domenica 29 gennaio 2012

Dalla neve di Poznan a quella di Torino: storia di due Juventus diverse

Nei campionati di serie A, solitamente dalla prima giornata del girone di andata a quella di ritorno trascorre un periodo compreso tra i quattro e i cinque mesi di attesa.
Lo vuole la tradizione e lo indica chiaramente il calendario, indipendentemente dal numero dei club iscritti: sedici, diciotto o venti che siano.

Poi, certo, esistono le eccezioni: nella stagione 2002/03, ad esempio, si cominciò con la seconda gara (14 settembre 2002), mentre la partita d’esordio fu recuperata il 6 novembre. Al termine di quella manifestazione lo scudetto venne vinto dalla Juventus (si trattava del ventisettesimo tricolore della sua storia).

Nell’attuale campionato lo slittamento della prima giornata, con la conseguente disputa di quegli incontri a ridosso delle festività natalizie, ha partorito una situazione anomala: a distanza di poco più di trenta giorni le formazioni partecipanti si sono nuovamente ritrovate una di fronte all’altra, ovviamente a campi invertiti.

Sconfitta l’Udinese subito dopo aver completato il giro di boa, in una gara condizionata dalla presenza della neve, la neonata Juventus di Conte resta solitaria in vetta alla classifica.
Visto che la partita si è svolta a Torino è doveroso – oltretutto - sottolineare coma la nuova casa bianconera abbia retto bene al primo impatto con una serata caratterizzata dalle difficili condizioni metereologiche.
2-1 per la Vecchia Signora, quindi, in una gara decisa dalla doppietta di Matri che ha reso inutile, ai fini del risultato finale, il goal realizzato da Floro Flores.

Entrambi i marcatori di questa sfida durante la scorsa sessione del calciomercato invernale si sono trovati al centro delle operazioni di mercato di Madama: l’attuale punta della Juventus arrivò sotto la Mole per poi mettere a segno nove goals nella restante parte della stagione (la stessa cifra raggiunta in questo campionato); l’attaccante dell’Udinese, invece, venne duramente contestato dai tifosi della Vecchia Signora nel momento in cui le notizie della conclusione della trattativa con i friulani iniziarono a farsi sempre più insistenti.

Terminato l’anno tra le file del Genoa, Floro Flores trafisse Storari allo stadio “Olimpico” lo scorso 10 aprile per il momentaneo 2-1 a favore dei liguri: Matri (ancora lui) e Toni ribaltarono poi il risultato, portandolo sul 3-2 con il quale la Juventus vinse la gara. A conti fatti anche quella sua rete si rivelò ininfluente per le sorti del match.

Dal mercato di riparazione Marotta tirò fuori dal cilindro Barzagli, preso “per un tozzo di pane” (come disse una volta l’Avvocato Agnelli in merito all’acquisto di Platini) e diventato col tempo un autentico affare per Madama.
Chiusi i battenti e rinforzata la squadra, quella Juventus dovette far fronte alla quinta sconfitta rimediata da poco in campionato, guarda caso dall’Udinese, a Torino, per 2-1.

Ancora in corsa per una vittoria in coppa Italia, l’undici di Del Neri aveva già salutato l’Europa League nel freddo della Polonia, dove si decise di giocare la gara decisiva per le sorti bianconere contro il Lech Poznan nonostante la presenza di una temperatura glaciale: -11°. Nessuno accese l’impianto di riscaldamento sotterraneo e il termometro venne posizionato in una zona riparata: arrivati a -15°, il regolamento avrebbe impedito lo svolgimento del match.

Luigi Del Neri, dopo l’incontro, non si perse d’animo: “Questo è un giorno amaro, il più amaro da quando sono qui, ma la Juve è cresciuta e credo che rientrerà in Europa dalla porta principale”.
Rileggendo oggi quelle parole, più che considerarle una promessa si può pensare ad una profezia: a distanza di un anno quello è il percorso che sembra aver intrapreso la truppa di Conte.
E la neve, stavolta, lascia un bel ricordo.

