La
Juventus che si appresta a conquistare il terzo scudetto consecutivo
si conferma una squadra che al di fuori dei confini del nostro paese
non riesce né ad emergere né a mostrare tutto il proprio valore. Le
cause non sono certo da ricercare nella neve caduta a Istanbul lo
scorso dicembre, oppure in qualche episodio sfavorevole accaduto nel
doppio confronto con il Benfica. Il problema, più ampio, riguarda il
suo processo di crescita, iniziato nel momento del ritorno in serie A
e ancora da completare, reso più complicato - nel corso del tempo -
anche per colpa di alcune scelte sbagliate operate dal club. Inteso
nel suo insieme, senza considerare il cambio societario che ha poi
portato Andrea Agnelli al timone di Madama.
Nessuno
è perfetto, per carità, gli errori fanno parte del mestiere e le
sconfitte bruciano. Però, a mente fredda, non bisogna dimenticare
che la chiesa è stata rimessa al centro del villaggio (tanto per
citare un proverbio caro a Rudi Garcia) soltanto da tre anni a questa
parte. La Juventus che ha ripreso a dettare legge in Italia ha
dimostrato di essere ancora una Giovane Signora in Europa, priva
dell'esperienza e del cinismo necessari per ottenere risultati
prestigiosi anche fuori dalla serie A.
Pirlo,
Buffon, Tevez, Vidal... tra le sue fila Madama annovera elementi
dalla caratura internazionale, che però non le sono stati
sufficienti per maturare alla svelta la consapevolezza che nelle
manifestazioni europeee si gioca un calcio di tipo diverso: più
veloce, con meno interruzioni, più fisico e con una particolare cura
dei dettagli. Al minimo errore, infatti, si rischia di dover pagare
il dazio, senza avere il tempo necessario per rimediare.
Dal
momento in cui la Juventus è stata eliminata dalla Champions League,
poi, in casa bianconera si è fatto un gran parlare della possibilità
che la formazione allenata da Conte potesse giocare un'eventuale
finale di Europa League a Torino, nel suo stadio. Proprio in questo
frangente è venuto a galla il provincialismo della Vecchia Signora.
Cancellata la Coppa delle Coppe, in Europa ogni anno fior di club
sgomitano tra loro per potersi aggiudicare soltanto due competizioni.
Visto e considerato che quella più importante è attualmente fuori
dalla portata della truppa juventina, era davvero così umiliante per
lei partecipare all'Europa League, tanto da dover usare come
ulteriore stimolo nell'affrontarla il pensiero che la gara decisiva
si sarebbe disputata a Torino?
Nel
corso della prossima estate la Signora potrebbe cambiare abito, così
come il sarto che ne curerà le rifiniture. Ma per tornare a vincere
in Europa quello che le servirebbe sarebbe soprattutto una mentalità
nuova, che dai vertici societari possa propagarsi verso il basso, in
cui l'unico denominatore comune alle diverse competizioni da
affrontare dovrebbe essere l'intenzione di provare a vincere tutto
quanto le sarà possibile. Non soltanto a parole o con slogan ad
effetto.
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