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sabato 25 giugno 2011

Considerazioni di inizio estate


Non sono mai stata brava a far di conto. Infatti ieri, leggendo gli articoli che riguardavano l’assemblea del CdA della Juventus, poco ho compreso di tutte quelle cifre rovesciate in poche righe.

Aumento di capitale, piano quinquennale, ripianamento del debito, prestito oneroso. Ho cercato di capire quanti fossero i denari a disposizione per il rafforzamento della squadra e mi è sembrato che non siano poi così tanti.

Intanto l’aumento di capitale copre un lungo periodo e servirà per gli acquisti anche delle prossime stagioni. Non dimentichiamo, innanzitutto, che c’è già un bel debito da ripianare. E poi 37 milioni sicuramente andranno via - scaglionati nei prossimi 3 anni - per pagare i prestiti con riscatto obbligatorio contratti la scorsa stagione. 10 milioni sono già stati spesi per Lichtsteiner, anche se 3 sono rientrati grazie a Giovinco (un po’ pochini, no?). Almeno altri 15 serviranno per Diarra (o Inler o Vidal o comunque per un centrocampista di peso).

I benefici dello stadio di proprietà, non credo si potranno sentire immediatamente, un po’ perché non è stato costruito con i risparmiucci tenuti nel materasso, ma con i soldi delle banche, che certo non fanno beneficenza, ed anche perché la sua manutenzione non è gratuita.(A proposito, ma si è trovato lo sponsor che gli darà il nome?)

Quindi solo l’ingresso sistematico in Champions League potrà portare una effettiva serenità nel bilancio societario e…. anche nel cuore dei tifosi. Certo si spera, per fare cassa, che nel frattempo si riesca anche a cedere qualcuno. Iaquinta, Amauri, Melo, Sissoko (?) forse ci potrebbero far incamerare circa una trentina di milioni.

E con questo siamo tornati alla campagna acquisti in corso. Vediamo un po’ a che punto siamo.

Per il ruolo di portiere titolare è confermatissimo Buffon. Ora si dovrà decidere se tenere in panchina il più che affidabile Storari oppure un giovane, nell’eventualità che Marco decida di giocarsi le sue carte in un’altra squadra.

La difesa probabilmente non vedrà altri arrivi. Sistemato, a quanto pare, il problema terzini con l’arrivo dei titolari della nazionale svizzera, i 3 centrali dello scorso anno saranno coloro che ogni domenica si giocheranno i due posti disponibili.

Per l’attacco si sta cercando il famoso top-player da 20-25 gol che, aggiunto a Matri, Quagliarella, Del Piero e Toni (sempre sperando che Amauri e Iaquinta riescano ad accasarsi altrove), dovrebbe essere più che sufficiente per una squadra che deve giocare solo il campionato.

La zona centrale di centrocampo - nonostante l’addio ad Aquilani (e questo personalmente mi dispiace molto) - al momento è piuttosto affollata, visto che si sono aggiunti anche Pirlo e Pazienza e si sta cercando un’ulteriore elemento.

Secondo me, invece, ciò che manca ancora a questa squadra sono gli esterni alti, essenziali per gli schemi di Conte. Considerando che per ora Bastos (che pare Conte consideri troppo difensivo) e Vucinic (che sembra essere uno che si irrita a giocare esterno e correre sulla fascia, come si sente dire qui a Roma) sono solo rumors, veramente Martinez, Pepe e Krasic dovrebbero essere il fulcro del gioco della nuova Juve?

A meno che non si sia chiamato il guru del 4-2-4 e gli sia stato chiesto di giocare con il 4-3-3!

Comunque è ovvio che ora è ancora presto per formulare giudizi, quindi le prossime considerazioni in merito le tengo per la fine dell’estate.



P.s. Avete visto l’intervista che John Elkann ha rilasciato ieri dopo il CdA?

E’ stata un’impressione tutta mia, o anche per voi le domande erano concordate e le risposte - scritte da chissà chi - imparate a memoria, battutina finale compresa? E poi alla fine - con alle spalle una scenografia perfetta! - quella faccetta da bimbo sorridente con lo sguardo interrogativo del “sono stato bravo, vero?”. Personalmente mi sono cadute le braccia!

Articolo pubblicato su Juvenews.net

Questo articolo è di Roberta. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Una signora in bianconero


martedì 7 giugno 2011

La nuova Juventus tra promesse e realtà


Krasic, Melo, Aquilani e Marchisio: a differenza di quanto accaduto nel recente passato la Juventus sembrava aver trovato verso la fine del 2010 la soluzione giusta ai suoi problemi sulla linea mediana del campo. Corsa, qualità, geometrie: a partire dal 23 settembre 2010, data della sconfitta interna patita contro il Palermo, sino alla chiusura dell’anno Madama riuscì a non soccombere più, subendo soltanto 14 reti nelle successive 18 gare disputate, Europa League compresa.

Leggendo i suoi numeri si poteva facilmente notare come l’attacco fosse in assoluto il migliore della serie A (sia in casa che in trasferta), così come erano confortanti anche quelli relativi alle sconfitte accumulate nelle prime diciassette giornate di campionato (soltanto due). C’era una malattia da curare, la "pareggite", ma grazie all’ormai prossima riapertura del calciomercato, nella sessione invernale, si pensava di riuscire a trovare la medicina per porvi rimedio. Sistemata la terra di mezzo vi era il reparto offensivo da correggere e potenziare (nonostante la sua prolificità), mentre alla difesa, che adeguatamente protetta dal resto della formazione sembrava in grado di reggere l’impatto con i pericoli provenienti dagli avversari di turno, venne aggiunto Barzagli.

Poi arrivò l’Epifania, il ginocchio di Quagliarella fece crac e Melo affondò il piede destro sul viso del parmense Paci, meritandosi l’espulsione immediata e una squalifica per le tre giornate successive. La squadra riprese a perdere uomini, partite e fiducia, retrocedendo in classifica di posizione in posizione sino a confermare il settimo posto conseguito l’anno precedente.

Conclusa la stagione del calcio giocato e cambiato (nuovamente) allenatore, è iniziata la ristrutturazione del parco calciatori, dato che anche le poche certezze che si pensava di aver tirato fuori dal cantiere di Luigi Del Neri hanno finito con l’essere messe in discussione. Così come accadde la scorsa estate (la prima in bianconero per la nuova dirigenza) si è cominciato a lavorare su centrocampo e difesa, lasciando per ultimo l’attacco, il reparto nel quale dover fare la spesa comporta inevitabilmente esborsi onerosi.

"Cerchiamo dei giocatori importanti per il settore offensivo. Aguero, Tevez e Benzema hanno il profilo giusto", disse a fine maggio Giuseppe Marotta sollecitato dai giornalisti in merito ad obiettivi e speranze bianconere per l’anno che verrà, quello che vedrà Madama lontana dai palcoscenici europei.

Prima ancora di guidare la Juventus sui campi di gioco, con l’uso delle parole Andrea Pirlo ha recentemente tracciato la strada che il suo nuovo club dovrà seguire per migliorare lo stato attuale: "Per arrivare al livello delle squadre più forti, bisogna comprare campioni" .

I campioni, sempre loro: i più nominati, i più attesi, ma anche i più cari. Se non si riesce a costruirli in casa (nonostante ci fosse un "progetto" in tal senso dalle parti di Torino, anni fa...), bisogna necessariamente andarli a prelevare da altre società. Costi quel che costi. Se ti chiami Juventus e vuoi essere tale di nome e di fatto, questo non può e non deve rappresentare un ostacolo insuperabile.