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La neve e l'Udinese non fermano la Juventus

Come da più parti abbiamo sentito dire ieri sera, è molto probabile che nella maggior parte degli stadi italiani la partita Juventus – Udinese, con la bufera di neve che si è abbattuta su Torino, non si sarebbe potuta disputare. Di sicuro non si sarebbe scesi in campo a Napoli, dove addirittura non si è giocato proprio in occasione della sfida dei bianconeri con i partenopei a causa di un leggero temporale mattutino immediatamente sostituito dal sole che continuò poi a splendere per tutta la giornata sulla città campana.

Allo Juventus Stadium, invece, la partita è andata in scena, oltre ogni difficoltà compreso qualche problemino pratico (vedi motorino del telone che si è rotto); è andata in scena e, soprattutto, ciò è avvenuto in condizioni quasi ottimali, senza grandi difficoltà sia per gli atleti che per gli spettatori, nonostante la fittissima nevicata non sia mai diminuita di intensità per tutti i 90 minuti.

Lo Juventus Stadium, sì, quello stesso stadio che certe voci di corridoio dettate dall’invidia (che è veramente una brutta bestia) volevano poco sicuro perché costruito con “acciaio non conforme”. E invece, questo autentico gioiello, e con esso l’organizzazione che vi lavora dietro le quinte, sta permettendo alla Juventus di essere all’avanguardia nel panorama calcistico mondiale. E, cosa che per noi tifosi conta maggiormente, sta svolgendo un ruolo importantissimo nel primato in classifica della Vecchia Signora.

Stavolta, perciò, né la neve né l’Udinese sono riuscite a fermare Madama, non essendo riuscite ad arrestare la sua marcia come probabilmente invece ieri si sera si augurava tutta l’Italia anti-juventina. I ragazzi di Conte hanno offerto un’altra prova di grinta, coraggio, personalità e (soprattutto) organizzazione di gioco, nonché di grande reattività nel momento più difficile della gara, quando l’Udinese - grazie a quello che lo stesso Conte ha definito un “nostro omaggio” - aveva raggiunto il pareggio. In quei momenti, poi, ha rischiato di ritrovarsi addirittura in vantaggio, nonostante la gara (nel possesso palla, nelle iniziative e nelle occasioni create) fin dall’inizio fosse stata nelle mani della Juventus.

Qui arrivano le uniche critiche del Mister nei confronti dei propri ragazzi, sulla gestione della partita. Al di là dell’errore specifico, nell’occasione commesso da Vidal, quello che Antonio Conte vuole che sia migliorato è l’atteggiamento complessivo della squadra quando si è in vantaggio e la capacità di leggere meglio le situazioni, senza dover correre inutili rischi. Credo che questo e la solita difficoltà a concretizzare di più le occasioni da rete create siano gli unici due difetti, attualmente, della Juventus.

Per il resto io penso che dobbiamo essere soddisfatti: per i risultati, per l’atteggiamento generale dei ragazzi, per l’approccio mentale alle partite, per il rendimento dei singoli. A questo proposito, soprattutto di quelli che inizialmente sono partiti dietro e sui quali, in questo momento si può contare sempre di più: dopo Marrone, che a Bergamo ha dimostrato il suo talento e la sua personalità, Giaccherini (ormai una splendida realtà), Estigarribia (sempre più incisivo) e Quagliarella. Quest'ultimo, poi, anche se non è riuscito a segnare è stato autore di brillanti giocate e di almeno un paio di assist, nonché del colpo di testa da cui è nata la rete del vantaggio di Matri, dopo la respinta di Handanovic.

A proposito di portieri, la parata di Buffon sul tiro di Armero è qualcosa di veramente degno del miglior portiere degli ultimi 25 anni. Auguri Gigi, per i tuoi 34 anni da “numero uno”, come titolava lo striscione della tua Alena.


Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma

giovedì 26 gennaio 2012

What a goal!

L'unica cosa che conta è il gol.
E' inutile girarci intorno, belli i dribblings, i tacchi, i tunnels, si belli, ma l'essenza del calcio è segnare. Non importa come - di destro o di sinistro, di testa o di tacco, di abilità o di fortuna, o anche grazie ad un'autorete - basta che la palla gonfi la rete.

E non è la cornice che conta. E' la stessa cosa, sia che si giochi in cortile con i pali della porta fatti grazie agli zaini - con dentro i libri di scuola - poggiati a terra, oppure a Wembley disputando la finale di champions league, è solo quando la palla varca la linea di porta avversaria che tocchiamo, per un attimo, il cielo con un dito!

E' per questo che i gol della nostra squadra sono come figli, sono tutti belli.
E' bello il secondo gol di Marchisio al Milan, quando la palla passa in mezzo alle gambe di Abbiati. E' bello il gol di Lichtsteiner al Parma, perché è stato il primo nello Juventus Stadium. E' bello il gol di Quagliarella perchè, dopo l'infortunio, vederlo esultare fa sperare nel futuro.

E' bello quello di Estigarribia al Napoli perché ha dato la carica quando sembrava tutto perduto. E' bello il gol di Vidal al Parma perché quest'anno non vediamo tante reti con tiri da fuori area. Sono belli i gol di Chiellini e di Pepe perché i gol alla Roma e alla Lazio, per me, hanno sempre un sapore particolare. Così come è bello il gol di Marchisio all'inter, ovviamente. E' bellissimo il gol del capitano, perché la sua prima rete nel nuovo stadio non poteva che essere un "gol alla Del Piero".

Ma ce ne sono alcuni - come si usa dire di pregevole fattura - che sono più belli di altri. E questa è la mia personalissima classifica in merito, almeno per quanto riguarda il girone d'andata:
5° posto : Matri al Palermo. Il passaggio chiamato 20 mt fuori dall'area ed il tiro ad incrociare sono da manuale del calcio.
4° posto : Marchisio al Parma, con il passaggio smarcante di Pirlo a centro area ed il pallonetto in spaccata del principino
3° posto : Giaccherini all'Atalanta. Un po' come quello precedente, dove però il tocco sotto è di Marrone ed il tiro al volo del toscano.
2° posto : Matri al Siena. Una somma di gesti perfetti, il lancio di Pepe, lo stop di Giaccherini, il dribbling e passaggio finale di Vucinic.
1° posto : Vucinic al Cagliari. Ovviamente non per il tocco finale ma per tutta la splendida azione, che parte dalla nostra metà campo con la palla che dai piedi di Bonucci e con pochi tocchi veloci - Lichtsteiner, tacco di Pepe, Marchisio, di nuovo Lichtsteiner e tocco finale di Vucinic - viene depositata in rete. Che spettacolo!

Articolo pubblicato su Juvenews.net

Questo articolo è di Roberta. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Una signora in bianconero

mercoledì 25 gennaio 2012

Aspettando Godot, la Juventus ha ritrovato Pinturicchio

Era una giornata particolare. Abbiamo fatto il massimo, almeno per un tempo, proprio come lui che spesso lasciava dopo 45'. Eravamo tutti vogliosi di dare un messaggio, in qualche modo, e speriamo di esserci riusciti. L'Avvocato adesso ci guarderà da qualche parte”.

Domenica 26 gennaio 2003, stadio “Delle Alpi” di Torino, Juventus–Piacenza: alla conclusione dei novanta minuti di gioco Madama piegò gli ospiti con un secco 2-0. La prima delle due reti venne realizzata da Alessandro Del Piero, che a caldo descrisse con queste parole le emozioni vissute in quel pomeriggio all’interno di un impianto che lo stesso Gianni Agnelli, scomparso due giorni prima, non aveva mai particolarmente amato.

