giovedì 9 settembre 2010

La Juve tra vecchi progetti e nuovi rinnovamenti

"Abbiamo riportato nei tempi previsti la squadra alla massima competitività, nazionale e internazionale. In questi ultimi anni solo un'altra squadra ha fatto meglio di noi, ma con una logica economica diversa".
Era il 14 febbraio 2010, il giorno dedicato agli innamorati, quando Jean Claude Blanc pronunciò queste parole.

A (ri)leggerle ora, a distanza di mesi, verrebbe da pensare ad una Juventus finalmente alla conclusione di quel percorso di rinascita iniziato dalle ceneri del terremoto del 2006.
Invece si stava parlando di una squadra eliminata di fatto dalla Champions League, retrocessa nell’Europa League dove avrebbe ancora dovuto giocare l’andata dei sedicesimi di finale contro l’Ajax e che era riuscita ad ottenere 8 punti nelle ultime quattro giornate in serie A, dopo la recente vittoria in casa del Bologna (tanta roba, visto quello che sarebbe accaduto da quel momento in avanti).

Ciro Ferrara era stato esonerato da pochi giorni, nonostante le dichiarazioni dello stesso Blanc del 1° dicembre 2009 dopo la sconfitta esterna a Cagliari ("Ferrara non rischia nulla, sta lavorando bene e ha tutta la nostra fiducia. L'esito delle due prossime partite non cambierà nulla, andiamo avanti con il nostro progetto. Ciro ha grandi capacità ed è un gran lavoratore, ha con lui uno staff di qualità").

Al termine dello scorso campionato altre cinque squadre, assieme all’Inter, fecero meglio della Juventus.

Ci voleva pazienza, per vedere finalmente compiuta l’idea di calcio (in)sostenibile del francese.
La stessa parola usata più volte da Claudio Ranieri ai tempi della sua permanenza in bianconero. Come, ad esempio, nella dichiarazione che rilasciò in occasione del pareggio (0-0) ottenuto a Genova contro la Sampdoria nell’anticipo della 5° giornata del campionato 2008-09: "Ma se raccontassi che siamo venuti a Genova senza pensare ai tre punti non direi la verità. È andata male, pazienza, sorrideremo un'altra volta". Nella partita diventata famosa per altre affermazioni: "Non ho messo Giovinco perché avevo paura della spinta offensiva di Pieri".

Oppure in quelle pronunciate dallo stesso allenatore dopo la sconfitta interna contro la Lazio in coppa Italia, nel corso di quella stagione. Una disfatta che determinò l’uscita dei bianconeri dalla competizione: "Volevamo andare in finale, non ci siamo riusciti,...Pazienza". A cui seguirono altre frasi diventate (anch’esse) celebri: "I nostri tifosi sono il nostro popolo e il popolo è sovrano".

Non si possono imputare al nuovo Presidente Andrea Agnelli e alla sua dirigenza (tutta meno uno…) gli errori del recente passato bianconero. Su quelli, e "con" quelli, hanno dovuto lavorare in questi primi mesi. Si attendeva il termine del calciomercato estivo per stilare un bilancio dell’operato in quella sede: oltre all’unanime delusione per il mancato arrivo di (almeno) un campione sotto la Mole, la tifoseria si è "divisa" tra pessimisti, ottimisti e realisti. Consci, in larghissima maggioranza, che lo scudetto, per quest’anno, è "roba d’altri".

E’ sparita, o quasi, la parola "progetto", sostituita dal termine "rinnovamento". Che, come dice Giuseppe Marotta, "è un processo più lento rispetto a una rivoluzione". L’unico ritornello, che non cambia, è che "ci vuole pazienza".
Quella che viene chiesta ai tifosi, nuovamente. E che, ad oggi, hanno avuto in dosi massicce.

Al ritorno in serie A (dopo l’inferno della B), si decise di puntare su un centrocampo guidato da Tiago e Almiron (per finire con Cristiano Zanetti e Sissoko). Se sul portoghese non vale la pena dilungarsi, sull’argentino è giusto ricordare le sue prime parole pronunciate a Torino ("Forse non sono ancora pienamente maturo per una squadra come la Juve") per capire la differenza tra "indossare" la maglia della Juventus e "portarla": sono due cose diverse.

Nonostante gli errori della campagna acquisti, alla fine la Vecchia Signora si classificò al terzo posto. Accettato di buon grado, in larga parte, perché i tifosi avevano capito le difficoltà nelle quali si trovava ad operare la (precedente) società. La scorsa estate, invece, nel tentativo di migliorare e rendere competitiva la squadra, si finì col distruggere tutto. La gestione degli eventi in corso d’opera, poi, fecero venire alla luce le debolezze interne della dirigenza. Ma quello è un altro discorso.

Si può sbagliare, e il campo dirà - come al solito, come sempre - la verità, ma l’impressione è quella di essere tornati di nuovo "all’anno zero", più o meno come accadde nei momenti successivi al ritorno in serie A. Con qualche campione in meno e con una Vecchia Signora più simile ad una Signorina ai primi passi in attesa di diventare grande, verso la quale i tifosi devono portare pazienza. E infinito amore. Quello che non è mai mancato: l'ennesima riprova la si può avere guardando come si sta iniziando a riempire lo stadio Olimpico per la prossima gara interna con la Sampdoria di domenica.

Lo si è capito: ci vuole pazienza. Ormai si può anche smettere di dirlo. Adesso spazio alle partite, alle sette gare in poco meno di un mese. E che siano i fatti a parlare, d’ora in poi.