"Prima di me sono passati tanti allenatori negli ultimi anni, ma è un problema che riguarda il passato, io guardo al presente e al futuro". Parole e musica ad opera di Antonio Conte, con un invito da lui firmato rivolto al mondo juventino a dimenticare le recenti delusioni e a concentrarsi sulla nuova stagione, evitando di portarsi dietro il pesante fardello dei ripetuti fallimenti.
La benedizione sulla scelta del tecnico leccese alla guida di Madama, poi, è arrivata direttamente da Andrea Agnelli: "Vogliamo vincere, e vogliamo tornare a farlo con Antonio Conte. È lui il primo tassello di un mosaico per ritornare al successo".

Stilare bilanci sull’operato della società ai primi del mese di giugno, con ancora un’intera estate a disposizione per poter lavorare sulla (ri)costruzione della squadra, è obiettivamente prematuro, oltre che privo di particolari significati. La nuova Juventus per ora figura soltanto sugli schemi abbozzati sotto l’ombrellone: non si può avere adesso la certezza sui nomi che comporranno la rosa ad inizio campionato e sulla lista definitiva di arrivi e partenze.

Resta il fatto che focalizzare l’attenzione su alcune tra le moltissime dichiarazioni rese da membri di spicco del club, le più significative, aiuta a preservare nel tempo le intenzioni e le sensazioni della società così come espresse in questo periodo.

Inevitabilmente arriveranno i momenti nei quali si potranno confrontare le promesse con la realtà, le parole con i fatti, le speranze con le certezze: le due prossime sessioni del calciomercato (estiva e invernale) accompagneranno Madama nel percorso che la condurrà sino alla conclusione della prossima stagione. Dove il verificarsi di un eventuale (ulteriore) fallimento stavolta non potrà ricadere soltanto sulle spalle dell’allenatore e dei tifosi.
Viceversa, una Juventus finalmente riportata ai livelli che le competono rappresenterebbe unicamente un ritorno alla normalità.
Sarebbe l’ora.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

domenica 20 febbraio 2011

Juventus e Lecce tra andata e ritorno

Juventus e Lecce si fronteggiarono allo stadio "Olimpico" nel girone di andata lo scorso 17 ottobre, in una gara che i bianconeri vinsero agevolmente con il risultato di 4-0. Aquilani, Felipe Melo, Quagliarella e Del Piero regolarono i salentini, consentendo alla Vecchia Signora di aggiungere un altro successo convincente dall’inizio del campionato dopo quelli ottenuti contro Udinese (in trasferta) e Cagliari (in casa). Curiosamente anche questi arrivarono con quattro marcature degli uomini di Del Neri, con la sola differenza che - mentre a Udine la porta di Storari rimase inviolata - a Torino i sardi riuscirono a battere il numero uno bianconero per due volte con le reti di Matri, passato alla corte di Madama con la riapertura della sessione invernale del calciomercato.

Su Alberto Aquilani il tecnico di Aquileia aveva già speso parole importanti il giorno precedente l’incontro: "In effetti è un giocatore unico in mezzo al campo, il più tecnico dei quattro che ho a disposizione". Lo stesso calciatore ex Liverpool si divertì poi a prendere amichevolmente in giro Felipe Melo, autore di un goal "particolare" su penalty: "Mai visto un cucchiaio rasoterra…". Il terzo marcatore della giornata, Quagliarella, battè Rosati (estremo difensore degli ospiti) con un colpo di testa "rasoterra" (anche lui), a distanza di pochi metri dal punto in cui si infortunò seriamente lo scorso 6 gennaio nella partita disputata dalla Juventus contro il Parma.
A chiudere definitivamente il conto di una gara il cui esito finale appariva scontato già al termine della prima frazione di gioco ci pensò Alessandro Del Piero, entrato al 33' del secondo tempo proprio in sostituzione dell’attaccante di Castellammare di Stabia, con un bellissimo sinistro grazie al quale raggiunse quota 178 reti segnate in serie A con la maglia bianconera, eguagliando così il precedente record ottenuto da Giampiero Boniperti.

In una Juventus schierata in campo con un 4-4-2 "elastico", che durante l’incontro si trasformò all’occorrenza in 4-3-3 e 4-5-1, Milos Krasic giocò una bellissima partita. Impadronitosi della fascia destra della linea mediana juventina, allargò successivamente il proprio raggio d’azione su tutto il rettangolo di gioco senza che venisse meno la sua pericolosità. Un palo, due assist, un rigore procurato e tre giocatori avversari ammoniti nel tentativo (invano) di fermarlo: questo il bottino del serbo a fine gara.
Del Neri, ovviamente contento della prova dei suoi uomini, non nascose la propria felicità: "Sono felice perché continuiamo a crescere. I ragazzi stanno dando il meglio".

Con la vittoria appena conquistata la Juventus si posizionò al quinto posto in classifica (a pari punti con il Palermo), a cinque lunghezze di distanza dalla Lazio all’epoca prima della classe davanti a tutte le altre squadre.
A distanza di poco più di quattro mesi gli obiettivi sono cambiati: uscita anticipatamente dall'Europa League e dalla coppa Italia adesso vive alla giornata, nella speranza di agganciare il più presto possibile la quarta posizione. Dove attualmente si trova la Lazio. Ancora lei.
I punti che separano le due formazioni sono diventati quattro, la Vecchia Signora è ora sesta nell’attesa del recupero della gara tra Roma e Bologna che potrebbe consentire ai giallorossi di scavalcarla in caso di vittoria. A Lecce Madama dovrà continuare la rincorsa all’unico obiettivo che le è rimasto in questa stagione, evitando di perdere ulteriore terreno nei confronti delle dirette avversarie così come accaduto nel girone di andata. Anche a causa degli incidenti di percorso avvenuti negli incontri con le cosiddette "piccole".
La vittoria vale tre punti pure nelle partite contro di loro.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

mercoledì 19 gennaio 2011

Aquilani, Del Piero e la Juve del futuro prossimo

La Juventus contro il Bari ha ripreso a vincere in campionato dopo le ultime due sconfitte subite in altrettante gare. La classifica della serie A ha assunto adesso un aspetto decisamente migliore rispetto a quello che mostrava la domenica precedente, dato che ora i bianconeri si ritrovano a ridosso della zona-Champions League e sono nuovamente in mezzo ad un gruppone dove il Milan, nonostante Ibrahimovic, per una giornata ha rallentato il passo pareggiando contro il Lecce.

Il successo casalingo allo stadio "Olimpico", però, ha provocato reazioni diverse in alcuni dei protagonisti in maglia bianconera. Basta leggere le dichiarazioni dei goleador di giornata per rendersene conto.
Da una parte c’è Aquilani: "Non illudiamoci: scudetto è una parola che bisognerebbe dimenticare. Il nostro obiettivo è il quarto posto. Milan, Inter e Roma hanno qualcosa in più. E’ inutile negarlo, qui non ci sono più Zidane e Nedved". Dall’altra Del Piero: "Come non abbiamo mai parlato di scudetto, non indichiamo il quarto posto come traguardo massimo. Tutto è ancora apertissimo: tre vittorie consecutive possono cambiare le prospettive di qualsiasi squadra. La Juve ha le qualità e le capacità necessarie per fare un bel campionato".

In mezzo alle opinioni discordanti dei due compagni di squadra c’è la Juventus "no limits" di Luigi Del Neri, quella del bicchiere "mezzo pieno" per le diciotto partite successive alla sconfitta interna rimediata in campionato contro il Palermo (23 settembre 2010), salvo poi toccare con mano che la parte "vuota" non era in realtà poca cosa.

