martedì 1 febbraio 2011

Mutu e la doppietta con cui stese il Palermo

"Le milanesi giocano in smoking, quelli della Juve sono operai: la differenza è tutta qui". Maurizio Zamparini, dopo aver visto perdere il suo Palermo contro la formazione allenata da Fabio Capello allo stadio “Renzo Barbera” l’8 gennaio 2006, cercò di spiegare con queste poche parole il predominio esercitato da Madama in quel campionato che l’avrebbe portata alla conquista dello scudetto numero 29.
Ed erano proprio i numeri della stagione disputata sino a quel momento dalla Vecchia Signora a destare stupore: 16 vittorie su 18 gare disputate; con il successo casalingo nell’incontro con la Reggina della domenica successiva la compagine bianconera avrebbe finito per chiudere il girone d’andata totalizzando 52 punti. Persino Luigi Simoni, l’ex tecnico dell’Inter protagonista di un testa a testa con la Juventus otto anni prima quando era alla guida dei nerazzurri, rimase di stucco: “Non ho mai visto una cosa del genere”.
All’allenatore bianconero la definizione di squadra operaia non piaceva un granché: “Ormai su di noi, su di me, ne ho sentite di tutti i colori. Persino che siamo difensivisti. Mah. In ogni caso, se questi fenomeni che ho in squadra continuano ad avere una mentalità operaia, andremo molto lontano”.

Nel giorno del suo ventisettesimo compleanno Adrian Mutu venne schierato da Fabio Capello sulla fascia sinistra della linea mediana juventina, nel classico 4-4-2 dove - assente per l’occasione Nedved - il rumeno completava un reparto composto da Camoranesi, Emerson e Vieira. Abbandonato da Roman Abramovich e Mourinho (proprietario e allenatore del Chelsea) dopo essere risultato positivo alla cocaina ed essere stato squalificato per sette mesi ai tempi della sua permanenza in Inghilterra, era stato riportato in Italia da Luciano Moggi. “Il merito della rinascita è in parte mia e in parte della Juventus”, sostenne alla fine di quella gara. Per dimostrare la sua riconoscenza aveva ricominciato a correre sul campo accettando di ricoprire un ruolo più defilato rispetto a quello per lui abituale di attaccante, un ruolo in cui il pallone bisogna andarlo a recuperare dai piedi degli avversari e non soltanto aspettarlo da quelli dei propri compagni di squadra.

Sotto di un goal dopo soli 12 minuti per merito di un potente rasoterra del difensore dei rosanero Terlizzi, la Vecchia Signora reagì con decisione realizzando due reti proprio con Mutu.
Al 15’ il rumeno, all’interno dell’area di rigore palermitana, entrò in possesso di un pallone da lui stesso indirizzato di testa sulla traversa nel tentativo di finalizzare un’azione originata da un cross di Camoranesi e proseguita con un assist di Ibrahimovic, dribblò un avversario e batté Lupatelli; al 34’ fu ancora lo svedese a regalargli un pallone che lui, inseritosi prepotentemente nelle retrovie dei padroni di casa, fu bravo a depositare a rete per il 2-1 definitivo .
Luigi Del Neri, allenatore del Palermo, provò allora ad alzare il ritmo del gioco dei suoi uomini, chiedendo ai laterali di centrocampo Gonzalez (a destra) e Santana (poi sostituito da Brienza, a sinistra) di aumentare la pressione sulla retroguardia bianconera e di rifornire l’attacco, composto dal duo Caracciolo e Makinwa. Di fronte a loro c’era Christian Abbiati, estremo difensore della porta juventina ancora per poche gare, visto l’ormai imminente ritorno tra i pali di Gianluigi Buffon dopo l’infortunio patito nel trofeo “Luigi Berlusconi” dell’agosto precedente in un contrasto con il rossonero Kakà (sul dualismo tra i due portieri, dirà Capello: “Chi è titolare? Sapete come la penso: Gigi può contare su una sorta di priorità, però di solito io guardo e poi decido”).
Messa sotto assedio dall’avversario, la Juventus riuscì a tenere duro e a non crollare. L’incontrò si vivacizzò col trascorrere dei minuti: l’arbitro Bertini giudicò involontario un tocco di mano di Terlizzi durante un suo contrasto con Trezeguet; lo stesso francese lambì un palo esterno, Vieira scheggiò la traversa con un colpo di testa e Ibrahimovic impensierì seriamente Lupatelli, mentre dal lato opposto Barone, Bonanni (subentrato a gara in corso a Makinwa) e Caracciolo provarono inutilmente a pareggiare le sorti dell’incontro. Del Piero, inserito da Capello al posto dello svedese quando la gara volgeva al termine, gestì male un contropiede, beccandosi una tirata d’orecchie del suo allenatore (“Forse pensava al record di Boniperti, ma invece dove passare la palla al centro”)
Il risultato non cambiò, e Mutu diventò il protagonista assoluto di una serata per lui indimenticabile: “È stata una sensazione indescrivibile, il compleanno più bello della mia vita, anche perché a maggio nascerà il mio secondo figlio. Mi sento un uomo nuovo e un po' me ne compiaccio: ho sbagliato, sono caduto e mi sono rialzato. Ho capito di avere svoltato l' ultimo giorno del 2005: mi sono guardato allo specchio la mattina, ho pensato allo scudetto e ai quattro riconoscimenti assegnatomi nel mio Paese e mi sono detto: Adrian, sì, stavolta ce l'hai fatta

