La Juventus contro il Bari ha ripreso a vincere in campionato dopo le ultime due sconfitte subite in altrettante gare. La classifica della serie A ha assunto adesso un aspetto decisamente migliore rispetto a quello che mostrava la domenica precedente, dato che ora i bianconeri si ritrovano a ridosso della zona-Champions League e sono nuovamente in mezzo ad un gruppone dove il Milan, nonostante Ibrahimovic, per una giornata ha rallentato il passo pareggiando contro il Lecce.
Il successo casalingo allo stadio "Olimpico", però, ha provocato reazioni diverse in alcuni dei protagonisti in maglia bianconera. Basta leggere le dichiarazioni dei goleador di giornata per rendersene conto.
Da una parte c’è Aquilani: "Non illudiamoci: scudetto è una parola che bisognerebbe dimenticare. Il nostro obiettivo è il quarto posto. Milan, Inter e Roma hanno qualcosa in più. E’ inutile negarlo, qui non ci sono più Zidane e Nedved". Dall’altra Del Piero: "Come non abbiamo mai parlato di scudetto, non indichiamo il quarto posto come traguardo massimo. Tutto è ancora apertissimo: tre vittorie consecutive possono cambiare le prospettive di qualsiasi squadra. La Juve ha le qualità e le capacità necessarie per fare un bel campionato".
In mezzo alle opinioni discordanti dei due compagni di squadra c’è la Juventus "no limits" di Luigi Del Neri, quella del bicchiere "mezzo pieno" per le diciotto partite successive alla sconfitta interna rimediata in campionato contro il Palermo (23 settembre 2010), salvo poi toccare con mano che la parte "vuota" non era in realtà poca cosa.
Aquilani è arrivato da qualche mese alla corte della Vecchia Signora. Romano e romanista, l’ha conosciuta come avversaria con la maglia giallorossa, "annusandola" in più di un’occasione dopo essersi ritrovato in momenti diversi al centro di una possibile trattativa di mercato tra le due società. Una di queste risale all’estate del 2008 prima del suo trasloco in Inghilterra, quando la precedente dirigenza bianconera si era messa alla ricerca di un giocatore in grado di colmare la casella vuota del regista in mezzo al campo. La rosa dei candidati era ristretta a quattro calciatori: lo stesso Aquilani, il nerazzurro Dejan Stankovic, lo spagnolo Xabi Alonso e il mediano Christian Poulsen. Come andò a finire lo sanno tutti: si decise di puntare sul biondo danese (allora in forza al Siviglia), che due anni dopo lasciò il posto proprio all’attuale centrocampista bianconero, con il quale finì per scambiare anche maglia (quella del Liverpool).
Recentemente intervistato da Fabrizio Salvio (per "Sportweek", il settimanale della "Gazzetta dello Sport"), alla domanda "La Juve vista da dentro è diversa da quella che giudicava stando alla Roma?", ha risposto: "Sono cambiati gli uomini, a partire dai dirigenti. Ho trovato solo persone a posto, pulite. E, quanto a peso politico, non godiamo di protezione arbitrale".
Del Piero è cresciuto, come molti tifosi juventini suoi coetanei, con il poster di Michel Platini in cameretta. Ha sognato da bambino di ripeterne le gesta, sino a quando ne ha preso la maglietta numero "10" e ha iniziato a scrivere lui stesso una fetta importante di storia bianconera (più di 17 anni non sono uno scherzo…). E’ arrivato in una Juventus che stava uscendo dal letargo degli anni successivi all’addio al calcio del fuoriclasse francese per trovarsi catapultato in serie B dopo aver fatto parte di una squadra stratosferica. Adesso si ritrova in una formazione decisamente più debole, che lui stesso ha aiutato in tante occasioni ad uscire fuori da situazioni difficili. Legge gli andamenti degli ultimi campionati di serie A e si rende perfettamente conto che tre successi consecutivi non ti garantiscono uno scudetto, ma ti cambiano decisamente le prospettive. Basta vedere come si è delineata la classifica dopo aver battuto il Bari arrivando da due disfatte (contro il Parma e il Napoli). Certo, il problema è vincerle, tre di fila. Cosa che quest’anno, anche nel momento in cui Madama era in ottime condizioni, non è mai capitato. La prossima (delicata) sfida contro la Sampdoria potrà dare un’immediata risposta alle speranze di Del Piero e ai dubbi di Aquilani.
Domenica si ripartirà da Genova, laddove Del Neri il quarto posto riuscì a centrarlo la scorsa stagione alla guida dei blucerchiati. La sua Juventus, ora, ha conquistato un punto in più di quanti ne aveva totalizzato quella allenata da Ciro Ferrara. Certo, si tratta soltanto di una magra consolazione: gli obiettivi (e gli obblighi) sono altri.
Mentre la società si è messa alla ricerca di una punta a prezzo di saldo (necessità diventata impellente dopo l’infortunio occorso a Quagliarella), nel frattempo la sua formazione si riprende il (platonico) titolo di attacco più prolifico della serie A, in coabitazione con il Milan.