Aquilani è arrivato da qualche mese alla corte della Vecchia Signora. Romano e romanista, l’ha conosciuta come avversaria con la maglia giallorossa, "annusandola" in più di un’occasione dopo essersi ritrovato in momenti diversi al centro di una possibile trattativa di mercato tra le due società. Una di queste risale all’estate del 2008 prima del suo trasloco in Inghilterra, quando la precedente dirigenza bianconera si era messa alla ricerca di un giocatore in grado di colmare la casella vuota del regista in mezzo al campo. La rosa dei candidati era ristretta a quattro calciatori: lo stesso Aquilani, il nerazzurro Dejan Stankovic, lo spagnolo Xabi Alonso e il mediano Christian Poulsen. Come andò a finire lo sanno tutti: si decise di puntare sul biondo danese (allora in forza al Siviglia), che due anni dopo lasciò il posto proprio all’attuale centrocampista bianconero, con il quale finì per scambiare anche maglia (quella del Liverpool).
Recentemente intervistato da Fabrizio Salvio (per "Sportweek", il settimanale della "Gazzetta dello Sport"), alla domanda "La Juve vista da dentro è diversa da quella che giudicava stando alla Roma?", ha risposto: "Sono cambiati gli uomini, a partire dai dirigenti. Ho trovato solo persone a posto, pulite. E, quanto a peso politico, non godiamo di protezione arbitrale".

Del Piero è cresciuto, come molti tifosi juventini suoi coetanei, con il poster di Michel Platini in cameretta. Ha sognato da bambino di ripeterne le gesta, sino a quando ne ha preso la maglietta numero "10" e ha iniziato a scrivere lui stesso una fetta importante di storia bianconera (più di 17 anni non sono uno scherzo…). E’ arrivato in una Juventus che stava uscendo dal letargo degli anni successivi all’addio al calcio del fuoriclasse francese per trovarsi catapultato in serie B dopo aver fatto parte di una squadra stratosferica. Adesso si ritrova in una formazione decisamente più debole, che lui stesso ha aiutato in tante occasioni ad uscire fuori da situazioni difficili. Legge gli andamenti degli ultimi campionati di serie A e si rende perfettamente conto che tre successi consecutivi non ti garantiscono uno scudetto, ma ti cambiano decisamente le prospettive. Basta vedere come si è delineata la classifica dopo aver battuto il Bari arrivando da due disfatte (contro il Parma e il Napoli). Certo, il problema è vincerle, tre di fila. Cosa che quest’anno, anche nel momento in cui Madama era in ottime condizioni, non è mai capitato. La prossima (delicata) sfida contro la Sampdoria potrà dare un’immediata risposta alle speranze di Del Piero e ai dubbi di Aquilani.

Domenica si ripartirà da Genova, laddove Del Neri il quarto posto riuscì a centrarlo la scorsa stagione alla guida dei blucerchiati. La sua Juventus, ora, ha conquistato un punto in più di quanti ne aveva totalizzato quella allenata da Ciro Ferrara. Certo, si tratta soltanto di una magra consolazione: gli obiettivi (e gli obblighi) sono altri.
Mentre la società si è messa alla ricerca di una punta a prezzo di saldo (necessità diventata impellente dopo l’infortunio occorso a Quagliarella), nel frattempo la sua formazione si riprende il (platonico) titolo di attacco più prolifico della serie A, in coabitazione con il Milan.
Su questo punto, invece, è nato un caso curioso: da tre giorni a questa parte (a partire da lunedì 17 gennaio) la versione cartacea della "Gazzetta dello Sport" indica come 34 le reti realizzate dai rossoneri in questo campionato, a differenza delle 35 presenti nel sito dello stesso quotidiano (tante quante quelle della Juventus).
Semplice distrazione o permangono ancora dei dubbi sulla convalida del goal in fuorigioco del milanista Strasser nella gara di Cagliari nel giorno dell’Epifania?

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

sabato 15 gennaio 2011

La Juve col Bari per ripartire. Di nuovo...


Si riparte col Bari, dopo aver iniziato col Bari. Comincia il girone di ritorno della serie A, altre diciannove partite di campionato e i tifosi bianconeri, visto l’attuale stato d’animo generale, sapranno di che morte dovranno morire.
La Juventus si era presentata ai nastri di partenza di questa stagione con uno svantaggio psicologico di ventisette punti dall’Inter (tanti quanti sono stati quelli di ritardo accumulati nei confronti dei nerazzurri al termine dell’ultima serie A disputata) e con un settimo posto in classifica appena conquistato da nascondere con il viso rosso dalla vergogna.
Quasi giunti al fatidico giro di boa, quando qualcuno iniziava a volare con i sogni oltre il cielo parlando di scudetto ecco arrivare due sberle sonanti ad opera di Parma e Napoli, con la Vecchia Signora costretta a tornarsene mesta nelle retrovie.
Dove? Nella settima posizione. Quella di partenza.
Inutile girarci intorno, quel sesto posto temporaneo è solo un’etichetta che presto verrà tolta dall’Inter: è difficile credere che con due partite a disposizione da recuperare - contro il Cesena in casa e la Fiorentina in trasferta - la squadra di Leonardo non riesca ad accumulare almeno tre punti, ora che sono soltanto due le lunghezze che la separano da Madama.

A Bari, lo scorso 29 agosto, un gran tiro di Donati stese la Juventus quando ormai mancavano due minuti al termine della prima frazione di gioco, regalando la vittoria ai pugliesi. In quei giorni si parlava di un possibile acquisto da parte dei bianconeri di una punta a scelta tra Borriello, Benzema e Forlan, l’attaccante accostato anche in questi giorni di riapertura del calciomercato al club torinese. A fine gara Del Piero disse: "L’anno scorso iniziammo con una vittoria e poi le cose andarono male. Ora speriamo che accada il contrario e che questa sia la prima e unica sconfitta".

Per il gioco mostrato al cospetto della neonata Juventus di Del Neri la formazione di Ventura - in alcuni tratti di quell’incontro - sembrava si fosse travestita da Barcellona. Adesso quella stessa squadra si trova in fondo alla classifica, ultima, con sole tre vittorie in diciannove partite giocate in tutto il girone di andata. Buffon, infortunato, non indossava i guantoni per difendere la porta bianconera. Si trovava a Carrara, a seguire la squadra locale (della quale è comproprietario) nel match disputato contro la Villacidrese. Ora quella porta tornerà ad essere "casa" sua, nel suo stadio, in mezzo ai suoi tifosi.

Con una partenza ad handicap ed un calciomercato che gli aveva lasciato una rosa incompleta tra le mani, Del Neri ha affrontato i mesi successivi con il piglio del comandante sicuro dell’apporto che gli avrebbero fornito i suoi uomini, costruendo un’intelaiatura sulla quale in questi giorni di gennaio la società avrebbe dovuto (e dovrà comunque farlo, a maggior ragione, ora) intervenire per aggiungere quei giocatori in grado di farle compiere un salto di qualità.
Durante la sosta del campionato per gli impegni della nazionale italiana contro Estonia e Far Oer, immediatamente successiva alla prima gara di campionato, il tecnico di Aquileia rilasciò un’interessante intervista al taccuino di Alberto Cerruti, giornalista della "Gazzetta dello sport", comparsa sulle pagine del quotidiano rosa il 3 settembre 2010. Molti tra gli argomenti trattati a suo tempo, rileggendoli adesso, si può dire che siano ancora di moda.

