"Buffetto" o "schiaffetto"? Erano rimaste così, Juventus e Milan, dopo la gara d’andata delle semifinali di coppa Italia giocata lo scorso mercoledì allo stadio "San Siro".
La disputa tra i due club, ormai, si è allargata al di fuori dei campi di calcio, dato che è diventata troppo alta la posta in palio per rimanere circoscritta al solo rettangolo verde.
Per rinfrescare la memoria basta tornare indietro nel tempo sino agli istanti immediatamente successivi la conclusione della partita in questione: Zlatan Ibrahimovic si avvicina a Storari, portiere bianconero di coppa, per discutere animatamente su un pallone toccato – a suo modo di dire - dall’estremo difensore juventino, il quale – invece – qualche minuto prima aveva negato il fatto di fronte all’arbitro; dalla mancata concessione del corner era cominciata a maturare e crescere l’ira dello svedese, culminata con l’ormai consueto utilizzo delle mani per portare avanti le proprie ragioni (e intenzioni) laddove non è in grado di sostenerle con la forza delle parole.
Se sulla deviazione di Storari si poteva argomentare in termini squisitamente tecnici, sul dito dell’attaccante rossonero appoggiato sulla guancia del portiere ne è nato un caso diplomatico: dalle proteste di Chiellini davanti alle telecamere, alla successiva difesa d’ufficio della punta ad opera di Galliani e Ambrosini, il successo della Juventus “di riserva” è finito col passare in secondo piano. Grazie a quello, adesso Madama è diventata la favorita d’obbligo per l’accesso alla finale della manifestazione.
Sino alla scorsa domenica proprio la parola “favorita” rappresentava il principale oggetto del contendere tra le due società: da Torino a Milano, così come da Milano a Torino, il ruolo di candidato alla vittoria dello scudetto rimbalzava da una città all’altra, al pari di una patata bollente che nessuno voleva tenere in mano per la paura di scottarsi.
Nella giornata di campionato numero ventidue, la scorsa, quella del ritorno all’antica con la contemporaneità delle gare alle 15.00 della domenica pomeriggio, sono esplose definitivamente le polemiche: Ibrahimovic tira uno schiaffo al napoletano Aronica (cui fa seguito un suo buffetto a Nocerino) lasciando in dieci i rossoneri dopo essere stato espulso dall’arbitro Rizzoli; la Juventus, dal canto suo, protesta per un evidente tocco di braccio del senese Vergassola non ravvisato da Peruzzo, che in quel momento – peraltro non aiutato dai propri collaboratori – stava guardando in un’altra direzione.
Giuseppe Marotta dà il via ad un botta e risposta a distanza con Stefano Braschi, designatore degli arbitri, mentre lo svedese si prende tre giornate di squalifica da Tosel, il giudice sportivo, dimostrando appieno la sua recidività in materia: lo scorso anno ne aveva accumulate altrettante in occasione di Milan – Bari (13 marzo 2011, diventate poi due con lo “sconto di pena”) e di Fiorentina – Milan (10 aprile 2011).
Alla vigilia della recente gara di coppa Italia Massimiliano Allegri aveva preso le distanze dalle proteste juventine (“Si parla tanto di aiutare gli arbitri e invece alla prima decisione sfavorevole si solleva un polverone: più sereni li lasciamo e meglio è”), mentre Antonio Conte ha manifestato stima e rispetto verso il collega milanista mettendo da parte le punzecchiature quotidiane (“In coppa gli episodi e la fortuna possono fare la differenza, e così credo che noi e il Milan abbiamo le stesse possibilità di qualificarci per la finale”).
Terminati i novanta minuti di gioco sono invece continuate le discussioni: Marotta ha preso le difese di Chiellini (“è un professionista serio, un uomo di grandi principi e valori”) e Allegri ha fatto altrettanto con il suo operato (“In questo periodo veniamo puniti al primo errore”). In aggiunta, il tecnico rossonero aveva lanciato un messaggio alla diretta rivale: “Sento dire che loro avrebbero più rabbia di noi. Non è vero, nel cercare il risultato ne ha più il Milan”.
Sotto di un goal a Udine nell’anticipo della ventitreesima giornata di serie A, il Diavolo ha avuto la forza di rimontare e vincere laddove nessuno, in questa stagione, era ancora riuscito. Oltretutto, senza l’apporto di Ibrahimovic. La risposta della Juventus inevitabilmente si farà attendere: anche la sua gara di Bologna, così come la precedente in Emilia-Romagna col Parma, è stata rinviata a causa delle copiose nevicate di questo periodo.
Proprio da Parma, condizioni metereologiche permettendo, riprenderà il cammino della Vecchia Signora. Favorita o meno per lo scudetto, se vorrà continuare a sognare non dovrà più sbagliare un colpo.
Articolo pubblicato su
La disputa tra i due club, ormai, si è allargata al di fuori dei campi di calcio, dato che è diventata troppo alta la posta in palio per rimanere circoscritta al solo rettangolo verde.