Vittorio Caissotti di Chiusano, l'allora presidente del club, aveva posato una maglietta bianconera sulla poltroncina che abitualmente occupava in tribuna. I tifosi lo salutarono per l'ultima volta con dolci parole scritte sugli striscioni e urlate al vento. Sul campo la sua Juventus vinse e convinse, ed il secondo goal di Nedved rappresentò soltanto la cornice intorno alla vera e propria opera d'arte dell'incontro: la prodezza di Del Piero, appunto. Il cross di Zambrotta venne spinto in porta da una carezza al volo del fantasista col tacco del piede destro. La gioia del momento si unì alla commozione generale.

"Mi ricordava Pinturicchio. Adesso è Godot", aveva confessato tempo addietro l'Avvocato parlando di lui ai giornalisti. Quella rete, in quel giorno, era il più bel saluto che il giocatore potesse riservargli, negli istanti in cui si celebrava la conclusione di un rapporto d'amore tra un uomo e la sua Signora durato una vita intera. Nel merito, va ricordata una frase comparsa su un lenzuolo appeso sulle pareti del "Delle Alpi": "81 anni di storia bianconera non si cancellano con la morte".

A nove anni esatti di distanza dalla scomparsa di Gianni Agnelli, all'interno di uno stadio che con ogni probabilità gli sarebbe piaciuto (vicino al campo, adatto alle famiglie, sempre esaurito e traboccante d'entusiasmo), Del Piero è riuscito finalmente a realizzare il suo primo goal dell’attuale stagione.

24 gennaio 2012, Juventus-Roma, quarti di finale di coppa Italia. Per rimuovere quello "0" dalla casella delle reti segnate poteva bastare uno scarabocchio, uno schizzo, un qualcosa di veloce e sbrigativo: ad artisti come lui, però, non sono concesse simili licenze. Non restava che aspettare, perché quel momento, prima o poi, sarebbe arrivato.
Forse, da qualche parte, l'Avvocato stava guardando la partita. Proprio come disse Alessandro una volta.

Comunque fosse, c'era da sbrigarsi, perché le belle abitudini non si abbandonano mai, e dopo il primo tempo c'era il rischio che potesse smettere di seguirla. Dei tre goals con i quali Madama ha sconfitto la Roma, due sono stato segnati in mezz'ora di gioco.
Il secondo è stato opera di "Pinturicchio" Del Piero: un destro a girare all'incrocio dei pali, come ai bei tempi.

Da anni non si ammirava una Juventus simile, ed era comunque strano pensare che una Signora così affascinante non fosse in grado di mettere in mostra il talento infinito del suo capitano.
In una serata per certi aspetti diversa dalle altre, è finito col tornare ad essere protagonista anche lui.

Ci fosse stato ancora l'Avvocato, si sarebbe potuto concedere una delle sue consuete battute: in fondo è pur sempre vero che col Piacenza dovette aspettare solo dieci minuti per vedere un suo gioiello, mentre con la Roma ne sono passati trenta.
In quei venti minuti, però, aspettando Godot la Juventus ha ritrovato Pinturicchio.

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Ancora le stesse sensazioni..

Nel mio ultimo post parlavo di sensazioni antiche, ormai quasi dimenticate, che tornavano finalmente a far sussultare il mio cuore. Emozioni che sanno di vittoria, di forza, e che derivano dal veder giocare questa Juventus, la Juventus di Antonio Conte, che è poi la Juventus che piace a tutti noi. Dico ciò al di là dei risultati che potrebbero arrivare o meno alla fine della stagione.

Sì perché già rendersi conto che il miglior gioco attualmente in Italia lo esprime la Vecchia Signora è una enorme soddisfazione, ma ciò che più fa ritornare la mente alla Juve del passato è veder riapparire di nuovo negli occhi degli avversari quella preoccupazione, quella paura seguita poi dalla rassegnazione che prima del 2006 era una costante per chiunque affrontasse i bianconeri. Ieri sera infatti, al di là della umana preoccupazione che resta finché non arriva il triplice fischio finale, ad un certo punto della gara ho avuto la netta sensazione - e credo l'abbiano avuta anche i romanisti - che i nostri avversari non avessero scampo.