Alla domanda "Perché ha voluto Martinez per farlo giocare esterno nel 4-4-2?", rispose: "Perché è un giocatore con grandi qualità che diventerà importante. E poi nella sua nazionale giocava già esterno a quattro".
Sulla cessione di Diego, argomento scomodo più allora di quanto non lo possa essere oggi, disse: "Con Quagliarella abbiamo più presenza in area di rigore. E poi il nostro Diego si chiama Del Piero".
Ad Aquilani pronosticò un ritorno in azzurro, fece intuire che non intendeva rinunciare alle sue prestazioni ipotizzando una coesistenza in mezzo al campo con Marchisio, disse di puntare molto su Felipe Melo, rimpianse il mancato arrivo di Kolarov (trasferitosi poi al Manchester City), mentre sugli obiettivi reali del club bianconero, a calciomercato chiuso, dichiarò: "Dobbiamo raggiungere un posto per la Champions in qualsiasi maniera, perché lo esige la storia della Juventus".

Eliminata dall’Europa League ed arrivata agevolmente ai quarti di finale della coppa Italia, spetta ora a Madama riprendere ad accumulare punti in campionato a partire dall’incontro di domani con il Bari. Da dove aveva iniziato in questo campionato perdendo, così come aveva fatto per ben quindici volte nella scorsa disastrosa stagione. Dove le due formazioni si affrontarono a Torino quando mancavano quattro giornate alla fine del torneo. Si trattò dell’ultima vittoria bianconera, un 3-0 che portava le firme di Iaquinta (doppietta) e Del Piero (su rigore).
Ancora lui, sempre lui: Del Piero.
Lì in attacco, adesso, orfani di Quagliarella si rende ulteriormente necessario l’acquisto di una punta di valore assoluto per puntare con decisione alle primissime posizioni in classifica.
Allo scudetto credevano in pochi, sino a qualche giorno fa. All’obiettivo dichiarato dalla società, invece, no…

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

martedì 23 novembre 2010

Del Neri e la Juve "da corsa"


La Juventus che camminava al ritmo di un pareggio a partita ora ha ripreso a correre, vincendo e convincendo su uno dei campi più difficili di tutta la serie A.
Con la prolungata assenza di Krasic negli ultimi tempi era venuto a mancarle quel giocatore in grado di cambiare il volto ad una gara con un colpo di classe improvviso, un’accelerazione, una percussione devastante nel cuore delle aree avversarie.
Il suo rientro ha permesso ai bianconeri di avere nuovamente quell’arma in più che si era già dimostrata letale per le formazioni rivali in altre occasioni.

La prestazione del talento serbo si è inserita nel contesto di una partita giocata dalla Juventus con il piglio della grande squadra. Ritrovato il centrocampo titolare, plasmato da Del Neri in funzione degli uomini a disposizione senza limitarsi ad un’applicazione rigida del suo fidato 4-4-2, Madama ha aggredito subito il Genoa senza però sbilanciarsi in avanti, evitando di lasciare spazi per eventuali contrattacchi da parte dei liguri. Quella bianconera è una linea mediana che abbina la quantità alla qualità, in grado di "leggere" i diversi momenti che caratterizzano ogni incontro e di interpretarli nella maniera corretta.

Oltretutto, e questo rappresenta l’aspetto più importante, in maniera "attiva" e non "passiva". Lo si può dedurre anche dalle dichiarazioni rilasciate dal tecnico juventino nell’immediato dopo gara: "Nel primo tempo abbiamo avuto un atteggiamento qualitativo, nel secondo più attenzione". Tradotto: gli attacchi del Genoa nella seconda frazione di gara sono stati "controllati", non "subiti".

Se ne continua a discutere un giorno sì e l’altro pure: alla Vecchia Signora, attualmente, manca una punta di peso (fisico e specifico) in grado di realizzare un numero elevato di reti e di scardinare le difese avversarie con il proprio movimento. Nella gara di ieri, cercando di vedere anche il bicchiere mezzo vuoto, è in quel reparto che si sono viste lacune evidenti da colmare. Ciononostante (ed ancora in mancanza di correttivi) la Juventus continua ad avere il miglior attacco della serie A (25 goals segnati), il numero delle reti al passivo si è fermato a 13 (la media è di 1 gara, "macchiata" dalle 3 subite in entrambi gli incontri con Sampdoria e Palermo), per una differenza - in positivo - che rappresenta la migliore tra quelle di tutti i club in questo momento del campionato: +12.

Completato il turno infrasettimanale valido per l'undicesima giornata di serie A (10-11 novembre), la forbice dei punti che separava la prima in classifica dalla sesta era di soli 5 punti. Dopo le partite disputate lo scorso fine settimana - con i tre scontri diretti previsti in calendario - erano diventati 7.
Adesso sono 9, con il Palermo vittorioso a Cesena che ha raggiunto un’Inter che lentamente sta perdendo posizioni. Il distacco - quindi - è aumentato: chi vuole vincere "corre", non resta ad aspettare gli altri.

Smaltita la delusione per la sconfitta patita contro la Juventus, il Milan ha ottenuto quattro successi in altrettante gare. Il protagonista assoluto di questa rinascita, ovviamente, è Zlatan Ibrahimovic. Dietro di lui c’è una squadra più "robusta" rispetto ad inizio stagione: Allegri ha capito in fretta che rinunciando ad un pò di fantasia per privilegiare i polmoni e la corsa di qualche mediano avrebbe ottenuto un maggior equilibrio sul campo da parte della sua squadra. Al resto, poi, pensa lo svedese. Se la formula risulterà vincente a fine anno, questo lo potranno dire soltanto il tempo e gli incontri ancora da disputare.

Nel prossimo turno di campionato rossoneri e bianconeri saranno i protagonisti delle partite in programma sabato 27 novembre: al pomeriggio sarà il Milan, stavolta, ad andare a Genova per giocare contro la Sampdoria; la Juventus - in serata - ospiterà la Fiorentina. Nel giro di poche ore la classifica mostrerà subito il suo nuovo volto nella zona più nobile.

Luigi Del Neri, sempre al termine della gara disputata a Genova: "Inseguiamo la Champions. Prima non sapevamo per cosa avremmo lottato, adesso abbiamo quest’obiettivo, poi vediamo cosa succederà".
L’ultimo passo da compiere, per tornare ad essere la Juventus in tutti i sensi, sarà quello di riprendere a vincere un trofeo.
Correndo così come ha fatto al "Luigi Ferraris", ci si arriva più in fretta.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

martedì 9 novembre 2010

A Brescia per vincere. Ancora con Del Piero...


"In passato certe partite le avremmo perse". Queste parole, pronunciate da Claudio Marchisio domenica scorsa nell'immediato dopo gara tra la Juventus e il Cesena, evidenziano il salto di qualità compiuto dalla Vecchia Signora nel corso delle ultime giornate di campionato.

Con la sconfitta interna subita contro il Palermo nel posticipo del turno infrasettimanale giocato il 23 settembre scorso, la seconda dopo quella patita nella gara d’esordio a Bari, la (nuova) stagione bianconera sembrava essere la naturale prosecuzione di quella appena conclusa: in quattro incontri Madama era riuscita ad accumulare soltanto quattro punti, frutto di una vittoria (sull’Udinese) ed un pareggio (con la Sampdoria).
Da quel momento in poi il cammino della squadra allenata da Del Neri si è trasformato in una marcia vera e propria, che le ha consentito di conquistare quattordici punti nelle successive sei gare.

