sabato 20 luglio 2013

Boniek, il “bello di notte” a Torino


Il 20 luglio 1982, esattamente trentuno anni fa, Zbigniew Boniek iniziava a tutti gli effetti la sua nuova avventura con la maglia della Juventus. Le prime parole da lui pronunciate nel corso della consueta conferenza stampa di presentazione davanti ai giornalisti furono queste: "Sono molto stanco, non tanto per i mondiali, che sono oramai un ricordo, ma per tutte le faccende che ho dovuto sbrigare in Polonia. Ho dato l'ultimo esame per il diploma di insegnante di educazione fisica, ho chiuso casa, ho sistemato i miei affari. Ora sono qui a disposizione della Juventus. Sono felice di far parte della più famosa squadra italiana".

Partito in aereo da Varsavia, una volta atterrato a Milano con il volo proveniente dalla Polonia aveva poi raggiunto Torino in auto. Barcellona, Paris Saint-Germain e Roma erano soltanto alcune delle società che avrebbero fatto carte false pur di assicurarsi le sue prestazioni sportive. Campione già formato e affermato, Boniek non aveva mostrato alcun segno di paura di fronte all'esperienza che stava per intraprendere: "Sono un calciatore professionista e sono venuto per giocare bene. Non credo di portare nulla di nuovo al calcio italiano perché il calcio di quaggiù ha tutto per prevalere anche in campo mondiale. Se mi adatterò al vostro calcio? In Italia giocate come piace a me: con prudenza e con determinazione, con grinta e con classe. Non ci saranno problemi. Io sono molto allegro prima e dopo le partite. In campo sono molto meno allegro, perché voglio vincere".

Di lì a pochi giorni sarebbe andato ad integrare un gruppo di  valore assoluto, costituito dallo zoccolo duro della nazionale azzurra che si era appena laureata campione del mondo in Spagna e dall'altro neo acquisto bianconero, il francese Michel Platini. Il "bello di giorno", così come lo aveva  definito l'avvocato Agnelli di fronte ad Henry Kissinger pochi istanti prima di soprannominare lo stesso Boniek "il bello di notte". Nella memoria collettiva degli sportivi resteranno impresse soltanto queste ultime parole.

Stuzzicato dai giornalisti in merito alle enormi potenzialità della Juventus che stava nascendo, il polacco aveva mostrato un atteggiamento prudente: "Si gioca in undici. Certo, mi sembra una Juve forte. Sulla carta, è forte. Sul campo vedremo. Brady era un grosso giocatore. Peccato che non ci sarà".

Anche Marco Tardelli, che proprio in quei momenti si trovava in vacanza con la famiglia in Costa Smeralda, concordava con quanto affermato da Boniek: "Mi auguro che la Juventus possa dominare il campionato, ma non lo credo. Molte squadre si sono rinforzate e credo che anche quest'anno dovremo lottare fino alla fine. Roma, Fiorentina, Inter e anche il Torino hanno messo insieme dei buoni complessi: non ci sarà niente da ridere".

Passando da un campione del mondo ad un altro, Gaetano Scirea, diventato cittadino onorario di Ceriale, aveva scherzato con i cronisti presenti nel piccolo comune ligure in merito agli obiettivi di Madama per la stagione successiva: "Campionato o Coppa dei Campioni? Uno e l'altro...".
Boniek, invece, non aveva mostrato alcun interesse nel diventare il marcatore principe della Vecchia Signora: "Che importa segnare o non segnare? Io voglio vincere la Coppa Italia, il campionato e la Coppa dei Campioni. Segni chi vuole".
Nel corso dei tre anni trascorsi sotto la Mole sarebbe riuscito a conquistare tutti quei trofei.
Lo scudetto, però, non arrivò al primo colpo: fu la Roma, la squadra nella quale si sarebbe poi accasato una volta lasciata la Juventus, a trionfare.
Anche nella capitale ebbe modo di mostrare il proprio talento al suo nuovo pubblico.
Il "bello di notte", comunque, era rimasto a Torino.

Articolo pubblicato su

Articolo pubblicato su Lettera43

4 commenti:

Danny67 ha detto...

Ricordo alcune partite giocate alla grande da Boniek, come quella in Supercoppa contro il Liverpool o al Villa Park contro l'Aston Villa, ma ricordo anche tante tante reti sbagliate e prestazioni sotto tono. E pensare che all'inizio credevo fosse più forte di Platini mentre invece i fatti dimostrarono l'esatto contrario. Gli anni successivi al suo addio alla maglia bianconera sia come calciatore che come opinionista me lo hanno reso piuttosto antipatico e mi ha sempre dato l'impressione di avere qualcosa contro i colori bianconeri...magari sbaglio...

