sabato 3 luglio 2010

Un altro "black out" di Felipe Melo. E adesso?


Non ci voleva. Quel fallaccio di Felipe Melo su Robben proprio non ci voleva. Una prestazione, quella del brasiliano ieri, dai due volti: bene il primo tempo, condito con un bellissimo lancio in verticale per il goal di Robinho; malissimo nella ripresa, con l’incomprensione con Julio Cesar in occasione dell’autogoal e - soprattutto - l’espulsione per il calcio al giocatore olandese a terra.

Se in occasione dell’autorete dell’1-1 (parziale) il portiere interista rivendica l’aver chiamato la palla e condivide la paternità dell’errore con il compagno, per ciò che concerne l’attimo di follìa successivo, quello ha un solo nome e cognome: Felipe Melo.

Si conclude, così, una stagione negativa per il centrocampista verdeoro, legata a doppio filo con quella della Juventus, il suo club di appartenenza. Proprio nel momento in cui la squadra bianconera si è appena ritrovata per iniziare la preparazione in vista dei preliminari dell’Europa League.
E dire che tutto era iniziato sotto ben altri auspici: nella sessione di calciomercato della scorsa estate, impegnata a cercare un regista, la Vecchia Signora (tale di nome, non di fatto) corteggiava D’Agostino, allora all’Udinese. Non riuscendo ad arrivarci, ecco il colpo di scena che non t’aspetti: 25 milioni di euro (meno Marchionni), clausola rescissoria voluta da Corvino pagata e rispettata, un altro campione che si apprestava a raggiungere Torino, sponda bianconera. Un mediano costato più di un trequartista.

Amauri non era ancora italiano, Diego era stato già acquistato e si attendeva proprio Melo per presentare ai nastri di partenza una Juventus "brasiliana" come mai in passato.
Settantacinque milioni (circa) di investimento in due anni per i tre calciatori, per una squadra che avrebbe dovuto giocare a ritmo di samba. Il "gap" con l’Inter, in Italia, sicuramente ridotto. Col tempo, chissà, il campo avrebbe potuto anche dire "annullato".
Dalla successiva cessione di Cristiano Zanetti alla Fiorentina, ecco i primi equivoci tattici manifestarsi in campo, per poi esplodere fuori dal rettangolo di gioco al presentarsi delle prime critiche.
Partito l’unico regista rimasto in rosa (quando non era alle prese con problemi muscolari), con il posizionamento di Diego come vertice alto del rombo di centrocampo, a Felipe Melo non rimaneva che rispettare gli ordini di scuderia, e piazzarsi davanti alla difesa.

La gara contro la Roma all’Olimpico (30 agosto 2009, vinse la Juve 3-1) aveva fatto sognare i tifosi bianconeri: se Diego si era espresso su livelli eccezionali (mai più rivisti), Felipe Melo gli era andato dietro, producendosi - ad incontro ormai concluso - in una cavalcata potente e devastante che gli permise di realizzare la terza marcatura, quella che chiuse definitivamente la partita.
Ma l’Olimpico di Roma fu, appunto, l’eccezione, non la regola.
Eppure Cesare Prandelli, neo CT della nazionale azzurra ed ex allenatore del brasiliano ai tempi della Fiorentina, lo aveva detto, nel corso di una intervista: "No, consigli non ne voglio dare. Vi dico però che noi l'anno scorso avevamo creato un gioco che per Melo era possibile: non è un regista, ha visione ma non abbastanza. E così avevamo creato meccanismi di gioco facendolo giocare come mezzo destro del 4-2-3-1, con movimenti delle ali che facilitavano il suo gioco".

Il "4-2-3-1", lo schema spesso adottato dal Brasile e qualche volta - nel corso della stagione appena conclusa - dalla Juventus. Il vestito che più si addice alle caratteristiche di Felipe Melo. Proprio nella sua nazionale si è sempre sentito a casa, protetto e coccolato da un allenatore - Carlos Dunga - che adesso, al pari di Marcello Lippi, si assume tutte le responsabilità di un fallimento che ha iniziato a materializzarsi al 28° del secondo tempo dell’incontro con l’Olanda, cinque minuti dopo la rete dell’1-2 segnata da Sneijder, proprio grazie all’attimo di follìa del centrocampista brasiliano. Esattamente nel momento in cui la sua nazionale avrebbe avuto necessità di raccogliere tutte le proprie forze nel disperato tentativo di un recupero in extremis per evitare l’eliminazione dai mondiali.