Al netto delle titubanze mostrate in Europa League, la Juventus ha trovato adesso una sua quadratura sul campo, dimostrandosi capace di sopperire alle contemporanee assenze di più giocatori, alcuni dei quali particolarmente importanti all’interno dello scacchiere del tecnico di Aquileia. Uno su tutti: Milos Krasic.

A tal proposito, ecco le dichiarazioni dell’allenatore bianconero (ancora) dopo l’ultima partita interna disputata all’Olimpico: "Due vittorie in due gare senza Krasic? Mi fa piacere, non dobbiamo dipendere da nessuno: siamo la Juve e come tale intendiamo scendere in campo".

In realtà la mancanza del talento del serbo si sente, così come è altrettanto vero che Aquilani si è impossessato del centrocampo bianconero e che la sua crescente intesa con Marchisio e Melo sta contribuendo a nascondere i problemi creati dai continui infortuni occorsi ai giocatori juventini.

Proprio in virtù delle difficoltà incontrate in questo periodo assumono maggior rilievo tutti i punti conquistati dalla Juventus, sia quelli portati a casa dalle trasferte di Milano e Bologna che le vittorie (all’apparenza semplici) ottenute contro Cagliari, Lecce e Cesena.

Il campionato di serie A non ha ancora trovato una sua padrona, e se la Juventus dovesse continuare la sua marcia evitando i pericolosi "alti e bassi" di inizio anno, potrebbe seriamente diventare - per le avversarie - una pericolosa mina vagante di questo torneo, soprattutto nel momento in cui il numero delle partite da giocare inizierà a ridursi e sarà il peso specifico dei punti a disposizione ad aumentare.

Va considerato, oltretutto, che la finestra invernale del calciomercato potrebbe offrirle l’opportunità di rinforzare la rosa e che le stagioni successive ai campionati del mondo spesso regalano delle sorprese. Ad oggi, comunque, è meglio vivere alla "giornata". Per il resto, se mai ci sarà "un resto", se ne parlerà a tempo debito. Ora ogni discorso in tal senso appare prematuro.

Gli scudetti si vincono - innanzitutto - non dilapidando punti contro le piccole squadre. Per informazioni in merito bisognerebbe chiedere notizie ad Arrigo Sacchi: il suo Milan stellare, quello degli olandesi (Gullit e Van Basten prima, a cui venne aggiunto Rijkaard a partire dalla seconda stagione) che dominò l’Europa e il mondo segnando un’epoca calcistica, in quattro stagioni ne vinse uno soltanto. I tricolori in serie, per i colori rossoneri, giunsero con l’avvicendamento su quella panchina tra lo stesso allenatore di Fusignano e Fabio Capello.

In questo turno infrasettimanale, valido come undicesima giornata del campionato, non sono previsti scontri diretti tra le squadre presenti nelle prime posizioni in classifica. Tra sabato e domenica, invece, avranno inizio le danze: Juventus-Roma, Lazio-Napoli e Inter-Milan. Concludere un periodo denso di partite come questo con due successi garantirebbe un’iniezione di fiducia enorme per la truppa guidata da Del Neri, anche perché sarebbero ottenuti in condizioni obiettivamente difficili. Una pausa di otto giorni dalla gara contro i giallorossi la separerà - poi - dalla prossima trasferta di Genova.

Le parole del tecnico bianconero circa l’importanza per la Juventus di riuscire a sopperire all’assenza di Krasic ricordano vagamente quelle pronunciate in un passato ormai lontano da Marcello Lippi nel corso della prima esperienza sulla panchina bianconera, allorquando chiedeva alla sua squadra di diventare indipendente dal talento di Roberto Baggio. Altri tempi, altri giocatori, un altro calcio. A Torino c’era un giovanotto sulla rampa di lancio pronto a decollare per una carriera luminosa che si dimostrò in grado di prendere per mano quella Juventus, allontanando - di fatto - il Divin Codino da Torino.

Adesso quel ragazzino è diventato un uomo, ha appena raggiunto il traguardo dei suoi primi 36 "autunni" dopo aver trascorso una carriera a vincere su tutti i campi del mondo. Ora è diventato il collante tra la nuova Juventus e la Vecchia Signora del passato.
A 16 anni di distanza da quei momenti, continua ad essere decisivo. Quanto e più di prima.
Tanti auguri, Capitano.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

domenica 7 novembre 2010

La corsa della Juventus riparte dal Cesena

"Questa Juventus ha dimostrato di avere sette vite. Abbiamo fiducia, voglia di lavorare, ci saranno momenti non semplici ma l'atteggiamento, lo spirito è quello della Juve ed è quello che interessa a me".
Luigi Del Neri pronunciò queste parole sabato 30 ottobre, nell’immediato dopo partita tra i bianconeri e il Milan. Più che un doveroso riconoscimento a quanto mostrato in campo dai suoi giocatori, sembrava un presagio di quello che avrebbe atteso la Vecchia Signora da quel momento in poi.

E’ trascorsa poco più di una settimana dalla vittoriosa trasferta di San Siro, ma sembra sia passato molto più tempo. Quello che è certo, è che si sono accumulate altre indisposizioni nella rosa a disposizione del tecnico di Aquileia.
Martinez e De Ceglie contro il Milan, Manninger il giorno precedente quella gara, Krasic e Legrottaglie nel successivo impegno in Europa League con il Salisburgo: ad ogni incontro che si presenta lungo il cammino della Juventus, la squadra perde pezzi importanti.

Dei quindici punti accumulati in questa stagione, la Vecchia Signora ne ha raccolti poco meno della metà nelle gare disputate allo stadio "Olimpico" (sette). In una partita casalinga apparentemente semplice, contro una formazione come quella romagnola che negli ultimi sei incontri ne ha persi cinque e pareggiato uno (al "Dino Manuzzi" contro il Parma, 1-1 il 17 ottobre), la Juventus deve cercare assolutamente di conquistare altri tre punti, indispensabili per continuare la rincorsa alle primissime posizioni, avvicinarsi ulteriormente all’Inter (bloccata ieri sera sull’1-1 in casa dal Brescia di Iachini) e non perdere contatto con il Milan e la capolista Lazio di Reja, che nella giornata odierna disputerà il derby contro la Roma.

In un momento particolarmente delicato come questo, nel quale una sosta permetterebbe a chi gioca con maggiore continuità di rifiatare, il numero delle partite da disputare non consente pause e distrazioni: mercoledì la Vecchia Signora sarà nuovamente in campo nel turno infrasettimanale di campionato contro il Brescia, mentre sabato prossimo ospiterà proprio i giallorossi di Claudio Ranieri a Torino. Poi, finalmente, complice la momentanea interruzione dell’Europa League (si riprenderà il 1° dicembre, la Juventus giocherà in Polonia contro il Lech Poznan), i prossimi incontri verranno disputati a distanza di una settimana uno dall’altro.

Fuori Colucci e Caserta, anche il Cesena ha qualche problema di formazione a centrocampo, laddove la Juventus ha perso la sua stella più luminosa, Krasic, proprio nella giornata in cui alcune glorie del passato bianconero calcheranno per pochi istanti il prato verde dell’Olimpico per un prepartita all’insegna dei festeggiamenti che i tifosi riserveranno ad alcuni dei 50 campioni scelti nella campagna "Accendi una stella". Tra gli assenti, spicca il nome di Zbigniew Boniek. E non è un caso.

Così come non doveva essere un caso l’assenza di Gianluigi Buffon al rituale della foto ufficiale della squadra, ma ha finito col diventarlo. Se la successiva giustificazione addotta (si trovava in Svizzera a ritirare un premio) è sembrata plausibile, dalle parole di Del Neri (da una parte) e di Silvano Martina (agente del giocatore, dall’altra) si può intuire come il rapporto tra il club e il portiere, in questo particolare momento, è più nero che bianco.