Al momento tutto sembra funzionare alla perfezione: ogni elemento in campo svolge pienamente il proprio compito, dando la netta sensazione che i meccanismi di gioco siano perfettamente oliati. La squadra, e con essa la manovra e gli schemi, sembrano persino non risentire di assenze importanti come quelle di Marchisio, Vidal e Pepe, e tutti coloro che entrano in sostituzione non fanno sentire la mancanza dei cosiddetti titolari. Giaccherini e Estigarribia ne sono l’esempio: l’uno autore di una splendida rete arrivata dopo un inserimento in tutto simile a quelli che ormai sono caratteristica acquisita del Principino, l’altro protagonista assoluto con una prestazione che ha letteralmente annichilito Taddei. Marrone, poi, si sta inserendo con personalità negli schemi della squadra, mettendo in mostra una notevole visione di gioco.

Il punteggio finale poteva e doveva essere ancora più rotondo, ma come al solito (e questo, non mi stancherò mai di ripeterlo, è il più grosso difetto - che va risolto - di questa squadra) le troppe occasioni mancate hanno impedito ai giallorossi di subire una vera e propria umiliazione. Ma oggi, e solo per oggi, bisogna solamente gioire per aver superato il turno, per aver finalmente eliminato la Roma dopo due anni in cui accadeva il contrario e per essere approdati in semifinale di Coppa Italia.

Quindi tutto bene… se non fosse per due piccoli particolari: il primo è l’arbitraggio di Banti.

Ne parlo in questa occasione proprio perché abbiamo vinto e quindi, anche se non è mia abitudine farlo, non si potrà pensare che io stia cercando giustificazioni ad un insuccesso. A parte due rigori netti non concessi alla Juve (il primo per un fallo di mano di Heinze, il secondo per un atterramento di Borriello) ed un fuorigioco inesistente fischiato ad Estigarribia (nell’occasione l’esterno paraguayano è stato anche ammonito, reo di aver proseguito l’azione non avendo sentito il fischio del direttore di gara), quello a cui mi riferisco è soprattutto la “conduzione” generale della gara. Con questo termine abitualmente i “farsopolisti” si riempivano la bocca per spiegare le subdole modalità con cui veniva favorita la Juventus. Ai giocatori giallorossi è stato consentito, per tutto l’arco della gara, di entrare duro praticamente su ogni contrasto, senza che mai fossero puniti i loro interventi intimidatori.

Il secondo è la telecronaca dei due commentatori RAI, Gianni Cerqueti e Fulvio Collovati, coadiuvati perfettamente nella loro visione della partita del tutto faziosa, dalla regia della tv di stato. Infatti, se i due rigori in favore delle Juventus sono stati esaminati di sfuggita, i due telecronisti e la regia hanno indugiato più volte sul “presunto” (e sottolineo “presunto”, perché era del tutto inesistente), fuorigioco di Borriello nell’occasione della splendida rete di Del Piero. Episodio del quale si è parlato anche nel finale del collegamento considerandolo quasi fondamentale nell’esito finale del match e definito come futura fonte di aspre polemiche per tutta la settimana a venire. E noi dovremmo pagare il canone per mantenere questi due???

Ultima osservazione. Sono felice per Alex Del Piero, perché ha segnato finalmente il suo primo goal in questo stadio e perché tale goal è stato fondamentale per la vittoria finale. Grazie Capitano, anche perché questa splendida rete l’hai dedicata all’Avvocato!


Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma

domenica 22 gennaio 2012

Antiche sensazioni che ritornano...