Ha detto bene due giorni fa David Trezeguet, uno che a Torino sarà sempre di casa: "Nel calcio il passato è importante. Nella Juve è quasi tutto".
Il problema è che, ancora, non si trova un collegamento tra tutto quello che c’era nel 2006 e la realtà odierna. Fatta eccezione per qualche giocatore.
Ma è ancora poco. Troppo poco.

Articolo pubblicato su Tutto Juve.com


Comunicazione (per gli amici): nella giornata di domani, per motivi personali, non sarò reperibile. Tornerò online sabato (sera). A presto

8 commenti:

The Creator ha detto...

Ciao Thomas,
credi davvero che la parola progetto sia stata accantonata? Permettimi di dissentire. Penso che abbassare l'eta' media fino a farla diventare la piu' giovane squadra della Serie A, diminuire il monte ingaggi, diventare la spina dorsale della nazionale del futuro, aver iniziato una "lenta evoluzione e, non ultimo, divenire tra 8 mesi l'unica squadra in Italia con uno stadio di sua proprieta' sia un bel progetto.
Si puo' discutere, forse, che si tratta della Juve e che le "lente evoluzioni" mal si sposano con il suo blasone, le sue vittorie e la fame dei suoi tifosi. Ma la stagione appena passata e' stata quasi una "Calciopoli applicata al gioco", un vero e proprio Tsunami calcistico per cui andava raso tutto al suolo e intrapreso un camino, magari si lento ma serio, progettato ed eseguito con ordine ed applicazione. Mi sembra che da questo punto di vista alla dirigenza non si possa contestare nulla. Poi va da se che sarebbe bellissimo poter sognare. Ma anche quando poi si fanno i sogni piu' belli magari ci si e'addormentati male...

Thomas ha detto...

Ciao Massimiliano ;-)
Sono in viaggio e - dal cellulare - non riuscirò ad essere prolisso
:-)
Nell'articolo non intendevo dire che si abbandova "l'idea" del progetto, ma - semplicemente - la "parola".
La sostanza non cambia.
Quello di prima era un "qualcosa" di vuoto, privo di fondamenta. Le uniche presenti, le aveva gettate la Triade.
In società sanno che alla parola "progetto" i tifosi abbinano i recenti fallimenti di Blanc, e stanno bene attenti a pronunciare quella parola.
"Rinnovamento", "evoluzione", "rivoluzione": sono termini usati come sinonimi, ma che nascondono un loro "progetto".
Che ora dovrà tramutarsi nei fatti.
Ci vorrà tempo, e "pazienza".
Un'altra parola usata e abusata. Che penso scomparirà pure lei...
Un abbraccio e buona giornata ;-)

Anonimo ha detto...

Penso che la gestione blanc- secco- bettega sia stata un vero e proprio fallimento, ma questo lo sanno tutti...le priorità della nuova società erano di :1 - ripulire lo spogliatoio
2 - assicurare un "futuro" e di conseguenza un progetto
3 - creare una squadra del tutto nuova, motivata e determinata.
certo, gli acquisti non sono fenomeni: se prendi martinez, pepe, krasic, bonucci diventi una squadra competitiva per il 4 posto, ma non ti avvicini nè all'inter, nè al milan e forse neanche alla Roma...se avessi preso, invece, Dzeko - un gerrard o un kakà (tanto x fare un esempio) allora si, avresti avuto + qualità.
Non mi fido di Del Neri penso che in Italia e nel calcio moderno il 4-4-2 come lo intende il tecnico friuliano sia passato di moda, e che non faccia vincere i campionati...vedremo...

JUVE 90 ha detto...

la frase di Ranieri sulla spinta di Pieri è storia :)
Complimenti per l'articolo che condivido. questo è l'anno zero come lo fu quello dopo la b. Forse anche più difficile perchè all'epoca c'erano i vari Nedved, del piero, Trezeguet, Camoranei e Buffon a tirare la carrozza. oggi gente così non c'è più, bisogna ripartire veramente da 0

Anonimo ha detto...

Anch'io condivido in pieno l'articolo, e sono armata di santa pazienza (e lo ero già prima dell'inizio della campagna acquisti). Perchè, come dice juve90, credo anch'io che questo sia il vero anno 0.
Dopo la b si è navigato a vista, contando proprio sui campioni citati, ora si sta ricominciando veramente daccapo.

roberta

marco99 ha detto...

L'amore resterà.. la pazienza è finita da un pezzo..

un abbraccio

Anonimo ha detto...

su di lui si può pensare tutto, ed il conrario di tutto, ma leggere queste cose fa piacere

http://www.alessandrodelpiero.com/it/news/12040

roberta

Thomas ha detto...

Eccomi di ritorno ;-)

@yashal: ciao!!!
E bentornata!
Alla Juve hanno fatto un bel “repulisti”, sotto tutti i punti di vista.
Vedere subito i risultati sarà dura, così come è sbagliato ragionare usando il motto “tanto peggio dell’anno scorso…”.
No: qui, c’è da costruire. Tanto.
Quel tanto che basta per non dover ricominciare da zero la prossima estate.
Certo che se non arrivassimo almeno quarti…
A presto ;-)

@JUVE 90 & Roberta: grazie :-)
Quanto avete scritto è quello che mi preoccupa di più: mancano i campioni.
Oppure ci sono: con quattro anni in più nella gambe e sulla carta d’identità…
Ps: grazie per la segnalazione, Roberta. Provvederò ad inserirla al più presto nel blog

@marco99: e invece dovrai averne ancora un po’…
;-)
Lunedì, al più tardi martedì, ci sentiremo al telefono
:-)

Un abbraccio a tutti