle parti del Sudamerica, dove due tra le più accreditate (Brasile e Argentina) sono state estromesse rispettivamente agli ottavi e ai quarti. Rimane l’Uruguay, capace di gestire al meglio un tabellone non proibitivo e di resistere ad una lotta sino all’ultimo rigore con il Ghana. Ora incontrerà, in semifinale, l’Olanda di Sneijder e del mister Van Marwijk.

Poteva essere il mondiale di Fabio Capello, di Rooney e della loro Inghilterra: ci si sono messi di mezzo Joachim Löw e i suoi terribili ragazzi di una Germania multietnica, che si sono dimostrati in grado di eliminare - nell’ordine - gli stessi inglesi (agli ottavi) e l’Argentina (ai quarti). Adesso, per loro, ci sarà la Spagna, detentrice dell’Europeo.

Sembrava fosse diventata la manifestazione in grado di consacrare Diego Armando Maradona (anche) come allenatore: decisioni discutibili sia in tema di convocazioni che sulla scelta degli uomini da schierare in campo e sulla loro disposizione sul rettangolo di gioco. Ma tant’è, i risultati gli davano ragione. Prima di trovare la Germania sulla propria strada. Aveva, tra gli altri, Lionel Messi: il "gigante" che insegna al "bambino" come si fa a vincere un mondiale, a caricarsi il peso di una nazione intera sulle spalle, un paese bisognoso di gioie (anche momentanee) per dimenticare, almeno per qualche istante, i problemi che da anni lo affliggono.
Non ce l’hanno fatta, né uno né l’altro.

E’ diventato il mondiale delle novità, delle scoperte e di qualche conferma (la Spagna, Villa, Klose, Schweinsteiger, Sneijder, Robben, Forlan e Suarez, tra gli altri).
E la speranza che il vento del cambiamento arrivi in Italia, già dalla prossima stagione, è forte. Perché solo ripartendo (quasi) da zero si può provare a costruire qualcosa di positivo.
Da Abete in giù, sulla falsariga di quello che sta capitando alla Juventus, un "repulisti" totale potrebbe portare quelle innovazioni indispensabili per cambiare marcia. Un po’ come ha fatto la Germania: dall’insuccesso del 2006 agli ottimi risultati di questa competizione.

E’ una federazione calcistica, la nostra, che deve (ri)trovare (anche) credibilità, innanzitutto all’interno dello stivale. Che deve mostrare equilibrio e omogeneità di giudizi di fronte a tutti, per il bene della giustizia (sportiva). Quella, ad oggi, fatta di due pesi e due velocità, di un massacro mediatico (nel 2006) verso una sola squadra e di qualche riga (e notizia, oggi) verso le altre. Quella che passa dalle intercettazioni "irrilevanti" a quelle "rilevanti" quasi con fastidio, solo perché in internet sono iniziati a girare gli audio delle telefonate che hanno contribuito a ritoccare l’immagine - anche nei confronti delle altre tifoserie - di un calcio diverso da come era stato raccontato quattro anni fa.
A qualcuno, questo, dà fastidio.

"Giusto per chiarire ai lettori, ai siti di nani e ballerine e a chi monta queste porcherie come la pensa il direttore di Gazzetta".
Questo è un breve stralcio della parte finale del "Palazzo di vetro", la rubrica di Ruggiero Palombo, comparsa nella "Gazzetta sportiva" della giornata di ieri. Il direttore Andrea Monti, a difesa del giornalista, ha iniziato così una postilla nella quale - oltre a prendere le sue difese - ha attaccato chi utilizza lo strumento di internet per cucinare "polpette avvelenate" che "vengono per nuocere".

Il "gigante" dell’informazione sportiva contro i "nani". Una lotta impari, se così si può definire: perché in realtà, non c’è nessuna guerra (e nessun avvelenamento), ma solo la ricerca della verità. Se lo "scudetto di cartone" assegnato all’Inter, proprio alla luce delle nuove intercettazioni, ora viene messo in discussione da tanti (giusto per fare un esempio), vuol dire semplicemente che "qualcosa" (di grosso) è stato trascurato, nel 2006. Piaccia o non piaccia.

Anche al "gigante" Maradona capitò di non volersi sedere allo stesso tavolo del "bambino" Thomas Müller, nel corso di una conferenza stampa di quattro mesi fa. Qualche istante prima lo aveva scambiato per un raccattapalle.
Sabato scorso, proprio il tedesco è stato il migliore in campo contro la sua Argentina, segnando un goal e contribuendo ad eliminarla dal mondiale.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

lunedì 22 marzo 2010

Pioveva. Sul bagnato...

Pioveva, governo (calcistico) ladro.
Abbiamo perso (di nuovo), ma poteva andare peggio: solo nelle ultime partite, il Siena ce ne aveva fatti tre, il Fulham quattro.
All’inizio sembravamo una squadra di calcio. Dopo, siamo tornati la Juventus di Blanc.
C’era Pinsoglio che si sottoponeva ai tiri dei giocatori bianconeri in fase di riscaldamento nell’immediato pre-partita: bel portierino davvero. Naturalmente dovremo aspettare compia la maggiore età calcistica (31 anni) prima di vederlo in campo da titolare.
Mentre Cassano scoccava il tiro del goal, mi stava per partire uno sbadiglio: ma cosa voleva fare da quella distanza e con un “lancio” così?
Quando ho visto cosa ha combinato Chimenti (autore anche di belle prodezze), mi sono dovuto trattenere: stava per partire qualcos’altro...
Cannavaro sembrava un difensore; Poulsen il migliore in campo dei nostri; Zebina insultato dai sostenitori bianconeri per tutta la durata della partita; Marchisio un talento; Iaquinta un lottatore (stanco e fuori condizione); Diego un trottolino amoroso del pallone (che voglia di entrare in campo per toglierlo dai suoi piedi…).
Trovo ancora la forza di scherzare: è il segno della disperazione sportiva che ormai si è impossessata di me.
D’altronde: non dovevamo diventare simpatici e far sorridere?

Gustiamoci due video: quello con le dichiarazioni di Beha riportate dagli amici di GiùLeManiDallaJuve e gli spezzoni (oggi li chiamano “highlights”…) di Saragozza-Barcellona, incontro terminato 4-2 per i blaugrana.
Beh… Godetevi il secondo dei tre goals segnati da Lionel Messi…