Fuori (anche) Amauri febbricitante, farà il suo ritorno sul campo Fabio Grosso (giocò l’ultima partita con la Juventus a metà luglio, nell’amichevole estiva contro l’Amburgo).
Seguendo il tracciato della linea verde voluta della società e per far fronte alla impressionante lista di indisponibili, oggi ci sarà il debutto di Frederik Sorensen, difensore danese prelevato dal Lyngby e attualmente in forza nella Primavera allenata da Giovanni Bucaro, dopo le apparizioni dello scorso giovedì di Liviero, Buchel e Giannetti e l’esordio dal primo minuto di Giandonato (che aveva già giocato con Zaccheroni il 6 febbraio scorso a Livorno, entrando in prossimità della fine dell’incontro).

Dalle formazioni giovanili al salto in prima squadra: negli ultimi anni l’unico giocatore in grado di reggerne l’urto, confermandosi nel tempo come un elemento di forza della Juventus, è stato il solo Claudio Marchisio. Dirottato Giovinco a Parma e con De Ceglie che stava iniziando proprio in questo periodo a ritagliarsi uno spazio importante (prima di infortunarsi), la Vecchia Signora - dovendo fare di necessità virtù - cercherà di trovare valide alternative agli acquisti di giocatori prelevati da altri club proprio con l’impiego dei suoi ragazzi più giovani, nella speranza di poter allacciare un contatto tra la squadra maggiore e quella minore che - negli ultimi anni - non ha portato gli effetti sperati.

In un centrocampo orfano di Krasic (e Martinez) e dove il "jolly" Pepe si stabilirà sulla fascia destra, riprenderanno le loro posizioni Aquilani e Felipe Melo: il primo era assente giovedì in Europa League in quanto (temporaneamente) inutilizzabile in quella manifestazione, il secondo perché vittima di un affaticamento muscolare.

"La mia Juventus si esalta nelle difficoltà, questo posso garantirlo sempre".
Così parlò Del Neri prima dell’incontro col Salisburgo. Dove la squadra non andò oltre un pareggio senza reti. Né fatte, ma neanche subite. Nonostante la contemporanea presenza di tre ragazzi provenienti dalla Primavera in campo. Ad oggi, questo è il bicchiere "mezzo pieno" dell’allenatore bianconero.
Che ora va riempito con tre punti.

Probabili formazioni:
Juventus (4-4-2): Storari; Motta, Bonucci, Sorensen, Grosso; Pepe, Melo, Aquilani, Marchisio; Quagliarella, Del Piero.
A disposizione: Costantino, Camilleri, Salihamidzic, Sissoko, Iaquinta, Lanzafame, Giannetti.

Cesena (4-3-2-1): Antonioli; Ceccarelli, Von Bergen, Benalouane, Lauro; Schelotto, Appiah, Parolo; Jimenez, Giaccherini; Bogdani.
A disposizione: Cavalieri, Pellegrino, Fatic, Nagatomo, Gorobsov, Piangerelli, Rodriguez.

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domenica 24 ottobre 2010

A pochi minuti dalla gara col Bologna...


Fuori la Juventus formato Europa League, dentro quella di campionato, la squadra capace di vincere e convincere contro il Lecce domenica scorsa e che adesso ha il dovere di continuare il percorso intrapreso nelle ultime gare disputate in serie A.

Krasic, Felipe Melo, Aquilani e Marchisio: sono loro il tesoro della Vecchia Signora, i quattro giocatori che - posizionati nella linea mediana della squadra di Del Neri - garantiscono quantità, qualità, protezione alla difesa e aiuto al reparto offensivo.

Togli uno o più elementi in quel settore del campo, ed ecco che si spegne la luce e tornano i fantasmi del recente passato. Quelli che ti mostrano una Juventus sì muscolare ma con poca classe, che corre (a volte ancora a vuoto) e non inventa, che non riesce a coprire tutti gli spazi e ad "aggredire" con lo spirito giusto gli avversari.

Sono poche le squadre che possono beneficiare di un centrocampo simile, in grado - anche - di mascherare e nascondere nel rettangolo di gioco quelle lacune che si erano già (intra)viste al termine della scorsa sessione di calciomercato estivo.

Salvo ripensamenti dell’ultimo minuto giocheranno nuovamente tutti e quattro, a Bologna, nonostante il pensiero della diffida (con il conseguente rischio squalifica, nel caso di un’ammonizione comminata nella gara odierna) che agita i pensieri di Marchisio e dell’ambiente bianconero.

Ma Del Neri, su questo punto, è stato chiaro: "la diffida non incide affatto perché per me, ora, la partita più importante è quella contro il Bologna. Al resto penserò a tempo debito".
Il riferimento, ovvio, è al prossimo impegno esterno della Vecchia Signora, quello che la vedrà impegnata sabato 30 ottobre a San Siro contro il Milan nell’anticipo serale della nona giornata di campionato.

Senza l’infortunio occorso a Grygera durante la partita col Salisburgo (sarà Motta a sostituirlo), la squadra che scenderà in campo oggi allo stadio "Renato Dall'Ara" di Bologna sarebbe potuta essere esattamente la stessa che conquistò i tre punti domenica scorsa contro il Lecce. Quella che poi vide l’ingresso di Del Piero soltanto a partita in corso, in una gara dove poi non mancò di lasciare il suo segno (realizzò la rete numero 178 in serie A con la maglia della Juventus).

La Vecchia Signora dovrà affrontare ancora 13 gare (comprese quelle di Europa League) da oggi sino alla sosta prevista per il periodo natalizio, in questo ultimo tour de force del 2010.
Con un occhio (naturalmente) di riguardo verso il campionato, si è deciso di limitare comunque il turnover, per non perdere di vista la strada più sicura, quella che regala qualche garanzia e sulla quale continuare a lavorare in vista della ripresa del calciomercato invernale.

Dove, con l’acquisto mirato di qualche nuovo elemento, si cercherà di consentire a Del Neri di puntare ad un qualcosa di più di una semplice continuità: "Ora serve continuità. Basta alti e bassi, basta incertezze".
Così si è espresso ieri l’allenatore bianconero nella consueta conferenza stampa della vigilia.

Su sedici reti segnate dalla Juventus in questo campionato, sette sono arrivate proprio dai quattro centrocampisti titolari: Marchisio (2), Krasic (3), Felipe Melo (1) e Aquilani (1).
E’ in quel settore che si vincono (e si perdono) le partite. Ed è da lì che è partita la (ri)costruzione della Vecchia Signora. Nel corso della passata, terribile stagione, le gare dei bianconeri erano spesso precedute da dubbi e incertezze sul modulo più adatto da utilizzare visti i giocatori in rosa, con la presenza di quel Diego che sembrava "imporre" l’utilizzo del centrocampo a "rombo" (4-3-1-2) piuttosto di quello a "trapezio" (4-2-3-1).

Se è vero come è vero che la scorsa stagione più che ricordata deve essere semplicemente dimenticata, già da questi primi mesi si può notare una mano sicura dietro la predisposizione in campo e l’atteggiamento mostrato a gara in corso dalla Juventus.
Tanto è vero che più che parlare del classico 4-4-2 di Del Neri, ora si discorre sulla qualità (mista alla quantità) di quattro giocatori dei quali l’allenatore ha capito la possibile convivenza. E produttività.

Da qui, da dove ora iniziano a crescere le prime certezze, riparte la Juventus verso il suo unico e vero obiettivo stagionale: tornare ad essere se stessa.