Di sicuro alla fine non conterà nulla, ma aver conquistato il seppur platonico titolo di Campione d’inverno assume per la Juventus, intesa come società, come squadra e per i milioni di tifosi bianconeri, un significato particolare: rappresenta il vero ritorno tra coloro che contano (se non altro tra coloro che possono giocarsela fino alla fine) e ci consente di riassaporare quelle splendide sensazioni che, pur appartenendo alla Vecchia Signora da sempre, da tempo sembravano essere così distanti da sembrare ormai solo un ricordo lontanissimo ed un sogno quasi impossibile da accarezzare di nuovo.

E invece la Juventus ieri sera, sul durissimo campo di Bergamo, ha lanciato un forte messaggio a tutta l’Italia calcistica nonostante le solite difficoltà a concretizzare l’enorme mole di gioco e la incredibile quantità di occasioni da rete create. Queste le impediscono troppo spesso di chiudere le partite già nel primo tempo: alla fine della prima frazione di gioco, infatti, ho contato almeno tre occasioni da goal più il palo di Barzagli e la traversa di Vidal.

Indubbiamente i Bianconeri hanno sempre fatto la partita: con un possesso palla del 60%, hanno messo costantemente in difficoltà l’avversario, schiacciandolo spessissimo nella sua metà campo, proponendo continue sovrapposizioni, sulla destra con Lichtsteiner e Pepe e sulla sinistra con un ottimo De Ceglie e Mirko Vucinic. Se non fosse stato per la preoccupante imprecisione di Matri, che tra l’altro nella ripresa ha fallito clamorosamente la più facile delle occasioni per chiudere il match, il risultato sarebbe stato sbloccato molto prima del secondo tempo.

Nel post partita Arrigo Sacchi, che da tempo si lascia andare a continui complimenti (si vede che sono sinceri) verso il nostro Mister, riconoscendogli sia il merito di aver dato uno spirito di squadra alla Juve e - soprattutto - un vero gioco, ha sottolineato che l’unica cosa che manca a questa Juve è proprio un giocatore decisivo. Infallibile o meno sotto rete, consentirebbe a Madama di chiudere le partite con estrema facilità.

Perché per il resto alla Juve non manca nulla: insieme alla Roma di questi ultimi tempi credo sia la squadra che gioca il miglior calcio in Italia. Certo si può fare di più: occorre qualche altro ricambio, magari concedendo qualche spazio in più a Marrone. Ieri ha dimostrato l’ottimo talento di cui è in possesso, mostrando anche un’eccellente personalità, visto che le sue giocate si sono rivelate decisive per l’esito finale della gara.

Insieme alle belle sensazioni alle quali accennavo inizialmente, a fine gara ne abbiamo assaporate altre, anch’esse una volta sempre presenti alla fine di ogni partita vinta dalla Juventus, negli ultimi anni quasi dimenticate, ma che da qualche tempo tornano a riaffiorare nelle parole dei cosiddetti opinionisti e commentatori di improbabili moviole. Parlo di quelle sensazioni provocate dall’invidia e dalla paura che il ritorno della Vecchia Signora incutono nei suoi nemici. Dopo una partita letteralmente dominata, abbiamo dovuto sentire recriminazioni da parte dei moviolisti su un presunto fallo da rigore commesso da Chiellini su Denis.

Fortunatamente a volte accade che i protagonisti in campo siano più obiettivi di chi sta fuori, in tribuna o davanti alla tv: onore, quindi, a Colantuono che, incalzato dalle domande dei giornalisti sul presunto rigore di cui sopra, ha risposto in questo modo: “Rigore o non rigore, la Juventus ha vinto perché è più forte dell’Atalanta, e basta”!

Ma alla fine..pensandoci bene..queste sensazioni che derivano dall’invidia e dalla paura dei nostri avversari…sono poi così brutte? A me, tutto sommato, fa piacere provarle di nuovo.


Questo articolo è di Danny67. Tutti gli altri, li puoi trovare nella sua rubrica Un Bianconero a Roma