sabato 22 marzo 2014

Pirlo, l'artista delle punizioni


Nel suo libro “Juventus. Quei derby che una signora non dimentica”, pubblicato nel 2007, Roberto Beccantini - noto giornalista sportivo e tifoso bianconero - aveva riportato un curioso aneddoto legato ad una confessione rilasciata tempo prima da Dino Zoff: “Quando prendevo un gol da Platini in Nazionale o in allenamento non mi lamentavo né mi incavolavo mai. Sono gol che un portiere deve accettare. Perché? Non sono imparabili, sono perfetti”.

Passano gli anni, Madama saluta o dà il benvenuto a nuovi fuoriclasse, ma la storia si ripete. Buffon, all'alba del primo campionato disputato dalla Vecchia Signora dentro la sua nuova casa (2011/12), per celebrare la grandezza di un altro maestro nelle punizioni, Andrea Pirlo, diventò addirittura mistico: “Quando Andrea mi ha detto che sarebbe venuto alla Juve, la prima cosa che ho detto è stata "Meno male". Credo che un giocatore del suo livello e del suo valore, per lo più gratis, sia stato l'affare del secolo. E ieri quando l'ho visto giocare ho pensato "Dio c'è", perché è veramente imbarazzante la sua bravura calcistica".

Davanti a quella classe anche Michel Platini lo scorso 18 giugno 2013 si era tolto pubblicamente il cappello: “Stiamo parlando di un grande giocatore, perché dà un valore aggiunto alle sue squadre sia per tecnica che per organizzazione. La sua sfortuna è che nella storia rimangono più nella mente dei tifosi i grandi goleador perché le tv fanno vedere soprattutto i gol. Nella Juve infatti ci si ricorda di più di Del Piero che di altri. È lo stesso problema di portieri, difensori e centrocampista di fatica. È un giocatore eccezionale, con grandi qualità e devo dire che lo ammiro moltissimo. Mi tolgo il cappello di fronte a lui”.

Ultimo tra gli ultimi, ma solo in ordine cronologico, anche Luigi Garlando, prima firma della “Gazzetta dello Sport”, nel celebrare l'opera d'arte con la quale Pirlo ha regalato la qualificazione ai quarti di Europa League alla Juventus, sulla rosea ha scritto: “L'habitat naturale di Andrea Pirlo è il Pallone d'Oro. Non l'ha mai vinto? Colpa di chi vota, mica sua”. Amen.

Finite le celebrazioni, per i bianconeri adesso è arrivato il momento di rimboccarsi le maniche e portare a compimento due missioni all'interno di una stagione, quella che porterà molti di loro a partecipare ai mondiali brasiliani, sempre più densa di impegni.

Aumenta il numero dei minuti accumulati nelle gambe dalla truppa di Conte, iniziano ad affiorare con frequenza sempre maggiore gli infortuni, ogni tanto fioccano alcune squalifiche, ed ecco che Madama inizia a tirare la cinghia, facendo ricorso a qualche ragazzo della sua Primavera (Romagna e Matiello a Firenze, giusto per fare un esempio).

Il prossimo appuntamento in campionato è a Catania, laddove in campionato la Juventus non perde dal lontano 27 settembre 1964. All'epoca dei fatti vinsero i padroni di casa per 3-1, la Vecchia Signora era guidata in panchina da Heriberto Herrera. Quella stagione si concluse con un quarto posto in serie A, un successo in coppa Italia (il quinto per i bianconeri), ed una finale di Coppa delle Fiere, la mamma della vecchia Coppa Uefa (e la nonna dell'attuale Europa League), persa contro gli ungheresi del Ferencvaros nella gara secca disputata allo stadio “Comunale” di Torino.

A questo punto, vista e considerata qualche ipotetica analogia col passato, per Madama è meglio cercare di portare a casa un'altra vittoria in campionato... 

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5 commenti:

Giuliano ha detto...

la quantità di infortuni mi ha fatto riflettere sulla preparazione estiva fatta da Conte: forse qualcosa non è andato per il verso giusto? Si spiegherebbero così anche l'inizio molto imballato, le prestazioni così così contro il Copenaghen che poi hanno pesato (e molto), eccetera. Viene anche da pensare che ormai servono due squadre intere intercambiabili, questi calendari richiedono dei supermen...

Thomas ha detto...

Sulla prima ipotesi, quella legata alla preparazione atletica, sinceramente non saprei come risponderti.
Il dubbio, però, ti confesso che è venuto anche a me.

Sulla seconda, invece, penso che alcuni giocatori presenti nella rosa (Padoin, Peluso, Ogbonna e via discorrendo), nel loro ruolo di "riserve", non abbiamo reso al livello delle aspettative della società.
In pratica: da alcuni di loro ci si aspettava un contributo maggiore.
Forse, però, il problema è che non dovrebbero proprio far parte della rosa.

Le scelte fatte da Conte, in questo senso, sembrano avvalorare questa tesi.

Un abbraccio!

Danny67 ha detto...

Sono d'accordo con entrambi sia sui dubbi relativi alla preparazione estiva (che però in molti nazionali non hanno potuto svolgere nella maniera dovuta) sia sulla qualità ed i lrendimento di alcuni rincalzi. Aggiungerei però un altro particolare di cui bisogna tener conto; ad eccezione di Ogbonna, arrivato quest'anno, tutti gli altri bianconeri infortunati o, al momento, sotto tono, vengono da due precedenti stagioni letteralmente massacranti. Il gioco e i ritmi che Conte impone alla squadra richiedono un dispendio di energie pazzesco, quindi è inevitabile che i muscoli dei calciatori siano logori e, pertanto, soggetti ad inforutni ed a cali di rendimento. La confederation cup della scorsa estate, l'europeo di quella precedente e, nel caso di Pogba, il mondiale under 20, non hanno permesso alla maggioranza degli juventini di recuperare fisicamente e mentalmente dalle fatiche del primo (in particolare) e del secondo scudetto vinto. Infine, dallo scorso campionato il doppio impegno settimanale, praticamente una costante, rende quasi impossibile riposarsi ed allenarsi ai ragazzi e questo pesa sulla percentuale di infortuni e sui cali di forma.
questo è uno dei motivi per cui la Juventus non spinge più come il primo anno e cerca, non sempre riuscendovi, ma spesso, di gestire le gare.

Giuliano ha detto...

ridurre le squadre della serie A mi sembra ormai un obbligo, ma non credo che succederà, almeno fino a che dura questa pessima classe dirigente.
A proposito, ho letto un'intervista a Oliviero Beha: sono d'accordo su tante cose, si fa il processo a Moggi e non ci si accorge di che cosa spaventosa è stata ed è la classe dirigente, e nel solo nel calcio, in questi ultimi vent'anni. La sentenza Moggi si spiega bene con il modo in cui vengono istruiti i processi: i giudici giudicano sulla base delle prove che gli vengono fornite. Se non gliele forniscono, non hanno il quadro completo ma la sentenza devono comunque farla... Preso da solo, il comportamento di Moggi è sanzionabile; messo insieme al comportamento degli altri, diventa molto meno mostruoso, anzi per niente. In estrema sintesi, se non si ascolta il duetto Galliani-Collina, o il duetto Facchetti-Bergamo...
Comunque la si pensi, andare allo stadio è diventato molto difficile e gli spettatori calano, soprattutto in serie B e serie C: interessa a qualcuno? Questi pensano di risolvere tutto cambiando nome alla serie C... una classe dirigente che definire mediocre è già poco.

Giuliano ha detto...

correggo e sottolineo: NON SOLO nel calcio...
:-(