PROBABILI FORMAZIONI:
Bologna (4-1-4-1): Viviano; Garics, Portanova, Britos,Cherubin; Radovanovic; Buscé, Ekdal, Mudingayi, Paponi; Di Vaio.
A disposizione: Lupatelli, Moras, Rubin, Casarini, Mutarelli, Ramirez, Gimenez.

Juventus (4-4-2): Storari; Motta, Bonucci, Chiellini, De Ceglie; Krasic, Melo, Aquilani, Marchisio; Quagliarella, Amauri.
A disposizione: Manninger, Legrottaglie, Sissoko, Pepe, Martinez, Del Piero, Iaquinta.

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domenica 12 settembre 2010

Sei goals per un punto

Nonostante il calo degli abbonamenti, lo stadio Olimpico si riempie in occasione della gara con la Sampdoria. E’ l’esordio a Torino della Juventus in questo campionato, c’è curiosità per vederla dal vivo e voglia di conoscere i nuovi arrivati. Tra loro manca Aquilani, in panchina.

Del Neri ripropone esattamente l’undici iniziale della sconfitta di Bari. Di Carlo è costretto a rinunciare a Pazzini e Guberti, ma preferisce non cambiare il modulo utilizzato nelle sue prime gare a Genova: 4-3-1-2, con Koman dietro le due punte Pozzi e Cassano. Proprio il barese si sistema largo sulla sinistra, guidando, da quella posizione, tutte le manovre blucerchiate.

La Juventus è lenta, macchinosa; la Sampdoria pungente. Proprio sui piedi di Cassano capita la prima vera occasione della gara: cross di Semioli, appoggio di Dessena, l’attaccante “schiaccia” la palla d’esterno senza creare pericoli. Del Piero risponde poco dopo, dribblando avversari e ignorando Quagliarella, libero, per concludere la propria azione con un tiro fuori porta.

Ma è la Sampdoria ad essere più pericolosa, grazie alle invenzioni del barese e ad un’ingenuità di Felipe Melo, che scivola a centrocampo, perdendo palla, e lasciando lo spazio a Palombo per lanciare Pozzi in profondità: fermato da Storari quando ormai erano uno di fronte all’altro. Situazione simile e identico risultato, con Cassano protagonista, qualche minuto dopo.

Krasic è isolato sulla destra (tranne qualche minuto in cui ha fatto inversione di fascia con Pepe), Marchisio è avulso dal gioco. Il centrocampo bianconero, nonostante la superiorità numerica e il disagio di Koman nel ricoprire il ruolo di Guberti, soffre. Appare naturale l’arrivo del primo goal della Sampdoria, con il solito Cassano a smistare dalla fascia sinistra al centro, dove Pozzi tira a botta sicura: 1-0.
I fantasmi del recente passato, primi avversari della nuova Juventus di Del Neri, sembrano tornare. E’ Marchisio, dopo aver ricevuto un assist di testa di Krasic, ad allontanarli: botta (rabbiosa) di destro, e pareggio.

Chi era rimasto alla periferia della partita, ora entra in gioco: a inizio ripresa, su cross dello stesso serbo, segna Pepe (azione confusa sulla linea di porta) dopo un “quasi” autogoal di Gastaldello. Cresce la Juventus, grazie anche alle incursioni di Krasic. Ma è Cassano, sempre lui, a dettare, questa volta, un passaggio di ritorno a Palombo: tiro ad occhi chiusi e 2-2. Dopo aver rimontato e superato la Sampdoria, ora sono i bianconeri a farsi raggiungere.

Inizia la girandola delle sostituzioni, e visto che le fasce difensive della Juventus sono il suo punto debole, mentre Cassano continua a maramaldeggiare dalle parti di Motta, Di Carlo inserisce Marilungo, che fa altrettanto con De Ceglie sull’altro lato. Accerchiati, i bianconeri si ritraggono. Giusto il tempo di segnare con Quagliarella (ribattuta sotto porta su palo di Pepe), che Pozzi - ancora lui - infila di testa il 3-3 finale. Poi, solo un tentativo, verso il termine della gara, di Iaquinta (subentrato a Krasic), sventato da Curci.

Esattamente ventotto anni fa, il 12 settembre 1982, la Juventus perdeva per l’ultima volta la partita di apertura del campionato, prima della recente sconfitta di Bari. Capitò proprio contro la Sampdoria, a Genova, dove la rete segnata da Mauro Ferroni regalò l’1-0 ai blucerchiati. Si trattò dell’unica marcatura di tutta la carriera del difensore in serie A. Quella gara bagnò l’esordio in Italia Michel Platini.
Undici anni dopo, nello stesso giorno, toccò a Del Piero, a Torino, contro il Foggia.

Questo 12 settembre, molto probabilmente, non passerà alla storia. C’è stato l’esordio in bianconero di Aquilani, talmente breve da ricordarne soltanto il numero di maglia. Quattro goals subiti nelle prime due partite di campionato, un punto su sei disponibili. Si ricominciava da zero, sotto tutti i punti di vista. Un pareggio ha spostato di poco la valutazione di questa squadra: tanto era un cantiere prima, in fase di calciomercato estivo, quanto lo è adesso, che il campionato è ormai iniziato.

Si giocherà nuovamente giovedì sera, in Europa League, sempre all’Olimpico, contro il Lech Poznan. Per poi andare a Udine domenica prossima. Ci sarà da soffrire: questa squadra ancora non ha un’identità, e non offre garanzie. In campionato qualche risultato imprevisto simile a quelli degli anticipi di ieri sera del Milan e della Roma potrebbero permetterle di rimanere agganciata al treno delle prime. Ma si tratta di casualità: poi inizieranno a vincere.
Sarebbe l’ora che iniziasse a farlo anche la Juventus.

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mercoledì 25 agosto 2010

La Juventus a Villar Perosa: quest'anno è stato diverso...


Una volta l'appuntamento estivo a Villar Perosa era particolarmente gradito ai tifosi juventini: in molti accorrevano nella località piemontese per assistere alla passerella dei giocatori bianconeri nel campo di casa Agnelli, sotto gli occhi di Gianni e Umberto. Venivano studiati i "nuovi" acquisti e salutati i "vecchi". Una frase dell'Avvocato, in quell'occasione, si sapeva già che sarebbe entrata nella storia giornalistica di questo sport prima ancora che iniziasse a pronunciarla.

Col tempo ha finito col perdere un pò del suo fascino, incastrato tra una miriade di amichevoli di lusso e triangolari di prestigio (con relativi "ritorni" economici): il calcio estivo, poco alla volta, invase le televisioni quanto (e forse più) di quello "invernale". Si discusse anche della convenienza di continuare questa tradizione.

Negli ultimi anni, senza gli Agnelli e caduta (fatta cadere) la Triade, è venuta a mancare anche "la" Juventus. Dovevano bastarne cinque, a partire dal 2006, per farla rinascere e tornare ad essere competitiva ad altissimi livelli. Ne sono stati sufficienti quattro per affondarla.
La serie A, nel frattempo, ha perso il suo fascino; il calcio sotto l’ombrellone - tranne qualche eccezione - è diventato un piacere per pochi: per un "Trofeo Luigi Berlusconi" che da criptato torna in chiaro, ci sono moltissime altre amichevoli che ora si possono vedere solo a pagamento.