Giuliano ha detto...

Boniek attaccante fu un'invenzione di Trapattoni, direi una delle sue migliori
:-)
di se stesso, Boniek continua a dire che si sentiva un regista, centromediano metodista o quasi, e infatti alla Roma volle il numero 4 sulla maglia; ma il miglior Boniek era quello d'attacco...
Fu una partita di Coppa contro il Lodz, se non ricordo male, a farlo notare a Boniperti: a momenti il Lodz ci buttava fuori, mi pare che fu un 2-2
Anche Gullit e Tardelli pensavano di essere dei centrocampisti di manovra, dei registi, ma così non era. Tardelli andò via dalla Juve dicendo che non voleva essere solo uno che corre (andò all'Inter!), e Gullit lasciato il Milan prese anche lui il numero 4, alla Samp
Quanto a Platini, nulla da dire!! Giocava nel St.Etienne, che allora era una buona squadra, anche nelle Coppe si faceva valere; in una partita della Nazionale strapazzò il suo marcatore diretto - Tardelli, mica uno qualsiasi - e fu lì che Agnelli decise che andava preso, anche a costo di sacrificare Brady. (all'epoca c'era un limite agli stranieri, anche gli europei erano considerati stranieri).
Ripensando a quel cambio, fuori Brady (ottimo giocatore e un idolo dei tifosi) e dentro Platini, viene da pensare che alle volte è meglio lasciar fare la dirigenza, se è capace s'intende.
(nessuno avrebbe mai speso 25 milioni per Melo, mai e poi mai - e invece...)
Adesso sono curioso di vedere i nuovi, penso che sarete d'accordo

Thomas ha detto...

No, non sbagli Danny.
Anch'io ho vissuto il “cambiamento” di Boniek nel corso degli anni nel tuo stesso modo.

Un amico, che ha avuto modo di conoscerlo da vicino durante la sua permanenza a Torino, mi ha parlato di lui come di una persona estremamente simpatica, guascona, di compagnia.

Verso la Juventus nutre qualche rancore, soprattutto nei confronti della Triade.

Ti riporto questo stralcio, molto interessante, relativo ad un'intervista rilasciata da Nicola Penta al sito “Tutti Pazzi per la Juve”:

E di esempi di persone così ce ne sarebbero tanti…
“C’era quel “signore” lì, che veniva dalla Polonia e che giocava nella Juventus. Io lo eliminerei dai giocatori che hanno giocato nella Juventus. Dovrebbe dire la verità sul suo astio nei confronti di Moggi e Giraudo. Il suo astio deriva esclusivamente dal fatto più volte ha chiesto di essere assunto e non l’hanno preso. Allora che lo dica, altrimenti tiriamo fuori le intercettazioni anche di lui”. Poi quell’altro “signore” che viene anche lui dalla Cecoslovacchia, con uno zio che faceva l’allenatore della Juve. Dovrebbe anche lui dire la verità sul perché dell’astio nei confronti di Moggi e Giraudo. Bisognerebbe organizzare un faccia a faccia, invitarlo a “se non la dice lei, la dico io…”. Solo allora sono sicuro che smetteranno. Questo signore aveva uno zio che faceva l’allenatore nella Juventus, che prendeva 150 milioni di lire, allora, per fare l’osservatore della Juventus. Fino al 1994. La Juventus nel 1994 aveva oltre 100 miliardi di debiti grazie al signor Montezemolo e ai suoi sodali che aveva nella società. Quindi l’eredità di questi 100 miliardi purtroppo se la son caricata Moggi e Giraudo, più Giraudo che Moggi…”

Qui puoi trovare il link con l'intervista completa: http://juvemania.it/tutti-pazzi-per-la-juve-intervista-esclusiva-a-nicola-penta/

Sono d'accordo con te, Giuliano ;-)

Per il resto: Boniek ci eliminò dalla coppa UEFA nell'edizione del 1980/81, segnando il rigore decisivo nella lotteria dei penalty.
Accadde a Torino, proprio davanti a quello che sarebbe diventato il “suo” pubblico.
Ecco la sequenza dei tiri dagli undici metri: http://www.youtube.com/watch?v=84zrXXg2D-8

La prossima settimana dovrei tornare a scrivere con regolarità.
Forse con una piccola sorpresa.

Un abbraccio ad entrambi!

Danny67 ha detto...

L'intervista a Nicola Penta spiega molte cose Thomas...ma ovviamente i diretti interessati non lo ammetteranno mai. ;-)