Su questo punto, invece, è nato un caso curioso: da tre giorni a questa parte (a partire da lunedì 17 gennaio) la versione cartacea della "Gazzetta dello Sport" indica come 34 le reti realizzate dai rossoneri in questo campionato, a differenza delle 35 presenti nel sito dello stesso quotidiano (tante quante quelle della Juventus).
Semplice distrazione o permangono ancora dei dubbi sulla convalida del goal in fuorigioco del milanista Strasser nella gara di Cagliari nel giorno dell’Epifania?
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Il successo casalingo allo stadio "Olimpico", però, ha provocato reazioni diverse in alcuni dei protagonisti in maglia bianconera. Basta leggere le dichiarazioni dei goleador di giornata per rendersene conto.
Da una parte c’è Aquilani: "Non illudiamoci: scudetto è una parola che bisognerebbe dimenticare. Il nostro obiettivo è il quarto posto. Milan, Inter e Roma hanno qualcosa in più. E’ inutile negarlo, qui non ci sono più Zidane e Nedved". Dall’altra Del Piero: "Come non abbiamo mai parlato di scudetto, non indichiamo il quarto posto come traguardo massimo. Tutto è ancora apertissimo: tre vittorie consecutive possono cambiare le prospettive di qualsiasi squadra. La Juve ha le qualità e le capacità necessarie per fare un bel campionato".
In mezzo alle opinioni discordanti dei due compagni di squadra c’è la Juventus "no limits" di Luigi Del Neri, quella del bicchiere "mezzo pieno" per le diciotto partite successive alla sconfitta interna rimediata in campionato contro il Palermo (23 settembre 2010), salvo poi toccare con mano che la parte "vuota" non era in realtà poca cosa.
Aquilani è arrivato da qualche mese alla corte della Vecchia Signora. Romano e romanista, l’ha conosciuta come avversaria con la maglia giallorossa, "annusandola" in più di un’occasione dopo essersi ritrovato in momenti diversi al centro di una possibile trattativa di mercato tra le due società. Una di queste risale all’estate del 2008 prima del suo trasloco in Inghilterra, quando la precedente dirigenza bianconera si era messa alla ricerca di un giocatore in grado di colmare la casella vuota del regista in mezzo al campo. La rosa dei candidati era ristretta a quattro calciatori: lo stesso Aquilani, il nerazzurro Dejan Stankovic, lo spagnolo Xabi Alonso e il mediano Christian Poulsen. Come andò a finire lo sanno tutti: si decise di puntare sul biondo danese (allora in forza al Siviglia), che due anni dopo lasciò il posto proprio all’attuale centrocampista bianconero, con il quale finì per scambiare anche maglia (quella del Liverpool).
Recentemente intervistato da Fabrizio Salvio (per "Sportweek", il settimanale della "Gazzetta dello Sport"), alla domanda "La Juve vista da dentro è diversa da quella che giudicava stando alla Roma?", ha risposto: "Sono cambiati gli uomini, a partire dai dirigenti. Ho trovato solo persone a posto, pulite. E, quanto a peso politico, non godiamo di protezione arbitrale".
Del Piero è cresciuto, come molti tifosi juventini suoi coetanei, con il poster di Michel Platini in cameretta. Ha sognato da bambino di ripeterne le gesta, sino a quando ne ha preso la maglietta numero "10" e ha iniziato a scrivere lui stesso una fetta importante di storia bianconera (più di 17 anni non sono uno scherzo…). E’ arrivato in una Juventus che stava uscendo dal letargo degli anni successivi all’addio al calcio del fuoriclasse francese per trovarsi catapultato in serie B dopo aver fatto parte di una squadra stratosferica. Adesso si ritrova in una formazione decisamente più debole, che lui stesso ha aiutato in tante occasioni ad uscire fuori da situazioni difficili. Legge gli andamenti degli ultimi campionati di serie A e si rende perfettamente conto che tre successi consecutivi non ti garantiscono uno scudetto, ma ti cambiano decisamente le prospettive. Basta vedere come si è delineata la classifica dopo aver battuto il Bari arrivando da due disfatte (contro il Parma e il Napoli). Certo, il problema è vincerle, tre di fila. Cosa che quest’anno, anche nel momento in cui Madama era in ottime condizioni, non è mai capitato. La prossima (delicata) sfida contro la Sampdoria potrà dare un’immediata risposta alle speranze di Del Piero e ai dubbi di Aquilani.
Domenica si ripartirà da Genova, laddove Del Neri il quarto posto riuscì a centrarlo la scorsa stagione alla guida dei blucerchiati. La sua Juventus, ora, ha conquistato un punto in più di quanti ne aveva totalizzato quella allenata da Ciro Ferrara. Certo, si tratta soltanto di una magra consolazione: gli obiettivi (e gli obblighi) sono altri.
Mentre la società si è messa alla ricerca di una punta a prezzo di saldo (necessità diventata impellente dopo l’infortunio occorso a Quagliarella), nel frattempo la sua formazione si riprende il (platonico) titolo di attacco più prolifico della serie A, in coabitazione con il Milan.