Per rinfrescare la memoria basta tornare indietro nel tempo sino agli istanti immediatamente successivi la conclusione della partita in questione: Zlatan Ibrahimovic si avvicina a Storari, portiere bianconero di coppa, per discutere animatamente su un pallone toccato – a suo modo di dire - dall’estremo difensore juventino, il quale – invece – qualche minuto prima aveva negato il fatto di fronte all’arbitro; dalla mancata concessione del corner era cominciata a maturare e crescere l’ira dello svedese, culminata con l’ormai consueto utilizzo delle mani per portare avanti le proprie ragioni (e intenzioni) laddove non è in grado di sostenerle con la forza delle parole.
Se sulla deviazione di Storari si poteva argomentare in termini squisitamente tecnici, sul dito dell’attaccante rossonero appoggiato sulla guancia del portiere ne è nato un caso diplomatico: dalle proteste di Chiellini davanti alle telecamere, alla successiva difesa d’ufficio della punta ad opera di Galliani e Ambrosini, il successo della Juventus “di riserva” è finito col passare in secondo piano. Grazie a quello, adesso Madama è diventata la favorita d’obbligo per l’accesso alla finale della manifestazione.
Sino alla scorsa domenica proprio la parola “favorita” rappresentava il principale oggetto del contendere tra le due società: da Torino a Milano, così come da Milano a Torino, il ruolo di candidato alla vittoria dello scudetto rimbalzava da una città all’altra, al pari di una patata bollente che nessuno voleva tenere in mano per la paura di scottarsi.
Nella giornata di campionato numero ventidue, la scorsa, quella del ritorno all’antica con la contemporaneità delle gare alle 15.00 della domenica pomeriggio, sono esplose definitivamente le polemiche: Ibrahimovic tira uno schiaffo al napoletano Aronica (cui fa seguito un suo buffetto a Nocerino) lasciando in dieci i rossoneri dopo essere stato espulso dall’arbitro Rizzoli; la Juventus, dal canto suo, protesta per un evidente tocco di braccio del senese Vergassola non ravvisato da Peruzzo, che in quel momento – peraltro non aiutato dai propri collaboratori – stava guardando in un’altra direzione.
Giuseppe Marotta dà il via ad un botta e risposta a distanza con Stefano Braschi, designatore degli arbitri, mentre lo svedese si prende tre giornate di squalifica da Tosel, il giudice sportivo, dimostrando appieno la sua recidività in materia: lo scorso anno ne aveva accumulate altrettante in occasione di Milan – Bari (13 marzo 2011, diventate poi due con lo “sconto di pena”) e di Fiorentina – Milan (10 aprile 2011).
Alla vigilia della recente gara di coppa Italia Massimiliano Allegri aveva preso le distanze dalle proteste juventine (“Si parla tanto di aiutare gli arbitri e invece alla prima decisione sfavorevole si solleva un polverone: più sereni li lasciamo e meglio è”), mentre Antonio Conte ha manifestato stima e rispetto verso il collega milanista mettendo da parte le punzecchiature quotidiane (“In coppa gli episodi e la fortuna possono fare la differenza, e così credo che noi e il Milan abbiamo le stesse possibilità di qualificarci per la finale”).
Terminati i novanta minuti di gioco sono invece continuate le discussioni: Marotta ha preso le difese di Chiellini (“è un professionista serio, un uomo di grandi principi e valori”) e Allegri ha fatto altrettanto con il suo operato (“In questo periodo veniamo puniti al primo errore”). In aggiunta, il tecnico rossonero aveva lanciato un messaggio alla diretta rivale: “Sento dire che loro avrebbero più rabbia di noi. Non è vero, nel cercare il risultato ne ha più il Milan”.
Sotto di un goal a Udine nell’anticipo della ventitreesima giornata di serie A, il Diavolo ha avuto la forza di rimontare e vincere laddove nessuno, in questa stagione, era ancora riuscito. Oltretutto, senza l’apporto di Ibrahimovic. La risposta della Juventus inevitabilmente si farà attendere: anche la sua gara di Bologna, così come la precedente in Emilia-Romagna col Parma, è stata rinviata a causa delle copiose nevicate di questo periodo.
Proprio da Parma, condizioni metereologiche permettendo, riprenderà il cammino della Vecchia Signora. Favorita o meno per lo scudetto, se vorrà continuare a sognare non dovrà più sbagliare un colpo.
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3 commenti:
Una squadra di macellai aiutata dagli arbitri macella l'Udinese e i suoi migliori giocatori a centrocampo. Il campionato si sa è da sempre falsato a favore dei Ladri e nulla poteva quel Milan se non azzoppavano l'Udinese con un macellaio di professione un certo Abrosini che di pallone non se ne intende ma di gambe da rompere molto.
basta rivedersi il video.
...incombe Giovinco! (almeno un golletto ce lo fa anche stavolta, ormai è sicuro)
@Pigreco san: concordo, ad Ambrosini gli arbitri concedono troppo, se non "tutto".
A maglie invertite, visto che siamo in tema, sai quanti cartellini sarebbero fioccati... ;-)
@Giuliano: parafrasando Totti, "quello" ci purga non appena ne ha l'occasione, puntuale come un orologio svizzero... :-)
Un abbraccio ad entrambi!
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