Lui se ne frega delle critiche. Va in vacanza, felice - poi - di tornare alla Juventus.
"Del passato non mi interessa molto, nello spogliatoio so cosa porterò. Le regole vanno rispettate in campo e fuori. Dialogo senza imposizioni, ma decido io. La base di tutto è il rispetto".
Queste sono alcune delle parole pronunciate ieri da Luigi Del Neri, durante la presentazione delle nuove divise da gioco della società bianconera. Questo è il nuovo ambiente che Felipe Melo troverà, a Torino, se prima non verrà ceduto (a quale prezzo?) a qualche altra squadra.
Potrebbe durare, sì. Ma quanto?

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com

6 commenti:

JUVE 90 ha detto...

Non ci voleva quel'espulsione, non ci voleva proprio. Aveva fatto un primo tempo perfetto ed ero convinto che si sarebbe rivalutato, invece così chi lo prende più? Nessuno.
A questo punto penso che se dobbiamo svenderlo tanto vale tenerlo un altro anno

Thomas ha detto...

La situazione diventa sempre più difficile.
O credono che Del Neri possa essere in grado di rivalutarlo, oppure è meglio darlo vìa.
Anche di fronte a delle minusvalenze da record.
Ora si inizierà a (intra)vedere di che pasta è fatta questa (nuova) società.
Un abbraccio, Sante ;-)

IoJuventino ha detto...

E' irrecuperabile. Si deve vendere scambiandolo con qualche buon giocatore fra Arsenal, ManUTD e Chelsea.

Giuliano ha detto...

...e se davvero prendono anche Mexes, apriti cielo! qui si rischia di finire le partite in nove...
:-(
come giocatori, in teoria, sarebbero ottimi: in teoria, appunto.

MauryTBN ha detto...

L'ho vista anche io la partita ieri, nel secondo tempo ha perso completamente la testa. Poi nel dopopartita la minaccia: "Sono pronto a tornare alla Juve...". Dovesse creare problemi Del Neri non esiterà un attimo a mandarlo in tribuna. Non si è fatto tanti scrupoli con Cassano, il re di Genova, figuriamoci se se ne fa con un giocatore inviso a tifosi e critica. Le maglie sono carine, si è visto di meglio, ma anche di molto peggio. Spero solo che la distinzione cromatica tra la prima e la seconda sia migliore che non negli anni passati, a volta c'era da cavarsi gli occhi. Tra parentesi...mi pare che tempo 3 anni, se non ricordo male, scada il contratto con la Nike. Chi ce li darà poi tutti quei soldi?

Thomas ha detto...

Scusate il ritardo nella risposta.
Week end dedicato, da sabato pomeriggio in avanti, totalmente a me stesso.
Ne avevo (più che) bisogno

@IoJuventino: è dura da vendere (tranne realizzando una paurosa minusvalenza), ed è difficilissimo da recuperare.
Quando Davids arrivò alla Juve (da “mela marcia” del Milan), io – non so per quale motivo - avevo molta fiducia in lui. Facile parlare ora, ma – al tempo – (quasi) nessuno ne era convinto.
L’amico Giovanni può testimoniare: a casa sua presi “blocchetto e penna” e gli feci vedere dove l’avrei posizionato in campo, spiegando perché, a mio modesto parere, in “quella” Juve avrebbe funzionato.
Corsa, grinta e tecnica: un giocatore fenomenale.
Su Felipe Melo, oggi, non sono più così convinto come la scorsa estate.
Per un “suo” problema di testa.

@Giuliano: infatti… Concordo: i miei dubbi su Mexes nascono (anche) per quel motivo

@MauryTBN: se tornasse Gai, problemi commerciali, nel prossimo futuro, ne dovremmo avere pochi ;-)
La maglietta non mi piace, ma concordo quando dici che si è visto anche di peggio :-)
Sono anch’io dell’idea che Del Neri non esiterebbe a mandare in tribuna Melo: il problema, però, è che per dare fiducia a lui, dovresti vendere qualcun altro (Sissoko?).
E’ questo il dramma (sportivamente parlando, of course)