Su questo punto, invece, è nato un caso curioso: da tre giorni a questa parte (a partire da lunedì 17 gennaio) la versione cartacea della "Gazzetta dello Sport" indica come 34 le reti realizzate dai rossoneri in questo campionato, a differenza delle 35 presenti nel sito dello stesso quotidiano (tante quante quelle della Juventus).
Semplice distrazione o permangono ancora dei dubbi sulla convalida del goal in fuorigioco del milanista Strasser nella gara di Cagliari nel giorno dell’Epifania?
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6 commenti:
alcune dichiarazioni di aquilani le trovo del tutto fuori luogo. Non mi riferisco a quella di domenica perchè ha detto la verità, ma far intendere che prima alla Juventus non ci fosse gente pulito e a posto non sta bene
Rispondo io per Aquilani perché il discorso completo fila bene.
Innanzitutto non trovo discordanti le frasi del Capitano e di Alberone, anzi coincidenti e credo alla fine concilianti in un terzo posto, giocando con la classifica e il futuro. E' evidente che non possiamo batterci per lo scudetto, ma è pure evidente che, tolta la sfiga e con la rosa al completo, il quarto posto ci sta strettino! In questo senso le dichiarazioni di Del Piero sono perfette e valgono pure le parole di Aquilani.
@Juve90 Alberto Aquilani ha semplicemente detto che in questa Juve non ci sono più i Nedved o Zidane o Trezeguet che risolvevano un po' tutto! Non ha mai però detto nulla su Moggi o gli altri, tranne alcuni riferimenti agli stupendi mercati del Direttore o alla gestione militare del gruppo (credo che il gruppo attuale si sia stancato di Motta e Amauri e a loro era rivolto lo sfogo)!
Buonasera ad entrambi ;-)
In un primo momento, Sante, la tua reazione è stata anche la mia.
Poi ho avuto modo di leggere attentamente l’intera intervista e ti posso assicurare che di negativo, nei confronti della Juventus “presente” e di quella “passata”, non c’è nulla.
Anche se dall’estrapolazione di poche frasi si può avere quell’idea.
Dette con lo spirito di chi non può giudicare quanto che c’era prima e che non ha potuto conoscere, ad Aquilani non posso fare alcuna osservazione.
Anzi, in tutta sincerità mi sono stupito del suo rapido ambientamento a Torino, sia sotto l’aspetto sportivo che in quello umano
Sì, Io Juventino, lo penso anch’io: senza infortuni, pur con tutte le contraddizioni emerse la scorsa estate, il campo ha dimostrato come il quarto posto era tranquillamente alla nostra portata.
Adesso si fa un po’ più dura. “Molto” più dura, se non ci si muove bene sul mercato…
Un abbraccio a tutt’e due!
Aquilani deve pur tornare a Roma... mi sembra però che il discorso sulla differenza tra le due dirigenze, Moggi e Marotta, sia importante.
Sono passati pochi anni, ma le cose sono già cambiate, e di molto. Oggi il problema con Buffon, per esempio, è l'ingaggio da 6 milioni l'anno: con l'ingaggio di Buffon si pagherebbero sei giocatori...
Altre squadre non si pongono questi problemi, e a me sembra sbagliato, molto sbagliato.
Concordo quindi, fin qui, con Marotta: perché strapagare Forlan o Fabiano? Abbiamo già dato, con Diego, con Tiago, eccetera.
Poi, è ovvio, così gli scudetti non si vincono, e arrivano problemi di classifica - ma quante squadre sono fallite negli ultimi anni? La dirigenza del calcio è poco seria, questo è il vero problema. Leggo con interesse le proposte di Platini, purtroppo deve fare anche lui i conti con i ricchi scemi, e di tutta Europa...
vabbè, io resto convinto che aquilani alludesse a qualcos'altro, comunque spero abbiate ragione voi :)
@Giuliano: su Buffon, in effetti, si discute per uno spalmatura dell’ingaggio (http://www.tuttojuve.com/?action=read&idnotizia=39363)
Da quello che sembra, i conti della Juve sono a posto. Ci dovrebbero essere investimenti, ma non “a fondo perduto”.
Su Marotta mi ripeto: è in gamba. Per quanto mi riguarda è il migliore nel suo ruolo. Mia opinione personale.
Non si possono fare adesso i paragoni con la Triade e la Juventus del passato.
Aspettate che arrivi ad un punto di partenza, di “stabilità”, e poi ne riparliamo. I quattro anni del “progetto” di Blanc sono difficili da cancellare…
L’ho avuto qui a Genova (sponda Sampdoria) otto anni. Ne ho passati quattro a sperare che venisse a Torino…
Sto leggendo tutte le critiche nei suoi confronti. E le sto annotando…
Una precisazione: persone che non sbagliano, almeno in Italia, non esistono. Errori ne ha fatti e ne farà. Ma alla fine contano i risultati. E sono convinto arriveranno…
@JUVE 90: testone che non sei altro…
;-)
Scherzo, ovviamente, Sante. Tutto può essere.
La ragione assoluta qui, in casa mia, non ce l’ha nessuno.
Tanto meno il sottoscritto…
:-)
Un abbraccio ad entrambi ;-)
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