La partita del “Renzo Barbera” confermò quanto già visto sino a quel momento: il campionato aveva trovato da tempo la sua padrona incontrastata, agli avversari restavano soltanto le briciole. E le parole. Proprio prima dell’incontro di Palermo Roberto Mancini, tecnico dell’Inter, si era lasciato andare ad una profezia: “Bastano due pareggi e per loro è finita. Se rimontiamo due o tre punti, li riprendiamo”. Gli rispose a tono Luciano Moggi: “Paura noi? Sì, davvero, stiamo tremando... Ma io capisco che chi sta dietro si diverta con le tabelle, mentre chi è davanti continua a correre. Quelle tabelle, a Mancini le lascio volentieri. E ribadisco che lui potrà essere soddisfatto di arrivare secondo, non è mica un brutto risultato”.
Per tutti, ma non per la Juventus: nella Torino bianconera, prima del 2006, veniva considerato alla stregua di una sconfitta.


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5 commenti:

marco99 ha detto...

Una bella pagina della juventus che fu..
Ho avuto un brivido nel rileggere la risposta di Luciano Moggi al mancio.
Un brivido di nostalgia e di rassegnazione.

mi tengo il resto per me.

un abbraccio.

Thomas ha detto...

Quando ho riletto quell’intervista, ho avvertito la stessa sensazione che potrei provare nel ricevere un “cazzottone” nello stomaco…

Oggi giornata dedicata all’influenza: un bel mal di gola condito con un po’ di disturbi di pancia mi hanno cucinato ben bene…
Esco per andare a fare una visita al dottore.
Anzi: è lui che visiterà me…
;-)

Speriamo che stasera la nostra Juve (malata) stia un po’ meglio del sottoscritto: di “cazzottoni” ne ha presi a non finire, negli ultimi anni…
Un abbraccio!

JUVE 90 ha detto...

il record di 52 punti nel girone d'andata è stato pareggiato solo quest'anno dal Barcellona in un campionato di livello molto più basso... Questo giusto per rendere l'idea...

IoJuventino ha detto...

Ti dirò: è bello leggere del passato, ma ogni tanto mi assale la malinconia.

Quella sì che era Juve, con Capello che gestiva Nedved, Camoranesi, Mutu, Del Piero, Ibra e Trezeguet, tanto per ricordare i nomi che attaccavano. Ecco, vorrei tanto si tornasse su quei livelli, ma siamo lontani sotto molti punti di vista.

Quando Agnelli e Del Neri parlano di personalità... ecco stanno proprio denunciando la mancanza di giocatori come Nedved, Camoranesi, Ibra, Trezeguet, Emerson, Thuram. Moggi costruì quella rosa in circa 3 anni: dal secondo anno del Lippi-bis a Capello. Partendo da una base eccezionale che venne via via cambiata (mi riferisco a Tacchinardi, Conte, Montero, Ferrara, Iuliano, Birindelli, Pessotto). Oggi se devo pensare a una base mi vengono in mente solo Del Piero, Buffon, Chiellini, Marchisio. Pochi e poco maturi, a eccezione dei primi due.

Siamo alle solite: serve tempo e tanto lavoro e io credo fermamente nel lavoro di Marotta e Andrea Agnelli!

Thomas ha detto...

@JUVE 90: “91 punti, teste di ….” (Mughini dixit)
:-)

@IoJuventino: sapessi a me la malinconia che sale…
Sto vivisezionando tutte le Juventus degli ultimi trentacinque anni…
:-)

Ma è la nostra storia. Quella che prima o poi ripartirà.

Un abbraccio!