La prima partitella estiva in famiglia della Vecchia Signora del nuovo corso di un Agnelli, Andrea, non poteva passare inosservata. Krasic che si paga un aereo privato pur di non mancare all'appuntamento con l’esordio (in allenamento) con la maglia bianconera; lo stesso Presidente e John Elkann che rispondono per le rime alle (allucinanti) esternazioni di Massimo Moratti; da un momento all'altro si materializza il figlio di Antonio Giraudo, Michele, immortalato mentre abbraccia Andrea e stringe la mano al cugino; Diego viene acclamato dai tifosi bianconeri negli stessi momenti in cui circola sempre più insistente la voce della sua cessione al Wolfsburg, così come Trezeguet che viene dato - all’improvviso - per sicuro partente; dal nulla spunta fuori una trattativa in via di definizione con Di Natale che nessuno si aspettava.

Quante altre volte è capitato che nel giorno della classica "sgambata" di Villar Perosa accadessero così tanti fatti di una certa rilevanza in contemporanea?
Nel prossimo futuro, almeno, non si potrà dirà che anche quest’anno si è trattato della solita giornata all’insegna dei ricordi. Ma per iniziare a scrivere nuove pagine di una storia ferma dal 2006, questo può essere considerato soltanto un piccolo passo. Se in avanti, poi, lo si potrà vedere soltanto in un secondo momento.

Domani ci sarà il ritorno dello spareggio per accedere all’Europa League contro lo Sturm Graz. Non ne parla quasi nessuno: il goal decisivo di Amauri nel corso della gara di andata è riuscito ad evitare un pericoloso carico di tensioni in vista del ritorno a Torino. Ci sono già troppi fantasmi da scacciare: vincere aiuta a vincere (Del Piero dixit). E questa squadra, per ritrovare se stessa, ha necessità di riprendere a farlo il più presto possibile. Oltre ad una buona dose di giocatori di qualità da inserire nella rosa: con Krasic e Aquilani ci si è mossi in questa direzione. Ma si può - e si deve - fare di più.

Da "Twitter" a "Facebook": alcuni giocatori manifestano i loro stati d'animo al mondo intero utilizzando gli strumenti che la questa epoca mette a loro disposizione. Proprio come fossero ragazzi qualsiasi. A volte, andando un pò al di sopra delle righe, tirando in ballo argomenti che - data la loro delicatezza, visto che si parla anche della loro professione - meriterebbero una maggiore riservatezza.
Campioni si nasce o si diventa? La maggior parte di loro (mediamente) ha una quindicina di anni per dimostrarlo sui campi di gioco, in Italia e all'estero.
Per comportarsi da persone serie, invece, non è necessario aspettare tutto questo tempo.

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giovedì 12 agosto 2010

In mezzo al campo via Poulsen dentro la qualità?


Xabi Alonso, Aquilani, Stankovic o Poulsen?
Christian Poulsen, naturalmente.

Serviva un regista, a quella Juventus targata Ranieri che al suo secondo anno in bianconero puntava a migliorarsi rispetto a quanto fatto nella stagione appena conclusa. Quella del ritorno in serie A e di un terzo posto, tutto sommato, positivo. Considerando le difficoltà iniziali nel coniugare quelli che - in realtà - erano gli obiettivi societari, quanto il campo poteva dire (e smentire) e le aspettative dei tifosi, impazienti di tornare ad ammirare la "loro" Juventus e di poter guardare, nuovamente, tutte le altre squadre dall'alto verso il basso. Proprio a centrocampo, laddove "si vincono le partite", si era deciso - in precedenza - di puntare sull'accoppiata Almiron-Tiago. Il tempo ed i fatti stabilirono che "di due non ne facevano uno".

La scelta cadde - quindi - sul giocatore danese, per un campionato che vide sì un avanzamento in classifica (2° posto), ma anche un esonero dell'allenatore a due giornate dalla fine. In onore ad un "progetto" societario che prevedeva una partecipazione comune di tutti nel momento delle decisioni importanti, ma un unico colpevole in caso di fallimento: l'allenatore.

Su Xabi Alonso, nell'estate del 2008, si scrisse (e si disse) di tutto e di più: troppo costoso e "lento", mentre i sostenitori bianconeri lo aspettavano a braccia aperte non se ne fece nulla. E ora? Gioca nel Real Madrid (via Liverpool) e si è appena laureato campione del mondo con la Spagna.

Di Aquilani "più se ne parlava, meno si faceva": eterna promessa (incompiuta) del calcio italiano, accostato ogni estate alla Juventus, il suo acquisto pareva impossibile. "Romano de Roma", come Totti e De Rossi: e chi sarebbe mai riuscito a portarlo via dalla capitale?
Il Liverpool, ovviamente. Tanto per cambiare.

Dai Reds arrivò, invece, Sissoko: panchinaro di lusso in Inghilterra, divenne in poco tempo un punto di forza di una Juventus che vedeva l'Inter sempre più lontana (in campionato e in prospettiva) e che iniziava a diventare l'ombra di se stessa. Di quella grandiosa squadra che era stata, e che difficilmente sarebbe tornata ad essere a breve. Non era un regista, il maliano, però - in mezzo al campo - serviva. Eccome.

Stankovic? In passato, da giocatore della Lazio, scelse l'Inter proprio al posto della Juventus, quando Lei era ancora una Vecchia Signora. Vinse, in quel di Milano: a tavolino e in campo. E poi cantò. Usando (anche) le parole sbagliate. E i tifosi, a cui la memoria certo non manca, nel momento di un suo possibile acquisto non dimenticarono. Se non fu un rifiuto "totale", da parte loro, poco ci mancò.

Il giocatore, adesso, è ancora a Milano, convinto di avere conquistato cinque scudetti di fila. Indossa una maglietta con uno stellone che - quando la giustizia sportiva smetterà di andare alla velocità di una Safety Car e (ri)prenderà il suo percorso - dovrebbe diventare un quadrifoglio. Quattro e non cinque.
Così come ventinove e non ventisette. O ventisettepiùdueasterischi.

Serve un uomo d’ordine in mezzo al campo, a questa Juventus. Di Sissoko si è già detto, Marchisio ha altre caratteristiche. Importanti, ma diverse. Krasic? Gioca sulla fascia, comunque niente illusioni: Abete a parte, non è Nedved. Altrimenti non si starebbe qui ad aspettare Dzeko come unico calciatore extracomunitario tesserabile.

Chi rimane, poi, nella zona centrale? Felipe Melo. Se in questi ultimi giorni di mercato e nei suoi primi allenamenti con Del Neri la testa risponderà ai comandi (e non ai "colpi") giusti, una sua conferma è ancora possibile. Verticalizzazioni simili a quella ammirata in occasione dell'assist a Robinho nella gara contro l'Olanda nel corso del mondiale sudafricano potrebbero tornare utili. Molto meno lo sarebbero le passeggiate simili a quella fatta su Robben (a terra, dopo un fallo) nel corso dello stesso incontro.

Ma il brasiliano ha altri compiti, così come Poulsen. Non è colpa del primo se il suo cartellino è stato pagato uno sproposito, così come del secondo se gli fu offerto uno stipendio (per lui) da capogiro. E se venne scelto al posto di altri.

Adesso si è voltata pagina. Fuori dal campo (in società) era tutto da cambiare. Nella rosa, qualche dubbio rimane. In mezzo al campo continua a mancare la qualità. E non solo lì: a livello generale, senza Diego ce ne sarà ancora meno.

La cessione del danese ha rappresentato, in termini strettamente economici, un'operazione comunque positiva. La speranza è quella che il giocatore che arriverà al suo posto possa avere quelle caratteristiche di cui la Juventus ha bisogno da tempo.
A proposito: è stato venduto al Liverpool. Naturalmente.

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